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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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CAPITOLO X. - O dulcis Virgo Maria.

§ unico. - Quanto sia dolce in vita ed in morte il nome di Maria.

Il gran nome di Maria, che fu dato alla divina Madre, non fu già ritrovato in terra, né inventato dalla mente o dall'arbitrio degli uomini, come succede in tutti gli altri nomi che s'impongono; ma egli scese dal cielo e fu imposto per divina ordinazione, come attestano S. Girolamo (Lib. de Nat. Mar.),1 S. Epifanio (Or. de Praes. Deip.),2 S. Antonino 


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(P. I, Hist., tit. 4, c. 6)3 ed altri. De thesauro Divinitatis Mariae nomen evolvitur, parla Riccardo di S. Lorenzo (De laud. Virg., pag. 14).4 Dal tesoro della divinità, o Maria, uscì il vostro eccelso ed ammirabil nome; poiché tutta la SS. Trinità, siegue a dire lo stesso autore, diede a voi un tal nome, superiore ad ogni nome dopo il nome del vostro Figliuolo, e l'arricchì di tanta maestà e potenza, che al proferirsi il vostro nome volle che per riverenza tutti prostrati lo venerassero, il cielo, la terra e l'inferno: Dedit tibi, Maria, tota Trinitas nomen post nomen Filii tui supra omne nomen; ut in nomine tuo omne genuflectatur caelestium, terrestrium et infernorum (De laud. Virg., l. 1, c. 2).5 Ma tra gli altri pregi che 'l Signore ha dati al nome di Maria,


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vediamo ora quanto l'ha fatto dolce a' servi di questa santissima Signora, così in vita come in morte.

E per prima parlando del tempo della vita, diceva il santo anacoreta Onorio che 'l nome di Maria è pieno d'ogni dolcezza divina: Hoc nomen Mariae plenum est omni dulcedine ac suavitate divina.6 In modo che il glorioso S. Antonio da Padova riconosceva nel nome di Maria le stesse dolcezze che S. Bernardo considerava nel nome di Gesù: Nomen Iesu, diceva questi, Nomen Mariae, ripigliava l'altro, iubilus in corde, mel in ore, in aure melos:7 Il nome di questa Vergine Madre è gioia al cuore, mele alla bocca, melodia all'orecchio de' suoi divoti. - Si narra del V.P. Giovenale Ancina vescovo di Saluzzo, come si ha nella sua Vita, ch'egli in nominar Maria gustava una dolcezza sensibile così grande, che se ne lambiva anche le labbra.8 Si legge similmente


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che una certa donna in Colonia disse al vescovo Marsilio che sempre ch'ella pronunziava il nome di Maria, sentiva nella bocca un sapore più dolce del mele. Il che praticandolo indi Marsilio, anch'egli provò la stessa dolcezza.9 - Si ritrae da' Sacri Cantici che nell'Assunzione della Vergine tre volte gli angeli richiesero del suo nome: Quae est ista quae ascendit per desertum sicut virgula fumi? (Cap. III, 6). In altro luogo: Quae est ista quae progreditur quasi aurora consurgens? (Cap. VI, 9). In altro: Quae est ista quae ascendit de deserto deliciis affluens? (VIII, 5). Or dimanda Riccardo di S. Lorenzo, perché gli angeli replicano tante richieste del nome di questa Regina? e risponde: Forsitan quia dulce nomen sibi desiderant responderi (De laud. Virg., c. 2):10 Era così dolce anche agli angeli il sentir risonare il nome di Maria, che perciò ne fanno tante dimande.

Ma io non parlo qui di questa dolcezza sensibile, poiché questa non si concede comunemente a tutti; ma parlo della dolcezza salutare di conforto, di amore, di letizia, di confidenza e di fortezza, che dona questo nome di Maria comunemente a coloro che con divozione lo proferiscono. Di ciò parlando


