- Parte prima
- CAPITOLO V. - Ad te suspiramus gementes et flentes in hac lacrimarum valle.
- § 2. - Seguita la stessa materia.
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§ 2. - Seguita la stessa materia.
Dice S. Bernardo che
conforme un uomo ed una donna han cooperato alla nostra ruina, così fu
conveniente che un altro uomo ed un'altra donna cooperassero alla nostra
riparazione; e questi furono Gesù e la sua Madre Maria. Non ha dubbio, dice il
santo, che Gesù Cristo egli solo fu sufficientissimo per redimerci, ma congruum magis fuit, ut adesset nostrae
reparationi sexus uterque, quorum corruptioni neuter defuisset (Serm. in Sign. magn.).1 Onde dal B.
Alberto Magno vien chiamata Maria Adiutrix
Redemptionis, la cooperatrice della Redenzione.2 Ed ella stessa
rivelò a S. Brigida (Lib. 5, c. 35) che siccome Adamo ed Eva per un pomo
venderono il mondo, così ella col Figlio con un cuore riscattarono il mondo: Adam et Heva vendiderunt mundum pro uno
pomo; Filius meus et ego redemimus mundum uno corde.3 Ha ben potuto
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Dio, conferma S. Anselmo, creare il mondo dal niente; ma essendosi
perduto il mondo per la colpa, non ha voluto Dio ripararlo senza la
cooperazione di Maria: Qui potuit omnia
de nihilo facere, noluit ea violata sine Maria reficere (S. Ans., in Alloq.
cael., num. 27).4
In tre modi, spiega il P. Suarez, ha cooperato la
divina Madre alla nostra salute: prima con aver ella meritato con merito di
congruo l'Incarnazione del Verbo. Secondo con essersi molto impiegata a pregare
per noi, mentre vivea su questa terra. Terzo con aver ella sagrificata
volentieri a Dio la vita del Figlio per la nostra salute.5 E perciò ha
stabilito giustamente il Signore, che avendo Maria cooperato con tanto amore
verso degli uomini e con tanta gloria divina alla salvazione di tutti, tutti
poi per mezzo della sua intercessione ottengano la salute.
Maria si chiama la cooperatrice della nostra
giustificazione, perché a lei ha commesse Dio tutte le grazie da dispensarsi a
noi: Auxiliatrix nostrae iustificationis,
quia Deus omnes gratias faciendas Mariae commisit.6 Dal che poi
afferma S. Bernardo che tutti gli uomini passati, presenti e futuri debbano
riguardare Maria come il mezzo e 'l negozio della salute di tutti i secoli: Ad illam sicut ad medium, sicut ad negotium
omnium saeculorum respiciant, et qui praecesserunt, et nos qui sumus, et qui
sequentur (Serm. 2, in Pentec.).7
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Disse Gesù Cristo che niuno poteva ritrovarlo se
prima l'Eterno suo Padre non l'avesse tirato colla sua divina grazia: Nemo venit ad me, nisi Pater meus traxerit
eum.8 Così ancora, secondo Riccardo, dice Gesù della sua Madre: Nema venit ad me, nisi mater mea suis
precibus traxerit eum (Sup Cant., c. 1, v. 3):9 Niuno a me viene,
se la madre mia non l'abbia tirato prima colle sue preghiere. - Gesù fu frutto
di Maria, come le disse S. Elisabetta: Benedicta
tu inter mulieres et benedictus fructus ventris tui (Luc. I, 42). Chi vuol
dunque il frutto, dee andare all'albero. Chi vuole dunque Gesù, dee andar a
Maria, e chi trova Maria, trova ancora certamente Gesù. S. Elisabetta allorché
vide la SS. Vergine venuta a visitarla in sua casa, non sapendo come
ringraziarla, tutta umiltà esclamò: Et
unde hoc mihi, ut veniat mater Domini mei ad me? (Luc. I, 43): E dove io
meritava che la Madre del mio Dio venisse a ritrovarmi? Ma come? si dimanda:
Non sapeva già S. Elisabetta che non solo Maria, ma anche Gesù era venuto in
sua casa? e perché poi si chiama indegna di ricever la Madre e non più presto
di vedere il Figlio venuto a ritrovarla? Eh che ben intendeva la santa che
quando viene Maria, porta ancora Gesù; e perciò le bastò di ringraziar la Madre
senza nominar il Figlio.
Facta est quasi navis institoris de longe portans panem suum (Prov.
XXXI, 14).
Maria fu già questa felice nave, che dal cielo a noi portò Gesù Cristo, pane
vivo, che venne dal cielo per dare a noi la vita eterna, com'egli disse: Ego sum panis vivus, qui de caelo descendi;
si quis manducaverit ex hoc pane, vivet in aeternum (Io. VI, 51, [52]).
Onde poi dice
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Riccardo di S. Lorenzo (De laud. Virg.) che nel mare di
questo mondo si perderanno tutti coloro, che non si troveranno ricevuti in
questa nave, cioè non protetti da Maria: In
mare mundi submergentur omnes illi quos non suscipit navis ista. Ideo, soggiunge,
quoties videmus insurgentes fluctus huius
maris, clamare debemus ad Mariam: Domina, salva nos, perimus:10
Sempreché ci vediamo nel pericolo di perderci per le tentazioni o passioni
della presente vita, dobbiamo ricorrere a Maria gridando: Presto, Signora,
aiutaci, salvaci, se non ci vuoi veder perduti. - E notisi qui di passaggio che
'l suddetto autore non fa scrupolo di poter dire a Maria: Salva nos, perimus, come fa difficoltà l'autor più volte mentovato
nel paragrafo scorso, il quale proibisce il poter dire alla Vergine che ci
salvi, mentre dice che il salvarci spetta solo a Dio.11 Ma se un
condannato alla morte ben può dire ad alcun favorito del re che lo salvi con
interporsi appresso del principe per ottenergli la vita; perché non possiamo
noi dire alla Madre di Dio che ci salvi con impetrarci la grazia della vita
eterna? S. Giovan Damasceno (Or. Paracl.) non facea difficoltà di dire alla
Vergine: Regina immaculata et pura, salva
me, libera me ab aeterna damnatione.12 S. Bonaventura chiamava
Maria:
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O salus te
invocantium.13 La santa Chiesa approva l'invocarla Salus infirmorum. E noi faremo scrupolo
di poterle dire che ci salvi? Quandochè Nemini
nisi per eam patet aditus ad salutem, come dice un autore (Paciucch., de B.
