Copertina | Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
S. Alfonso Maria de Liguori
Evidenza della Fede

IntraText CT - Lettura del testo
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 527 -


CAP. ULTIMO Modo accennato in breve per convertire un infedele alla nostra santa fede.

Dialogo tra un sacerdote cristiano ed un infedele.

Sacerdote. Amico, ditemi di grazia, di qual religione siete? e quale Dio adorate?

Infedele. Io sono della religione del mio paese: questa han tenuto i miei antenati, questa tengono i miei genitori, e questa tengo ancor io: e que' Dei che adorano i miei paesani adoro anch'io.

Sac. Ma sapete voi che dal tenere la vera o la falsa religione dipende la salute o la perdizione eterna delle anime nostre? Or io son sacerdote cristiano, e perché desidero il vostro bene, se mi date licenza vorrei parlarvi della mia religion cristiana, fuori della quale noi teniamo che niuno può salvarsi nell'altra vita.

Inf. Sì, mi fate piacere, perché da molto tempo desidero d'avere una notizia piena della vostra religione, ed anche dell'altre, di cui ho inteso parlare da diversi uomini; ma niun di loro mi ha soddisfatto abbastanza in persuadermi qual sia la vera. Io più volte ho discorso con altri della vostra legge, ma ho diverse difficoltà che mi dovreste sciogliere, e se voi me le scioglierete, chi sa, forse sarò vostro. E così, ditemi tutto.

Sac. Or giacché volete sentir tutto, io tutto vi dirò. Primieramente bisogna fermamente persuaderci che vi è Dio, principio, creatore, e conservatore di tutte le cose; e la ragione di ciò è chiara. Tutte queste cose che noi vediamo nel mondo, uomini, bruti, mari, monti, piante e simili, tutte certamente son creature create nel tempo, che hanno avuto l'essere da un primo principio; poiché non essendo elle state sempre, non potevano dare a se stesse quell'essere che prima non aveano, mentre il niente niente può; onde necessariamente hanno avuto da avere il loro essere da un altro principio. E questo principio ha dovuto aver l'essere da sé ed ab eterno; altrimenti, se l'avesse avuto da altri, non sarebbe primo principiocreatore, ma creatura come tutte l'altre. Ed essendo primo principio, se egli non fosse stato eterno, non avrebbe potuto mai essere; per la stessa ragione di sopra, perché non essendovi stato egli in qualche tempo, non potea dare a se stesso quell'essere che non avea. Or questo primo principio noi diciamo che è Dio, il quale essendo da sé, ha tutte le perfezioni che possono aversi; perché, supposto ch'egli non dipende da altri, non vi era chi potesse limitargli le perfezioni. Pertanto dobbiamo credere che questo Dio è d'infinita sapienza, che sa tutte le cose, presenti, passate e future, che saranno e che sono possibili ad essere; d'infinita potenza, che può quanto vuole: d'infinita bontà, per la quale è infinitamente santo e giusto.

Inf. Ma potrebbe dirsi che queste creature che vi sono e sono state, non hanno avuto l'essere da un primo principio, ma l'hanno avuto ab eterno l'una dall'altra. Per esempio (parlando degli uomini) potrebbe dirsi che nel mondo vi sono stati sempre gli uomini, i quali ab eterno l'uno è stato generato dall'altro.

Sac. Ma no, che questo non può essere; perché questi uomini (come voi supponete) l'essere che hanno avuto, non già essi l'han dato a loro medesimi, ma l'han ricevuto l'uno dall'altro. Or se uno dipende dall'altro, ancorché questi uomini fossero stati sempre nel mondo, e fossero stati infiniti (il che non poteva essere), quando non vi fosse stato un primo principio che avesse dato loro l'essere, niuno di essi vi sarebbe. Mi spiego coll'esempio: se non vi fosse stato il primo uomo, non vi sarebbe stato il secondo, né il terzo,


- 528 -


né alcun altro: sicché, se tutta questa moltitudine infinita d'uomini è tutta dipendente, e niuno di loro ha potuto produrre se stesso, bisogna confessare che vi è stato un Creatore, il quale sia stato sempre da sé, ed egli abbia dato l'essere a tutti gli uomini, che sono e sono stati; altrimenti non vi sarebbe certamente alcun uomo nel mondo. E la stessa ragione vale per tutte l'altre creature.

Inf. Va bene, così è. Ma ho inteso dire da alcuni, che tutte le creature sono state bensì prodotte da tempo in tempo, non già però da alcun primo principio, ma dalla materia, di cui dicono esser composto questo mondo; la quale materia vogliono che sia stata sempre ab eterno.

