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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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§ 2. - Quanto è potente Maria in difendere chi l'invoca nelle tentazioni del demonio.

Non solo Maria SS. è regina del cielo e de' santi, ma ben anche dell'inferno e de' demoni, per averli ella valorosamente sconfitti colle sue virtù. Già sin dal principio del mondo predisse Dio al serpente infernale la vittoria e l'impero, che avrebbe ottenuto sopra di lui la nostra regina, allorché annunziò che sarebbe venuta al mondo una donna, la quale l'avrebbe vinto: Inimicitias ponam inter te et mulierem... ipsa conteret caput tuum (Gen. III, 15). E chi mai fu questa donna sua nemica, se non Maria, che colla sua bella umiltà e santa vita sempre lo vinse ed abbattè le sue forze? Mater Domini Iesu Christi in illa muliere promissa est, attesta S. Cipriano. E


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perciò riflette che Dio non disse pono, ma ponam, ne ad Hevam pertinere videatur.1 Disse, porrò inimicizia tra te e la donna, per significare che questa sua debellatrice non era già Eva allora vivente, ma doveva essere un'altra donna da lei discendente, che dovev'a' nostri progenitori apportare maggior bene, dice S. Vincenzo Ferreri, che non era stato già quello, ch'essi avevano perduto col lor peccato: Parentibus primis Virginem ab ipsis processuram, quae afferret maius bonum, quam ipsi perdiderunt (Serm. 2, de Nat. Virg.).2 Maria dunque è stata questa gran donna forte, che ha vinto il demonio e gli ha schiacciato il capo con abbattere la sua superbia, come il Signore soggiunse: Ipsa conteret caput tuum. Dubitano alcuni se queste parole si riferiscano a Maria oppure a Gesù Cristo, poiché i Settanta voltano: Ipse conteret caput tuum. Ma nella nostra Volgata - che solamente abbiamo come approvata di fede dal Concilio di Trento3 - sta Ipsa e non Ipse; e così l'hanno inteso S. Ambrogio, S. Girolamo, S. Agostino, S. Giovanni Grisostomo ed altri moltissimi.4 Sia però come si


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voglia, è certo che o il Figlio per mezzo della Madre, o la Madre per virtù del Figlio ha disfatto Lucifero: sicché il superbo a suo dispetto è restato poi conculcato ed abbattuto da questa Vergine benedetta, dice S. Bernardo. Onde come schiavo in guerra vinto, è forzato sempre ad ubbidire a' comandi di questa regina: Sub Mariae pedibus conculcatus et contritus miseram patitur servitutem (S. Bern., serm. in Sig. magn.).5 Dice S. Brunone che Eva con farsi vincere dal serpente ci apportò la morte e le tenebre; ma la B. Vergine con vincere il demonio ci apportò la vita e la luce: In Heva mors et caligo; in Maria vita consistit et lux. Illa a diabolo victa est, haec diabolum vicit et ligavit (Ap. Scala Franc., p. 4, cap. 10).6 E lo legò in modo che non può muoversi il nemico a far minimo danno a' suoi divoti.

È bella la spiega7 che fa Riccardo di S. Lorenzo a quelle parole de' Proverbi: Confidit in ea cor viri sui, et spoliis non indigebit (Prov. XXXI, [11]). Spiega Riccardo: Confidit in ea cor viri sui, scilicet Christi. Et spoliis non indigebit; ipsa enim quasi ditat sponsum suum, quibus spoliat diabolum.8 Dio ha


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fidato in mano di Maria il Cuore di Gesù, acciocché sia sua cura di farlo amare dagli uomini, come spiega Cornelio.9 Ed in tal modo non gli mancheranno spoglie, cioè acquisti d'anime; poich'ella l'arricchisce d'anime, di cui spoglia l'inferno, salvandole da' demoni col suo potente aiuto.

Già si sa che la palma è il segno delle vittorie; perciò la nostra Regina è stata collocata in alto trono a vista di tutti i potentati, come palma in segno della vittoria sicura, che si possono promettere tutti quelli, che si pongono sotto il suo patrocinio: Quasi palma exaltata sum in Cades (Eccli. XXIV, 18). Scilicet ad defendendum, come soggiunge il B. Alberto Magno.10 Figli, par che dica a noi con queste parole Maria, quando il nemico vi assalta, ricorrete a me, guardate me e fate animo; perché in me, che vi difendo, guarderete insieme la vostra vittoria. Sicché il ricorrere a Maria è un mezzo sicurissimo per vincere tutte le infestazioni dell'inferno. Mentr'ella, dice S. Bernardino da Siena, anche dell'inferno è regina, e signora de' demoni, essendo quella che li doma ed abbatte: Beata Virgo dominatur in regno inferni. Dicitur igitur Domina daemonum, quasi domans daemones (Serm. 3, de glor. nom. Mar.).11 E perciò Maria vien chiamata terribile contro le potestà dell'inferno, come un esercito ben ordinato: Terribilis


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ut castrorum acies ordinata (Cant. VI, 3). Acies ordinata, poiché sa ben ella ordinare la sua potenza, la sua misericordia, e le sue preghiere a confusione de' nemici e a beneficio de' suoi servi, che nelle tentazioni invocano il suo potentissimo soccorso.