Virg.).14 E prima lo disse S. Germano: Nemo qui salvus fiat nisi per te, parlando di Maria (In Serm. de
Zona Virg.).15
Ma vediamo che altro dicono i santi della necessità
che abbiamo dell'intercessione della divina Madre. Diceva il glorioso S. Gaetano
che noi possiamo cercar le grazie, ma non potremo mai ottenerle senza
l'intercessione di Maria.16 E lo confermava S. Antonino dicendo con
bella espressione: Qui petit sine ipsa,
sine alis tentat volare (P. 3, tit. 15, c. 22, §. 9):17 Chi domanda
e vuole ottener le grazie senza l'intercessione di Maria, diceva il santo che
pretende senza ali di volare; poiché siccome Faraone disse a Giuseppe: Terra Aegypti in manu tua est;18
e siccome tutti coloro che a lui ricorrevano per soccorso egli li mandava a
Giuseppe: Ite ad Ioseph;19
così Dio, quando noi gli cerchiamo le grazie, ci manda a Maria: Ite ad Mariam. Poich'egli ha decretato,
dice S. Bernardo, di non concedere alcuna grazia se non per mano di Maria: Decrevit nihil dare nisi per Mariam (Serm.
de Nat. Virg.).20 Onde dice Riccardo
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di S. Lorenzo: Salus nostra in manu Mariae est, ut ei
dicere multo melius valeamus nos Christiani, quam Aegyptii dixerunt Ioseph:
Salus nostra in manu illius est (Lib. 2, de laud. Virg., c. 1).21
Lo stesso dice il V. Idiota: Salus nostra
in manu illius est (In Praef. Cont. V.).22 Lo stesso asserisce ma
con più forza Cassiano: Tota salus mundi
consistit in multitudine favoris Mariae.23 Dice questi assolutamente
che la salute di tutti consiste nell'esser favoriti e protetti da Maria. Chi è
protetto da Maria, si salva; chi non è protetto, si perde. S. Bernardino da
Siena le dice: Tu dispensatrix omnium
gratiarum: salus nostra in manu tua est (Serm. 1, de Nat. B.V.):24
Signora, giacché voi siete la dispensatrice di tutte le grazie, e la grazia
della salute solo per mano vostra ci ha da venire, dunque la nostra salute da
voi dipende.
Perciò ebbe ragion di dire Riccardo che conforme una
pietra cade subito che vien tolta la terra che la sostiene, così un'anima,
tolto l'aiuto di Maria, caderà prima nel peccato e poi nell'inferno: Sicut lapis, subtracta terra, delabitur in
profundum, ita, subtracto Mariae adiutorio, homo delabitur in peccatum et inde
in infernum (L. 8, de laud. Virg., c. 11).25
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Aggiunge S.
Bonaventura che Dio non ci salverà senza l'intercessione di Maria: Ipse sine ea non salvabite.26 E
siegue a dire che come un bambino, mancando la nutrice che lo sostenti, non può
vivere; così ciascuno, mancando Maria di proteggerlo, non può salvarsi: Quemadmodum infans sine nutrice non potest
vivere; ita sine Domina nostra non potes habere salutem (S. Bon., in Cant.
B.V. pro sabb.). Onde esorta: Sitiat ergo
anima tua ad ipsam: tene nec dimitte, donec benedixerit tibi: Procura che
l'anima tua abbia sete della divozione di Maria, conservala sempre e non
lasciarla, finché non giungi a ricevere in cielo la sua materna benedizione. E
chi mai, dice S. Germano, conoscerebbe Dio, se non fosse per voi, o Maria SS.?
Chi si salverebbe? Chi sarebbe libero da' pericoli? Chi riceverebbe alcuna
grazia, se non fosse per voi, o Genitrice di Dio, o Vergine Madre, o piena di
grazia? Ecco le sue belle parole: Nemo
est, o Sanctissima qui ad Dei notitiam venit, nisi per te: nemo qui salvus
fiet, nisi per te, Dei parens: nemo liber a periculis, nisi per te, Virgo
mater: nemo donum Dei suscipit, nisi per te, gratia plena (Serm. de zona
V.).27 Ed in altro luogo (Or. de dorm. Deip.) le dice: Nisi enim tu iter aperires, nemo spiritualis
evaderet:28 Se voi non gli apriste la via, niuno sarebbe libero da'
morsi della carne e del peccato.
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Conforme noi non abbiamo l'accesso all'Eterno Padre,
se non per mezzo di Gesù Cristo; così, dice S. Bernardo, noi non abbiamo
l'accesso a Gesù Cristo, se non per mezzo di Maria: Per te accessum habemus ad Filium, o inventrix gratiae, mater salutis,
ut per te nos suscipiat, qui per te datus est nobis.29 Ed ecco la
bella ragione, per cui dice S. Bernardo aver determinato il Signore che tutti
ci salviamo per intercessione di Maria: acciocché per mezzo di Maria ci riceva
quel Salvatore, che per mezzo di Maria è stato a noi donato; e perciò la chiama
il santo la madre della grazia e della nostra salute. Dunque, ripiglia San
Germano, che sarà di noi? quale speranza ci rimarrà di salvarci, se ci
abbandonate, o Maria, voi che siete la vita de' Cristiani? Si nos deserueris, quid erit de nobis, o vita Christianorum? (Serm.
de zona Virg.).30
Ma replica l'autore moderno di sopra mentovato: Se
tutte le grazie passano per Maria, dunque implorando noi l'intercessione de'
santi, essi han da ricorrere alla mediazione di Maria per ottenerci le grazie?
Ma ciò, dice, niuno lo crede e niuno mai l'ha sognato.31 - In quanto al
crederlo, rispondo che in ciò non vi può essere alcun errore o inconveniente.
Quale inconveniente sarà mai il dire che Dio per onorar la sua Madre, avendola
costituita regina de' santi, e volendo che tutte le grazie si dispensino per le
sue mani, voglia ancora che i santi a lei ricorrano per ottenere le grazie a'
loro divoti? In quanto poi al dire che ciò niuno mai lo ha sognato, io trovo
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che l'hanno asserito espressamente S. Bernardo,32 S.
Anselmo,33 S. Bonaventura,34 e con essi il P. Suarez (Tom. 2,
in 3 p., D. 23, sect. 3),35 ed altri. Frustra, dice S. Bernardo, alios
sanctos oraret, quem ista non adiuvaret:36 Indarno alcuno pregherebbe
gli altri santi di alcuna grazia che cerca, se Maria non s'interponesse
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ad ottenergliela. Così anche spiega a tal proposito un autore quel
passo di Davide: Vultum tuum
deprecabuntur omnes divites plebis (Ps. XLIV, [13]).37 I ricchi di
quel gran popolo di Dio, sono i santi, i quali allorché vogliono impetrare
qualche grazia ad alcun loro divoto, tutti si raccomandano a Maria che ce
l'ottenga. Ond'è che giustamente, dice il P. Suarez, noi preghiamo i santi ad
esser nostri intercessori appresso di Maria, come lor signora e regina: Inter sanctos non solemus uti uno tamquam
intercessore ad alium, cum omnes sint eiusdem ordinis. Ad Virginem autem tamquam ad
dominam ac reginam alii sancti adhibentur intercessores.38
E ciò appunto è quel che prometté S. Benedetto a S.
