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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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CAPITOLO II. - Vita, dulcedo.

§ 1. - Maria è la nostra vita, perché ella ci ottiene il perdono de' peccati.

Per bene intendere la ragione per cui la santa Chiesa ci fa chiamare Maria la nostra vita, bisogna sapere che come l'anima vita al corpo, così la divina grazia vita all'anima; poiché un'anima senza la grazia ha il nome che è viva, ma in verità è morta, come fu detto a colui dell'Apocalisse: Nomen habes quod vivas, et mortuus es (Apoc. III, 1). Maria dunque, ottenendo per mezzo della sua intercessione a' peccatori l'acquisto della grazia, così rende loro la vita. - Ecco come la fa parlare la S. Chiesa, applicando a lei le seguenti parole de' Proverbi al c. VIII, [17]: Qui mane vigilant ad me, invenient me: Coloro che sono diligenti a ricorrere a me sul mattino, cioè subito che possono, certamente mi troveranno. Invenient me, voltano i Settanta, invenient gratiam. Sicché lo stesso è ricorrere a Maria, che ritrovare la grazia di Dio. E poco appresso dice: Qui me invenerit, inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino:1 Chi trova me, trova la vita, e riceverà da Dio l'eterna salute. Audite, esclama S. Bonaventura su queste parole, audite qui cupitis regnum Dei: Virginem Mariam honorate, et invenietis vitam et salutem aeternam.2

Dice S. Bernardino da Siena che Dio non distrusse l'uomo dopo il peccato, per l'amor singolare che portava a questa futura figliuola. E soggiunge il Santo ch'egli non dubita che tutte le misericordie e perdoni ricevuti da' peccatori nell'antica legge, Dio l'abbia loro conceduti a sol riguardo di questa benedetta donzella: Omnes indulgentias factas in veteri Testamento,


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non ambigo Deum fecisse solum propter huius benedictae puellae virginis reverentiam et amorem (Tom. 1, Serm. 61, cap. 8).3

Onde ben ci esorta S. Bernardo: Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus (Serm. de Aquaed.).4 Se miseri abbiamo perduta la divina grazia, cerchiamo di ricuperarla, ma cerchiamola per mezzo di Maria; poiché se noi l'abbiamo perduta, ella l'ha ritrovata: e perciò dal santo è chiamata: Inventrix gratiae.5 Questo espresse S. Gabriele per nostra consolazione, quando disse alla Vergine: Ne timeas, Maria, invenisti... gratiam (Luc. I, [30]). Ma se Maria non mai era stata priva della grazia, come il S. Arcangelo poteva dire ch'ella l'avesse ritrovata? Una cosa dicesi ritrovarsi da chi prima non l'aveva. La Vergine fu sempre con Dio e colla grazia, anzi piena di grazia, come lo stesso Arcangelo manifestò, allorché salutolla: Ave, gratia plena, Dominus tecum.6 Se dunque Maria non trovò la grazia per lei, perché sempre n'era stata piena, per chi mai la trovò? Risponde Ugon cardinale, commentando detto passo: La ritrovò per li peccatori che l'avean perduta: Currant ergo, dice il divoto scrittore, currant peccatores ad Virginem, qui gratiam amiserant peccando, et eam invenient apud ipsam. Secure dicant: Redde nobis rem nostram, quam invenisti:7 Corrano dunque i peccatori a Maria, che han