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l'abbate Francone (De Grat. Nov. Test., tr. 6) dice che dopo il sacrosanto nome di Gesù, il nome di Maria è sì ricco di beni, che nella terra e nel cielo non risuona altro nome, da cui l'anime divote ricevano tanto di grazia, di speranza, di dolcezza: Neque enim post Filii nomen aliud nomen caelum et terra nominat, unde tantum gratiae, spei, et suavitatis piae mentes concipiant. Poiché, siegue a dire, il nome di Maria racchiude in sé un certo che di ammirabile, di dolce e di divino, che quando conviene11 ai cuori amici, spira in essi un odore di santa soavità. E la maraviglia di questo gran nome si è, così conclude, che mille volte inteso dagli amanti di Maria, sempre si ascolta come nuovo, provando essi sempre la stessa dolcezza in udirlo nominare: Nomen namque Mariae mirum quid, suave atque divinum in secontinet, ut cum convenit amicis cordibus, amicae suavitatis odorem spiret. Et mirum illud est de nomine Mariae, ut millies auditum, semper audiatur quasi novum (Loc. cit.).12

Di questa dolcezza parimente parlando il B. Errico Susone, diceva che in nominar Maria sentivasi talmente sollevare alla confidenza e con tal gioia accendere d'amore, che tra la gioia e le lagrime, fra cui proferiva l'amato nome, desiderava che 'l cuore dal petto gli saltasse fuor della bocca; mentre asseriva che questo dolcissimo nome qual favo di mele se gli liquefacea nel fondo dell'anima.13 Onde poi esclamava: O soavissimo


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nome! O Maria, qual sarete voi stessa, se il vostro solo nome è tanto amabile e grazioso?14

Quindi rivolto alla sua buona Madre l'innamorato S. Bernardo con tenerezza le dice: O magna, o pia, o multum laudabilis Maria; tu nec nominari potes quin accendas, nec cogitari quin recrees affectus diligentium te (S. Bern., ap. S. Bon., Spec., c. 8):15 O grande, o pia, o degna di tutte le lodi, SS. Vergine Maria, il vostro nome è così dolce ed amabile che non può esser nominato senza che infiammi d'amore verso di voi e di Dio chi lo nomina: anzi basta ch'egli s'affacci solamente al pensiero de' vostri amanti, per accenderli vie più ad amarvi, e consolarli. E se le ricchezze consolano i poveri, poiché gli sollevano dalle loro miserie, oh quanto meglio consola noi miseri - parla Riccardo di S. Lorenzo - il vostro nome, o Maria, mentre meglio assai che le ricchezze della terra, egli ci solleva dalle angustie della presente vita: Mariae nomen longe melius quam divitiae, quia melius angustiam relevat (De laud. Virg., c. 2).16

In somma il vostro nome, o Madre di Dio, è tutto ripieno di grazie e di benedizioni divine, come vi dice S. Metodio:


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Tuum, Dei Genitrix, nomen divinis benedictionibus et gratiis ex omni parte refertum (Orat. in Hyp.).17 In modo tale che, secondo attesta S. Bonaventura, il vostro nome non può esser proferito senza che apporti qualche grazia a chi divotamente lo nomina: Nomen tuum devote nominari non potest sine nominantis utilitate (Spec. B.V., c. 8).18 Trovisi un cuore indurito quanto si voglia, diffidato quanto si sia, dice l'Idiota, se questi vi nomina, o benignissima Vergine, è tanta la virtù del vostro nome, ch'egli mirabilmente ammollirà la sua durezza, mentre voi siete quella che confortate i peccatori alla speranza del perdono e della grazia: Tanta est virtus tui sanctissimi nominis, semper benigna Virgo Maria, quod mirabiliter emollit duritiem cordis humani. Peccator per te respirat in spe veniae et gratiae (Idiot., ap. Alph. Mar., p. 827).19 Il vostro dolcissimo nome, al dire di S. Ambrosio, è un unguento odoroso che spira odore di grazia divina: Unguentum nomen tuum.


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Descendat istud unguentum in animae praecordia, S. Maria, quod divinae gratiae spiramenta redolet (De Instit. Virg., c. 13).20 Prega il santo la divina Madre dicendole: Discenda nell'intimo dell'anime nostre questo unguento di salute. E vuol dire: Fate, Signora, che noi ci ricordiamo spesso di nominarvi con amore e confidenza, mentre il così nominarvi o è segno di possedere già la divina grazia, oppure è caparra di dover presto ricuperarla.