Francesca Romana, come si legge appresso il P. Marchese (Nel Diario di Maria,
alli 21 di marzo). Le apparve un giorno il detto santo, e prendendo la di lei
protezione, le prometté di esserle avvocato appresso la divina Madre.39
Soggiunge in conferma di ciò S. Anselmo, parlando colla Vergine: Quod possunt omnes isti tecum, tu sola potes
sine illis omnibus (Or. 45, ad S. Virg. Mar.): Signora, quello che possono
ottenere le intercessioni di tutti questi santi uniti con voi, ben può
ottenerlo la sola vostra intercessione senza il loro aiuto. Quare hoc potes? seguita a dire il
santo: Ma perché voi sola avete tanta potenza? Perché voi sola siete la Madre
del comun nostro Salvatore, voi la sposa di Dio, voi la regina universale del
cielo e della terra: Quia mater es
Salvatoris nostri, sponsa Dei, regina caeli et terrae. Se voi non parlate
per noi, niun santo pregherà per noi e ci aiuterà: Te tacente, nullus iuvabit, nullus orabit. Ma se voi vi moverete
per noi a pregare: Te Domina orante,
omnes iuvabunt et orabunt (S. Ans., lib. or., Exc. V., ap. Pac., exc. 20,
in Sal. Ang., n. 7):40 tutti i santi s'impegneranno anche
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a
supplicarlo per noi ed a soccorrerci. Sicché dice il P. Segneri - nel suo
libro, Divoto di Maria, - applicando
colla santa Chiesa a Maria quelle parole della Sapienza: Gyrum caeli circuivi sola (Eccli. XXIV, 8), che siccome la prima
sfera col suo moto fa che tutte l'altre sfere si muovano; così quando Maria si
muove a pregare per un'anima, fa che tutto il paradiso si faccia ancora a
pregare con essa.41 Anzi dice S. Bonaventura che allora comanda, come
regina ch'ella è, a tutti gli angeli e santi che l'accompagnino ed uniscano
insieme colla sua anche tutte le loro preghiere: Quando Virgo sanctissima procedit ad Deum pro nobis deprecandum,
imperat angelis et sanctis, ut eam comitentur, et simul cum ipsa Altissimum pro
nobis exorent (S. Bon., in Spec. V., cap. 3).42
E così finalmente s'intende la ragione, per cui la
santa Chiesa c'impone d'invocare e salutare la divina Madre col gran nome di
nostra speranza: Spes nostra, salve. -
L'empio Lutero diceva di non potere soffrire che la Chiesa Romana chiamasse
Maria, una creatura, la speranza nostra: Ferre
nequeo, esclamava, ut Maria dicatur
spes et vita mea (In Post. Mai. Ev. in Nat. Mar.).43 Poich'egli
diceva che solo Dio e Gesù Cristo, come
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nostro mediatore, sono la
speranza nostra, ma che Dio maledice all'incontro chi mette la sua speranza
nella creatura, secondo dice in Geremia: Maledictus
homo qui confidit in homine (Ier. XVII, 5). Ma la Chiesa c'insegna ad
invocare da per tutto Maria, ed a chiamarla nostra speranza, Spes nostra, salve.
Chi ripone la sua speranza
nella creatura indipendentemente da Dio, questi certamente vien maledetto da
Dio, poiché Dio è l'unico fonte e 'l dispensatore d'ogni bene; e la creatura
senza Dio non ha niente né può dar niente. Ma se il Signore ha disposto,
secondo abbiam provato, che tutte le grazie passino per Maria, come per un
canale di misericordia, perciò possiamo, anzi dobbiamo asserire che Maria sia
la nostra speranza, per mezzo di cui riceviamo le divine grazie. - E perciò S.
Bernardo la chiamava tutta la ragione della sua speranza: Filioli, haec maxima mea fiducia, haec tota ratio spei meae (Or.
pan. ad B.V.).44 Lo stesso asseriva S. Gio. Damasceno, allorché
parlando colla B. Vergine le diceva: In
te spem meam collocavi ex animo, et intentis oculis abs te pendeo (Ap. Auriem.,
to. 1, c. 7):45 Signora, in voi io ho posta
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tutta la mia
speranza, ed attentamente da voi attendo la mia salute. S. Tommaso dice nell'Opusc. VIII che Maria è tutta la
speranza della nostra salute: Omnis spes
vitae.46 S. Efrem (De laud. Virg.) si protesta: Nobis non est alia quam a te fiducia, o
Virgo sincerissima. Sub alis tuae pietatis protege et custodi nos:47
Vergine SS., le dice, accoglieteci sotto la vostra protezione, se volete
vederci salvi; giacché non abbiamo altra speranza di salvarci che per vostro
mezzo.
Concludiamo dunque con S. Bernardo: Totis medullis cordium hanc Mariam
veneremur, quia sic est voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam (Serm.
de Nat. B.V.):48 Procuriamo di venerare con tutti gli affetti del cuore
questa divina Madre Maria, poiché questa è la volontà di quel Signore, il quale
ha voluto che tutto il bene per mano di lei noi lo riceviamo. E perciò ci
esorta il santo che sempreché desideriamo e domandiamo alcuna grazia, cerchiamo
di raccomandarci a Maria e confidiamo per mezzo suo di ottenerla: Quaeramus gratiam, et per Mariam quaeramus (Serm.
de aquaed.).49 Poiché, dice il santo, se tu non meriti da Dio quella
grazia che cerchi, ben meriterà di ottenerla Maria, che la chiederà
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a
tuo favore: Quia indignus eras, cui
donaretur, datum est Mariae, ut per illam acciperes quidquid haberes (Serm.
3, in Vig. Nat.).50 Quindi avverte a ciascuno lo stesso S. Bernardo che
per tutto ciò che noi offeriamo a Dio, o d'opere o di preghiere, procuriamo
tutto di raccomandarlo a Maria, se vogliamo che 'l Signore l'accetti: Quidquid Deo offerre potes, Mariae
commendare memento, si non vis sustinere repulsam (Serm. de
aquaed.).51
Esempio.
È famosa la storia di
Teofilo scritta da Eutichiano, patriarca di Costantinopoli, che fu testimonio
oculare del fatto che qui si narra, e vien confermata da S. Pier Damiano, da S.