Ego quasi vitis fructificavi suavitatem odoris (Eccli. XXIV, 23). Io come vite, le fa dire lo Spirito Santo, ho dati frutti di soave odore. Aiunt, soggiunge S. Bernardo in questo passo, de florescentibus vitibus omne reptile venenatum excedere loco (Serm. 60, in Cant.).12 Conforme dalle viti fuggono tutti i serpenti velenosi, così fuggono i demoni da quelle anime fortunate, in cui sentono l'odore della divozione a Maria. - Perciò ella anche si chiama cedro: Quasi cedrus exaltata sum in Libano (Eccli. XXIV, 17). Non solo perché, come il cedro è libero dalla corruzione, così Maria fu illesa dal peccato; ma anche perché, dice Ugon cardinale su detto luogo, come il cedro col suo odore mette in fuga i serpenti, così Maria colla sua santità mette in fuga i demoni: Cedrus odore suo fugat serpentes, et B. Virgo daemones.13

Nella Giudea per mezzo dell'arca si ottenevano le vittorie. Così Mosè vinceva i nemici: Cumque elevaretur arca, dicebat Moyses: Surge, Domine, et dissipentur inimici tui (Num. X, 35). Così fu vinta Gerico, così vinti i Filistei: Erat enim ibi arca Dei (I Reg. XIV, 18). Già è noto che quest'arca fu figura di Maria: Arca continens manna, idest Christum, est B. Virgo, quae victoriam contra homines et daemones largitur (Cornel. a Lap.).14 Siccome nell'arca si trovava la manna, così in Maria si trova Gesù, di cui parimente fu figura la manna; e per mezzo di quest'arca si dona la vittoria contra i nemici della terra e dell'inferno. Onde dice S. Bernardino da Siena che quando Maria, arca del Nuovo Testamento, fu innalzata ad essere regina del cielo, restò allora indebolita ed abbattuta


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la potenza dell'inferno sopra gli uomini: Quando elevata fuit Virgo gloriosa ad caelestia regna, daemonis potentia imminuta est et dissipata (Tom. 3, de B.V. Serm. 11).15

Oh quanto tremano di Maria e del suo gran nome i demoni dell'inferno, dice S. Bonaventura: O quam tremenda est Maria daemonibus! (Spec. Virg., c. 3).16 Il santo paragona questi nemici a quelli di cui parla Giobbe, e dice che: Perfodit in tenebris domos... Si subito apparuerit aurora, arbitrantur umbram mortis (Iob, XXIV, 16, [17]). I ladri nelle tenebre vanno a rubar le case, ma se ivi apparisce l'aurora, fuggono come se loro apparisse l'immagine della morte. Così appunto dice S. Bonaventura che i demoni entrano nell'anima in tempo che l'anima sta oscurata dall'ignoranza: Perfodiunt in tenebris ignorantiae domos mentium nostrarum. Ma poi soggiunge: Si subito supervenerit aurora, idest Mariae gratia et misericordia, sic fugiunt, sicut omnes fugiunt mortem (S. Bon., in Spec. Virg.).17 Subito che nell'anima viene la grazia e la misericordia di Maria, questa bella aurora discaccia le tenebre e mette in fuga i nemici infernali da quella come dalla morte. Oh beato chi sempre nelle battaglie coll'inferno invoca il bel nome di Maria!

In conferma di ciò fu rivelato a S. Brigida (Serm. Ang., cap. 20) che Dio ha fatta così potente Maria sopra tutti i demoni, che quante volte essi assaltano un divoto della Vergine, che


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dimanda il suo aiuto, ad un cenno di lei subito atterriti se ne fuggon lontano; contentandosi più presto che lor si raddoppino le pene, che di vedersi da Maria colla sua potenza così dominati: Super omnes etiam malignos spiritus ipsam sic potentem effecit, quod quotiescumque ipsi hominem Virginis auxilium implorantem impugnaverint, ad ipsius Virginis nutum illico pavidi procul diflugiunt; volentes potius suas poenas multiplicari, quam eiusdem Virginis potentiam super se taliter dominari (Loc. cit.).18

Sulle parole con cui lo Sposo divino lodò questa sua amata Sposa, quando la chiamò giglio, e disse che come il giglio è tra le spine, così era questa sua diletta tra tutte l'altre sue figlie: Sicut lilium inter spinas, sic amica mea inter filias (Cant. II, 2); riflette Cornelio in detto luogo e dice: Sicut lilium valet inter serpentes et venena, sic B. Virginis invocatio singulare est remedium in omni tentatione, praesertim libidinis, ut experientia constat:19 Come è rimedio il giglio contro i serpi e i veleni, così l'invocazione di Maria è rimedio singolare a vincere tutte le tentazioni, specialmente d'impurità, siccome comunemente l'esperimentano quelli che lo praticano.