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perduta la grazia, perché appresso lei la troveranno sicuramente; e dicano: Signora, la cosa dee restituirsi a chi l'ha perduta; questa grazia, che voi avete ritrovata, non è vostra, voi non l'avete perduta mai; è nostra perché noi l'abbiam perduta, perciò a noi dovete renderla. Onde conclude su questo pensiero Riccardo di S. Lorenzo: Cupientes invenire gratiam, quaeramus inventricem gratiae, quae, quia semper invenit, frustrari non poterit (De laud. V., l. 2).8 Se dunque desideriamo di trovare la grazia del Signore, andiamo a Maria, che l'ha trovata e sempre la trova. E poich'ella è stata e sempre sarà cara a Dio, se a lei ricorriamo, certamente la troveremo. Ella dice ne' Sacri Cantici al cap. VIII, che Dio l'ha posta al mondo per esser la nostra difesa: Ego murus, et ubera mea sicut turris. E perciò è stata costituita mezzana di pace fra i peccatori e Dio: Ex quo facta sum coram eo quasi pacem reperiens (Cant. VIII, 10). Sulle cui parole S. Bernardo animo al peccatore, e dice: Vade ad matrem misericordiae, et ostende illi tuorum plagas peccatorum: et illa ostendet pro te ubera. Exaudiet utique Matrem Filius:9 Va a questa madre di misericordia, e palesale le


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piaghe che porti nell'anima per le tue colpe: allora ella certamente pregherà il Figlio che ti perdoni, per quel latte ch'ella gli diede; e 'l Figlio, che tanto l'ama, certamente l'esaudirà. Come in effetto la S. Chiesa ci fa pregare il Signore che ci conceda il potente aiuto dell'intercessione di Maria, per risorgere da' nostri peccati, con quella solita orazione: Concede, misericors Deus, fragilitati nostrae praesidium: ut qui sanctae Dei Genitricis memoriam agimus, intercessionis eius auxilio a nostris iniquitatibus resurgamus.10

Con ragione dunque S. Lorenzo Giustiniani la chiama speranza de' malfattori, Spes delinquentium,11 poich'ella sola è quella che ottiene loro il perdono da Dio. - Con ragione S. Bernardo la chiama scala dei peccatori, peccatorum scala,12 poiché a' poveri caduti ella, la pietosa regina, porgendo loro la mano, li caccia dal precipizio del peccato, e li fa salire a Dio. - Con ragione S. Agostino la chiama unica speranza di noi peccatori, giacché solo per mezzo suo speriamo la remissione di tutti i nostri peccati: Tu es spes unica peccatorum, quia per te speramus veniam omnium delictorum (S. Aug., Serm. 18 de Sanctis).13 E lo stesso dice S. Giovan Grisostomo che solo per l'intercession di Maria i peccatori ricevono il perdono: Per hanc peccatorum veniam consequimur. Onde


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il santo poi a nome di tutti i peccatori così la saluta: Ave igitur, mater, caelum, thronus, Ecclesiae nostrae decus: assidue precare Iesum, ut per te misericordiam invenire in die iudicii, et quae reposita sunt iis qui diligunt Deum, bona consequi possimus (In off. Nat. B.M., die 5).14 Dio ti salvi, Madre di Dio e nostra, cielo dove risiede Dio, trono in cui dispensa il Signore tutte le grazie; prega sempre Gesù per noi, acciocché per le tue preghiere possiamo ottenere il perdono nel giorno de' conti, e la gloria beata nell'eternità.

Con ragione finalmente Maria è chiamata aurora: Quae est ista quae ascendit quasi aurora consurgens? (Cant. VI, 9). Sì, perché dice Innocenzo pontefice: Cum aurora sit finis noctis et origo diei, vere per auroram designatur Maria Virgo, quae fuit finis vitiorum et origo virtutum (Serm. 2, de Ass. B.V.).15 E lo stesso effetto che fe' nel mondo nascendo Maria, fa allorché nasce in un'anima la sua divozione. Ella termine alla notte de' peccati, e fa camminar l'anima nella via delle virtù. Onde le dice S. Germano (Serm. 3, in dorm. B.V.): O Madre di Dio, la vostra difesa è immortale: la vostra intercessione è la vita.16 E nel sermone, che fa il santo de Zona Virg., dice che 'l nome di Maria a chi lo pronunzia con affetto, o è segno di vita o che tra breve avrà la vita.17

Cantò Maria: Ecce enim ex hoc beatam me dicent omnes generationes (Luc. I, [48]). Sì, mia Signora, le dice S. Bernardo:


