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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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§ 3. - Maria è la paciera de' peccatori con Dio.

La grazia di Dio è un tesoro troppo grande e troppo desiderabile da ogni anima. Egli è chiamato dallo Spirito Santo un tesoro infinito, poiché per mezzo della divina grazia noi siamo sollevati all'onore di esser fatti amici di Dio: Infinitus est thesaurus, quo qui usi sunt participes facti sunt amicitiae Dei (Sap. VII, 14).1 Ond'è che Gesù nostro Redentore e Dio non dubitò di chiamare suoi amici coloro che stanno in grazia: Vos amici mei estis (Io. XV, 14). - Oh peccato maledetto che scioglie questa bella amicizia! Peccata vestra diviserunt inter vos et Deum vestrum! (Is. LIX, 2),2 e che mettendo l'anima in odio a Dio, Odio sunt Deo impius et impietas eius (Sap. XIV, 9), la fa diventare da amica nemica del suo Signore! Che dee dunque fare un peccatore, che per sua disgrazia trovasi un tempo fatto nemico di Dio? Bisogna che ritrovi un mediatore, che gli


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ottenga il perdono e gli faccia ricuperare la già perduta divina amicizia. Consolati, dice S. Bernardo, o miserabile che hai perduto Dio; egli stesso il tuo Signore ti ha dato il mediatore, e questi è il suo Figlio Gesù che può ottenerti quanto desideri: Iesum tibi dedit mediatorem; quid non apud Patrem talis Filius obtineat? (Serm. de aquaed.).3

Ma oh Dio, qui esclama il santo, e perché gli uomini hanno da stimar severo questo Salvator così pio, che per salvarci ha data la vita? perché han da credere terribile quello ch'è tutto amabile? Peccatori sconfidati, dice, che timore avete? se temete perché avete offeso Dio, sappiate che i peccati vostri Gesù gli ha affissi alla croce colle stesse sue mani squarciate, ed avendo per essi già soddisfatta la divina giustizia colla sua morte, gli ha già tolti dalle anime vostre. Ecco le sue belle parole: Severum imaginantur qui pius est; terribilem qui amabilis est. Quid timetis modicae fidei? peccata affixit cruci suis manibus.4 - Ma se mai, soggiunge il santo, tu temi di ricorrere a Gesù Cristo perché ti spaventa la sua divina Maestà, mentr'egli fatto uomo non ha lasciato d'essere Dio, vuoi un altro avvocato appresso questo mediatore? ricorri a Maria, poich'ella intercederà per te appresso il Figlio, che certamente l'esaudirà, e 'l Figlio intercederà appresso il Padre, che niente può negare a questo Figlio: Sed forsitan et in ipso Maiestatem vereare divinam, quod licet factus sit homo, manserit tamen Deus. Advocatum habere vis apud ipsum? recurre ad Mariam. Exaudiet Fiiium Pater.5 Indi conclude S. Bernardo: Filioli, haec peccatorum scala, haec maxima mea fiducia, haec tota ratio spei


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meae (Cit. Serm. de aquaed.).6 Questa divina Madre, o miei figliuoli, è la scala de' peccatori, per cui essi ascendono di nuovo all'altezza della divina grazia; questa è la massima mia confidenza: questa è tutta la ragione della mia speranza.

Ecco come lo Spirito Santo ne' Sacri Cantici fa dire alla B. Vergine: Ego murus, et ubera mea sicut turris, ex quo facta sum coram eo quasi pacem reperiens (Cant. VIII, [10]). Io sono, dice Maria, la difesa di coloro che a me ricorrono, e la mia misericordia è a lor beneficio come una torre di rifugio; e perciò io sono stata costituita dal mio Signore la mezzana di pace tra i peccatori e Dio. Maria appunto, dice Ugon cardinale sul detto testo, è la gran paciera che ottiene da Dio e fa trovare la pace a' nemici, la salute a' perduti, il perdono a' peccatori, la misericordia a' disperati: Ipsa reperit pacem inimicis, salutem perditis, indulgentiam reis, misericordiam desperatis.7 E perciò fu ella chiamata dal suo divino Sposo bella come i padiglioni di Salomone: Formosa... sicut pelles Salomonis (Cant. I. 4). Ne' padiglioni di Davide non si trattava che di guerra, ma ne' padiglioni di Salomone si trattava solamente di pace. Facendoci con ciò intendere lo Spirito Santo che questa madre di misericordia non tratta di guerra e di vendetta contro de' peccatori, ma solo di pace e di perdono alle lor colpe.