Diceva S. Giovanni Damasceno: Insuperabilem spem tuam habens, o Deipara, servabor. Persequar inimicos meos, solam habens ut thoracem protectionem tuam et omnipotens auxilium tuum (In Annunc. Dei Gen.).20 E lo stesso può dir ciascuno


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che gode la sorte d'essere servo di questa gran Regina: O Madre di Dio, se spero in voi, certamente non sarò vinto, poiché difeso da voi io inseguirò i miei nemici, ed opponendo loro come scudo la vostra protezione e 'l vostro aiuto onnipotente, sicuramente li vincerò. Poiché dice Giacomo monaco, dottore tra' PP. Greci, (or. in Nat. Deip.) parlando di Maria col Signore: Tu arma omni vi belli potentiora, trophaeumque invictum praestitisti:21 Voi, Signor mio, ci avete data questa Madre per un'arma potentissima da vincere sicuramente tutti i nostri nemici.

Si narra nell'Antico Testamento che il Signore guidava il suo popolo dall'Egitto alla terra promessa nel giorno con una colonna di nube e nella notte con una colonna di fuoco: Per diem in columna nubis et per noctem in columna ignis (Exod. XIII, 21). In questa colonna, or di nube or di fuoco, dice Riccardo di S. Lorenzo che fu figurata Maria e i due offici ch'ella esercita continuamente a nostro bene: come nube ci protegge dall'ardore della divina giustizia, e come fuoco ci protegge da' demoni: Ecce duo officia ad quae data est nobis Maria; scilicet ut nos protegat a calore solis iustitiae, tamquam nubes, et tamquam ignis, ut omnes nos protegat contra diabolum (Lib. 7, de laud. Virg.).22 Fuoco, mentre soggiunge S. Bonaventura che siccome la cera si liquefa alla faccia del fuoco, così i demoni perdono le forze con quell'anime che spesso si ricordano del nome di Maria e divotamente l'invocano, e tanto più se cercano d'imitarla: Fluunt sicut cera a facie ignis, ubi inveniunt crebram huius nominis recordationem, devotam invocationem, sollicitam imitationem (S. Bon., in Spec.).23


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Oh come tremano, afferma S. Bernardo, i demoni al sentire solamente proferire il nome di Maria: In nomine Mariae omne genu flectitur; et daemones non solum pertimescunt, sed, audita hac voce, contremiscunt (Serm. sup. Miss.).24 Conforme gli uomini, soggiunge Tommaso de Kempis, (Lib. 4, ad Nov.) cadono a terra per timore, allorché un tuono dal cielo cade lor vicino, così cadono abbattuti i demoni al sentir nominare Maria: Expavescunt caeli reginam spiritus maligni et diffugiunt, audito nomine eius, velut ab igne. Tamquam tonitruum de caelo factum sit, prosternuntur ad sanctae Mariae vocabulum.25 Ed oh quante belle vittorie di questi nemici han riportato i divoti di Maria col suo santissimo nome! Così li vinse S. Antonio di Padova,26 così il B. Enrico Susone,27 così tanti


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altri amanti di Maria. Si sa dalle relazioni delle missioni del Giappone che ivi ad un certo cristiano una volta comparvero molti demoni in forma di feroci animali a spaventarlo e minacciarlo; ma egli disse lor così: «Io non ho armi di cui possiate voi temere; se vel permette l'Altissimo, fate di me quel che vi piace. Del resto adopro in mia difesa i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria.» Così disse appena, ed ecco che al suono de' tremendi nomi si aprì la terra, e precipitarono quei spiriti superbi.28 E S. Anselmo attesta per sua esperienza di aver veduto ed inteso molti che al nominare Maria subito sono stati liberati da' pericoli: Saepe vidimus et audivimus plurimos homines in suis periculis nominis recordari Mariae, et illico omnis periculi malum evasisse (S. Ans., de Exc. Virg., c. 6).29

Gloriosum et admirabile est nomen tuum, o Maria; qui illud retinent non expavescunt in puncto mortis; nam daemones audientes hoc nomen Mariae, statim relinquunt animam (S. Bonaventura, in Psalt. B.V.):30 Troppo glorioso, o Maria,