Bernardo, S. Bonaventura, S. Antonino e da altri appresso il P. Crasset (Div.
alla B.V., tom. 1, tr. 1, qu. 10).52
Era questi arcidiacono della chiesa di Adana città
in Cilicia; ed era in tanta stima, che 'l popolo lo volea per suo vescovo, ma
egli per la sua umiltà lo ricusò. Ma avendolo poi alcuni malevoli accusato, ed
essendo stato deposto dalla sua carica, ne concepì tanto dolore, che, accecato
dalla passione, andò a ritrovare un mago ebreo, che lo fe' abboccare con
Satanasso, acciocché lo aiutasse in quella sua disgrazia. Il demonio rispose
che se voleva il suo aiuto rinunziasse Gesù e Maria sua Madre, e gliene
consegnasse l'atto della rinunzia scritto di propria mano; e Teofilo già fece
l'esecranda scrittura.
Nel giorno seguente il vescovo, avendo conosciuto il
torto fattogli, gli cercò perdono e lo restituì nella sua carica. Allora
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Teofilo, sentendosi lacerare da' rimorsi di coscienza per l'enorme
peccato fatto, non facev'altro che piangere. Che fa? Se ne va in una chiesa, ed
ivi a' piedi d'un'immagine di Maria si butta piangendo, e dice: O Madre di Dio,
io non mi voglio disperare, avendo voi che siete così pietosa, e mi potete
aiutare. Stette così piangendo e pregando per quaranta giorni la S. Vergine.
Ecco la Madre di misericordia gli apparisce una
notte e gli dice: Oh Teofilo, che
hai fatto? hai rinunziata l'amicizia mia e del mio Figlio; ed a chi? al tuo e
mio nemico. Signora, rispose Teofilo, voi ci avete da pensare a perdonarmi, ed
a farmi perdonare dal vostro Figlio. Allora Maria, vedendo quella sua
confidenza: Sta allegramente, gli disse, che voglio pregare Dio per te. Teofilo
da ciò animato accrebbe le sue lagrime, le penitenze e le preghiere, non
partendosi d'innanzi a quell'immagine. Ed ecco di nuovo gli comparve Maria, ed
allegra in volto gli disse: Teofilo, allegramente, ho presentate le tue lagrime
ed orazioni a Dio, ed egli le ha ricevute e già ti ha perdonato. Ma d'oggi in
poi siigli grato e fedele. Signora, replica Teofilo, ciò neppure mi basta per
farmi appieno consolato; il nemico tiene ancora in sua mano quell'empia
scrittura in cui rinunziai allora voi e 'l vostro Figlio; voi potete farmela
restituire. Ecco dopo tre giorni si sveglia in una notte Teofilo, e si trova
sul petto lo scritto.
Nel giorno seguente, mentre il
vescovo stava in chiesa alla presenza d'un gran popolo, andò Teofilo a gittarsi
a' suoi piedi, gli narrò tutto il fatto piangendo dirottamente, e gli consegnò
l'infame scrittura, che il vescovo fe' subito allora bruciare avanti tutta
quella gente, che non faceva altro che piangere per allegrezza, esaltando la
bontà di Dio e la misericordia di Maria usata con quel misero peccatore; il
quale ritornando alla chiesa della Vergine, ivi fra tre giorni se ne morì tutto
contento, ringraziando Gesù e la sua santa Madre.
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Preghiera.
O Regina e Madre di misericordia, che dispensate le
grazie a tutti coloro che a voi ricorrono, con tanta liberalità perché siete
regina, e con tanto amore perché siete nostra amantissima madre. A voi oggi mi
raccomando io così povero di meriti e di virtù, e così carico di debiti colla
divina giustizia. O Maria, voi tenete la chiave di tutte le divine
misericordie; non vi scordate delle miserie mie, e non mi lasciate in tanta mia
povertà. Voi siete così liberale con tutti, solita a dare più di quello che vi
si domanda, siate ancora la stessa con me. Signora, proteggetemi, e questo è
tutto ciò che vi domando. Se voi mi proteggete, io non temo di niente. Non temo
de' demoni, perché voi siete più potente di tutto l'inferno. Non de' peccati
miei, perché voi potete impetrarmene un perdono generale, con una parola che
diciate a Dio. Non temo neppure, se ho il vostro favore, di Dio sdegnato,
perché ad una vostra preghiera egli subito si placa. In somma, se voi mi
proteggete, io spero tutto, perché voi potete tutto.
O madre di misericordia, io so che voi trovate
piacere e vi gloriate di aiutare i più miserabili, che, non trovandoli ostinati,
voi li potete aiutare. Io son peccatore, ma non son ostinato; voglio mutar
vita. Potete dunque aiutarmi: aiutatemi e salvatemi. Ogg'io mi pongo tutto
nelle vostre mani. Ditemi che ho da fare per dar gusto a Dio, ch'io lo voglio
fare; e spero di farlo coll'aiuto vostro, o Maria, Maria, madre, luce,
consolazione, rifugio e speranza mia. Amen, amen,
amen.
1 «Vehementer quidem nobis, dilectissimi, vir unus et mulier
una nocuere: sed, gratias Deo, per unum nihilominus virum et mulierem unam
omnia restaurantur; nec sine magno fenore gratiarum... Sic nimirum
prudentissimus et clementissimus artifex, quod quassatum fuerat non confregit,
sed utilius omnino refecit, ut videlicet nobis novum formaret Adam ex veteri,
et Evam transfunderet in Mariam. Et quidem
sufficere poterat Christus;... sed nobis bonum non erat esse hominem solum.
Congruum magis, ut adesset nosrae reparationi sexus uterque, quorum corruptioni
neuter defuisset.» S. BERNARDUS, Sermo de
duodecim praerogtivis B. V. M., ex verbis Apoc. XII, 1: Signum
magnum..., n. 1. ML 183-429.
2 «Tempore vero
Passionis... Mater misericordiae Patri misericordiarum in operatione summae
misericordae affuit, et... adiutrix facta est redemptionis.» S. ALBERTUS MAGNUS, Super Missus, qu. 29, § 3. Opera, tom. 20, Lugduni, 1651, pag. 31, col. 2; Parisiis, tom.
37, pag. 62, col. 2.
3
«Maria loquebatur: «... Ipse (Filius) erat mihi quasi cor meum... Dolor
eius erat dolor meus, quia cor eius erat cor meum. Sicut enim Adam et Eva
vendiderunt mundum pro uno pomo, sic Filius meus et ego redemimus mundum quasi
cum uno corde.» S. BIRGITTAE Revelationes,
lib. 1, cap. 35. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 43, col. 1.
4 S. ANSELMUS, Oratio 52 (al. 51). ML 158-956. - Le Orationes di S. Anselmo vengono anche
chiamate Alloquia caelestia. Cf. Raynaudus, XI,
p. 81, col. 2.
5 «B. Virgo tribus
modis ad salutem nostram operata (est.) Primo merendo de congruo Incarnationem.