Sì, poiché il ricordarsi del vostro nome, o Maria, consola gli afflitti, rimette nella via della salute coloro che ne son fuori, e conforta i peccatori acciocché non si abbandonino alla disperazione; così discorre Landolfo di Sassonia: O Maria, tui recordatio nominis maestos laetificat, errantes ad viam salutis revocat, et peccatores ne desperent confortat (In vita Christ., p. 2, c. 86).21 E dice il P. Pelbarto che siccome Gesù Cristo colle cinque sue piaghe ha apprestato al mondo il rimedio de' suoi mali, così parimente Maria col suo santissimo nome, ch'è composto di cinque lettere, conferisce ogni giorno il perdono a' peccatori: Sic Maria suo sanctissimo nomine, quod quinque litteris constat, confert quotidie veniam peccatoribus (Stellar., a. 2).22


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Perciò il santo nome di Maria ne' Sacri Cantici è somigliato all'olio: Oleum effusum nomen tuum (Cap. I, [2]). Gloria nominis eius - commenta il B. Alano in Cant. loc. cit. - oleo effuso comparatur. Oleum aegrotantem sanat, odorem parit, flammam accendit.23 Siccome l'olio sana gl'infermi, sparge odore ed accende la fiamma; così il nome Maria sana i peccatori, ricrea i cuori e l'infiamma di divino amore. Onde Riccardo di S. Lorenzo anima i peccatori a ricorrere a questo gran nome, perché egli solo basterà a guarirli da tutti i loro mali, dicendo che non v'è infermità così maligna, che subito non ceda alla forza di questo nome: Peccator es? ad nomen Mariae confugias. Ipsum solum sufficit ad medendum. Nulla pestis, quae ad nomen Mariae non cedat continuo (De laud. Virg., pag. 14).24

All'incontro i demoni, afferma Tommaso da Kempis, temono a tal segno della Regina del cielo, che al nominarsi il suo gran nome, fuggono da chi lo nomina come da fuoco che brucia: Expavescunt caeli Reginam spiritus maligni, et diffugiunt, audito nomine eius, velut ab igne (Lib. 4, ad Nov.).25


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La stessa B. Vergine rivelò a S. Brigida che non vi è in questa vita peccatore così freddo nel divino amore, che invocando egli il suo santo nome con proposito di convertirsi, il demonio subito da lui non s'allontani: Nullus est in hac vita tam frigidus ab amore Dei, qui si invocaverit nomen meum cum proposito poenitendi, statim diabolus ab ipso non discedat (Rev., lib. 1, c. 9).26 E ce lo confermò un'altra volta dicendole che tutti i demoni talmente venerano e paventano il suo nome, che in udirlo risonare, subito lasciano l'anima dall'unghie con cui la tenevano incatenata: Omnes daemones verentur hoc nomen et timent, audientes hoc nomen Mariae, statim relinquunt animam de unguibus, quibus tenebant eam (Rev., lib. 2, c. 19).

E siccome s'allontanano gli angeli ribelli da' peccatori che invocano il nome di Maria, così all'incontro, disse la stessa nostra Signora a S. Brigida, gli angeli buoni maggiormente si avvicinano all'anime giuste che divotamente lo nominano: Angeli boni, audito nomine meo, iustis magis propinquant (Ap. S. Dion. Cart., de laud. V., cap. ult.).

Ed attesta S. Germano che siccome il respirare è segno di vita, così il nominare spesso il nome di Maria è segno o di vivere già nella divina grazia o che presto verrà la vita; poiché questo potente nome ha virtù di ottenere l'aiuto e la vita a chi divotamente l'invoca: Quomodo corpus enim vitalis signum


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operationis habet respirationem, ita sanctissimum nomen tuum, o Virgo, quod in ore servorum tuorum versatur assidue, vitae et auxilii non solum est signum, sed etiam ea procurat et conciliat (S. Germ., de zona Virg.).27 In somma questo ammirabil nome, soggiunge Riccardo di S. Lorenzo, è come una torre fortissima, in cui ricoverandosi il peccatore sarà liberato dalla morte, mentre da questa celeste torre vengono sicuramente difesi e salvati i peccatori più perduti: Turris fortissima nomen Dominae: ad ipsam fugiet peccator et liberabitur. Haec defendit quoslibet et quantumlibet peccatores (De laud. Virg., lib. 11).28

Ma torre di fortezza che non solo libera i peccatori dal castigo, ma difende anche i giusti dagli assalti dell'inferno. Così dice lo stesso Riccardo, asserendo che dopo il nome di Gesù non vi è nome in cui si ritrovi tanto aiuto, da cui si conferisca tanta salute agli uomini, quanto da questo gran nome di Maria: Non est in aliquo nomine tam potens adiutorium, nec est aliud nomen datum hominibus post nomen Iesu, ex quo tanta salus refundatur hominibus, sicut nomen Mariae (De laud. Virg., c. 2).29 Specialmente si sa da per tutto, come tutto