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ed ammirabile è il vostro gran nome: quelli che si ricordano di nominarlo in punto di morte, non temono di tutto l'inferno; poiché i demoni in sentir nominare Maria subito abbandonano l'anima. Ed aggiunge il santo che non si teme così da' nemici in terra un grande esercito d'armati, come temono le potestà dell'inferno il nome di Maria e la sua protezione: Non sic timent hostes visibiles castrorum multitudinem copiosam, sicut aereae potestates Mariae vocabulum et patrocinium.31 Voi Signora, dice S. Germano, colla sola invocazione del vostro potentissimo nome rendete sicuri i vostri servi da tutti gli assalti del nemico: Tu hostis contra servos tuos invasiones, sola tui nominis invocatione tutos servas (Serm. de Zona Virg.).32 Oh se i Cristiani stessero attenti nelle tentazioni ad invocare con confidenza il nome di Maria, è certo che non mai caderebbero. Sì, perché dice il B. Alano che al tuono di questo gran nome fugge il demonio e trema l'inferno: Satan fugit, infernus contremiscit, cum dico: Ave Maria.33 Anzi rivelò la stessa Regina a S. Brigida (Lib. 1 Rev., c. 9) che anche da' peccatori più perduti, più lontani da Dio e più posseduti dal demonio, parte il nemico subito che sente da quelli invocare in loro aiuto, con vera volontà d'emendarsi, il di lei potentissimo nome: Omnes daemones audientes hoc nomen, Maria, statim relinquunt animam quasi territi. Ma soggiunse la Vergine che i nemici, se l'anima non si emenda, e non toglie col dolore da sé il peccato, i demoni subito fanno a lei ritorno e sieguono a possederla: Et revertuntur ad eam, nisi aliqua emendatio subsequatur.34


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Esempio.

In Recispergio vi era Arnoldo canonico regolare, molto divoto della B. Vergine. Questi, venendo a morte, prese i sacramenti, e dopo aver chiamati i suoi religiosi, pregolli a non abbandonarlo in quell'ultimo passo. Appena ciò detto, ecco che alla loro presenza cominciò tutto a tremare, stravolse gli occhi, sudò freddo e con voce tremante disse: Non vedete que' demoni che mi vogliono strascinare all'inferno? E poi gridò: Fratelli miei, invocate per me l'aiuto di Maria; in lei confido che mi darà vittoria. A tali parole quelli recitarono le litanie della Madonna, e nel dire: Sancta Maria, ora pro eo, ripigliò il moribondo: Replicate, replicate il nome di Maria, perché già sono al tribunale di Dio. Si fermò un poco, e poi soggiunse: È vero che l'ho fatto, ma ne ho fatta la penitenza. E voltatosi alla Vergine, disse: O Maria, io sarò liberato, se voi mi aiutate.

Appresso i demoni gli diedero un altro assalto, ma egli si difendeva col segnarsi col Crocifisso e con invocare Maria. Così passò tutta quella notte. Al fine giunta la mattina, tutto rasserenato esclamò Arnoldo con allegrezza: Maria la Signora mia, il rifugio mio, m'ha impetrato il perdono e la salute. Indi guardando la Vergine che l'invitava a seguirla, egli disse: Vengo, Signora, vengo. E facendosi forza per alzarsi, non potendo seguirla col corpo, dolcemente spirando, la seguì coll'anima, come speriamo, al regno della gloria beata (Appresso il P. Auriemma, Affetti scambiev., Tom. I, cap. 7).35


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Preghiera.

Ecco a' vostri piedi, o mia speranza Maria, un povero peccatore, che sono stato tante volte per mia colpa schiavo dell'inferno. Conosco che mi ho fatto vincere da' demoni, per non ricorrere a voi, mio rifugio. Se a voi foss'io sempre ricorso, se vi avessi invocato, no, che non sarei mai caduto. Io spero, Signora mia amabilissima, che per mezzo vostro io già sia uscito dalle mani de' demoni, e che Dio già m'abbia perdonato. Ma tremo che per l'avvenire non abbia di nuovo a cadere nelle loro catene. So che i nemici non han perduta la speranza di tornarmi a vincere, e già mi apparecchiano nuovi assalti e tentazioni. Ah Regina e rifugio mio, aiutatemi voi. Mettetemi sotto il vostro manto; non permettete di vedermi di nuovo fatto loro schiavo.

So che voi mi aiuterete e mi darete vittoria, sempreché io v'invoco. Ma di questo io temo, temo che nelle tentazioni io m'abbia a scordare di voi e di chiamarvi. Questa dunque è la grazia che vi cerco e voglio da voi, Vergine SS., che io mi ricordi sempre di voi e specialmente quando mi ritrovo nelle battaglie; datemi ch'io non lasci d'invocarvi spesso, con dire: Maria aiutami, aiutami Maria.

E quando finalmente sarà giunto il giorno del mio ultimo contrasto coll'inferno nel punto di mia morte, ah Regina mia, assistetemi maggiormente allora, e voi stessa ricordatemi d'invocarvi allora più spesso, o colla bocca o col cuore, acciocché io spirando col vostro dolcissimo nome in bocca, e del vostro figlio Gesù, possa venire a benedirvi e lodarvi, per non partirmi più da' vostri piedi per tutta l'eternità in paradiso. Amen.