Quindi fu Maria figurata nella colomba di Noè, la quale uscendo dall'arca portò nel suo rostro il ramo d'uliva, per segno della pace che Dio concedeva agli uomini. Onde le dice S. Bonaventura: Tu enim es illa fidelissima columba Noë, quae inter Deum et mundum diluvio spirituali submersum, mediatrix fidelissima exstitisti:8 Voi siete la fedelissima colomba che interponendovi con Dio avete ottenuto al mondo perduto la pace e la salute. Maria dunque fu la celeste colomba che portò al mondo perduto il ramo d'uliva, segno di misericordia, poich'ella ci diede Gesù Cristo, ch'è il fonte della misericordia; avendoci indi ottenuto per valor de' di lui meriti tutte le grazie


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che Dio ci dona: Nam ipsa Christum nobis detulit fontem misericordiae (P. Spinell.).9 E conforme per Maria fu donata al mondo la pace del cielo: Per te pax caelestis donata est,10 come dice S. Epifanio; così per mezzo di Maria seguitano a riconciliarsi i peccatori con Dio. Onde le fa dire il B. Alberto Magno: Io son quella colomba di Noè che apportò alla Chiesa la pace universale: Ego sum columba Noë, Ecclesiae ramum olivae et pacis inferens universalis (In Bibl. Mar., lib. Cant., n. 16).11

In oltre fu ancora espressa figura di Maria l'iride veduta da S. Giovanni, che circondava il trono di Dio: Et iris erat in circuitu sedis (Apoc. IV, [3]). Spiega il cardinal Vitale (In Spec. S. Script.): Iris in circuitu sedis est Maria, quae mitigat Dei iudicium et sententiam contra peccatores:12 Maria è quella che assiste sempre al divin tribunale per mitigar le sentenze e i castighi dovuti a' peccatori. E di quest'iride appunto dice S. Bernardino da Siena che parlasse il Signore, allorché disse a Noè di voler collocare fra le nubi l'arco di pace, acciocché in rimirarlo egli si ricordasse della pace perpetua che stabiliva cogli uomini: Arcum... ponam in nubibus et erit signum foederis inter me et [inter] terram... Videbo illum et recordabor foederis sempiterni (Gen. IX, 13, [16]). Maria appunto, dice S. Bernardino, è quest'arco di pace eterna: Ipsa est arcus foederis sempiterni (Serm. 1, de No. Mar., art. 1, c. 3).13 Poiché


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siccome Dio alla vista dell'arco si ricorda della pace promessa alla terra, così alle preghiere di Maria rimette a' peccatori le offese fattegli e stringe con essi la pace: Fructus iridis est recordatio divini foederis: sic per Virginem gloriasam offensa eis remittitur, foedus stringitur (S. Bern. Sen., in Apoc. c. IV).14

Perciò anche Maria è comparata alla luna: Pulchra ut luna (Cant. VI, 9). Essendoché, dice S. Bonaventura, conforme la luna sta in mezzo al cielo ed alla terra, così ella si frappone continuamente tra Dio e i peccatori, affin di placare il Signore verso di loro e d'illuminare i peccatori a tornare a Dio: Sicut luna est media inter corpora caelestia et terrena, et quod ab illis accipit ad inferiora refundit; sic et Virgo regia inter nos et Deum est media et gratiam ipsa nobis refundit (Serm. 14, de Nat. Dom.).15

E questo fu il principale officio che fu dato a Maria nell'esser posta su la terra, di sollevare l'anime cadute dalla divina grazia, e riconciliarle con Dio. Pasce haedos tuos (Cant. I, 7). Così le disse il Signore nel crearla. Già si sa che i peccatori son figurati a' capretti, e che conforme gli eletti - figurati nelle pecorelle - nella valle del giudizio saran collocati alla destra, così questi saran posti alla sinistra. Or questi capretti, dice Guglielmo di Parigi, sono a voi consegnati, o gran Madre, acciocché li convertiate in pecorelle, e quelli che per le loro colpe meritavano d'esser cacciati alla sinistra, per la vostra intercessione sian collocati alla destra: Pasce haedos tuos quos convertis in oves, et qui a sinistris in iudicio erant collocandi, tua intercessione collocentur a dextris.16 Ond'è che il Signore rivelò a S. Caterina da Siena (Ap. Blos., Mon. Spir.) 


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di aver creata questa sua diletta Figlia come un'esca dolcissima per prendere gli uomini, e specialmente i peccatori, e tirarli a Dio: Haec est a me electa tamquam esca dulcissima ad capiendos homines, potissimum peccatores.17 Ma in ciò è da notarsi la bella riflessione di Guglielmo Anglico sul detto passo della Cantica, il quale dice che Dio raccomanda a Maria i capretti suoi, haedos tuos; perché, soggiunge l'autore, non salva la Vergine tutti i peccatori, ma coloro solamente che la servono e l'onorano. Quegli all'incontro che vivono in peccato e non l'onorano con qualche ossequio speciale, né a lei si raccomandano affin di uscir dal peccato, essi non son capretti di Maria, ma nel giudizio miseramente saran posti alla sinistra co' dannati: Suos vocat, quia non omnes haedi vocantur Mariae, sed qui Mariam colunt ac venerantur, licet sceleribus contaminati. Qui vero peccatis irretiti sunt, nec B. Virginem speciali obsequio prosequuntur, nec preces fundunt in