Sac. Ma il sistema di costoro che si chiamano materialisti, amico e signor mio, è una sciocchezza troppo grande, che contiene molti assurdi, i quali non possono ammettersi da chi ha buon intendimento, come l'avete voi. Il primo assurdo è, che se tutte le cose fossero state prodotte dalla materia eterna, non vi sarebbe alcuna cosa prodotta nel mondo. La ragione si è, perché ogni produzione di materia si fa per via di moto; or se la materia fosse stata eterna, anche eterno avrebbe dovuto essere il moto; sicché il moto di qualunque cosa prodotta, come di un uomo, d'un pesce, d'una pianta, avrebbe avuto a procedere da una eternità antecedente. Ma l'eternità è impertransibile, e perciò questo moto non avrebbe mai potuto giungere al termine di produrre quella cosa che vediamo prodotta. Ond'è che se la materia fosse stata eterna, non vi sarebbero né uominibrutipiante né altra cosa di quelle che sono in questo mondo.

Inf. Vi prego a spiegarmi meglio questo punto.

Sac. Mi spiego meglio. Se il mondo eterno, o la materia eterna che lo compone, avesse avuto a produrre le cose che vediamo, niuna cosa di queste avrebbe potuto mai avere il suo essere; perché niuna avrebbe potuto esser prodotta, finché non fosse passata un'infinità di produzioni; ma un'infinità è impossibile che passi, giacché per passare questa infinità di produzioni, avrebbe ella dovuto avere il suo principio; ma l'infinito non ha principio: e non avendo principio, neppure ha termine; ma assegnando noi il termine di qualche cosa prodotta, daremmo termine all'infinito. Sicché se le produzioni antecedenti fossero state lontane per una infinita distanza dalle produzioni presenti, non avrebbero mai potuto giungere all'effetto di produrre alcuna cosa. Se dunque tutte le cose fossero state prodotte dalla materia eterna, non vi sarebbero né uominibruti, né altra cosa che noi sappiamo essere prodotta nel tempo. Ancorché pertanto noi ammettessimo infinite produzioni materiali l'una dipendente dall'altra, neppure può concepirsi, come mai alcuna cosa abbia potuto esser prodotta; mentre per quanto andremo indietro a trovar la sua origine, non la troveremo mai, se non ci fermiamo ad un primo principio di tutte le cose prodotte, quale è appunto Iddio.

Inf. Ora v'ho inteso bene, così è; anz'io soggiungo un'altra ragione secondo il mio corto intendimento. Se gli uomini fossero stati prodotti dalla materia eterna per la serie d'infinite generazioni, ne sarebbe avvenuto che di presente in questo mondo vi sarebbero infiniti uomini; poiché procedendo essi da un'eternità, il loro numero dovrebbe esser infinito; perché sempre sono più gli uomini che nascono, che quelli che muoiono; almeno vi dovrebbero essere infinite anime, le quali non muoiono. E ciò chi mai può crederlo?

Sac. Dite bene. Ma udite due altri assurdi più grandi ed evidenti che ne avverrebbero. Il primo nasce dal vedere che in questo mondo vi sono uomini dotati di mente e di ragione; or come mai menti che intendono e discorrono possono avere il loro essere dalla materia, che è un ente privo di mente e di ragione? come mai la materia che non ha mente, ha potuto dar la mente alle cose da lei prodotte?


- 529 -


Inf. Intendo. E l'altro assurdo qual è?

Sac. L'altro assurdo più evidente è questo: se mai questo mondo fosse stato prodotto dalla materia, e se per virtù di quella seguisse ad essere, essendo questa materia priva di mente noi dovressimo dire che il tutto è succeduto e siegue a succedere a caso. Ma noi vediamo in questo mondo un ordine di cose così bello e così stabile, che non può formarsi e conservarsi, che da una mente d'infinita sapienza. Vediamo il sole, che stabilmente fa il suo corso in ogni anno ed in ogni giorno. Vediamo i bruti che generano i loro parti sempre della stessa specie. Vediamo gli alberi che producono sempre le stesse frutta, e sempre nelle stesse stagioni. E chi mai può credere che il caso il quale non ha mente, abbia mai potuto formare questo mondo e mantenervi un ordine così stabile, per cui mantenere vi ha bisognata e bisogna continuamente una gran mente?

Inf. Ma potrebbero rispondere quei che negano Dio, che tutto quest'ordine è opera della stessa natura del mondo.

Sac. Rispondo. O questa natura è priva di mente; e ripeto che una natura priva di mente non potea mai produrre questo mondo, per cui formare vi bisognava tutta la mente. O questa natura (di cui parlano) ha una pura mente; e questa natura io rispondo esser appunto quel Dio che ha creato il mondo e noi adoriamo.