1 «Quod hoc futurum esset signum nativitatis eius (Christi), ut de virgine nasceretur homo et Deus, hominis et Dei filius. Apud Esaiam: Et adiecit Dominus loqui ad Achaz dicens: Pete tibi signum... (Is. VII, 10-15). Hoc semen praedixerat Deus de muliere procedere, quod calcaret caput diaboli: Tunc dixit Deus ad serpentem: Quia tu hoc fecisti... et tu observabis calcaneum eius (Gen. III, 14, 15).» S. CYPRIANUS, Testimoniorum libri tres adversus Iudaeos, lib. 2, cap. 9. - Come si vede, la sentenza è di S. Cipriano. Le parole poi riferite da S. Alfonso son prese dal trattato De vivo perfecto, d'incerto autore, inserito tra le Opere di S. Girolamo, edizione di Basilea (per Erasmum), 1516, II, fol. 25: «Mater Domini nostri Iesu Christi in illa iam tunc muliere promissa est» e quel che segue: «Ne ad Evam pertinere videatur.»

2 S. VINCENTIUS FERRERIUS, Sermo de Conceptione Virginis Mariae: «Dum autem Adam et Eva essent in illa tristitia, Deus revelavit eis quod ab eis procederet una Virgo sanctissima, quae afferret maius bonum quam ipsi perdidissent.» Sermones de Sanctis, Coloniae Agrippinae, 1675, p. 25; Sermones, Augustae Vindelicorum, 1729, III, p. 13.

3 «Si quis autem libros ipsos integros sum omnibus suis partibus, prout in Ecclesia Catholica legi consueverunt, et in veteri vulgata Latina editione habentur, pro sacris et Canonicis non susceperit, et traditiones praedictas sciens et prudens contempserit, anathema sit... Insuper, eadem sacrosanta Synodus... statuit et declarat, ut haec ipsa vetus et vulgata editio, quae longo tot saeculorum usu in ipsa Ecclesia probata est, in publicis lectionibus, disputationibus, praedicationibus et expositionibus, pro authentica habeatur; et ut nemo illam reiicere quovis praetextu audeat vel praesumat.» CONCILIUM TRIDENTINUM, Sessio 4.

4 S. AMBROSIUS, De fuga saeculi, cap. 7, n. 34. ML 14-589. - S. HIERONYMUS. Nella sua versione, la quale, per la maggior parte della Scrittura, è la stessissima Volgata: la maggior parte dei codici mss. scrive Ipsa, altri Ipse: ML 28-167, testo e nota c). Nel suo Liber hebraicarum quaestionum in Genesim, in cap. 3, v. 15, scrive Ipse: ML 23-943. Nel suo Commentario poi in Isaiam, lib. 16, cap. 58, v. 12, ML 24-572, leggiamo: «Iste est autem coluber tortuosus, qui decepit Evam in paradiso, quae quia Dei praecepta deduxerat, propterea morsibus eius patuit, et audivit a Domino: Tu observabis caput eius, et ille observabit tibi calcaneum (Gen. III, 15).» Tu, detto di Eva, corrisponde a ipsa. - S. AUGUSTINUS, De Genesi contra Manichaeos, lib. 2, cap. 1: ML 34-196; De Genesi ad litteram, lib. 11, cap. 36: ML 34-449; Enarratio in Ps. 48, sermo 1 de prima parte: ML 36-548; In Ps. 103, sermo 4: ML 37-1381. - S. IO. CHRYSOSTOMUS. Nell'antica traduzione latina (In Genesim, hom. 17, Venetiis, 1583, Opera, I, fol. 39, col. 1, 2, 3; concorda l'edizione di Parigi, della stessa epoca) si legge ipsa. Nella traduzione di Bernardo di Montfaucon (In Genesim, hom. 17, n. 6, 7, MG 53-141, 142, 143) si dice ipse: concorda naturalmente il testo greco. - Altri moltissimi: per esempio S. GREGORIUS MAGNUS, Moralia in Iob, lib. 1, cap. 36, n. 53: ML 75-552; FLAVIUS IOSEPHUS, Antiquitates iudaicae, lib. 1, cap. 3, § 4. - S. ROBERTUS BELLARMINUS, Controversia prima generalis, De verbo Dei, lib. 2, cap. 12 (Venetiis, 1721, I, pag. 49, col. 2): «Respondeo (Kemnitio): editionem vulgatam varie habere; quidam enim codices habent Ipse, quidam Ipsa; et propterea non esse contra vulgatam editionem, si convincatur debere legi Ipse vel Ipsum. Dico secundo: non esse improbabile debere legi Ipsa, neque esse hanc depravationem Papistarum...»

5 S. BERNARDUS, in «Signum magnum», n. 4. ML 183-431.

6 «In principio (lineae generationis ab Adam ad Christum) mors, et in fine vita consistit. Mors per Evam facta est, vita per Mariam reddita est. Illa a diabolo victa est; haec diabolum ligavit et vicit.» S. BRUNO Astensis, Abbas Montis Casini et episcopus Signiensis (+ 1123), Sententiae, lib. 5, De laudibus B. M. V., cap. 2. ML 165-1023.

7 Spiegazione.

8 «Et nota quod Filius vocat matrem suam sororem et sponsam (Cant. IV, 9)... De eius fidelitate confidit valde sponsus, sicut dicitur Proverb. in fine (XXXI, 11): Confidit in ea cor viri sui, et spoliis non indigebit. Quia quoscumque suis orationibus, meritis et exemplis liberat a diabolo, apponit et assignat dominio sponsi sui.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 6, cap. 6, n. 3, inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugd., XX, p. 192, col. 1, ed. Paris., XXXVI, 338.