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giorno si sperimenta da' divoti di Maria, che 'l suo gran nome forza a vincere le tentazioni contro la castità. Riflette il medesimo autore sulle parole di S. Luca: Et nomen Virginis Maria (c. I, 27), che questi due nomi di Maria e di Vergine si nominano dal Vangelista congiunti, acciocché intendiamo che 'l nome di questa purissima Verginella non dee mai andar disunito dalla castità: Hoc nomen semper cum castitate coniunctum esse debet (Loc. cit.).30 Onde dice S. Pier Crisologo che 'l nome di Maria è indizio di castità: Nomen hoc indicium castitatis (Serm. 146).31 Volendo dire che chi ne' dubbi d'aver peccato nelle tentazioni impure si ricorda d'aver invocato il nome di Maria, ha un segno certo di non aver offesa la castità.

Sicché avvagliamoci sempre del bel consiglio di S. Bernardo, il quale dice: In periculis, in angustiis, in rebus dubiis, Mariam cogita, Mariam invoca. Non recedat ab ore, non recedat a corde (Hom. 2, sup. Miss.):32 In tutti i pericoli di perder la divina grazia, pensiamo a Maria, invochiamo Maria unitamente col nome di Gesù, poiché questi nomi vanno sempre uniti insieme. Non si partano mai questi due dolcissimi e potentissimi nomi né dal nostro cuore né dalla nostra bocca, poiché questi due gran nomi ci daran forza per non cedere, e per vincere sempre tutte le tentazioni. - Son troppo belle le grazie


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che stan promesse da Gesù Cristo a' divoti del nome di Maria, com'egli stesso parlando colla sua Santa Madre fe' intendere a S. Brigida, rivelandole che chi invocherà il nome di Maria con confidenza e proposito d'emenda, riceverà tre grazie singolari, cioè un perfetto dolore de' suoi peccati, la lor soddisfazione e la fortezza per giungere alla perfezione, e di più finalmente la gloria del paradiso: Quicumque invocaverit nomen tuum et in te sperabit cum proposito emendandi, tria illi dabuntur, contritio peccatorum, eorum satisfactio et fortitudo ad proficiendum, et insuper regnum caelorum (Rev., lib. 1, cap. 50).33 Poiché, soggiunse il divin Salvatore, sono sì dolci e care, o Madre mia, a me le tue parole, che non posso negarti quel che tu mi chiedi: Tanta enim est in me dulcedo verborum tuorum, quod negare non valeo quod tu petis.

Giunge in somma a dire S. Efrem che 'l nome di Maria è la chiave della porta del cielo a chi divotamente l'invoca: Nomen Mariae est reseratorium portae caeli (In deprec. ad Virg.).34 E perciò ha ragione S. Bonaventura di chiamar Maria salute di tutti coloro che l'invocano: O salus te invocantium.35 Come se fosse lo stesso invocare il nome di Maria, che


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ottener la salute eterna: mentre afferma l'Idiota che l'invocazione di questo santo e dolce nome conduce ad acquistar una grazia soprabbondante in questa vita, ed una gloria sublime nell'altra: Devota invocatio huius nominis ducit ad virorem gratiae in praesenti et ad virorem gloriae in futuro (De laud. Virg., l. 2, c. 2).36 Se cercate dunque, o fratelli, conclude Tommaso da Kempis, d'esser consolati in ogni travaglio, ricorrete a Maria, invocate Maria, ossequiate Maria, raccomandatevi a Maria. Con Maria godete, con Maria piangete, con Maria camminate, con Maria cercate Gesù; con Gesù e Maria finalmente bramate di vivere e di morire. Così facendo, dice, sempre camminerete avanti nella via del Signore; poiché Maria volentieri pregherà per voi, e 'l Figlio certamente esaudirà la Madre. Ecco le sue belle parole: Si consolari in omni tribulatione quaeritis, accedite ad Mariam, Mariam invocate, Mariam honorate, Mariae vos commendate. Cum Maria gaudete, cum Maria dolete, cum Maria orate, cum Maria ambulate, cum Maria Iesum quaerite: cum Maria et Iesu vivere et mori desiderate. Fratres, si ista exercetis, proficietis. Maria pro vobis libenter orabit et Filius Matrem suam exaudiet (Ap. Paciucch., Exc. 22, in Sal. Ang., in fin.).37