Inf. Dite bene: ed in fatti, non è cosa mai credibile che l'uomo dotato di mente e di ragione sia stato prodotto dal caso che non ha menteragione. Né può credersi che questo mondo così bene ordinato, sia stato formato e si conservi sempre col medesimo ordine dal caso che non ha mente. Dunque v'ha da essere un principio dotato di una gran mente, che ha creato quest'uomo e questo mondo. Ma veniamo a noi. Ancora noi diciamo che gli uomini e tutte le cose di questo mondo sono state create da' nostri Dei, i quali confessiamo (come dite voi del vostro Dio) che tutti sono supremi signori, e sono d'infinita sapienza e potenza. Perché volete poi che non vi possa essere che un solo Dio?

Sac. Sì, perché non vi possono essere più Dei, che siano veri Dei: e ve lo farò vedere con evidenza. Per nome di Dio, che cosa s'intende? s'intende un ente sommo, di cui non può pensarsi cosa migliore. Sicché Dio dev'essere il supremo signore del tutto: dee avere un'infinita sapienza, un'infinita potenza, e tutte l'altre perfezioni, che tutte sieno infinite. Or se vogliamo supporre che vi sieno più Dei: o questi sono tutti eguali, l'uno indipendente dall'altro; oppure uno è il sommo, indipendente, perfettissimo, e gli altri son dipendenti da lui, e per conseguenza di minor perfezione. Se li supponiamo tutti eguali ed indipendenti, dobbiamo dire che niuno di loro è vero Dio, perché niuno di loro sarebbe perfettissimo, qual dev'essere Iddio; giacché primieramente (come dicemmo) l'esser di Dio importa, che sia sommo nella perfezione, e che sia un bene tale, di cui non possa pensarsi cosa migliore. Se Dio è sommo, ha da esser unico, che non abbia eguale; altrimenti, se si volessero ammettere due enti sommi, niuno di loro sarebbe sommo, e perciò niuno di essi sarebbe Dio. Inoltre Iddio è un bene, di cui migliore non può pensarsi; dunque anche perciò dee essere unico, perché se vi fosse un soggetto a lui eguale, ben potrebbe pensarsi un soggetto di lui migliore, che fosse solo a dominare; poiché certamente è meglio l'esser solo a tenere il dominio d'un regno, che l'aver compagni nel trono. Quindi dicea Tertulliano1: Deus, si unus non est,

Deus non est: quia verus ut sit Deus, oportet ut non sit aliud summum magnum; quia si fuerit, adaequabitur; et si adaequabitur non erit summum.

Inoltre, se vi fossero più Dei, niuno di loro sarebbe onnipotente; perché se alcuno di loro volesse fare qualche azione libera, o gli altri potrebbero impedirlo o no; se potrebbero impedirlo,


- 530 -


egli non sarebbe onnipotente: se poi quelli non potrebbero impedirlo, essi non sarebbero onnipotenti. In oltre niuno di loro sarebbe d'infinita sapienza ed onniscio, che sa tutte le cose: perché se alcuno di loro non potesse nascondere qualche segreto, egli non sarebbe onnipotente: all'incontro, se egli potesse nasconderlo, gli altri non sarebbero onniscj. Oltreché si prova questa verità, che un solo Dio è quello che regge il mondo, dal vedere l'armonia così uniforme e così costante di tutte le cose che son quaggiù: questa fa conoscere che vi è un solo reggitore, il quale dispone del tutto. Non possunt (dice Lattanzio) in hoc mundo multi esse rectores, nec in una navi multi gubernatores, nec in uno regno multi reges, nec animae plures in uno corpore: adeo in unitate natura universa consentit1.

Inf. Ed in verità, a proposito di quest'ultima riflessione che avete detta, io quando son ricorso al cielo per aiuto nelle mie angustie o pericoli che ho passati, non sapendo a chi ricorrere sempre mi son rivolto a quel Dio che tiene il supremo dominio delle cose: mentre mi pareva inutile di ricorrere a tutti questi Dei che qui s'adorano. Ma tornando al punto, intesi dire che ancora nelle vostre scritture alcuni uomini si appellano Dei.

Sac.signore, è vero, alcuni ivi son chiamati Dei, ma non già perché abbiano natura divina, ma per l'autorità che hanno di giudici sopra la vita e la morte degli altri. Alcuni altri si chiaman Dei, come sono i profeti, per la notizia delle cose future, che loro furono rivelate da Dio. I santi anche son chiamati Dei per lo spirito divino che abita in essi, e li rende consorti della divina natura, come scrisse l'apostolo san Pietro2.