Secundo orando, et petendo, et, quamdiu fuit in vita, de congruo merendo nobis
salutem. Tertio concipiendo Christum nostrae salutis auctorem.» SUAREZ, De
Incarnatione, pars 2, disputatio 23, sectio 1. Opera, Venetiis, 1746, pag. 174, col. 1. - «Addunt etiam interdum
Patres, eo tempore (nempe Passionis Christi) exercuisse Virginem actum summae
obedientiae, et caritatis erga homines, voluntarie offerendo Filium pro illis
«quo actu, ait Bonaventura in d. 48, q. ult., et Deum et homines sibi maxime
devinxisse.» Id. op., 4,
sectio 3, pag. 32, col. 2.
6
«Ipsa est auxiliatrix nostrae iustificationis... Deus enim de ea confidens
omnes gratias faciendas sibi commisit, et ipsa officium suum diligenter facit
et abundanter gratias distribuit.» BERNARDINUS DE BUSTO (Bustis), Mariale, pars 3, Sermo 1, De nominatione Mariae, § «Sexto, ipsa
est mediatrix communicationis...» Opera,
III, Brixiae, 1588: pag. 205, col. 1; pag. 206, col. 2.
7 «Ad illam enim,
sicut ad medium,sicut ad arcam Dei, sicut ad rerum causam, sicut ad negotium
saeculorum, respiciunt et qui in caelo habitant, et qui in inferno, et qui nos
praecesserunt, et nos qui sumus, et qui sequentur, et nati natorum, et qui
nascentur ab illis. Illi qui sunt in caelo, ut resarciantur; et qui in inferno
(parla cioè S. Bernardo del tempo in cui Gesù stava nel seno di Maria:
l'inferno dunque è il Limbo dei Patriarchi e «qui sunt in caelo» sono i soli
angeli) ut eripiantur; qui praecesserunt, ut prophetae fideles inveniantur; qui
sequuntur, ut glorificentur.» S. BERNARDUS, In
festo Pentecostes, sermo 2, n. 4. ML 183-328.
8 Nemo potest venire ad me, nisi Pater, qui
misit me, traxerit eum. Io. VI, 44.
9 «Ideo trahi petit
a Maria fidelis anima, quia, sicut dicit Filius de Patre (Io. XIV, 6): Nemo venit ad Patrem nisi per me, sic
quodammodo dicere videtur de Matre: Nemo potest venire ad me, nisi Mater mea
suis precibus traxerit eum.» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
12, cap. 2, n. 12. Inter Opera
S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, pag. 352, col. 1; Parisiis, XXXVI, p. 643,
col. 2.
10 «Ipsa etiam beata
Maria nostra est susceptio: nam in mari mundi submerguntur omnes illi quos non
suscepit navis ista, et quos non sublevat a naufragio peccatorum. Unde Sap.
XIV, 5: Transeuntes mare, id est,
mundum, per ratem, id est, per
Mariam, liberati sunt... Ideo,
quoties videmus insurgentes super nos fluctus eius maris, clamare debemus ad
Mariam:... Domina, salva nos, perimus (Matth.
VIII, 25).» RICHARDUS A S.
LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
11, cap. 8, n. 1. Inter Op. S. Alb.
Magni, Lugduni, 1651, XX, 316, col. 1; Paris., XXXVI, 579.
11 «Convien
ricordarsi che Maria non è Dio, come già ci avvertì Santo Epifanio, e dopo di
lui Teodoreto. Dobbiam venerarla qual'Avvocata nostra, e non già farci a
credere che a Lei appartenga il perdonarci i peccati, il salvarci.» Lod. Ant. MURATORI, Della regolata divozione dei Cristiani, cap. 22. Opere, VI, 199: Arezzo, 1768.
12 «Ore, lingua et
corde confiteor te, o puella, castam Matrem Dei nostri; at tu mediatione tua ab
aeternae damnationis sententia libera me.» (Non già S. Gio. Damasceno, ma) S. IOSEPHUS HYMNOGRAPHUS (+ 883), Theotocia (invocationes ad Deiparam) ex Paracletica Graecorum (libro
ecclesiastico in usu per integrum annum), ex canone Sabbati ad Matutinum. MG
105-1315. - «Serva me ab igne gehennae et ab aeterna damnatione, Immaculata.»
IDEM, Theotocia (alia), ex canone
feriae V, hebd. V (post Pascha). MG 105-1399. - «Libera nos a supplicio ac
damnatione aeterna... o pura Dei Genitrix.» IDEM, id. op., ex canone feriae II, hebd. VI (post Pascha). - Nei suoi
inni, questo Santo, principalissimo tra gli innografi greci, chiama
espressamente Maria SS. «nostra salvezza» almeno trenta volte, e più volte
ancora in termini equivalenti. - Però, lo stesso S. GIO. DAMASCENO scrisse (Homilia in Annunt. B. V. M., MG 96-659):
«Ave, gratia plena, quoniam refugium facta es nobis, et pro nobis...
interpellatricem agis apud Filium... Ave, gratia plena, ave, omnium simul finium
terrae communis salus.»
13
«Tu salus te invocantium.» Psalterium
(maius) B. M. V., Hymnus ad instar
Ambrosiani. Inter Opera S.
Bonaventurae, ed. Rom., etc., VI, 492 (paginazione erronea, 480).
14
PACIUCHELLI, O. P., Excitationes
dormitantis animae, in Ps. 86, Excitatio 1, n. 15, pag. 6, col.
2.
15 «Nullus enim,
nisi per te, o sanctissima, salutem consequitur. Nullus, nisi per te, o
immaculatissima, qui a malis liberetur. Nullus, nisi per te, o castissima, cui
donum indulgeatur.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In Encaenia aedis SS. Deiparae, in fascias Domini et in zonam Deiparae.
MG 98-379.
16
«Dicere solitum accepimus, orare quidem divinum Numen mortales posse; at nisi
Maria interprete, exoraturos plane numquam.» SILOS, Historiae Clericorum Regularium, pars prior, lib. 7, an. 1547.
Romae, 1560, pag. 277. - Fr. DUMORTIER, C. SS. R., Vie, 1882, liv. 4, ch. 6, p. 273, 274.
17
«Hanc (nempe misericordiam) nedum magnam sed et maximam fecit in Virgine pia,
ut merito nominetur mater misericordiae et regina eius. Unde
in antiphona: Salve regina, mater
misericordiae. Hanc qui petit, sine ipsa
duce, sine pennis seu alis tentat volare.» S. ANTONINUS, Summa theol., pars 4, titulus 15, cap.
22, § 9. Veronae, 1740, col. 1086. - Il che ricorda i versi dell'Alighieri, Paradiso, XXXIII:
Donna, sei tanto grande e tanto vali,
Che qual vuol grazia e a te non ricorre.
Sua disianza vuol volar senz'ali.
18 Terra
Aegypti in conspectu tuo est. Gen. XLVII, 6. - Salus nostra in manu tua est. Gen. XLVII, 25.
19
Gen. XLI, 55.