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Troppo dolce dunque in vita è a' divoti di Maria il suo santissimo nome, per le grazie somme ch'egli loro ottiene, come abbiam veduto. Ma più dolce poi lor si renderà in morte, per la dolce e santa morte che loro impetrerà. - Il P. Sertorio Caputo della Comp. di Gesù esortava tutti coloro che si trovassero ad assistere qualche moribondo, che gli nominassero spesso il nome di Maria; dicendo che questo nome di vita e di speranza, sol proferito in morte, basta a dissipare i nemici ed a confortare i moribondi in tutte le loro angustie.38 Parimente S. Camillo de Lellis lasciò molto raccomandato a' suoi religiosi che a' moribondi ricordassero spesso l'invocare il nome di Maria e di Gesù, com'egli già praticò sempre cogli altri; ma più dolcemente poi lo praticò con se stesso in punto di sua morte, in cui, come si narra nella Vita, nominava con tanta tenerezza i suoi amati nomi di Gesù e di Maria, che ne infiammava d'amore anche chi l'ascoltava. E finalmente cogli occhi fissi alle loro adorate immagini, colle braccia in croce, si vide il santo spirare con aria e pace di paradiso, formando appunto le ultime voci della sua vita con invocare i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria.39 - Questa breve


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orazione d'invocare i nomi sacrosanti di Gesù e di Maria, dice Tommaso da Kempis che quanto è facile a tenerla in memoria, tanto è dolce a considerarla e forte insieme a proteggere chi l'usa da tutti i nemici della nostra salute: Haec brevis oratio, Iesus et Maria, facilis est ad tenendum, dulcis ad cogitandum, fortis ad protegendum.40

O beato colui, dicea S. Bonaventura, che ama il tuo dolce nome, o Madre di Dio! Beatus vir qui diligit nomen tuum, Maria!41 Egli è così glorioso ed ammirabile il vostro nome, che tutti quelli i quali si ricordano d'invocarlo in punto di morte, non temono allora di tutti gli assalti de' nemici: Gloriosum


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et admirabile nomen tuum; qui illud retinent, non expavescunt in puncto mortis (Spec. B. Virg.).42

Oh chi avesse la sorte di morire come morì il P. F. Fulgenzio d'Ascoli cappuccino, il quale spirò cantando: O Maria, o Maria, la più bella che vi sia, voglio andiamo in compagnia.43 O pure come morì il B. Errico cisterciense, di cui si narra negli Annali dell'Ordine (An. 1109) che finì la vita articolando il nome di Maria: Inter ipsam dulcissimi nominis articulationem.44


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Preghiamo dunque, lettor mio divoto, preghiamo Dio a concederci questa grazia, che l'ultima parola di nostra lingua sia nella morte il proferire il nome di Maria; come appunto desiderava e pregava S. Germano: Dei Matris nomen sit mihi ultimus linguae loquentis motus (Orat. 6, de Ann. Virg.).45 Oh morte dolce, morte sicura, ch'è accompagnata e protetta da tal nome di salute, che Dio non concede d'invocare in morte se non a coloro ch'egli vuol salvi!

O mia dolce Signora e Madre, io v'amo assai, e perché vi amo, amo ancora il vostro santo nome. Propongo e spero coll'aiuto vostro di sempre invocarlo in vita ed in morte. Per gloria dunque del vostro nome - concludiamo colla tenera preghiera di S. Bonaventura -allorché l'anima mia uscirà da questo mondo, venitele voi all'incontro, Signora benedetta, e prendetela fra le vostre braccia: Propter honorem nominis tui, in exitu animae meae de hoc mundo occurre illi, Domina,


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et suscipe eam (In Psalt. Deip.).46 Non isdegnate, o Maria - seguiamo a pregare col santo - di venirla a consolare allora colla vostra dolce presenza. Voi siate la sua scala e via del paradiso. Voi impetratele la grazia del perdono e l'eterno riposo: Consolare eam vultu sancto tuo. Esto illi scala et iter ad paradisum; impetra ei indulgentiam pacis et sedem lucis. E termina poi il santo con dire: O Maria avvocata nostra, a voi tocca di difendere i vostri divoti e prendere a vostro conto le loro cause avanti al tribunale di Gesù Cristo: Sustine devotos: suscipe causas eorum ante tribunal Christi.

Esempio.