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Ex hoc beatam te dicent omnes generationes, quae omnibus generationibus vitam et gloriam genuisti (Serm. 2, in Pentec.):18 Perciò vi chiameranno beata tutti gli uomini, poiché tutti i vostri servi per mezzo vostro ottengono la vita della grazia e la gloria eterna. In te peccatores veniam, iusti gratiam inveniunt in aeternum (Serm. de Nat. B.V.):19 In voi ritrovano i peccatori il perdono, e i giusti la perseveranza e poi la vita eterna. - Non diffidare, o peccatore, qui parla il divoto Bernardino da Busto, ancorché avessi commessi tutti i peccati, ma sicuramente ricorri a questa Signora, poiché la troverai colle mani piene di misericordia: O peccator, ne diffidas, etiamsi commisisti omnia peccata: sed secure ad istam gloriosissimam Dominam recurras. Invenies eam in manibus plenam misericordia et largitate. Mentre, soggiunge: Plus enim ipsa desiderat facere tibi bonum et largiri gratiam, quam tu accipere concupiscas (Serm. 5, de Nat. Mar.):20 Più Maria desidera di fare a te le grazie, che tu desideri di riceverle.

Da S. Andrea Cretense è chiamata Maria sicurezza del divin perdono: Fideiussio divinarum reconciliationum, quae dato pignore fit.21 S'intende ciò, che quando i peccatori ricorrono a Maria per essere riconciliati con Dio, Dio promette loro sicuro il perdono, e loro la sicurezza con darne loro anche il pegno. E questo pegno è appunto Maria, che egli ci ha dato per avvocata, per la cui intercessione, in virtù de' meriti di Gesù Cristo, Dio poi perdona tutti i peccatori che a lei ricorrono. Intese dall'angelo S. Brigida (Serm. Ang., cap. 9)


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che i santi profeti giubilavano in sapere che Dio per l'umiltà e purità di Maria doveva placarsi coi peccatori, e ricevere nella sua grazia coloro che l'hanno sdegnato: Exsultabant autem praenoscentes, quod ipse Dominus ex tua humilitate et vitae puritate, o Maria stella praefulgida, placaretur, et quod reciperet eos in suam gratiam, qui ipsum ad iracundiam provocaverunt.22

Non dee mai alcun peccatore temere di esser discacciato da Maria, ricorrendo alla sua pietà; no, poich'ella è madre di misericordia, e come tale desidera di salvare i più miserabili. Maria è quell'arca felice, dove chi si rifugia, dice S. Bernardo, non patirà il naufragio dell'eterna perdizione: Arca, in qua naufragium evadimus.23 Nell'arca di Noè a tempo del diluvio furon salvati anche i bruti. Sotto il manto di Maria si salvano anche i peccatori. Vide un giorno S. Geltrude Maria col manto aperto, in cui stavano rifugiate molte fiere, leoni, orsi, tigri; e vide che Maria non solo non li cacciava, ma con gran pietà gli accoglieva e gli accarezzava. E con ciò intese la santa che i peccatori più perduti, quando ricorrono a Maria, non sono scacciati, ma accolti e salvati dalla morte eterna.24


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Entriamo dunque in quest'arca, andiamo a rifugiarci sotto il manto di Maria, ch'ella certamente non ci caccerà, ed ella sicuramente ci salverà.

Esempio.

Si narra dal P. Bovio (Es. della SS. Verg.)25 che vi era una mala donna chiamata Elena; essendo questa andata alla chiesa, udì casualmente una predica del rosario; uscita fuori se ne comprò uno, ma lo portava nascosto per non farlo vedere. Cominciò poi a recitarlo, ma contuttoché lo recitasse senza divozione, la SS. Vergine le infuse tante consolazioni e dolcezze nel recitarlo, che poi non sapeva più lasciare di dirlo. E con ciò acquistò tale orrore alla sua mala vita, che non potea trovar riposo; onde si vide come forzata d'andare a confessarsi, e si confessò con tanta contrizione, che il confessore ne stupì.