20
«Nihil nos Deus habere voluit, quod per Mariae manus non transiret.» S. BERNARDUS, In
Vig. Nativ. Domini, sermo
4, n. 10. ML 183-100. «Totius boni plenitudinem posuit in Maria: ut proinde si
quid spei in nobis est, si quid gratiae, si quid salutis, ab ea noverimus
redundare.» In Nativ. B. M. V., De aquaeductu,
n. 6. ML 183-441. - «Aic est voluntas eius qui totum nos habere voluit per
Mariam.» Ibid., n. 7, col.
441.
21
«Salus nostra in manu illius est, ut ei dicere multo verius valeamus nos
Christiani quam dixerint Aegyptii Ioseph (Gen. XLVII, 25): Salus nostra in manu tua est: respiciat nos tantum Domina nostra, et laeti serviemus regi Filio eius.»
RICHARDUS A S. LAUR., De laudibus B. M.
V., lib. 2, cap. 1, n. 31. Inter Opera
S. Alb. M., Lugduni, 1651, XX, 43, col. 2; Paris., XXXVI, 77, col.
2.
22
«Salus nostra in manu ipsius est.» RAYMUNDUS IORDANUS, dictus Idiota, Abbas Cellensis, Contemplationes de B.V., Prooemium.
Migne-Bourassé, Summa aurea, IV,
852.
23
«Cassianus, in lib. collocationum (leggi:
Collationum) dicit: «Tota, inquit,
salus humani generis consistit in multitudine gratiae Mariae, et favoris.» PELBARTUS
de Themeswar, O. M., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib.
12, pars 1, art. 3. Venetiis, 1586, pag. 214, col. 2. - CASSIANO, Collatio 13, cap. 18, ML 49, 945, 946,
altro non dice che questo: «Summam salutis nostrae, non operum nostrorum
merito, sed caelesti gratiae deputandam;» parole che saranno state applicate,
da qualche pio interprete, alla divozione a Maria SS.
24
«Tu dispensatrix omnium gratiarum... Tu... totius salutis radix et ornamentum.»
S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermones pro
festivitatibus SS. et Imm. V. M., Sermo 13, De exaltatione B. V. in gloria, art. 2, cap. 3. Opera, IV, Venetiis, 1745, pag. 130,
col. 2.
25 «(Maria terra)...
quia nobis interponitur et abysso: quia, subtracta, sicut Thare (leggi: Core), Dathan et Abiron (Num.
XVI, 30-32), statim descendimus in infernum viventes. Sic, subtracto nobis
adiutorio Mariae, statim labimur in peccatum et inde in infernum.» RICHARDUS A
S. LAUR., De laudibus B. M. V., lib.
8, cap. 1, n. 13. Inter Opera S. Alb. M.,
Lugduni, 1651, 229, col. 2.; Paris., XXXVI, 410, col. 2.
26
«Ipse sine ea non salvabit te... Quemadmodum infans sine nutrice
non potest vivere: ita nec sine Domina nostra potes habere salutem. Sitiat ergo
anima tua ad ipsam, tene eam nec dimitte: donec benedixerit tibi.» Psalterium (maius) B. M. V., Canticum ad instar illius Moysis. Inter Op. S. Bonav., Lugduni, etc., VI, pag.
492 (paginazione erronea, 480), col. 1. - Vedi Appendice, 2.
27
«Nullus munerum tuorum numerus est. Nullus enim nisi per te, o
sanctissima, salutem consequitur. Nullus nisi per te, o immaculatissima, qui a
malis liberetur. Nullus nisi per te, o castissima, cui donum indulgeatur.
Nullus nisi per te, o honoratissima, cui gratiae munus misericordia
praestetur.» S. GERMANUS, Patriarcha CP. In
Encaenia aedis SS. Deiparae, in fascias Domini et in zonam Deiparae. MG
98-379. - Vedi pure la nota seguente.
28
«Tutela tua immortalis est; et intercessio, vita; et protectio perpetua. Nisi
enim tu praeires, nemo spiritualis evaderet; nemo in Spiritu Deum adoraret. Tunc enim spiritalis factus est homo, cum tu,
Deipara, Spiritus Sancti habitaculum effecta es. Nemo Dei cognitione
repletus est nisi per te, o sanctissima; nemo salvus nisi per te, o Deipara;
nemo periculorum expers nisi per te, Virgo parens; nemo redemptus nisi per te,
Dei Mater; nemo donum per misericordiam consecutus, nisi per te, o digna quae
Deum caperes.» IDEM, In dormitionem
Dominae nostrae Deiparae, sermo 2. MG 98-350.
29 «Per te accessum
habeamus ad Filium, o benedicta inventrix gratiae, genitrix vitae, mater
salutis: ut per te nos suscipiat qui per te datus est nobis.» S. BERNARDUS, De
adventu Domini, sermo 2, n. 5. ML 183-43.
30
«Tu vero, o castissima, optimaque ac misericordissima Domina, Christianorum
solatium, paratissimum peccatorum refugium, ne tua nos opitulatione destitutos
reliqueris. Si enim abs te relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid
autem etiam nobis fiet, o sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus
ac flatus exsistis?» S. GERMANUS, Patriarcha CP., Oratio in Encaenia aedis Deiparae, in fascias Domini et in zonam
eiusdem Deiparae. MG 98-378.
31 «Esagerazioni
divote sarebbono quelle di chi pretendesse passare per Maria tutte le divine
beneficenze, e quanto si ottien da Dio, doversi riconoscere dall'intercessione
sua. Niuno ha mai sognato, e niuno c'è fra' Cattolici credente, che implorando
noi il soccorso e l'intercession dei Santi, essi abbiano a ricorrere alla
mediazion della Vergine, per ottener quel che desideriamo da Dio.» Lod. Ant. MURATORI, Della regolata divozione dei Cristiani, cap. 22. Opere, VI, Arezzo, 1768, pag. 200.
32 Quantunque il
testo di cui parleremo nelle note 33 e 36 non sia di S. Bernardo, ma di S.
Anselmo, pure il sentimento del Dottore mellifluo è noto a tutti, essendo sua,
più che di ogni altro tra gli antichi, la dottrina della mediazione universale di Maria. Non esclude i
Santi, anzi li comprende espressamente, quando dice a Maria: «Eo beatam te
dicent omnes generationes (Luc. I, 48)... Omnes, inquam, generationes. Sunt enim
generationes caeli et terrae... Merito in te respiciunt oculi totius creaturae, quia in te, et per te,
et de te benigna manus Omnipotentis quidquid creaverat recreavit.» S.
BERNARDUS, In festo Pentecostes, sermo
2, n. 4. ML 183-328.