Inf. Va bene ciò, ma veniamo alla maggiore difficoltà. Voi cristiani già ammettete in Dio tre persone distinte: sicché ammettete più Dei.

Sac. Per rispondere a ciò bisogna ch'io anticipi a dirvi quel che volea dirvi appresso. Udite. La nostra fede insegna a credere il mistero della ss. Trinità, cioè che in Dio vi sono bensì tre persone, il Padre, il Figliuolo e lo Spirito santo: il Padre ab eterno genera il Figliuolo, e dal Padre e dal Figliulo procede lo Spirito santo: queste persone sono tutte eterne, e tutte egualmente perfette, sono veramente tre, ma non sono che un solo Dio, perché sono una sostanza ed una essenza. Per tanto ciascuna persona ha tutte le perfezioni che hanno le altre; queste perfezioni però non si appartengono già a ciascuna persona, come proprie di quella: verbigrazia, non si appartengono al Padre come Padre, o al Figlio come Figlio; ma si appartengono tutte alla natura divina. Ciò che dunque di perfezione è in ciascuna delle tre persone, tutto ha origine dalla natura divina, e non è distinto da quella. È vero che la qualità di Padre non si appartiene al Figlio, né quella del Figlio al Padre; ma queste qualità o sieno sussistenze personali, come si chiamano, non sono tre perfezioni distinte, come appartenenti a ciascuna persona in particolare, ma son tutte perfezioni della divina natura, poiché tutte si appartengono alla stessa natura ed essenza divina. Onde scrisse s. Giovan Damasceno: Omnia quae habet Pater, Filii sunt; hoc uno excepto, quod (Filius) ingenitus est; quae quidem vox nec naturae discrimen, nec dignitatem, sed subsistendi modum indicat3.

Inf. Ho inteso, dite bene; è molto differente il caso. Ma ho inteso dire ancora che i manichei ammettono due Dei; dicendo che debbono ammettersi tanti Dei, quanti sono i principj degli effetti opposti. E perché nel mondo vi sono cose buone, come le virtù, gli elementi, e gli animali utili, i cibi e simili; e cose male, come sono le procelle, le fiere, i veleni e specialmente i vizj; perciò dicono che debbon darsi due Dei, l'uno buono, principio de' beni,


- 531 -


l'altro malo, principio de' mali. Che dite voi su di ciò?

Sac. Che dico? dico che questa è una sciocca eresia antica, già riprovata da molti secoli, ed oggidì quasi per tutto discacciata. Udite com'ella si confuta da' dotti. Tutti gli effetti dipendono da un solo principio, ch'è Dio. Nelle cose fisiche niuna cosa per sé è mala; se alcuna cosa (come sono le fiere, i veleni) è nociva a noi, anche per sé è buona, come ministra della divina giustizia, la quale per tali creature o castiga i peccatori per farli ravvedere, o affligge i suoi servi per farli meritare.

Inf. Ma i vizj son veri mali; come Dio può esser autore del male?

Sac. Ed in ciò bisogna intendere che il male della colpa non viene da alcuna causa positiva, ma viene dalla privazione della rettitudine; e perciò ogni peccato non viene da Dio, ma viene dagli uomini che deviano dal retto operare. Iddio permette solamente i peccati, e li permette anche per bene: sì perché egli non vuol privare l'uomo della libertà che gli ha data; sì perché Dio da' mali ne ricava il bene, come dalla crudeltà de' tiranni ne ricava la pazienza de' martiri, e dalle tentazioni del demonio ne ricava il merito de' santi, per la resistenza che loro fanno.

Inf. Vi dico la verità; quanto voi mi dite tutto mi pare giusto e certo.

Sac. Io poi non so quali sieno i Dei del vostro paese; ma so che gl'idolatri per lo più adorano per Dei molti che un tempo sono stati uomini. Or come uomini nati nel tempo, soggetti a mille difetti, a mille miserie, ed alla morte, dalla quale già sono stati uccisi, han potuto poi diventare Dei onnipotenti e supremi signori del mondo? come mai quei che un tempo non erano, e poi sono stati creati, han potuto diventar creatori? Altri poi che adorano per Dei i demonj sono più sciocchi; mentre, come possono essere Dei spiriti nocivi, ingannatori, crudeli ed infelici, che vivon fra le pene, quali sono tutti i demonj? Quei che adorano poi le bestie, o le creature insensate, come il sole, la luna, gli elementi, o le pietre, essi sono i più sciocchi di tutti. Ma lasciatemi finalmente concludere l'argomento contro i vostri paesani che adorano più Dei. Se dicono che questi Dei sono tutti eguali, tutti sommi, indipendenti, onnipotenti, onniscj e tutti reggitori del mondo; ciò non può essere, come v'ho dimostrato, perché in tal caso niuno di loro sarebbe vero Dio. Se poi suppongono che vi sia un solo Dio indipendente e perfettissimo; e che gli altri siano da lui dipendenti, e che questi abbiano ancora molte perfezioni (ma non somme) comunicate dal loro sommo Dio, come già diceano gli antichi filosofi più dotti; ciò in qualche modo l'ammettiamo ancora noi. Non diciamo per altro che questi tali sieno propriamente Dei, ma diciamo che sono i santi, i quali, essendo stati fedeli a Dio nel tempo della loro vita, sono collocati in cielo a godere la beatitudine eterna, secondo i meriti da ciascuno di loro acquistati.