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eius cultum ut aliquando resipiscant, haedi profecto sunt, non Mariae, sed ad sinistram iudicis sistendi.18

Un certo nobile, stando una volta per la carica de' suoi peccati disperato della sua salute, fu animato da un religioso a ricorrere alla SS. Vergine, con andare a trovare una sua divota immagine, che stava in certa chiesa. Andò il cavaliere alla chiesa, e al vedere l'immagine di Maria, si sentì da lei come invitare a buttarsi a' suoi piedi ed a confidare. Corre, si butta, va per baciarle i piedi, e Maria da quell'immagine - ch'era di scoltura - stende la mano per darcela a baciare, e sopra la mano di Maria quegli vide scritto questo detto: Ego eripiam te de affligentibus te. Come detto gli avesse: Figlio, non disperare, ch'io ti libererò da' tuoi peccati e da' timori che ti opprimono. Narrasi poi che al leggere quel peccatore quelle dolci parole, ebbe tanto dolore de' suoi peccati e concepì tanto amore a Dio e alla sua dolce Madre, che ivi stesso morì a' piedi di Maria.19

Oh quanti peccatori ostinati tira tutto giorno a Dio questa calamita de' cuori, secondo ella stessa si chiamò, dicendo a S. Brigida (Lib. 3, Rev., c. 32): Sicut magnes attrahit ferrum, sic ego attraho dura corda:20 Siccome la calamita tira a sé il ferro, così io tiro a me i cuori più induriti per riconciliarli con Dio. E questo prodigio non rare volte, ma si sperimenta alla giornata. Io per me ne potrei attestare molti casi avvenuti nelle sole nostre missioni, dove alcuni peccatori restati duri più del ferro a tutte l'altre prediche, al sentir poi sol predicare la misericordia di Maria, si son compunti e son tornati a Dio. Narra S. Gregorio (Dial. lib. 3) che 'l lioncorno è una fiera così feroce che niun cacciatore può giungere a prenderla; solamente alla voce di una vergine che gridi, questa belva a lei si rende, si avvicina e senza resistenza si fa da colei legare.21 Oh quanti peccatori, più fieri delle stesse fiere, che


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fuggono da Dio, alla voce di questa gran verginella Maria accorrono, e da lei dolcemente si fan legare a Dio!

A tal fine ancora, dice S. Giovanni Grisostomo, la Vergine Maria è stata fatta Madre Dio, affinché que' miserabili che per la loro mala vita non potrebbero salvarsi secondo la divina giustizia, colla sua dolce misericordia e colla sua potente intercessione loro ottenesse la salute: Ideo Mater Dei praeelecta es ab aeterno, ut quos iustitia Filii salvare non potest, tu per tuam salvares pietatem (Hom. de praer. B.V.).22 Sì, conferma S. Anselmo, perché Maria più per li peccatori che per li giusti è stata innalzata ad esser Madre d'un Dio; poiché si protestò Gesù Cristo ch'egli era venuto a chiamare non i giusti ma i peccatori: Scio illam magis propter peccatores quam propter iustos factam esse Dei Matrem; dicit enim eius bonus Filius se non venisse vocare iustos, sed peccatores.23 E perciò canta la S. Chiesa:

Peccatores non abhorres,

sine quibus numquam fores

tanto digna Filio.24

Ond'è che Guglielmo Parisiense la conviene, dicendole: O Maria, voi siete obbligata ad aiutare i peccatori, mentreché tutto quello che voi avete di doni, di grazie e di grandezze -


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che tutte sono comprese nella dignità da voi ricevuta d'esser Madre di Dio - tutto, s'è lecito dirlo, lo dovete a' peccatori, poiché per lor cagione siete stata fatta degna d'aver un Dio per Figlio: Totum quod habes, si fas est dicere, peccatoribus debes; omnia enim propter peccatores tibi collata sunt (De Rhet. div., c. 18).25 Se dunque, conclude S. Anselmo, Maria per li peccatori è stata fatta Madre di Dio, com'io, per quanto sieno grandi i peccati miei, posso diffidar del perdono? Si ipsa propter peccatores facta est Dei Mater, quomodo immanitas peccatorum meorum cogere poterit desperare veniam? (De Exc. V., c. 1).26

Ci fa sapere la S. Chiesa nell'orazione della Messa nella vigilia di Maria assunta, che la divina Madre è stata trasferita da questa terra, acciocch'ella s'interponga per noi appresso Dio con sicura confidenza d'essere esaudita. Quam idcirco, dice la S. Chiesa, de hoc saeculo transtulisti, ut apud te pro peccatis nostris fiducialiter intercedat.27 Quindi da S. Giustino è nominata Maria Sequestra: Verbum usum est Virgine sequestra.28 Sequester significa lo stesso che arbitro, a cui due parti che contendono rimettono tutte le lor ragioni. Sicché vuol dire il santo che come Gesù è il mediatore appresso l'Eterno Padre, così Maria è la nostra mediatrice appresso Gesù, a cui il Figlio


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rimette tutte le sue ragioni ch'egli ha come giudice contro di noi.

