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S. Alfonso Maria de Liguori
Dissertazioni teologiche-morali

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§. 6. Della discussione de' conti che dovrà farsi nel giudizio.

 

23. Si dimanda se nel giudizio universale questa discussione o sia esame de' meriti e de' demeriti di ciascuno, ed insieme delle accuse contra i rei e delle discolpe degli accusati, dovrà farsi con voce sensibile. Si risponde che no, ma tutto si farà spiritualmente; poiché nel divino giudizio questo esame non sarà come si fa ne' tribunali umani, dove per fare il giudizio si producono i testimonj, si ascoltano gli accusatori e si allegano le leggi, le pruove e le congetture; ma nel tribunale divino Gesù Cristo giudice che sa distintamente tutte le nostre opere e pensieri, farà che in un momento di tempo non solo ognuno che sarà giudicato, ma tutti gli altri uomini ed angeli che vi assisteranno, avranno una scienza così evidente del tutto che non vi sarà cosa da mettere in dubbio.

 

24. Sicché questo esame, come dicono tutti i teologi comunemente, non si farà colla voce degli accusatori, de' testimoni, né di coloro che hanno da essere giudicati, né del giudice; ma tutto si farà colla mente ed in silenzio, come dicono s. Tommaso1, Silvio, il card. Gotti ed Estio. Gesù Cristo medesimo che conosce i meriti di ciascuno, senza parlare, in un istante ingerirà nelle menti degli accusatori e degli accusati la verità di ogni cosa; e così dice s. Agostino2: Convincet sine ulla sermonis prolixitate conscientias. Lo stesso giudice, scrive s. Agostino in altro luogo3, farà venire in memoria a coloro che hanno da essere giudicati tutte le loro opere, con tutte le circostanze con cui le hanno fatte, in modo che non avranno che rispondere: Revocaturus est in memoriam, unde convincat puniatque. osta quel che si trova scritto in Daniele: Iudicium sedit et libri aperti sunt4. E lo stesso sta scritto nell'Apocalisse: Et libri aperti sunt, et alius liber apertus est, qui est vitae; et iudicati sunt mortui ex his quae scripta erant in libris, secundum opera ipsorum5. Dunque nel giudizio dovrà prodursi il libro della vita di ognuno, e quello dovrà conferirsi coi libri della legge? Si risponde che questa conferenza non sarà fatta a voce e sensibilmente, ma spiritualmente, per far conoscere internamente a ciascuno le sue opere, secondo sono state conformi o difformi alla legge divina. Scrive nonperò s. Agostino nel luogo citato che non vi sarà un solo libro per tutti, ma vi saran tanti libri quante sono le coscienze, poiché per divina virtù ognuno vedrà in un momento, e con una semplice occhiata della mente, quanto nel libro della sua coscienza si contiene; e conoscerà la bontà o la malizia di tutte le sue opere; ed in quel libro vi saran notati anche i pensieri che accusano e difendono: Atque ita, dice s. Agostino, simul et omnes singuli iudicentur; e tutto ciò fu compreso da s. Paolo, quando scrisse: Testimonium reddente illis conscientia ipsorum, et inter se invicem cogitationibus accusantibus, aut etiam defendentibus in die, cum iudicabit Deus occulta hominum etc.6.

 

25. Con modo poi speciale Gesù Cristo nel giudizio finale domanderà conto dagli uomini del disprezzo fatto della sua passione, nella quale tanto patì per loro amore. Egli a questo fine ha istituito il sagramento dell'eucaristia acciocché avessero continua memoria dell'amore loro portato in sagrificarsi nella croce per la loro salute. Ciò appunto raccomandò ai suoi discepoli nella notte precedente alla sua morte, dopo aver dato loro il suo corpo in cibo e 'l suo sangue in bevanda; loro impose (come scrive s. Paolo) che in ogni comunione si fossero ricordati della sua morte: Quotiescumque enim manducabitis panem hunc et calicem bibetis, mortem Domini annunciabitis7. Onde la s. Chiesa ordina in tutte le messe a' celebranti, che dopo la consacrazione, dicano in nome di Gesù Cristo: Haec quotiescumque feceritis, in mei memoriam facietis. E quindi scrisse s. Tommaso8 che per lo sagramento dell'eucaristia si conserva la memoria dell'immenso amore che Gesù Cristo ci ha dimostrato nella sua passione: Per quod recolitur memoria illius, quam in sua passione Christus monstravit, excellentissimae caritatis. Ed a questo fine il Signore ha disposto che per tutta la terra si celebri il sagrificio dell'altare acciocché da per tutto si rinnovi nelle menti degli uomini la memoria della sua passione. A questo fine ancora ha voluto che tutti i quattro vangelisti registrassero distintamente i dolori da lui sofferti nella sua passione. E perciò tutti i santi sempre han tenuta davanti gli occhi la passione del Signore. Bastava loro vedere un semplice