Inf. Vi prego ora a dichiararmi tutto l'altro che insegna la vostra chiesa.

Sac. Per seguire ordinatamente il discorso, sieguo a dire così: se dunque vi è Dio, v'ha da essere anche religione, per mezzo della quale giustamente vuol questo Dio esser riconosciuto qual è, onorato ed ubbidito dagli uomini. E perché costoro ei gli ha creati liberi, e dotati di ragione, perciò vuol essere ubbidito da essi, non per forza, ma per propria elezione. Ora poi per poter noi conoscere qual è la vera religione fra tante che ve ne sono sopra la terra, è stato necessario che Dio stesso ci rivelasse la vera, e che ce la facesse nota con chiari contrassegni: altrimenti l'uomo, specialmente dopo la caduta di Adamo (come appresso vi spiegherò) non avrebbe potuto conoscerlo ed ubbidirlo come Iddio voleva. Questa rivelazione appunto con segni troppo evidenti è stata fatta alla nostra chiesa cristiana e cattolica; la quale insegna che Dio nel


- 532 -


principio creò il cielo e la terra. Creò il cielo empireo cogli angeli, che sono puri spiriti, parte de' quali si ribellarono poi da Dio per la loro superbia e furono mandati all'inferno. E questi sono già i demonj che per invidia tentano gli uomini a peccare affin di vederli esclusi dal paradiso, e condannati seco alle pene eterne. Dopo aver creato il cielo Iddio creò il sole, la luna, le stelle; e creò la terra e 'l mare con tutti gli animali terrestri e marini. Indi creò l'uomo, ed affinché si propagasse il genere umano, formò la donna e diella per consorte ad Adamo, e questi furono i primi nostri progenitori, da' quali siamo tutti noi discesi. In quello stato in cui l'uomo fu creato colla giustizia originale, egli non doveva morire, se era fedele a Dio in ubbidirlo: da questa terra senza morire sarebbe stato trasferito al cielo. Ma l'uomo peccò, e così cadde da quel felice stato, e fu condannato alla morte.

Inf. E quale fu questo peccato?

Sac. Il peccato fu questo. Adamo ed Eva furono al principio collocati nel paradiso terrestre. Iddio assegnò loro per alimento tutte le frutta di quel paradiso, ma per provare la loro ubbidienza proibì ad essi il cibarsi del frutto di un solo albero (chiamato l'albero della Scienza del bene e del male) sotto pena della sua disgrazia e della loro morte. Ma essi contra il precetto divino mangiarono del frutto vietato, e subito in castigo del loro peccato cominciarono a sentire i moti disordinati della concupiscienza, ribellandosi in essi il senso della ragione, com'essi si erano ribellati da Dio: allora furono condannati alla morte, furono discacciati dal paradiso terrestre, e restò chiuso per l'uomo il paradiso celeste. E siccome quando alcun ribelle perde la grazia del principe, resta disgraziata tutta la sua discendenza, così perdendo Adamo la divina grazia, restò disgraziato presso Dio tutto il genere umano; e perciò tutti gli uomini nascono nemici di Dio, e figli d'ira.

Inf. Ed a tanto male non vi fu più rimedio?

Sac. Sì, il rimedio lo ritrovò e 'l diede lo stesso Iddio. Egli per la compassione che ebbe degli uomini perduti, mandò dopo quattromila anni il suo figliuolo (che è la seconda persona della ss. Trinità, come vi dissi) a farsi uomo, acciocché patendo e morendo per gli uomini, li redimesse dalla morte eterna e loro aprisse il paradiso. Venne pertanto in terra il figlio di Dio, prese carne umana nell'utero di Maria sempre Vergine senza opera d'uomo: si chiamò Gesù, cioè Salvatore: patì e morì crocifisso per odio de' giudei: indi risorse fra tre giorni e salì al cielo, dove ora siede in gloria eguale al Padre: di ha da venire nel giorno finale del mondo a giudicare tutti gli uomini: porterà finalmente seco gli eletti in cielo, e condannerà i peccatori eternamente all'inferno. Gesù Cristo per tanto coi meriti della sua passione ci ottenne la divina grazia, e ci aprì il paradiso.