33 «(Quia miserrimus
peccator), talem adiutorem requiro, qualem post Filium tuum, potiorem et
meliorem invenire non potest mundus. Habet
orbis apostolos, patriarchas, prophetas, martyres, confessores, virgines, bonos
et optimos adiutores, quos ego supplex orare concupisco. Tu vero, Domina,
omnibus iis adiutoribus melior et excelsior es; quia istis et aliis sanctis
omnibus, etiam angelicis spiritibus, necnon regibus et potestatibus mundi,
divitibus, pauperibus, dominis, servis, maioribus et minoribus domina es, et
quod possunt omnes isti tecum, tu sola potes sine illis omnibus. Quare
hoc potes? Quia mater es Salvatoris nostri, sponsa Dei, regina caeli et terrae,
et omnium elementorum. Te ergo requiro, ad te confugio, et tu me per omnia
adiuves suppliciter peto. Te tacente, nullus orabit, nullus iuvabit. Te orante, omnes orabunt, omnes iuvabunt.» S.
ANSELMUS, Oratio 46 (al. 45). ML 158-943, 944.
34 Che i santi
ricorrano all'intercessione di Maria per ottener grazie ai loro divoti, non
crediamo che lo dica espressamente S. Bonaventura. Ma questo non è altro che un
corollario della proposizione principale: che tutte le grazie passano per le
mani di Maria; e questa proposizione, la insegna S. Bonaventura. Egli fa sue le
parole di S. Bernardo: «Nihil nos Deus habere voluit, quod per Mariae manus non
transierit.» Opera S. Bonaventurae, VII,
ad Claras Aquas, 1901, pag. 103, col. 1: Sermo
1 in Nativitate Domini. E in più luoghi parla nello stesso senso.
35 «Eius (Virginis)
oratio universalior est, nam quod alii (sancti) impetrant, aliquo modo per
Virginem impetrant, quia, ut Bernardus dixit, illa est mediatrix ad mediatorem,
et veluti collum, per quod influentiae capitis ad corpus descendunt; et ideo
ep. 174 monet Bernardus, ut quidquid Deo offerre volumus, per Mariam offeramus,
«ut eodem alveo ad largitorem gratiae redeat, quo fluxit;» et serm. «in Signum
magnum»: «Totum, inquit, nos habere voluit per Mariam.» Et Germanus, serm. de Zona: «Nemo est cui donum concedatur,
nisi per te.» Et ideo vocant illam
«refugium nostrum, naufragantium portum,» et similibus encomiis, quae passim in
citatis sanctis reperientur. Et hinc ortum est, ut inter alios sanctos non
utamur uno ut intercessore ad alium, quia omnes sunt eiusdem ordinis: ad Virginem
autem, tamquam ad Reginam et Dominam, alii adhibentur intercessores. Quo sensu
Angelicam salutationem aliis sanctis recitamus, ut nimirum eam pro nobis
Virgini repraesentent.» SUAREZ, De
Incarnatione, pars 2, disp. 23, sectio 3. Opera, Venetiis, 1746, XVII, pag. 176,
col. 2.
36 Queste parole non
si ritrovano presso S. Bernardo. Non
sembrano altro che quelle di S. ANSELMO, or ora riferite nella nota 33: «Te
tacente, nullus orabit, nullus iuvabit. Te
orante, omnes orabunt, omnes iuvabunt.»
37
«Vultum tuum deprecabuntur non tantum
ex inferioribus, sed ipsi divites plebis,
nimirum magni et praecipui Sancti.» Petr. Ant. SPINELLUS, S. I., Maria Deipara, thronus Dei, cap. 17, n. 17. Neapoli, 1613, pag.
221. - E ciò conferma l'autore in tutto il capitolo 35, pag. 482 e seg. Parla
però principalmente della divozione che ebbero i Santi verso Maria
SS.
38 Vedi sopra, nota
35.
39
Franc. MARCHESE,
dell'Oratorio, Diario sacro (d'esercizi
in onore di Maria SS.), 21 marzo, Venezia, 1717, I, 338. - «Concludens autem
(S. Benedictus), haec verba protulit: «Habete pacem in Domino semper, et alta
Regina vobiscum permaneat: cui ego Benedictus continuo supplex preces pro vobis
facio.» Maria Magd. ANGUILLARIA, Vita, cap. 10, n. 92: Acta SS. Bollandiana, die 9
martii.
40 Vedi sopra, nota
33. - PACIUCHELLLI, Excit. dorm. an., Excitatio
20 in Salutationem Angelicam, n. 7,
pag. 543, col. 1.
41 «Così odo ch'ella
(Maria) si pregia di muoversi sola in cielo a nostro soccorso: Gyrum caeli circuivi sola (Eccli. XXIV,
8), non perché sola intercede, ma perché tirasi tutti dietro a seguirla, e di
tal maniera, che qualor alcuni, anzi tutti, se le opponessero, non potrebbon
resistere alla sua forza: come appunto la prima sfera gloriar potrebbesi di
muoversi anch'ella sola a prò della terra - Gyrum
caeli circuivi sola - non perché sola si muova, ma perché al moto suo si
conformano tutte le sfere soggette sì fattamente, che quando ancor le facessero
resistenza, non giungerebbero a ritardarla dal corso, non che a fermarla.» Paolo SEGNERI, S. I., Il divoto di Maria Vergine, parte 1,
capo 7, § 4 - Opere, IV, Venezia,
1757, pag. 477, col. 1.
42
«Assumpsit (Esther) duas famulas... (Esther
XV, 5). Duae famulae, quarum domina est Regina Maria, sunt angelica et humana
creatura... Anima humana est famula quae Dominam suam Mariam sequitur...
Intelligentia vero angelica est famula super quam Domina sua Maria innititur in
caelo. Innititur certe tamquam... in Angelis deliciando;... tamquam plenissima
se cum sua plenitudine Angelis communicando; tamquam plenissima se cum sua
plenitudine Angelis communicando; tamquam potentissima, Angelis imperando.»
CONRADUS SAXON, Speculum B. M. V., lectio
3: inter Opera S. Bonav., Romae,
etc., VI, 433, 434. - Dopo riferite, come di S. Bonaventura, queste parole
dello Speculum, PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio
20 super Salutationem Angelicam, n.
7, Venetiis, 1720, pag. 542, col. 1, conchiude: «Quando igitur Sanctissima
Virgo procedit ad Deum pro nobis miseris deprecandum, imperat et Angelis et
animabus sanctis ut eam comitentur, et simul cum ipsa Altissimum pro nobis
exorent.»
43 «Vertite vos ad
sanctissimam virginem Mariam, ad cantilenam illam quam Salve regina vocitant, vide quid in hac ei tribuatur: Salve, regina misericordiae, vita, dulcedo
et spes nostra. Annon haec encomia immodica? Quis, quaeso, hoc commode
interpretabitur, quod sit vita nostra, dulcedo et spes? quum ipsa contenta sit
se indignum organon esse, et ut ipsa ait, ancilla Domini. Huius orationis melos
totum orbem personat, magnis tintinnabulis ad illud homines vocantur. Nec
facile aedem invenias, in qua non magno redemptum sit decantare Salve regina. Sic etiam cum alia
cantione, quam Regina caeli vocant,
habet, quae priore nihilo probatior est, nam in hoc regina caeli salutatur.