Da S. Andrea Cretense Maria è poi chiamata fidanza, sicurtà delle nostre riconciliazioni con Dio: Divinarum reconciliationum, quae pignore accepto fit, fideiussio (Or. 2, de Ass.).29 E con ciò vuol significarci questo santo che Dio va cercando di riconciliarsi co' peccatori con perdonarli; ed acciocché essi non diffidino del perdono, ce ne ha dato come per pegno Maria. Indi egli la saluta: Salve, divina hominibus reconciliatio:30 Dio ti salvi, o pace di Dio cogli uomini. Dal che ripiglia S. Bonaventura ed anima ogni peccatore con dirgli: Si propter tuas nequitias Dominum videris indignatum, ad spem peccatorum confugias; sibi pro miseris satisfacere ex officio commissum est:31 Se temi per le tue colpe che Dio sdegnato voglia contra di te vendicarsi, che hai da fare? va, ricorri alla speranza de' peccatori ch'è Maria; e se poi temi ch'ella ricusi di prender le tue parti, sappi ch'ella non può ricusar di difenderti, poiché Dio stesso ha assegnato a lei l'officio di soccorrere i miserabili.

E che forse, dice Adamo abbate: Timerene debet ut pereat, cui Maria se matrem exhibet et advocatam?32 Dee temere


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di perdersi quel peccatore, al quale la stessa madre del giudice si offerisce per madre ed avvocata? E voi, soggiunge lo stesso, o Maria, che siete madre di misericordia, sdegnerete di pregare il vostro Figlio, ch'è il giudice, per un altro figlio, ch'è il peccatore? ricuserete forse a favor d'un'anima redenta d'interporvi col Redentore, che a tal fine è morto sulla croce per salvare i peccatori? Tu misericordiae mater non rogabis pro filio Filium, pro redempto Redemptorem? No, non lo ricuserete: ben voi con tutto l'affetto v'impiegherete a pregare per tutti coloro che a voi ricorrono, ben voi sapendo che quel Signore che ha costituito il vostro Figlio mediatore di pace tra Dio e l'uomo, ha fatto insieme voi mediatrice tra il giudice e il reo: Rogabis plane, quia qui Filium tuum inter Deum et hominem posuit mediatorem, te quoque inter reum et iudicem posuit mediatricem. Dunque, ripiglia S. Bernardo e dice: Age gratias ei qui talem tibi mediatricem providit (Serm. in Sign. magn.).33 Qualunque tu sii, o peccatore, infangato di colpe, invecchiato nel peccato, non isconfidare; ringrazia il tuo Signore che per usarti misericordia non solo ti ha dato il Figlio per tuo avvocato, ma per darti più animo e confidenza ti ha provveduto d'una tal mediatrice che ottiene quanto vuole colle sue preghiere. Va, ricorri a Maria, e sarai salvo.

Esempio.

Si narra dal Rupense (Ros. sacr., p. 5, c. 60) e dal Bonifacio (Stor. Verg., lib. I, c. 11) che in Fiorenza eravi una giovane chiamata Benedetta, ma meglio potea chiamarsi maledetta per la vita scandalosa e disonesta che allora menava. Capitò per sua sorte S. Domenico a predicare in quella città, ed ella per mera curiosità l'andò a sentire un giorno. Ma il Signore le compunse il cuore in quella predica, sì ch'ella piangendo dirottamente s'andò a confessare dal Santo. S. Domenico la confessò, l'assolvette, e l'impose di recitare il rosario. Ma l'infelice,


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per lo mal abito fatto, ritornò alla mala vita. Lo seppe il santo ed andandola a ritrovare ottenne che di nuovo si confessasse. E Dio per fermarla nella buona vita un giorno le diede a vedere l'inferno, ed ivi le dimostrò alcuni che per sua cagione s'erano già dannati. E poi aperto un libro, ivi le fe' leggere lo spaventoso processo de' suoi peccati. Inorridì la penitente a tal vista, e piena di confidenza ricorse a Maria che l'aiutasse; ed intese che questa divina Madre già l'impetrava da Dio spazio di tempo per piangere tante sue scelleraggini.