Fatta la confessione se ne andò subito a' piedi d'un altare di Maria SS. a ringraziare la sua avvocata; disse il rosario, e la divina Madre le parlò da quell'immagine e le disse: Elena, basta quanto hai offeso Dio e me; da oggi avanti muta vita, ch'io ti farò buona parte delle mie grazie. La povera peccatrice allora confusa rispose: Ah Vergine SS., è vero che finora sono stata una scellerata, ma voi che tutto potete, aiutatemi: mentr'io mi dono a voi, e voglio spendere la vita, che mi resta, a far penitenza de' peccati miei.

Aiutata da Maria dispensò Elena tutte le sue robe a' poveri, e si pose a fare una rigorosa penitenza. Era tormentata da terribili tentazioni, ma ella non faceva altro che raccomandarsi alla Madre di Dio, e così restava sempre vittoriosa. Arrivò ad avere molte grazie anche soprannaturali, visioni, rivelazioni,


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profezie. Finalmente prima della morte, che già le fu avvisata pochi giorni prima da Maria, venne la stessa B. Vergine col suo Figlio a visitarla; e morendo, l'anima di questa peccatrice fu veduta in forma di bellissima colomba volarsene al cielo.

Preghiera.

Ecco, o Madre del mio Dio, unica speranza mia Maria, ecco a' piedi vostri un misero peccatore che vi domanda pietà. Voi siete da tutta la Chiesa e da tutti i fedeli predicata e chiamata il rifugio de' peccatori: voi dunque siete il rifugio mio, voi mi avete da salvare.

Voi già sapete quanto ami il vostro Figlio la nostra salute: Scis, dulcissima Dei Mater, quantum placeat benedicto Filio tuo salus nostra (Guil. Paris.).26 Voi già sapete quel che patì Gesù Cristo per salvarmi. Io vi presento, o madre mia, i patimenti di Gesù: il freddo che soffrì nella stalla, i passi che diede per lo viaggio di Egitto, le sue fatiche, i sudori, il sangue che sparse, il dolore che l'uccise innanzi agli occhi vostri sulla croce. Fate conoscere che amate questo Figlio, mentre io per amor di questo Figlio vi prego ad aiutarmi.

Date la mano ad un caduto che vi cerca pietà. Se io fossi santo, non vi cercherei misericordia, ma perché son peccatore, ricorro a voi che siete la madre delle misericordie. Io so che 'l vostro cuore pietoso trova consolazione in soccorrere i miserabili quando potete aiutarli, non trovandoli ostinati. Consolate oggi dunque il vostro cuore pietoso e consolate me; giacché avete occasione di salvare me, che sono un povero condannato dell'inferno, e potete aiutarmi, poiché non voglio essere ostinato.

Mi metto in mano vostra: ditemi che ho da fare, e impetratemi forza di eseguirlo; mentr'io propongo di far tutto quello che posso per ritornare nella divina grazia. Io mi rifugio sotto il vostro manto. Gesù vuole ch'io ricorra a voi, acciocché


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per gloria vostra e sua, mentre gli siete madre, non solo il suo sangue, ma anche le vostre preghiere mi aiutino a salvarmi. Egli mi manda a voi, affinché mi soccorriate.

O Maria, eccomi, a voi ricorro e in voi confido. Voi pregate per tanti altri, pregate, dite una parola ancora per me. Dite a Dio che mi volete salvo, che Dio certamente mi salverà. Ditegli che son vostro, ed altro da voi non cerco.




1 Prov. VIII, 35.

2 «Audite haec, omnes gentes: auribus percipite, qui ingredi cupitis regnum Dei. Virginem Mariam honorate, et invenietis vitam et salutem perpetuam.» Psalterium B. M. V., Ps. 48. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Lugdunen., etc. VI, 482. - Vedi Appendice, 2.

3 (Dopo aver ricordato molte grazie fatte all'umanità prima di Cristo, a cominciare dal non essere stata esterminata dopo il peccato di Adamo, conclude:) «Et, ut brevi sermone cuncta comprehendam, omnes liberationes et indulgentias factas in veteri Testamento, non ambigo Deum fecisse propter huius benedictae puellae reverentiam et amorem, quibus eam Deus in suam praedestinationem praehonorandam, cunctis operibus suis ab aeterno praeordinavit.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus SS. et Imm. Virginis Mariae, Sermo 5, De Virginis Matris Dei Nativitate, et de eius superadmirabili gratia, art. unicus, cap. 2. Opera, Venetiis, 1745, IV, 91. Venetiis, 1591 et 1601, I, 512.

