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S. Alfonso Maria de Liguori
Evidenza della Fede

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CAP. X Massime di fede da tenersi sempre avanti gli occhi.

Memorare novissima tua, et aeternum non peccabis9.


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Sapientia huius mundi stultitia est apud Deum1.

Quid enim prodest homini, si mundum universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur2?

Non sunt condignae passiones huius temporis ad futuram gloriam quae revelabitur in nobis3.

Momentaneum et leve tribulationis nostrae aeternum gloriae pondus operatur in nobis4.

Regnum coelorum vim patitur, et violenti rapiunt illud5.

Qui enim voluerit animam suam salvam facere, perdet eam6.

Qui vult venire post me, abneget semetipsum7.

Qui sunt Christi, carnem suam crucifixerunt cum vitiis et concupiscentiis8.

Qui amat patrem vel matrem plusquam me non est me dignus9.

Si adhuc hominibus placerem, servus Dei non essem10.

Dimittite, et dimittemini11.

Qui autem perseveraverit usque in finem, hic salvus erit12.

Nemo mittens manum suam ad aratrum, et respiciens retro, aptus est regno Dei13.

Da queste massime del vangelo si ricavano poi le seguenti massime cristiane.

Ogni cosa finisce di questa terra. Finisce il godere, finisce il patire; ma l'eternità non finisce mai.

Si perda tutto e non si perda Dio.

Il peccato è l'unico e vero male.

Tutto quel che vuole Dio, tutto è buono.

Chi ha tutto il mondo senza Dio, non ha niente: chi ha solo Dio senza alcuna cosa del mondo, ha tutto.

L'amor proprio è il maggior nemico che abbiamo.

Nella morte al lume di quella candela spariscono tutte le grandezze di questa terra.

Tutti i beni del mondo non contentano il cuor dell'uomo; solo Dio lo contenta.

Dio solo è fedele; il mondo è un traditore che promette e non attende.

Dio solo ci ama da vero; gli uomini tutti ci amano per interesse proprio.

Per salvarsi bisogna vivere secondo le massime del Vangelo, non del mondo.

Non può salvarsi chi non si conforma alla vita di Gesù Cristo.

Non si salva chi comincia a fare il bene, ma chi siegue a farlo sino alla morte.

Chi prega, ottiene tutto.

Orazione mentale, e peccato mortale non possono stare insieme.

Fra tutti gli esercizj divoti quello che più dispiace al demonio è l'orazione mentale. San Filippo Neri.

Chi lascia l'orazione non ha bisogno di demonj che lo portino all'inferno, ma vi si mette colle mani sue. S. Teresa.

Chi persevera nell'orazione, per perduto che sia, Iddio lo condurrà in porto di salute. La stessa santa.

Tanto vale un momento di tempo, quanto vale Dio. S. Bernardino da Siena.

Tanto noi siamo, quanto siamo avanti a Dio. S. Francesco d'Assisi.

Niun vero ubbidiente si è perduto mai. S. Francesco di Sales.

Chi ubbidisce al confessore si assicura di non render conto a Dio delle azioni che fa. S. Filippo Neri.

Chi non attende a salvarsi l'anima è pazzo. Lo stesso santo.

Nella guerra della carne vincono i poltroni, che fuggono l'occasione. Lo stesso santo.

Nella pazienza sta la perfezione del cristiano. S. Giacomo.

Questa terra è luogo di meriti, e perciò è luogo di patire.

Chi si risolve a patire per Dio, non patisce più. S. Teresa.

Chi abbraccia la sua croce, non la sente; la sente chi la strascina per forza. La stessa santa.

La croce è la nave che ci conduce al porto.

I travagli accettati per Dio sono le


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gioie più belle delle corone de' beati.

Chi confida in Dio può tutto.

A chi ama Dio, anche le pene diventano delizie.

Ognuno dee vivere in questo mondo come in un deserto, e come non vi fosse altri, che esso e Dio.

Chi vuole robe non si farà mai santo. S. Filippo Neri.

Chi ama i beni di terra, diventa loro schiavo; chi li disprezza diventa padrone di tutto, poiché tutto ha chi non desidera niente.

Chi non vuol altro, se non quel che vuole Dio, è sempre contento, perché ha sempre tutto quel che vuole.




9 Eccli. 7. 40.

1 1. Cor. 1. 18.



2 Matth. 16. 26.



3 Rom. 8. 18.



4 2. Cor. 4. 17.



5 Matth. 11. 12.



6 Matth. 16. 25.



7 Matth. 16. 24.



8 Galat. 5. 29.



9 Matth. 10. 37.



10 Galat. 1. 10.



11 Luc. 6. 57.



12 Matth. 10. 22.



13 Luc. 9. 62.




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