Finì la visione, e Benedetta si diede a viver bene; ma vedendosi sempre avanti agli occhi quel funesto processo dimostratole, un giorno così si pose a pregare la sua consolatrice: Madre, le disse, è vero ch'io per li miei eccessi ora dovrei stare nel fondo dell'inferno; ma giacché voi colla vostra intercessione me n'avete liberata con ottenermi spazio di penitenza, Signora pietosissima, quest'altra grazia io vi domando: Io non voglio mai lasciar di piangere i miei peccati, ma fate voi che questi sieno cancellati in quel libro. A tal preghiera l'apparve Maria e le disse che per ottener quel che cercava, bisognava che d'indi in poi tenesse continua memoria de' suoi peccati e della misericordia usatale da Dio; di più che si ricordasse della Passione dal suo Figlio sofferta per suo amore; di più che considerasse quanti per meno colpe delle sue s'erano dannati; e le rivelò che un figliuolo34 di otto anni per un solo peccato in quel giorno doveva esser mandato all'inferno. Ed avendo Benedetta ubbidito fedelmente alla SS. Vergine, ecco un giorno se le fe' vedere Gesù Cristo, che dimostrandole quel libro le disse: Ecco i tuoi peccati son cancellati, il libro è bianco, scrivici ora atti d'amore e di virtù. E così facendo, Benedetta fece poi una santa vita ed una santa morte.35


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Preghiera.

Dunque, o mia dolcissima Signora, se l'officio vostro è, come vi dice Guglielmo Parisiense, d'interporvi per mediatrice tra i peccatori e Dio, Officium tuum est te mediam interponere inter Deum et homines;36 Eia ergo, io vi dirò con S. Tommaso da Villanova, Advocata nostra, officium tuum imple:37 Adempite su via il vostro officio anche per me. Non mi dite che la mia causa è troppo difficile a guadagnarsi; perch'io so - così mi dicono tutti - che ogni causa, per disperata che fosse stata, da voi difesa non mai s'è perduta. E la mia si perderà? no che di questo non temo. Solo dovrei temere, se solamente io guardassi alla moltitudine de' miei peccati, che voi non accettaste a difendermi; ma guardando alla vostra immensa misericordia ed al sommo desiderio che vive nel vostro dolcissimo cuore di aiutare i peccatori più perduti, neppure di questo io temo. E chi mai s'è perduto ch'è a voi ricorso? onde voi chiamo a soccorrermi, o mia grande avvocata, o mio rifugio, mia speranza e madre mia Maria. In mano di voi fido la causa della mia eterna salute. A voi consegno l'anima mia; ell'era perduta, ma voi l'avete da salvare. Ringrazio sempre il Signore che mi questa gran confidenza in voi, la quale, non ostante il mio demerito, sento che mi assicura della mia salute.

Un solo timore resta ad affliggermi, o mia amata regina: ed è ch'io non abbia a perdere un giorno per mia negligenza questa confidenza in voi. Perciò vi prego, o Maria, per quanto amate il vostro Gesù, conservate voi ed accrescete sempre più in me questa dolcissima confidenza nella vostra intercessione, per cui spero certamente di ricuperare la divina amicizia, da me per lo passato pazzamente disprezzata e perduta; ricuperata, spero per vostro mezzo di conservarla, e conservandola,


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spero finalmente per voi di venire un giorno a ringraziarvene in Paradiso, ed ivi cantare le misericordie di Dio e vostre per tutta l'eternità. Amen. Così spero, così sia, così sarà.




1 Infinitus enim thesaurus est hominibus, quo qui usi sunt participes facti sunt amicitiae Dei, propter disciplinae dona commendati. Sap. VII, 14.

2 Sed iniquitates vestrae diviserunt inter vos et Deum vestrum, et peccata vestra absconderunt faciem eius a vobis ne exaudiret. Is. LIX, 2.

3 «In omnibus siquidem et per omnia providens miseris, trepidationem nostram solatur...Iesum tibi dedit mediatorem. Quid non apud talem Patrem Filius talis obtineat?» S. BERNARDUS, In Nativ. B. M. V., Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441.

4 «Ego autem dico omnes ignorare Deum, qui nolunt converti ad Deum.. Neque enim ob aliud procul dubio renuunt, nisi quia gravem et severum imaginantur qui pius est, durum et implacabilem qui misericors est, ferum et terribilem qui amabilis est... Quid timetis, modicae fidei? ut peccata nolit remittere? Sed affixit ea cruci cum suis manibus.» S. BERNARDUS, In Cantica, Sermo 38, n. 2. ML 183-975.

5 «Frater tuus est et caro tua, tentatus per omnia absque peccato, ut misericors fieret. Hunc tibi fratrem Maria dedit. Sed forsitan et in ipso Maiestatem vereare divinam, quod licet factus sit homo, manserit tamen Deus. Advocatum habere vis et ad ipsum? Ad Mariam recurre. Pura siquidem humanitas in Maria... Nec dubius dixerim, exaudietur et ipsa pro reverentia sua. Exaudiet utique Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater.» S. BERNARDUS, Sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441.

6 «Filioli, haec peccatorum scala, haec mea maxima fiducia est, haec tota ratio spei meae.» IDEM, ibid.

7 HUGO DE S. CHARO, primus Cardinalis O. P., In librum Canticorum, cap. VIII, 10. Opera, Venetiis, 1703, III, fol. 137, col. 4.