Inf. Ditemi ora quali sono quei tanti precetti ed obblighi che avete voi cristiani, i quali, come dicono altri, sono impossibili a potersi osservare?

Sac. No, ciò non è vero: questa è una calunnia de' nostri avversarj. Tutti i nostri precetti sono possibili e facili ad osservarsi colla divina grazia che ci ha ottenuta Gesù Cristo per i meriti della sua passione. La nostra legge è legge d'amore; onde tutti i suoi precetti si comprendono in due precetti principali, il primo è d'amare Dio sopra ogni cosa, il secondo d'amare il prossimo come noi stessi. Dovendo poi amare Dio sopra ogni cosa, lo stesso lume naturale c'insegna per conseguenza ad onorarlo colla virtù della religione, ad attendergli le promesse fatte co' voti: ed all'incontro non offenderlo colle bestemmie e co' giuramenti falsi. E così ancora, dovendo amare il prossimo come noi stessi lo stesso lume naturale ci insegna a non desiderargli male; e tanto meno a farglielo con levargli la vita, la fama, l'onore, la roba. Non vi


- 533 -


paiono giuste tutte queste cose, e dettate dalla stessa ragion naturale?

Inf. Giustissime. Ma so che la vostra legge proibisce di aver più mogli: in ciò che male vi è?

Sac. Della materia di questo precetto ho taciuto di parlarvi per non offendere la vostra modestia; ma giacché me ne fate parola, bisogna che vi risponda. Mi dite: che male vi è in avere più mogli? vi è un gran male, perché la pluralità delle mogli fa perdere la pace delle famiglie per più ragioni, e specialmente per la gelosia che fra le mogli inevitabilmente regnerebbe di continuo. E giacché siamo a questo discorso, sappiate che la fornicazione anche è illecita per legge naturale, perché la natura nella conservazione del genere umano, non solo ricerca la generazione de' figli, ma anche la loro buona educazione, e questa colla fornicazione si perderebbe. Ogni atto venereo poi, che non servisse alla generazione (senza che più mi spieghi) chi non vede che sarebbe contro l'intento principale della natura? E perciò è chiaro che tutti gli atti di questa materia fuori del matrimonio d'un solo uomo con una sola donna, son tutti dalla legge di natura vietati.

Inf. Così è, avete ragione. Ditemi ora qual è il premio che promette il vostro Dio a chi lo serve; e qual è il castigo che minaccia a chi l'offende.

Sac. Il premio che Dio promette, non è in questa vita, ma nell'altra che sarà eterna; e questo premio è troppo grande. Ai servi fedeli è dato il regno del cielo, dov'essi sono e saranno eternamente felici appieno; poiché saran fatti partecipi della stessa beatitudine che gode Iddio. All'incontro orribile sarà il castigo che egli minaccia a' peccatori: i miseri saran condannati eternamente all'inferno, dove saran cruciati dal fuoco e da tutti i tormenti, e privi di Dio per sempre. Che poi vi sia premio e castigo riserbato agli uomini nell'altra vita dopo la loro morte, questa è una verità conosciuta anche dagli antichi filosofi col solo lume naturale. E la ragione è evidente; perché in questo mondo noi vediamo molti uomini da bene, che sono poveri, tribulati, perseguitati; e tanti cattivi all'incontro prosperati con onori e beni di fortuna. Dunque, se v'è Dio (come è certo che vi è), e questo Dio è giusto; necessariamente vi ha da essere un'altra vita dove sian premiati i meriti dei buoni e puniti i vizj degli empi.

Inf. Ma perché questo premio e questo castigo ha da essere eterno come voi dite?

Sac. Sì, l'uno e l'altro è eterno, perché così ha rivelato lo stesso Dio. E la stessa ragione naturale detta che sia così; perché l'anima nostra è immortale, mentr'ella non è composta di parti materiali che si corrompono, com'è composto il nostro corpo, ma è spirito che non può corrompersi; essendo dunque l'anima immortale ed eterna, eterno ancor dev'essere il premio o castigo che le spetta per la buona o mala vita fatta su questa terra; giacché l'anima in separarsi dal corpo resterà per sempre nel medesimo stato in cui spira: in grazia, se spira in grazia di Dio; in disgrazia, se spira nemica di Dio: sicché, essendo eterno il suo stato, eterno ancora sarà per lei il premio o il castigo.

Inf. Dunque dopo la morte l'anima sola anderà a godere o a patire; e resterà per sempre divisa dal corpo?