4 S. BERNARDUS, In Nativitate B. V. M., Sermo de aquaeductu, n. 8. ML 183-441, 442.

5 «Per te habeamus accessum ad Filium, o benedicta inventrix gratiae.» S. BERNARDUS, In adventu Domini, Sermo 2, de verbis Isaiae ad Achaz: Pete tibi signum..., n. 5. ML 183-43.

6 Luc. I, 28.

7 «Plena gratia dicta est supra, quia gratiam omnium invenit. Currant igitur peccatores ad Virginem, qui gratiam amiserunt peccando, et eam invenient apud eam humiliter salutando; et secure dicant: Redde nobis rem nostram quam invenisti. Nec negare poterit se invenisse, quia hoc Angelus attestatur.» HUGO DE SANCTO CHARO, primus Cardinalis O. P., Postilla super Evang. sec. Lucam, I, 30. Opera, Venetiis, 1703, VI, 133, col. 1.

8 RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 2, cap. 5, n. 3. Inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugdun., XX, 70; ed. Paris., XXXVI, 108.

9 Queste o simili parole da moltissimi vengono attribuite a S. Bernardo: da s. Bonaventura (Soliloquium, cap. 1, n. 23, Opera, ad Claras Aquas, VIII, 37), da Vincenzo di Beauvais, da S. Antonino, da S. Bernardino da Siena, da S. Tommaso da Villanova, da Dionigi Cartusiano, da Pelbarto, ecc. ecc. Veramente, ut sonant, non sono di S. Bernardo, o almeno non si ritrovano nei suoi scritti. Ma non sembrano altro che la parafrasi di quanto scrisse S. BERNARDO sulla scala dei peccatori, per cui dobbiamo ascendere dalla Madre al Figlio e dal Figlio al Padre: «Ad Patrem verebaris accedere... Iesum dedit tibi Mediatorem. Quid non apud talem Patrem Filius talis obtineat? Exaudietur utique pro reverentia sua... An vero trepidas et ad ipsum... Advocatum habere vis et ad ipsum? Ad Mariam recurre... Nec dubius dixerim, exaudietur et ipsa pro reverentia sua. Exaudiet utique Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater. Filioli, haec peccatorum scala, haec mea maxima fiducia est, haec tota ratio spei meae. Quid enim? potestne Filius aut repellere, aut sustinere repulsam; non audire, aut non audiri, Filius potest? Neutrum plane.» In Nativitate B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441. - Questa parafrasi la fece, primo fra tutti, uno degli amici più intrinseci di S. Bernardo, tanto addentro nelle cose sue, e primo suo biografo dopo la morte del Santo, giacché Guglielmo scrisse vivendo ancora S. Bernardo: ARNALDO DI CHARTRES. Questi, nel suo Libellus de laudibus B. M. V., ML 189-1726, dice: «Securum accessum iam habet homo ad Deum, ubi mediatorem causae suae Filium habet ante Patrem, et ante Filium Matrem. Christus, nudato latere, Patri ostendit latus et vulnera; Maria Christo pectus et ubera; nec potest ullo modo esse repulsa, ubi concurrunt et orant omni lingua disertius haec clementiae nonumenta et caritatis insignia. Dividunt coram Patre inter se Mater et Filius pietatis officia, et miris allegationibus muniunt redemptionis humanae negotium.» Ed altrove lo stesso ARNALDO, De septem verbis Domini in cruce, tractatus 3, ML 189-1695: «Unum... erat... quod Pater bonus, quod Filius pius, quod mater sancta intendebat... Matre supplicante, Filio interpellante, Patre propitiante. Filius ad pectus Matris et ubera, Pater ad Filii crucem et vulnera respiciebat. Et quid inter haec tanta pignora non moverent?» - In fine, ci vengono qui insegnate, in modo vivo ed espressivo, queste due grandi verità: che Maria tutto ottiene, perché è Madre di Gesù, e che quanto concede Dio a noi, lo concede per i meriti della Passione di Gesù. Quindi, usando di quella scala, secondo la parola di Arnaldo ed il pensiero comune a lui ed a Bernardo, «securum accessum iam habet homo ad Deum.»