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segno di croce per dar loro coraggio a soffrire con giubilo gli eculei e le piastre infocate per amor di quel Dio ch'era morto per loro amore. Ma gli uomini, comunemente parlando, qual conto fanno della passione di Gesù Cristo? quale impressione loro fa il leggere, il sentir predicare Gesù Cristo flagellato ad una colonna, coronato di spine, crocifisso ad un legno infame in mezzo a due ladri? nulla; come se Gesù Cristo non fosse il loro Signore, e quel giudice che un giorno li ha da giudicare.

 

26. Scrive s. Matteo che avendo Caifasso cogli altri sacerdoti condannato Gesù come reo di morte per aver detto ch'egli era figlio di Dio, in quella notte i giudei, aspettando il giorno per condurlo a Pilato. Tunc expuerunt in faciem eius, et colaphis eum ceciderunt, alii autem palmam in faciem eius dederunt, dicentes: Prophetiza nobis, Christe, qui est qui te percussit? così scrive s. Matteo1. Ma san Girolamo dice che tutti gli altri scherni e dolori che Gesù patì in quella notte, oltre di questi che s. Matteo riferisce, il Signore li farà palesi a tutti gli uomini nel giorno del giudizio. E così ancora farà sapere tutte le angoscie particolari che patì nell'orto di Getsemani, tutti i dolori particolari che soffrì nella flagellazione, nella coronazione di spine, nel viaggio al Calvario e nella crocifissione, sino che ivi spirò. Molte cose da' contemplativi si scrivono de' dolori che patì Gesù Cristo nella sua passione, ma sono incerte; nel giorno però del giudizio egli stesso farà noti a tutti i dolori che specialmente soffrì nelle tre ore di agonia ch'ebbe nella croce. Farà sapere ancora tutte le preghiere, i clamori e le lagrime che allora offerì all'eterno Padre; e per quelle ottenne agli eletti l'eterna salute, secondo scrive l'apostolo: Qui in diebus carnis suae preces, supplicationesque ad eum... cum clamore valido et lacrymis offerens, exauditus est pro sua reverentia2. E ciò servirà a' salvati per incentivo perpetuo di ringraziarlo eternamente con immenso gaudio; ed all'incontro servirà a' dannati per loro eterna confusione. Oh Dio! i mondani al presente sdegnano di pensare ed anche di sentir parlare de' dolori sofferti da Gesù Cristo per la loro salute; ma nell'inferno sarà sempre loro davanti gli occhi la passione di Gesù Cristo, e quanto egli ha fatto per salvarli; ma avendo eglino il tutto disprezzato, vedranno ch'essi medesimi sono stati la causa della loro rovina. Sicché la passione del Signore sarà per essi un tormento più crudele del fuoco e di tutte le altre pene dell'inferno.

 




1 Suppl. quaest. 88. a. 1. Sylvius in loc cit. d. Thomae, Gotti dub. 3. Estius in l. 14. dist. 47. §. 1.



2 L. 20. de civ. Dei c. 16.



3 Id. l. 20. de civ. Dei c. 14.



4 Dan. 7. 10.



5 Apoc. 20. 12.



6 Rom. 15. 16.



7 I. Cor. 11. 26.



8 Op. 57.

1 C. 26. vers. 67. 68.



2 Hebr. 5. 7.






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