Sac. No, il corpo è dato all'uomo per compagno dell'anima, e perciò ha determinato Iddio, che sino al giorno del giudizio universale l'anima vada sola a quel luogo che le tocca di pena o di gloria, secondo in punto di morte sarà giudicata nel giudizio particolare, e 'l

corpo resti nella terra; ma nel giorno poi dell'universal giudizio, nel quale unitamente saran giudicati da Gesù C. tutti gli uomini insieme, allora l'anima per virtù divina si unirà di nuovo col corpo, e 'l corpo allora sarà fatto partecipe della medesima sorte felice o infelice che sarà toccata all'anima.

Inf. Ma io so che così gli ebrei, come i maomettani, ed altri che voi chiamate eretici, ancora credono come voi,


- 534 -


che vi sia un solo Iddio; e similmente dicono esservi paradiso ed inferno eterno: poiché poi dite voi che solamente la religione vostra è vera, e le loro son tutte false?

Sac. Che la nostra religione cristiana cattolica sia la sola vera si prova con molti chiari contrassegni che noi abbiamo, e specialmente colle profezie registrate nelle divine scritture, le quali sono state scritte tanti secoli prima di avvenire i fatti che poi si sono avverati col tempo, appunto come sono stati predetti. Ed in particolare queste profezie si sono avverate intorno alla venuta e passione di Gesù Cristo nostro Redentore. Di più si prova coi miracoli, che son succeduti a vista degli stessi nemici della nostra fede, sicché essi medesimi non han potuto negarli: e questa è una prova troppo evidente della verità di nostra fede, perché i veri miracoli non sono operati che da Dio, il quale non può operarli se non in prova della vera fede: altrimenti egli sarebbe causa d'una fede falsa. In oltre si prova colla costanza di tanti milioni di martiri, fra' quali vi sono state tante verginelle, tanti fanciulli che certamente non avrebbero potuto aver la forza di resistere a tanti strazj loro fatti da' tiranni acciocché rinnegassero la fede, se Dio colla sua grazia non gli avesse avvalorati a soffrirli con pazienza. Oltre di queste vi sono altre pruove che tralascio per brevità.

Inf. E niun'altra religione ha queste pruove fuori della vostra?

Sac. Niuna. Udite: la religione degli ebrei fu vera e santa un tempo, cioè prima della venuta del Redentore, ma dopo tal venuta è diventata falsa ed erronea; poich'essi non han voluto credere a questo Redentore già venuto, con tutto che vedonsi avverate (come di sopra ho detto, tutte le profezie scritte nelle medesime scritture, che anch'essi ebrei tengono per vere e divine, circa la nascita, la vita e la morte di Gesù Cristo: come ancora circa il castigo loro prenunziato da Dio della distruzione del tempio, della perdita del regno, e della dispersione della loro nazione: cose ch'essi stessi vedono tutte avverate nel modo appunto che furono predette: e tuttavia rimangono ostinati a non voler credere al Messia già venuto, che i loro antenati fecero morir crocifisso da malfattore, come essi anche oggidì lo tengono.

La religione maomettana non è religione, ma un miscuglio di ebraismo e di errori promulgati da Maometto, che fu un vil soldato, ignorante ed empio; il quale sei secoli dopo la venuta di G. Cristo, separandosi dalla religion cristiana in compagnia di altri ribelli colla forza dell'armi usurpò molti regni ai veri loro principi, e così divulgò la sua legge. Per conoscer poi l'empietà di questa legge, basta sapere ch'ella permette a' suoi seguaci la vendetta, i ladronecci e la libertà della carne; anzi fa consistere il paradiso della vita eterna, non in altro, che nelle sozzure carnali: legge dunque più propria per le bestie, che per gli uomini dotati di ragione.

Le religioni finalmente, o per meglio dire le sette degli eretici che si chiamano ancora cristiane, ma si son divise dalla chiesa cattolica, queste son mille, ma l'una peggiore e più piena di errori che l'altra: per vedere la loro falsità basta intendere questa sola cosa, cioè ch'elle son tutte uscite dalla nostra chiesa cattolica, la quale è stata certamente almeno la prima, e come essi dicono, è stata vera un tempo. Or nelle nostre divine scritture sta dichiarato in più luoghi (intendete bene), che la prima chiesa fondata da Gesù Cristo e promulgata da' suoi discepoli, ella sarà sempre una colonna e base della verità, e non sarà mai abbandonata da Dio: Ecclesia Dei vivi columna et firmamentum veritatis1. Ait autem Dominus: Simon, Simon... ego autem rogavi pro te, ut non deficiat fides tua2. Ecce vobiscum sum usque ad consummationem saeculi3. Queste scritture le ammettono già per vere queste medesime


- 535 -


sette eretiche. Ora s'è vero, come è certo, che la nostra chiesa è stata la prima, ed un tempo è stata vera; dee necessariamente confessarsi ch'è stata e sarà sempre l'unica vera; e che tutte l'altre sette che da lei si son separate sono erronee e false.