10 Orazione dopo l'Antifona Ave, Regina caelorum, post Purificationem.

11 S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, In Nativitate gloriosissimae Virginis Mariae sermo (in fine). Opera, Lugduni, 1628, pag. 438; Venetiis, 1721, pag. 365.

12 S. BERNARDUS, In Nativitate B. V. M., Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441. - Vedi sopra, nota 9.

13 BREV. ROM. (fino all'ultima riforma, che soppresse molte ottave), die 9 Semptembris, secunda die infra octavam Nativitatis B. M. V., in II Nocturno, De sermone S. Augustini Episcopi, lectio 6. - Inter Opera S. Augustini, Sermo (e supposititiis) 194, De Annuntiatione Dominica, n. 5, ML 39-2107: «Quia tu es spes unica peccatorum, per te speramus veniam delictorum.» Oltreché questo Sermone non è di S. Agostino, né degno di lui, queste parole mancano nei manoscritti.

14 BREV. ROM., Commune festorum B. M. V., (et olim, die 5 infra octav. Nat. B. M. V.) in II Nocturno, lectio 6: Sermo sancti Ioannis Chrysostomi; si aggiunge: Apud Metaphrasten. Che cosa sarà stata quella Collezione di omilie, fatta dal Metafraste? Nessuno oggi lo sa.



15 «Cum aurora sit finis noctis et origo diei, merito per auroram designatur Virgo Maria: quae finis damnationis et origo salutis fuit. Finis vitiorum, et origo virtutum.» INNOCENTIUS PP. III, In solemnitate Assumptionis gloriosissimae semper Virginis mariae, Sermo 28 (in Assumptione, 2). ML 217-581.

16 «O Deipara... tutela tua immortalis est; et intercessio, vita.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In beatam SS. Dominae nostrae Deiparae... dormitionem, sermo 2. MG 98-350.

17 «Si enim abs te relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid autem etiam nobis fiet, o sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus ac flatus exsistis? Quemadmodum enim corpus nostrum hoc certum vitalis actus indicium habet, quod spiritum ducat; sic et tuum sanctissimum nomen indesinenter in servorum tuorum ore in omni occasione et loco et tempore versans prolatumque, vitae et iucunditatis et auxilii non solum indicium est, sed causa efficitur.» IDEM, In Encaenia venerandae aedis SS. Dominae nostrae Dei Genitricis, inque sanctas fascias D. N. Iesu Christi, et in adorationem zonae eiusdrm sanctae Deiparae. MG 98-378, 379.

18 S. BERNARDUS, In festo Pentecostes, Sermo 2, n. 4. ML 183-328.

19 «In te enim angeli laetitiam, iusti gratiam, peccatores veniam inveniunt in aeternum.» IDEM, ibidem.

20 «O igitur peccator, bonum novum! o peccatrix, optimum novum! non diffidas, non desperes, etiam si commisisti omnia peccata enormia; sed confidenter et secure ad istam gloriosissimam Dominam recurras: invenies enim eam in manibus plenam curialitate, pietate, misericordia, gratiositate et largitate; plus enim desiderat ipsa facere tibi bonum et largiri aliquam gratiam, quam tu accipere concupiscas.» BERNARDINUS DE BUSTO (al. de Bustis), O. M., Mariale, pars 2, Sermo 5, De... electissimae sponsae Dei Nativitate sermo 5: pars 7, de Sponsae caelestis dote ac dotatione. Opera, III, Brixiae, 1588, pag. 185.