9 «Cum B. Virgo angelo... respondisset: Quomodo fiet istud...? occurrit angelus... dicens: Spiritus Sanctus superveniet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi, ut scilicet totus tota sua plenitudine in te illabatur, itaque in te confidat, id est confidenter et secure in te habitet, tibi sua dona omnia communicet, tibi seipsum omniaque sua credat et committat, imo Verbum cum tota deitate ceu suppositum, imo depositum divinum, in te confidenter collocet et deponat... Denique in ea confidit cor Spiritus Sancti, quia eam peccatorum advocatam constituit, per quam plurium eorum, qui a peccatis eius ope salvantur, spolia acquirit.» CORNELIUS A LAPIDE, In Prov. XXXI, 11.

10 «Exaltata est in gloria et gratia super omnes creaturas... ad defendendum, ut ibi, Quasi palma exaltata sum in Cades (Eccli. XXIV, 18).» S. Albertus Magnus, Biblia Mariana, Liber Ecclesiastici, n. 6. Opera, ed. Ludg., XX (in fine del volume), pag. 20, col. 1; ed. Paris. XXXVI, 405, col. 1.

11 «Dominatur in regno inferni... Merito competit ei etymologia huius nominis; secundum enim Catholicon et Papiam, Dominus vel Domina dicitur quasi domans manus, quia ipsa domat daemonum manus et potestates.» S. BERNARDINUS SENENSIS, De glorioso nomine Virginis Mariae sermo 3, art. 2, cap. 2: Opera, IV, Venetiis, 1745, pag. 80, col. 1; Venetiis, 1591, III, 89.

12 «Aiunt florescentibus vineis omne reptile venenatum cedere loco, nec ullatenus novorum ferre odorem florum.» S. BERNARDUS, In Cantica, sermo 60, n. 7, ML 183-1068. - Però qui S. Bernardo non parla della divozione a Maria, ma del fervore dei novizi e di quelli che fanno una vera conversione, come i primi Cristiani.

13 HUGO A S. CHARO, Card., O. P., Postilla super Ecclesiasticum, XXIV, 17. Opera, III, Venetiis, 1703, fol. 217, col. 4.

14 «Mystice: in periculis Christiani fugiant ad arcam, id est, ad Eucharistiam; item ad B. Virginem, quae Christum quasi manna in arca ventris sui continuit et peperit pro cibo et salute mundi.» CORNELIUS A LAPIDE, in I Reg., XIV, 18, Parisiis, 1862, III, 346, col. 2.

15 «Quia protegit, figurata est in figura arcae Mosaicae, de qua Numer. X in fine (v. 35) scriptum est: Quum elevaretur arca, dicebat Moyses: Surge, Domine, et dissipentur inimici tui, et fugiant qui odeerunt te a facie tua, ut mystice innuatur quod, quando elevata fuit Virgo gloriosa ad caelestia regna, daemonis potentia imminuta et dissipata est.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro festivitatibus B. V. M., Sermo 12, de Assumptione B. M. V., art. 1, cap. 3. Opera, Venetiis, 1745, IV, 120, col. 2; 1591, III, 127.

16 «O quam amara et timenda est haec Maria daemonibus!» CONRADUS SAXON, O. M., Speculum B. M. V., lectio 3, inter Opera S. Bonav., Lugduni, 1668, etc., VI, 432, col. 2.

17 «Aurora nostra nobis est contra daemones defensatrix, sicut signatum est in Iob (XXIV, 16, 17) ubi de homicida et de fure (v. 14) et de adultero (v. 15) dicitur: Perfodiunt in tenebris domos, sicut in die condixerant sibi et ignoraverunt lucem. Si subito apparuerit aurora, arbitrantur umbram mortis. Homicida diabolus, fur diabolus, adulter diabolus est... Heu... quanta nobis mala spiritus maligni faciunt! Perfodiunt namque in tenebris ignorantiae, in tenebris obscuritatis, interiores domos mentium nostrarum... Ad evadenda ergo tanta pericula, utinam nobis aurora appareat, utinam nobis Maria succurrat. Si enim subito apparuerit aurora, si cito nobis advenerit et supervenerit Mariae gratia et misericordia, arbitrantur umbram mortis, id est, sic timent... sic trepidant, sic fugiunt, sicut homines timent et fugiunt umbram mortis.» IDEM, id. op., lectio 11, pag. 447, col. 2.

18 S. BIRGITTAE Revelationes, Sermo angelicus de excellentia B. M. V., quem ipse Angelus dictavit B. Birgittae... et ipsa... devote conscripsit, cap. 20. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 550, col. 2.

19 CORNELIUS A LAPIDE, in Cant. II, 2, Parisiis, 1860, VII, pag. 552, col. 1: «Sicut liilum valet adversus serpentes et venena, sic B. Virginis invocatio singulare est remedium in omni tentatione vitiorum, et praesertim libidinis, uti experientia constat.» E aggiunge varie autorità sull'efficacia medicinale del giglio, e sul modo di servirsene.