8 «Tu es enim illa fidelissima columba Noë, quae inter summum Deum, et mundum diluvio spirituali submersum, mediatrix fidelissima exstitit... Dominus ergo tecum, o Maria fidelissima.» CONRADUS SAXON, Speculum B. M. V., lectio 9. Inter Opera S. Bonav., edit. Rom., Mogunt., Lugdun., VI, 443, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

9 «Nam ipsa Christum nobis detulit, fontem misericordiae, signum et causam nostrae ex peccatorum diluvio salutis.» Petr. Ant. SPINELLI, S. I., Maria Deipara, thronus Dei, cap. 16. Neapoli, 1613, pag. 195; Coloniae Agrippinae, 1694, p. 188, col. 2.

10 «Per te pax caelestis donata est mundo.» Homilia in laudes S. Mariae Deiparae. Inter Opera S. Epiphanii, episcopi Constantiae in Cypro, MG 43-502. Nota però il Petavio, MG 43-10, che questa omilia ed altre non possono attribuirsi a S. Epifanio: saranno forse di qualcuno dei due altri vescovi di Cipro che ebbero quel medesimo nome.

11 «Ego sum columba Noë, Ecclesiae ramum olivae, et pacis deferens universalis.» Biblia Mariana, Cantica Canticorum, n. 16. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 18 (opusculi in fine voluminis), col. 2; Paris., XXXVII, 402, col. 2. - Che questo opuscolo sia del santo Dottore, è cosa molto dubbia.

12 «Iris in circuitu sedis est Maria, quae adstat in circuitu sedis, smaragdinae visioni similis, in quo ostenditur consolatio tribulationis. Smaragdus enim delectat visum: sic blanda est peccatoribus consolatio Virginis, quae mitigat Dei iudicium et sententiam contra peccatores: ideo dicitur in circuitu sedis iudicis stare.» Ioannes VITALIS, Ord. Min., Cardinalis (a Clemente V creatus), Speculum morale totius S. Scripturae: de B. V. Maria (fol. 13-20), Venetiis, 1594 (l'opera fu scritta nel 1305), fol. 17, col. 3, G.

13 «Profecto ipsa est arcus foederis sempiterni positus in nubibus caeli, ut non interficiatur omnis caro.» S. BERNARDINUS SENENSIS, De glorioso nomine Virginis Mariae, Sermo 1, art. 1, cap. 3. Opera, Venetiis, 1745, IV, pag. 73, col. 1; 1591 (1601), III, 78.

14 «Nunc videndum est de eius (nempe iridis) fructu, qui quidem fructus est recordatio divini foederis, ne divino iudicio disperdatur terra et omnis anima vivens in ea: et per Virginem gloriosam offensa reis remittitur, pax restituitur, foedus stringitur; et ideo merito sicut iris, Virgo scilicet benedicta in circuitu Ecclesiae constituitur.» IDEM, Commentarii in Apocalypsim, in cap. IV, 3, Opera, Venetiis, 1745, V, pag. 32, col. 1; 1591, I, 287.

15 Vedi sopra, capo 5, § 1, nota 31, pag. 164.

16 Martinus DEL RIO, S. I., In Canticum Canticorum, Lugduni, 1611, cap. 1, sectio 2: Mixta interpretatio de B. Virgine Deipara, pag. 57-59: «Prosequitur Guilhelmus... Addit quinto tritum esse in S. Script. haedorum nomine peccatores significari; sed non omnes haedos, esse haedos Mariae: haedos eius non esse peccatores illos, qui circa Matrem pietatis indevoti et inofficiosi exsistunt opemque eius vel non vel tepide requirunt; ne illos quoque qui Matrem pietatis studiose quidem venerari, opemque eius summa instantia videntur implorare, sed a suis sceleribus non convertuntur. Hos non agnoscere illam, quia sic volunt eam esse Matrem pietatis, ut non sit Mater iustitiae et veritatis: tam incuriosi in uno quam officiosi in altero. Solos eius haedos esse, qui ut illam digne venerentur opemque eius assequi mereantur, peccata sua perfecte deserunt moresque suos ad bonum seria mutatione componunt... Sexto probat (Guilhelmus) recte hos vocari, licet peccatores, haedos Mariae… Sic piae Matris haedos vocari, non quos ipsa fecit, vel vult esse haedos qui statuantur ad sinistram, sed quos magis magisque convertit in oves, ponendas ad dexteram... Hactenus erudite sane Guilhelmus.» - Il Commentario di Guglielmo di Parigi sulla Cantica è inedito.