21 «Haec divinorum contractuum subsistens veraque sponsio... Per eam nobis obstricta sunt salutis pignora.» S. ANDREAS CRETENSIS, Oratio 14, In SS. Dominae nostrae Deiparae dormitionem, oratio 3. MG 97-1091, 1094. - Marracci, Polyanthea Mariana, liber 6: Nomina et elogia Deiparae Virginis Mariae incipientia a littera F: «Fideiussio, quae pignore dato fit divinarum reconciliationum. S. Andreas Creten., oratio 2, de Dormitione B. M. V.» Migne, Summa aurea, 9-1176.

22 «Dolebant enim vehementer Prophetae videntes filios Israel, pro superbia et carnis petulantia, legem Moysis deserere, et, elongata ab eis divina caritate, iram Dei super eos irruere. Exsultabant autem, praenoscentes quod ipse legem (legis) dictator et Dominus, ex tua humilitate et tuae vitae puritate, o Maria, stella praefulgida, placaretur, et quod reciperet eos in suam gratiam, qui ipsum ad iram provocaverant et suam indignationem miserabiliter incurrerant.» S. BIRGITTAE Revelationes, a Cardinali Turrecremata (Torquemada) recognitae. Sermo Angelicus de excellentia B. M. V., quem ipse Angelus dictavit Beatae Birgittae ex praecepto Dei, et ipsa ex eodem praecepto devote conscripsit, cap. 9. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 542.

23 «Arca etiam Noe significavit arcam gratiae, excellentiam scilicet Mariae. Sicut enim per illam omnes evaserunt diluvium: sic per istam peccati naufragium.» Sermo de B. Maria Virgine: «Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum,» n. 6. ML 184-1017. Inter Opera S. Bernardi. Questo Sermone viene attribuito a EGBERTO, Abbate di Schoenauge.

24 «Dopo queste cose, le pareva di vedere anco, che sotto del mantello della detta Madre di Dio ricorressero alcune bestie picciole di diverse maniere, che significavano tutti quei peccatori che specialmente sono divoti della Vergine, e mostrava ella di ricever tutte con molta misericordia, e benignamente col suo mantello coprendo quelle, come s'ella volesse difender loro, e con la sua delicata mano toccava ciascuna, facendo mille vezzi loro, con molto piacevole sembianza di amore, quasi di quella maniera accarezzandole, che soglia tal volta fare alcuno suo bello e picciolo cagnolino; dimostrando chiaramente con questi effetti, quanto ella misericordiosamente riceva quelli tutti che la chiamano in favore loro, e con quanta materna pietà loro guardi e difenda, e quelli ancora che sono inchinati a peccati, tutto che sperino in lei, non abbandona mai loro, fin tanto che vengano alla correzione, e col mezzo della penitenza ritornino al suo Figliuolo.» S. GERTRUDE: Vita... ridotta in cinque libri da Lanspergio, tradotta dal M. Vincenzo Buondì, lib. 4, cap. 49, pag. 213. - Legatus divinae pietatis, lib. 4, cap. 48.

25 Carlo BOVIO, S. I., Esempi e miracoli della SS. Vergine Madre di Dio Maria, detti nella Chiesa del Gesù di Roma. Parte prima, Esempio 2. Venezia, 1716. - Il P. Bovio indica la fonte: «il Rupense, nel cap. 66 del SS. Rosario», cioè, Coppenstein, O. P., Beati F. ALANI REDIVIVI RUPENSIS tractatus mirabilis (altre edizioni: Opus vere aureum) de ortu atque progressu Psalterii Christi et Mariae, (cioè del SS. Rosario), pars 5, cap. 66, (altre ediz.: pars 5, II, exemplum 8).

26 «Tu enim, dulcissima Dei Mater, super omnes angelos et homines nosti, quantum placeat benedicto Filio tuo salus nostra.» GUGLIELMUS ALVERNUS, episcopus Parisiensis, Rhetorica divina, sive Ars oratoria eloquentiae divinae (cioè Ars orandi), cap. 18. Opera, Aureliae (Orléans) et Parisiis, 1674, I, pag. 358, col. 1.




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