20 «Quae non confundit, o Deipara, spem tuam habens, salvus ero; patrocinium tuum obtinens, o immaculatissima, non timebo; persequar inimicos meos et in fugam convertam, solam retinens veluti thoracem protectionem tuam, tuumque omnipotens auxilium.» COSMAS Hierosolymitanus, Hymni, hymnus VI, pro magna quinta feria, MG 98-482. - Parte di questo testo riferisce S. Alfonso, La Vera Sposa di Gesù Cristo, cap. 21, n. 3 (nostro vol. XV, pag. 311, nota 12) col nome del vero autore, Cosma di Gerusalemme. Questo Cosma, preso dai Saraceni, fu riscattato dal padre di S. Giovanni Damasceno, il quale lo fece educare col proprio figlio. «Vir omnino musicam harmoniam spirans,» dice il Suida. - La strofa qui riferita viene attribuita al Damasceno in una antica edizione delle sue Opere - Parisiis, 1577, cura Iacobi Billii, fol. 403 a tergo - nel Carmen in festum Annuntiationis B. Dei Genitricis.

21 «Tu, (Domine,) eam salutis effecisti portum. Eam tu murum inexpugnabilem, vallumque inconcussum fundasti. Tu arma, vi omni belli potentiora, trophaeumque invictum eam praestitisti.» IACOBUS MONACHUS (fine del secolo XI), Oratio in Nativitatem SS. Deiparae, n. 20. MG 127-598.

22 «De hac dicitur in Ps. (CIV, 39): Expandit nubem in protectionem eorum, id est, Israelitarum, et ignem ut luceret eis per noctem. Ecce duo officia ad quae data est nobis Maria, scilicet ut nos protegat a fervore solis iustitiae tamquam nubes,... et nos illuminet suis orationibus et exemplis tamquam ignis, quoniam ipsa est lux ostendens lucem (viam?) virtutum, et etiam nos protegat contra diabolum quasi igneus murus, et contra vitia et peccata.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 7, cap. 12 (verso la fine), inter Opera S. Alberti Magni, ed. Lugd., XX, 223, col. 2; ed. Parisiens., XXXVI.

23 CONRADUS SAXON, Speculum B. V. M., lectio 3, inter Opera S. Bonaventurae, ed. Lugd., 1668, etc. VI, 432, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

24 Adrianus LYRAEUS, S. I., Trisagion Marianum, lib. 3, tonus nonus, pag. 414, col. 1: «Et Bernardus: «Daemones non solum Virginem pertimescunt, sed audita hac voce Maria, omnes contremiscunt.» Il Lireo non dà alcuna indicazione del luogo donde abbia preso questo testo. S. Alfonso dice: «Super Missus». Ma né ivi né altrove s'incontrano le riferite parole presso S. Bernardo.

25 «Expavescunt caeli Reginam spiritus maligni, et diffugiunt, audito nomine sancto eius, velut ab igne... Tamquam tonitruum de caelo factum, sic prosternuntur ad sanctae Mariae vocabulum; et quo saepius illud profertur ac desiderabilius invocatur, eo citius et longius ipsi fugantur.» THOMAS A KEMPIS, O. S. A., Sermones ad novitios, pars 3, sermo 4. Opera, cura Sommalii, S. I., Coloniae Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, I, 84. - Editio nova, cura Pohle, sermo 23, VI, 221.

26 «Sul declinare della vita del nostro (Antonio), il demonio, che... altre volte erasi provato di impedirne il bene, lo colpì visibilmente nella sua cella... Gli si avventò contro furibondo, e... stava per soffocarlo... La devozione speciale (d'Antonio) era l'inno O gloriosa Domina (oggi O Gloriosa Virginum), a cui ricorse nel subito pericolo, e bastò a fugare il demonio. La cella fu ripiena all'istante di luce soprannaturale...» SCRINZI, S. Antonio di Padova e il suo tempo, cap. 18, Padova, 1895, pag. 318, 319.

27 «O nomen suavissimum! O qualis ea est re ipsa, cuius tam gratiosum nomen est! Numquam sane quamvis dulcis citharae sonus tam suaviter affecit aures, quantumlibet huic mundo dediti hominis, quam nostra afficit corda moerentia nomen sacratissimum intemeratae Virginis Mariae. Atque merito profecto in huius praecelsi honorem nominis, cuncti debebunt suas cervices flectere et curvare genua. O quoties infestas daemonum manus tu, pia Mater, a nobis profligasti et in fugam vertisti!» B. HENRICUS SUSO, Dialogus Sapientiae et ministri eius, cap. 16, Opera, Coloniae Agrippinae, 1588, pag. 96, 97. - DEL CASTIGLIO, Istoria generale di S. Domenico e del suo Ordine, Palermo, 1623, parte 2, lib. 2, cap. 18, p. 161, col. 2: «Stando (Enrico) in orazione nella sua cappella, vide la figura di un uomo... bruttissimo... con un arco in mano... Uscì subito il Santo dalla cappella per andare al Coro (a cantar Messa)... Il nemico scoccò... una saetta di fuoco, con che tirò al frate, e lo percosse nel petto con ferita sì grande, che l'abbatté in terra... Pose il maligno altra saetta nell'arco. Ma le forze e l'animo e l'arco e lo strale si perderono al traditore col solo nome della Vergine Maria, a cui si raccomandò il Santo, dicendo: Nos cum prole pia benedicat Virgo Maria.»