Nonne hoc est Christi gloriae detrahere, quod creaturae tribuimus ea quae Dei
sunt eique soli competunt? Quare tam impia et blasphema verba omittantur.
Lubens quidem admittam ut pro me oret: sed ut spes mea et vita sit, hoc
abhorreo; tam enim grata mihi tua oratio est, quam illius. Quî sic? Nam si
credis Christum aeque in te atque illa habitare, non minus tibi quam ille
proclive est, ut me adiuves. Quare honor divis exhibendus, non alius ab eo
habetur quem nos alius alii debemus, ut filii Dei. Hac tamen ratione, ut duo
isthaec incommoda declinemus, videlicet ne Christi gloriam prae illorum studio,
sed ipsum vitam nostram et spem manere sinamus. Hoc animo eos colentes, ut
citius centum nummos ad vivorum sanctorum subsidium erogemus, quam istis unum.
Siquidem non damnaberis, etiam si nihil honoris Mariae deferas, adeoque si tibi
eius numquam in mentem veniat. At si in his negligens fueris, damnationem
incides: hic enim praeceptum habes, illic nullum. LUTHERUS, Epistolarum
et Evangeliorum enarrationes: In die Nativitatis Mariae, Enarratio Evangelii. Opera, VIII, Basileae, 1546, fol.
463, col. 2, littera D. - Quest'opera di Lutero viene chiamata Postilla maior.
44 «Exaudiet utique Matrem Filius, et exaudiet Filium
Pater. Filioli, haec peccatorum scala, haec mea maxima fiducia
est, haec tota ratio spei meae.» S.
BERANRDUS, In Nativ. B. M. V.,
Sermo de aquaeductu, n. 7. ML
183-441.
45 Presso AURIEMMA, Affetti scambievoli: dopo la seconda
parte, Motivo per amar Maria Madre
nostra, cap. 7. Bologna, 1681, vol. 2, pag. 345.- «In te enim omnem spem repositam habeo.» In Menaeis Graecorum, 9 mart., post Odam
3 de SS. Martyribus Sebastianis: presso WANGNERECK, Pietas Mariana Graecorum, pag. 260. - «Ave, gratia plena, ave, quia
nostrum omnium oculi in te, quae sola pura es, spem collocant, et te semper
contuentur.» S. IO. DAMASCENUS, Sermo
in Annuntiationem SS. Dominae nostrae Dei Genitricis. MG 96-659.
46 «Dicitur autem
beata Virgo plena gratia quantum ad tria... Tertio, quantum ad refusionem in
omnes homines. Magnum enim est in quolibet sancto, quando habet tantum de
gratia, quod sufficit ad salutem multorum: sed quando haberet tantum quod
sufficeret ad salutem omnium hominum de mundo, hoc esset maximum, et hoc est in
Christo et in beata Virgine. Nam in omni periculo potes salutem obtinere ab
ipsa Virgine gloriosa. Unde Canticor. IV, 4: Mille clypei, id est, remedia contra pericula, pendent, etc. Item, in omni opere virtutis potes eam habere in
auditorium (leggi: adiutorium), et
ideo dicit ipsa, Ecclesiastici XXIV, 25: In
me omnis spes vitae et virtutis.» S. THOMAS, Opusculum 8, Expositio super Salutatione angelica. Opera,
Romae, 1570, XVII, fol. 75, col. 3, 4.
47 «Sub alis
pietatis atque misericordiae tuae protege et custodi nos... Non nobis est alia
quam in te fiducia, o Virgo sincerissima.» S. EPHRAEM, Sermo de SS. Dei Genitricis Virginis Mariae laudibus. Opera omnia, VI,
Opera graece et latine (et latine
tantum), III, Romae, 1746, pag. 576, col. 1.
48 «Totis ergo
medullis cordium, totis praecordiorum affectibus et votis omnibus, Mariam hanc
veneremur; quia sic est voluntas eius qui totum nos habere voluit per Mariam.» S. BERNARDUS, In
Nativ. B. M. V., Sermo de
aquaeducu, n. 7. ML 183-441.
49 IDEM, ibid., n.
8. ML. 183-441, 442.
50 «Quia indignus
eras cui donaretur, datum est Mariae, ut per illam acciperes quidquid haberes.»
S. BERNARDUS, In Vigilia Nativ. Domini, sermo
3, n. 10. ML 183-100.
51 «Ceterum quidquid
illud est quod offerre paras, Mariae commendare memento, ut eodem alveo ad
largitorem gratiae gratia redeat quo influxit. Neque enim impotens erat Deus,
et sine hoc aquaeducta infundere gratiam, prout vellet; sed tibi vehiculum
voluit providere. Forte enim manus tuae, aut
sanguine plenae, aut infectae muneribus, quod non eas ab omni munere
excussisti. Ideoque (al. itaque)
modicum istud quod offerre desideras, gratissimis illis et omni acceptione
divnissimis Mariae manibus offerendum tradere cura, si non vis sustinere
repulsam. Nimirum candidissima quaedam lilia sunt: nec causabitur ille liliorum
amator inter lilia non inventum, quidquid illud sit quod inter Mariae manus
invenerit. Amen.» S. BERNARDUS, In Nativ. B. V. M., Sermo de aquaeductu, n. 18. ML 183-448.
52 Teofilo era vicedominus, oikonòmos, della chiesa di
Adana, in Cilicia (Anatolia sud-orientale). - Eutichiano (da non confondersi con Eutichio, patriarca di Costantinopoli dal 553 al 565 e poi dal 577
al 583) era chierico di Teofilo. - Inter Opera
S. Petri Damiani, NICOLAUS, monachus, notarius quondam S. Bernardi, Sermo
44, in Nativ. B. V. M. ML 144-740. -
ECBERTUS, Abbas Schonaugiensis, Ad B.
Virginem Deiparam sermo panegyricus, seu deprecatio et laus elegantissima, n. 2. Inter Opera S. Bernardi, ML 184-1010. - CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., lectio 9. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom. Lugdunen. Mogunt., VI, 444. - S. ANTONINUS, Summa Theol., pars 4, tit. 15, cap. 45,
§ 6, Veronae, 1740, col. 1268-1270. - CRASSET, La véritable dévotion envers la Sainte Vierge, établie et défendue, partie
1, traité 1, question 10, Exemples. Paris, 1679, pag. 86. - SURIUS, De probatis Sanctorum historiis, 4
febr., De S. Theophili poenitentia. -
Acta SS. Bollandiana,
4 febr., De S. Theophilo
poenitente. -Vedi Appendice, 6.
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