Inf. Sempre ch'elleno ammettono le scritture da voi riferite, ed ammettono che la vostra chiesa è stata prima della loro, l'argomento è troppo chiaro, ch'esse sono in errore. Ma lasciate che vi domandi di un certo altro sistema tenuto da alcuni vostri europei, i quali diceano (come intesi) che per salvarsi basta osservar la legge naturale dalla stessa natura impressa, la quale insegna ad adorare un solo Dio, che premia la virtù e punisce il vizio; ed inoltre a non volere al prossimo quel che non vogliamo a noi stessi. Del resto dicono che per salvarsi basta vivere in qualunque religione che siegue questi dettami naturali, o sia la cristiana, o l'ebrea, o altra che si voglia; e non è necessario credere tanti articoli di fede, ed osservare tanti altri precetti.

Sac. Ma voi che avete senno, non vedete quanto è ridicolo questo altro sistema di costoro che parlano così? Fra gli altri articoli di fede che insegna la nostra chiesa, da noi cristiani Gesù Cristo è tenuto per vero Dio: all'incontro dagli ebrei è tenuto per un malfattore. Dunque o è vero quel che crediamo noi; e come può Dio permettere agli ebrei che lo bestemmino qual malfattore? O è vero quel che credono gli ebrei, e come Dio può contentarsi che un malfattore da' cristiani sia adorato per Dio? Se di ciò si contentasse non sarebbe certamente un Dio ridicolo?

Inf. Così è, ho inteso dire da altri che Dio si contenta di esser adorato in quella religione che è comandata a tenersi dal principe o dal magistrato di ciascun regno.

Sac. E questo è un altro sistema più sciocco del primo; perché in tal modo colui che in Italia dove regna la religion cristiana è tenuto a confessare Gesù Cristo per uomo e Dio; se poi va in Costantinopoli, dove regna la setta maomettana, è obbligato a tenerlo per puro uomo. Colui che in Roma è tenuto a credere, come crediamo noi cristiani che nel sagramento dell'eucaristia vi è Gesù Cristo vivo e vero; se poi va in Londra è tenuto a credere che ivi non vi è altro che pane. E così la stessa persona dovrebbe tenere tante religioni tra loro contrarie, quanti sono i regni in cui passa ad abitare, se in quelli diverse sono le religioni che si professano. Se fosse ciò vero, Iddio certamente ci comanderebbe di credere di fede una falsità; poiché, essendo l'una fede contraria all'altra, o l'una o l'altra ha da essere vera.

Inf. Ora non ci vuol altro; io già son convinto: e consolatevi, perché voglio esser vostro. Già vedo che in quanto alle religioni contrarie alla mia, fuori della vostra niun'altra può esser vera; almeno è la più sicura, se altro non fosse; e trattandosi di salute eterna, è pazzia il non voler abbracciare la religion più sicura. In quanto poi alla religione mia, io già da molto tempo ho dubitato; ed ora voi ben mi avete persuaso che non può esser vera. E di ciò mi accertano, per dir così, gli stessi nostri sacerdoti, tra' quali è tanta la varietà e confusione di dottrina, ch'ognun di loro insegna una fede differente dall'altra. Onde vi ringrazio d'avermi illuminato.

Sac. Non ringraziate me, ma ringraziate Iddio che vi vuol salvo. Esso è stato quello che vi ha illuminato colla sua divina luce, e vi ha indotto colla sua grazia ad abbracciar la verità: altrimenti le mie parole sarebbero state tutte perdute. Lasciate dunque ch'io compisca d'istruirvi appieno delle cose della nostra santa fede, che poi vi darò il battesimo, e così diventerete cristiano e figlio di Dio.

In questo dialogo le ragioni de' dogmi e le confutazioni degli errori stanno accennate in breve, per non ripetere le cose già dette in questo libretto, e nella dissertazione contra i materialisti, e deisti.

Viva Gesù nostro amore, e Maria nostra speranza.

 

 




1 Contra Marcionem l. 1. c. 3.

1 L. de ira Dei p. 460.



2 2. Ep. 1. 4.



3 L. 1. orthod. fidei c. 8.

1 1. Tim. 3. 15.



2 Lucae 22. 31. et 32.



3 Matth. 28. 20.




Precedente - Successivo

Copertina | Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) © 1996-2006 EuloTech