28 «Anni circiter elapsi sunt octo, ut scribit noster Franciscus Cardim (+ 1659) in Annalibus Iaponicis (la dedica dell'op. de Van Lyere è del 1647: la lettera del Cardim, non sappiamo di che anno fosse), ubi de ingressu nostrorum in Insulam Hainam sermonem instituit, cum illic vivere desiit, in aedibus cuiusdam Antonii Neophyti, femina gentilis, a cuius morte domus tota, sub noctem proxime sequentem, clamore fremituque bellico horrendum in modum resonare audita fuit.» Il neofito cerca un rifugio nel suo oratorio, ed ivi si raccomanda fervidamente. Uscito dall'oratorio, vede la casa ripiena di fiere e di bestie orribili, le quali con voce umana e terribile, gli gridano: «Quidquid agas frustra est, huc ad devorandum te venimus.» Vedendo il buon neofito che, pur continuando ad urlare, non venivano all'atto, riprese animo, e disse: «Cum nulla alia mihi ad manum arma sint, quibus terrorem vobis iniiciam, praeter dulcissima nomina Iesu mei, Matrisque meae Mariae, his ego armatus ad vos venio: si quid contra valetis, eccum me.» «Vix ea protulerat, cum ecce terra abcedere, et hiatu non modico aperiri, omniaque illa spectra, fiammarum ignibus obvoluta, eodem absorberi.» Adrianus LYRAEUS, S. I., Trisagion Marianum, lib. 3, tonus 8, pag. 409, col. 2.

29 «Saepe quippe vidimus et audivimus plurimos hominum in suis periculis recordari nominis istius bonae Mariae, et omnis periculi malum illico evasisse.» Inter Opera S. Anselmi, EADMERUS, Monachus Cantuariensis, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap. 6. ML 159-570.

30 Inter Opera S. Bonaventurae, Lugd., 1668, etc., VI, 487, col. 1, Psalterium B. M. V. Ps. 110: «Gloriosum et admirabile est nomen tuum; qui illud retinent, non expavescent in punco mortis.» - Op. S. Bon., VI, 447, col. 2, CONRADUS SAXON, Speculum B. M. V., lectio 11: «Si cito nobis advenerit et supervenerit Mariae gratia et misericordia... sic timent (daemones), sic trepidant, sic fugiunt, sicut homines timent et fugiunt umbram mortis.»

31 CONRADUS SAXON, Speculum B. M. V., lectio 11, pag. 447, col. 2: «Propter hoc bene beatus Bernardus ait: «Non sic timent hostes visibiles quamlibet castrorum multitudinem copiosam, sicut aëreae potestates Mariae vocabulum et exemplum.» - Id. op., lectio 3, pag. 432, col. 2: «Unde beatus Bernardus: «Non sic timent hostes visibiles quasi castrorum multitudinem copiosam, sicut aëreae potestates Mariae vocabulum, patrocinium et exemplum.» Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., etc., VI.

32 «Tu nequissimi hostis adversus servos tuos invasiones, sola tui nominis invocatione sanctissima depellens ac fugans, tutos atque incolumes reddis.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In Encaenia ss. aedis, in fascias Domini, in zonam SS. Deiparae, MG 98-382.

33 Coppenstein, O. P., B. F. ALANI REDIVIVI RUPENSIS O. P., Tractatus mirabilis de ortu atque progressu Psalterii Christi et Mariae eiusque Confraternitatis, Venetiis, 1665, pars 4, cap. 30, p. 331. Forum Cornelii, 1847, pars 4, cap. 7, pag. 218.

34 «Daemones, audito nomine meo, statim relinquunt animam quasi territi; sed iterum advolant... nisi aliqua emendatio subsequatur. Nullus etiam tam frigidus ab amore Dei est...si invocaverit hoc nomen, hac intentione ut numquam reverti velit ad opus solitum, quod non discedat ab eo statim diabolus, et numquam amplius revertitur ad eum, nisi resumpserit voluntatem peccandi mortaliter. Tamen quandoque permittitur ei turbare eum, propter maiorem remunerationem, sed non possidere.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 1, cap. 9 (in fine), pag. 11, 12.

35 AURIEMMA, S. I., Affetti scambievoli, parte 2, cap. 8, Bologna, 1681, pag. 135 («racconto riferito dal nostro Padre Matteo Radero, nella sua Baviera santa»). - LUDEWIG, Chronicon Reicherspergense, ad annum 1166.




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