Si narra dal P. Rho ne' suoi Sabbati e dal P. Lireo nel suo Trisagio Mariano che nella Gheldria, circa l'anno 1465, una certa donzella per nome Maria fu mandata un giorno dal suo zio al mercato della città di Nimega a comperar alcune cose, con ordine che la sera si restasse in casa di un'altra zia che ivi abitava. Ubbidì la fanciulla, ma andata la sera a trovar la zia, fu da costei rozzamente cacciata, onde si pose di nuovo in cammino per ritornare; ma fattasi notte per la via ed entrata in collera, chiamò il demonio ad alta voce. Ecco questi subito le apparve in forma d'uomo e le promise di aiutarla, purchè facesse una cosa. Farò tutto, rispose la disgraziata. Altro non voglio, disse il nemico, che d'ogg'innanzi non vi segniate più col segno di croce e vi mutiate il nome. Rispose quella: In quanto alla croce non mi segnerò più; ma il mio nome di Maria m'è troppo caro, non voglio mutarmelo. Ed io non t'aiuto, disse il demonio. Finalmente dopo molti contrasti convennero che si chiamasse colla prima lettera del nome di Maria, cioè Emme. E con ciò s'inviarono ad Anversa; e stette la misera sei anni con sì mal compagno, vivendo una vitascellerata ch'era lo scandalo di tutti.


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Un giorno ella disse al demonio che desiderava rivedere la patria; il nemico ripugnava, ma finalmente fu costretto ad acconsentire. Entrando ambedue nella città di Nimega, trovarono che ivi si rappresentava un'opera della vita di Maria SS. A tal vista la povera Emme, per quel poco di divozione che aveva conservata verso la Madre di Dio, cominciò a piangere. Che facciamo qui, allora disse il compagno? che vogliamo far qui un'altra commedia? La prende per cacciarla da quel luogo, ma quella resisteva; ond'egli, vedendo che già la perdeva, adirato l'alza in aria e la fa cadere in mezzo al teatro. Allora la misera narrò il fatto. Andò per confessarsi dal parroco, ma il parroco la rimise al vescovo di Colonia, e il vescovo al Papa: il quale, uditala in confessione, le impose per penitenza che portasse continuamente tre cerchi di ferro, uno al collo e due alle braccia. Ubbidì la penitente, e giunta a Mastrich, ivi si chiuse in un monastero di pentite, dove visse 14 anni in aspre penitenze; ed una mattina, alzandosi da letto, trovò da se stessi rotti tutti i tre cerchi, e due anni dopo se ne morì con fama di santità, e voll'esser sepolta con quegli stessi tre cerchi, che da schiava dell'inferno l'aveano renduta felice schiava della sua liberatrice.47


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Preghiera.

O gran Madre di Dio e madre mia Maria, è vero ch'io non son degno di nominarvi; ma voi che mi amate e desiderate la mia salute, voi mi avete a concedere, benché la mia lingua è immonda, ch'io possa sempre invocare in mio soccorso il vostro santissimo e potentissimo nome: mentre il vostro nome è l'aiuto di chi vive e la salute di chi muore.

Ah Maria purissima, Maria dolcissima, deh fate che 'l vostro nome sia da ogg'innanzi il respiro della mia vita. Signora, non tardate a soccorrermi sempre che vi chiamo; giacché in tutte le tentazioni che mi combatteranno, in tutt'i bisogni che mi occorreranno, io non voglio lasciare mai di chiamarvi, replicando sempre: Maria, Maria. Così spero di fare in vita, così spero di fare particolarmente in morte, per venire dopo quella a lodare eternamente in cielo il vostro amato nome: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.

Ah Maria, amabilissima Maria, e qual conforto, qual dolcezza, qual confidenza, qual tenerezza sente l'anima mia in solo nominarvi, in solamente pensare a voi! Ringrazio il mio Dio e Signore, che vi ha dato per mio bene questo nome così dolce, così amabile e così potente.

Ma, Signora, io non mi contento solamente di nominarvi, io voglio nominarvi di più per amore; voglio che l'amore mi ricordi di chiamarvi ad ognora, si che poss'ancor io esclamar con S. Anselmo: O nome della Madre di Dio, tu sei l'amor mio: O amor mei, nomen Matris Dei.48

O cara mia Maria, o amato mio Gesù, vivano sempre dunque nel mio ed in tutti i cuori i vostri dolcissimi nomi. Si scordi la mia mente di tutti gli altri nomi, per ricordarsi solo e per sempre invocare i vostri nomi adorati.