17 «Deus Pater virgini Catharinae (tract. 4, c. 139) dixit: «Mariae, unigeniti Filii mei gloriosae genitrici, a bonitate mea concessum est propter incarnati Verbi reverentiam, ut quicumque etiam peccator ad eam cum devota veneratione recurrit, nullo modo diripiatur a daemone infernali. Haec enim est a me electa, parata, et posita tamquam esca dulcissima ad capiendos homines, et praecipue animas pecatorum.» Lud. BLOSIUS, Abbas Laetiensis in Hannonia, Conclave animae fidelis, pars 2, sive Monile spirituale, cap. 1, n. 16. Opera, Antverpiae (Moretus), 1632, p. 590, col. 1. - «Io voglio che tu sappia che per camparla (l'anima di un certo peccatore) di questa eterna dannatione, nella quale tu vedi ch'egli era, io permisi questo caso, acciò che col sangue suo, nel sangue della mia Verità Unigenito mio Figliuolo avesse vita. Però che non avevo dimenticato la reverentia ed amore ch'egli aveva alla dolcissima Madre Maria dell'Unigenito mio Figliuolo, alla quale è dato questo per reverentia del Verbo dalla mia Bontà: cioè che qualunque sarà colui o giusto o peccatore, che l'abbi in debita reverentia, non sarà tolto né devorato dal dimonio infernale. Ella è come una esca posta dalla mia Bontà a pigliare le creature ch'anno in loro ragione.» S. CATERINA DA SIENA, Il Dialogo, Trattato della divina Provvidenza, cap. 139 (non del trattato, ma di tutta l'opera). Opere, IV, Siena, 1707, pag. 251.

18 Vedi sopra, nota 16.

19 Non ci è stato possibile conoscere donde S. Alfonso abbia appreso questo fatto.

20 «Sicut magnes attrahit sibi ferrum, sic ego attraho Deo dura corda.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 3, cap. 32. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 168, col. 1.

21 «Rhinoceros iste, qui etiam monoceros in graecis exemplaribus nominatur, tantae esse fortitudinis dicitur, ut nulla venantium virtute capiatur; sed sicut hi asserunt, qui describendis naturis animalium laboriosa investigatione sudaverunt, virgo ei puella proponitur, quae ad se venienti sinum aperit, in quo ille omni ferocitate postposita caput deponit, sicque ab eis a quibus capi quaeritur, repente velut inermis (al. enervus) invenitur.» S. GREGORIUS MAGNUS, Moralia in Iob, lib. 31, cap. 15, n. 29. ML 76-589.

22 «Audi divum Chrysostomum (Serm. De laudibus Virg.): «Ideo Mater Dei praeelecta es ab aeterno, ut quem Deus non potest salvare per suam merissimam iustitiam, tu per tuam salvares pietatem ac misericordiam.» Io. Paul. BERLENDUS, O. S. Aug., Elogia Virginis Deiparae Mariae ad eiusdem Litanias Lauretanas, Auxilium Christianorum. Migne-Bourassé, Summa aurea, XIII, col. 472. Di chi sia questa Oratio de laudibus Virginis, non sappiamo; ma non è di S. Gio. Grisostomo.

23 «Vere cum recogito sanctum Filium eius, ob hoc ut peccatis hominum mederetur, factum esse filium eius, nonnihil spei concipio quod (al. quid) vel parum percipiendi de sublimitate tantae matris, sciens videlicet illam magis propter peccatores quam propter iustos factam esse Dei Matrem. Dicit enim ipse bonus Filius eius se non venisse vocare iustos sed peccatores. (Matth. IX, 13).» EADMERUS, monachus Cantuariensis, Liber de excellentia Virginis Mariae, cap. 1. Inter Opera S. Anselmi, ML 159-557, 558.

24 «Nec abhorres peccatores - Sine quibus numquam fores - Tanto digna Filio. - Si non essent redimendi - Nulla tibi pariendi - Redemptorem ratio.» Inno o Sequenza «Tibi cordis in altari», del secolo 14°. RAGEY, Hymnarium quotidianum B. V., Paris, 1892, 9 aug., p. 276. - MONE, Lateinische Hymnen des Mittelalters, II, p. 316.

25 «Totum siquidem quod habes gratiae, totum quod habes gloriae, et etiam hoc ipsum quod es mater Dei, si fas est dicere, peccatoribus debes. Omnia enim haec propter peccatores tibi collata sunt.» GUILIELMUS Alvernus seu Parisiensis, De Rhetorica divina (de arte orandi), cap. 18. Opera, Aureliae et Parisiis, 1674, I, pag. 357, col. 2.

26 «Si igitur ipsa propter peccatores, scilicet propter me meique similes, facta est Domini mater, quomodo immanitas peccatorum cogere me poterit desperare veniam eorum, cum tam ineffabile donum sit factum ex ea ob curationem eorum?» EADMERUS, op. cit., l. c., col. 558: vedi sopra, nota 23.

27 «Munera nostra, Domine, apud clementiam tuam Dei Genitricis commendet oratio: quam idcirco de praesenti saeculo transtulisti, ut pro peccatis nostris apud te fiducialiter intercedat.» In Vigilia Assumptionis, Secreta.

