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S. Alfonso Maria de Liguori
Documenti pastorali

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Introduzione

I soggetti dei cinque fogli manoscritti di documenti pastorali cotengono:

1. La "Istruzione" circa gli occasionari proviene da Amalfi. Il manoscritto, sino a poco fa, giaceva nella cappella domestica della famiglia dell’on. Camera, insieme ad una lettera che il Santo spedì al p. Giov. Battista Gargani, edita in Lettere, I, p. 510.

Dal contesto si ricava che S. Alfonso tracciò quegli appunti per discorrere ai numerosi sacerdoti, forse della riviera, intorno all’amministrazione del sacramento della penitenza, chiarendo il caso dibattuto dei peccatori abituati. I moralisti, confrontando il testo con le pagine della Theologia moralis, in cui l’autore tratta scientificamente la questione spinosa, vi riscontreranno equilibrata coerenza tra scrittore e predicatore, senza la minima incrinatura. Il che dimostra, ancora una volta, che S. Alfonso sul pulpito non dimezzava né mitigava la dottrina impartita dalla cattedra.

2. L’altro scritto "Dio solo" è evidente il sunto di una predica sul distacco dalle cose create per dedicarsi all’amore puro, che dovette indirizzare ad anime claustrali o avviate al sacerdozio. Alcuni concetti si ritrovano nella Vera sposa di Gesù Cristo, che il Santo stampò nel 1760. L’originale è custodito come reliquia dal principe Francesco de Liguoro di Presicce, qui a Roma. E’ interessante per la sua rarità una citazione del berulliano de Condren (1588-1641), uno dei più eminenti mistici parigini del Seicento. Di questo autore S. Alfonso nel 1755 stampò, ritoccandola, una operetta "L’idée du sacerdoce et du sacrifice du Jésus-Christ (Cf. Opere Ascetiche, edizione critica IV, Roma 1939, pp. 455-487).

3. I due foglietti di accenni mariani stanno presso l’archivio camaldolese di Fonte Avellana, regalati – supponiamo – dal papa Gregorio XVI, che nel 1839 canonizzò S. Alfonso. Il primo tratto contiene in sintesi il II paragrafo del cap. VIII delle Glorie di Maria (Napoli 1750) con la intestazione: "Maria soccorre i suoi devoti nel Purgatorio". Chi ha sotto gli occhi la stampa riesce meglio ad analizzare lo schema, rilevando quanto da questo sia passato in quella.

Il secondo foglietto servì al pio scrittore per la elaborazione del II dolore "Della fuga di Gesù in Egitto" inserito nella seconda parte del libro predetto. Chi costruisce un parallelo, constata l’impegno con cui il Santo lavorava per giungere al testo stampato. Non era disordinato nello scrivere, né procedeva con furia.

4. Abbiamo poi un disegno iniziale per le Visite al SS. Sacramento, del quale possediamo una copia fotostatica nel nostro Archivio Generale, mentre l’originale rimane presso il Seminario maggiore di Strasburgo.

Il documento ci sembra eccezionale, ed è facile che preceda il 1740. L’autore l’avrà compilato, pensiamo, a Ciorani, ove dimorava in quel tempo. Contiene i titoli di 23 Visite secondo un modo di pietà invalso nel Regno di Napoli al principio del secolo XVIII. In secondo momento scartò tale schema, preferendo un metodo nuovo, suo proprio, sperimentato in comunità, frequentata anche da borghesi (laici) esercizianti. Ne venne a luce il tipico opuscolo stampato nel 1745. Nel primo tentativo o idea si ispirò a libretti spirituali omogenei in circolazione, dove le Visite eucaristiche erano proposte quali considerazioni ascetico-morali, prive del tono affettivo e di preghiera. Fu un vero bene che sant’Alfonso abbia seguito il suo genio, lasciando cadere ogni imitazione nell’organizzare la materia.

(Oreste Gregorio in Spicilegium Historicum 12 (1964), pp. 258-264)

 

 

 

 


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V. G. Maria G. T.

 

 




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