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Ah Gesù mio Redentore e madre mia Maria, quando sarà giunto il punto di mia morte, in cui dovrà l'anima mia spirando uscir di questa vita, deh per li meriti vostri concedetemi allora la grazia di formare l'ultime voci, dicendo e replicando: V'amo Gesù e Maria; Gesù e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia.




1 «Angelus Domini ei (Ioachim) cum immenso lumine astitit... dicens: «... Anna uxor tua pariet tibi filiam, et vocabis nomen eius Mariam.» S. Hieronymi Operum Mantissa, Epistola 50, De Nativitate sanctae Mariae (alias Evangelium de Nativitate Mariae inscribitur), n. 4. ML 30-299, 300. Auctor ignotus, «fabularum arhitectus»: ibid., col. 296, Monitum. Cf. Baronius, Tractatio de Martyrologio Romano, cap. 7: Martyrologium Romanum, Romae, 1914, pag. LV-LVII. - Vedi pagina seg., nota 3.

2 S. EPIPHANIUS, Constantiae in Cypro episcopus, lib. 3, haeresis 79, «Adversus Collyridianos, qui Mariae sacrificium offerunt,» n. 5, MG 42-747: «Quamvis autem ex Mariae historia ac traditione illud habeatur, Ioachimo eius patri divinitus hoc in deserto nuntiatum fuisse: «Uxor tua concepit,» non ita tamen accipiendum est, quasi hoc citra nuptialem consociationem ac virilem satum acciderit. Verum, quod futurum erat, missus a Deo significavit angelus.» - Ora, supposta questa apparizione dell'angelo, la quale può piamente credersi, non è difficile né temerario argomentare che l'angelo abbia pur rivelato al padre il nome della figlia: per analogia a quanto fu detto a Zaccaria: Vocabis nomen eius Ioannem, (Luc. I, 13): a Maria (Luc. I, 31) e a Giuseppe (Matth. I, 21): Vocabis nomen eius Iesum. Non avrà fatto Dio meno onore al nome di Maria che a quello di Giovanni.

3 S. ANTONINUS, Chronicorum opus, pars 1, tit. 4, cap. 6, § 10 (verso la fine), Lugduni, I, 1586, pag. 195, col. 2: «Quadam autem die apparuit ei (Ioachim) angelus Domini cum magno lumine... dicens: «... Ecce uxor tua Anna pariet tibi filiam, et vocabis eam Mariam.» Si appoggia S. Antonino su quella supposta lettera di S. Girolamo, che abbiamo accennata nella nota 1. Conserva però il suo vigore, riguardo alla lettera apocrifa, la riflessione che fa S. Antonino (pag. 195, col. 1) sul trattato oppure vangelo apocrifo: «Ut legitur in quodam libello translato a beato Hieronymo de hebraeo in latinum, intitulato de Nativitate beatae Mariae, continente, etsi apocrypho, consona rationi.»

4 NICOLAUS monachus, quondam notarius S. Bernardi, De Annuntiatione B. V. M., inter Opera S. Petri Damiani, Sermo 11, ML 144-558: «Tandem nascitur Maria... Evocatur statim caelestis ille conventus, et... facit sermonem (Deus) cum angelis de restauratione eorum, de redemptione hominum, de elementorum renovatione, ac, illis stupentibus et mirantibus prae gaudio, de modo redemptionis. Et statim, de thesauro divinitatis, Mariae nomen evolvitur, et per ipsam, et in ipsa, et de ipsa, et cum ipsa totum hoc faciendum decernitur, ut sicut sine illo nihil factum, ita sine illa nihil refectum sit. Traditur epistola Gabrieli, in qua salutatio Virginis, incarnatio Redemptoris, modus redemptionis, plenitudo gratiae, gloriae magnitudo, multitudo laetitiae continetur. Missus est ergo angelus Gabriel a Deo ad Virginem...» - Per Riccardo da San Lorenzo, vedi la nota seguente.

5 RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 2, inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 7, col. 2, Parisiis, pag. 13, col. 1: «Dedit enim ei tota Trinitas nomen quod est super omne nomen post nomen Filii sui, ut in nomine eius omne genu flectatur, sicut manifeste patet, caelestium, terrestrium et infernorum.»