28 «Virgine autem, quae ex Davide ob promissiones illi factas genus ducebat, intermedia (mése) ad Incarnationis opus utens, eiusque uterum, veluti divinum quoddam semen subiens, format sibi ipse templum hominem perfectum, cum partem aliquam ex Virginis natura sumpsisset et ad templi formationem compegisset.» Expositio rectae confessionis, n. 10, MG 6-1223, in Appendice ad Opera S. Iustini martyris. - Questa opera è di molto posteriore a S. Giustino, e non è degna di lui. L'autore sembra essere stato uno di quelli che hanno preparato la via a Nestorio: vedi Admonitio in Expositionem rectae confessionis, di D. Prudenzio Marani, O. S. B., ML 6, col. 1203-1206.

29 «Haec divinorum contractuum subsistens veraque sponsio... Per eam nobis obstricta sunt salutis pignora.» S. ANDREAS CRETENSIS, Oratio 14, In SS. Dominae nostrae Deiparae dormitionem, oratio 3. MG 97-1091, 1094. - Marracci, Polyanthea Mariana, lib. 6: Nomina et elogia Deiparae V. M. incipientia a littera F: «Fideiussio, quae pignore dato fit divinarum reconciliationum. S. Andreas Cretensis, oratio 2 de Dormitione B. M. V.» Migne-Bourassé, Summa aurea, IX-1176.

30 «Quaenam vero tuum corpus delibitura sunt unguenta? Corpus, inquam, illud suave fragrans; corpus intemeratum; corpus illud boni plenum; remissionem scaturiens; ceu fonte manans incorruptionem; corpus ex quo divinitatis conciliatio; corpus in quo sit consummatio; per quod est salus.» IDEM, ibid. ML 97-1098.

31 «Si autem contra te etiam propter tuas nequitias ipsum (Christum Dominum) videris indignatum, ad spem peccatorum confugias, Matrem suam, et ipsi tamquam Matri Dei reverentiam exhibebis, ac fusis lacrimis eius euxilium postulabis. Et si perseveraveris non quiescens, non dubites quod ab ea quod volueris impetrabis. Secum enim crevit miseratio, et sibi pro miseris satisfacere ex officio est commissum.» Stimulus amoris, pars 3, cap. 12. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., Mogunt. et Lugd., VII, 225, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

32 «Timerene debeat ut pereat, cui misericordissima mater clementissimi fratris, et iudicis, se piissimam matrem exhibet, et potentissimam advocatam? Tu misericordiae, mater, non rogabis, pro filio Filium, pro adoptato Unigenitum, pro servo Dominum, pro reo Iudicem, pro creatura Creatorem, pro redempto Redemptorem? Rogabis plane, quia qui Filium tuum inter Deum et homines posuit Mediatorem, te quoque inter reum et Iudicem posuit Mediatricem.»ADAM, Abbas Perseniae (1190, + post annum 1200), Mariale, sermo 1, In Annuntiatione B. V. ML 211-703. Migne-Bourassé, Summa aurea, VI, 1323.

33 «Age gratias ei qui talem tibi mediatricem benignissima miseratione providit, in qua nihil possit esse suspectum.» S. BERNARDUS, Sermo in «Signum magnum», n. 2. ML 183-430.

34 Fanciullo.

35 Io. Andr. Coppenstein, O. P. Beati F. ALANI Redivivi RUPENSIS Tractatus mirabilis de ortu atque progressu Psalterii Christi et Mariae, eiusque Confraternitatis: pars 5, cap. 60. Venetiis, 1665, pag. 422-436. - Opus vere aureum B. ALANI RUPENSIS, O. P., de ortu et progressu Psalterii Christi et Mariae seu Sacratissimi Rosarii: pars 5, Exempla devoti sexus feminei, Exemplum 2. Forum Cornelii, 1847, pag. 278-287. - Io. BONIFACIUS, S. I., De Divae Virginis Mariae vita et miraculis libri V, lib. 4, cap. 11. Coloniae, 1610, pag. 665- 669. (Il Bonifacio non cita altra fonte che il B. Alano, lib. de Rosario). - Teofilo RAYNAUD, S. I., nel suo Hagiologium exoticum, Opera, IX, Lugduni, 1665, pag. 412, col. 1, dopo aver riferito la conversione, procurata da S. Domenico, di una famigerata cortigiana Romana, di nome Caterina, aggiunge: «Alius meretricis Florentiae, Benedictae nomine, exitialis multis speciei raritate, a S. Dominico ad vitam sanctam traductae, historiam contexuit Alanus a Rupe.»

36 «Officium ergo tuum est mediam te interponere inter ipsum (Deum) et homines.» GUGLIELMUS PARISIENSIS, De rhetorica divina, cap. 18. Opera, I, Aureliae et Parisiis, pag. 358, col. 1.

37 «Eia ergo, advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte. Ad te in nostris necessitatibus accurrimus, tuum officium imple, tuum opus exerce.» S. THOMAS A VILLANOVA, In festo Nativ. B. V. M., Concio 3, n. 8 (fine). Conciones, II. Mediolani, 1760, col. 406.




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