6 Questo «santo anacoreta Quorio» non è Honorius Augustodunensis, solitarius seu monachus, il quale visse nella prima metà del secolo XII; e che, dopo essere stato «Scholasticus» nella sua patria, menò vita eremitica, probabilmente, come si argomenta dai suoi scritti, almeno per parecchi anni in Germania. Scrisse, in lode di Maria SS., dei sermoni per alcune sue festività, qualche opuscoletto brevissimo, e specialmente Sigillum Beatae Mariae, ubi exponuntur Cantica Canticorum (ML 172, col. 495-518). - Qui si tratta di un altro HONORIUS ANACHORETA, noto solo dalle Opere di Dionigi Cartusiano, il quale sembra averlo conosciuto, e lo chiama «vir illustris». Dallo stesso Cartusiano, sappiamo aver egli scritto: De ornamentis gloriae S. Mariae, liber unus; De praeconiis Beatissimae Virginis, libri XII. Nella sua opera De dignitate et laudibus B. V. M., il Cartusiano lo cita con lode sei volte: lib. 1, art. 6, 9, 10, 34; lib. 3, art. 30; lib. 4, art. 4. Colle parole qui riferite da S. Alfonso conchiude il suo libro 3 (op. cit., lib. 3, art. 30, Opera, XXXVI, Opera minora, IV, Tornaci, 1908, pag. 147, col. 2): «Hinc Honorius anachoreta: «Hoc, inquit, nomen, Maria, plenum est omni dulcedine ac suavitate divina, dignum aeterna memoria, omnium ore simul et corde celebrandum, invocandum et gloriosum.» Cf. Marracci, Bibliotheca Mariana, pars 1, v. Honorius Anachoreta. Romae, 1648, pag. 604.

7 S. BERNARDUS, In Cantica, sermo 15, n. 6, ML 183-847: «Aridus est omnis animae cibus, si non oleo isto infunditur; insipidus est, si non hoc sale conditur. Si scribas, non sapit mihi nisi legero ibi Iesum. Si disputes aut conferas, non sapit mihi, nisi sonuerit ibi Iesus. Iesus mel in ore, in aure melos, in corde iubilus.» - (S. Francisci Assisiatis necnon) S. ANTONII PADUANI Opera omnia, opera et labore P. Io. Delahaye, Pedeponti, 1739, In Dominica 3 Quadragesimae, sermo 2 (il primo: pag. 82 e seg.), verso la fine, pag. 156, col. 2: «Dulce nomen confortans peccatorem et beatae spei. Domine (Domina), nomen tuum in desiderio animae. Et nomen, inquit, Virginis Maria. Oleum effusum nomen tuum. Nomen Mariae iubilus in corde, mel in ore, melos in aure.»

8 «S'inteneriva nel suo cuore alla sola rimembranza del nome di lei (Maria SS.), e fu osservato, come abbiamo in processo, che in nominare Maria si lambiva le labbra, come se anco sensibilmente gustasse la dolcezza di quell'amabile nome.» Pietro Giacomo BACCI, Vita del Beato (beatificato nel 1890) Giovanni Giovenale Ancina, della Congr. dell'Oratorio, vescovo di Saluzzo, lib. 3, cap. 7. Seconda ediz. romana, Roma, 1890, pag. 230.

9 «Iuxta ecclesiam sancti Severini in Colonia, inclusus quidam habitabat (al. habitat), Marsilius nomine, in Tuscia ad sanctum Sebastianum quandoque episcopus, (cioè vescovo della già detta Bagnorea, patria di S. Bonaventura, tornata, dal 18 aprile 1922, all'antico nome di Bagnoregio) et tempore schismatis quod fuit inter Alexandrum et Paschalem (Alessandro III, Papa 1159-1181; antipapi, di parte imperiale: Onorio IV, 1160-1164; Pasquale III, 1164-1168; finalmente Castillo III, al quale, nella pace fra Chiesa ed Impero (1177), si provvide con un'abbazia), ab ipso Alexandro depositus. Hunc cum matronae civitatis frequentarent (al. visitarent), et una ei confessa fuisset quod Dominae nosrae nomen dicere non posset sine quadam mira dulcedine, de causa tantae gratiae requisita respondit: «Singulis diebus in honore eius quinquaginta Ave Maria, cum todidem veniis, dicere consuevi, per quae tantam dulcedinem merui, ut omnis oris mei saliva orationis tempore in mel videatur conversa.» Quod cum audisset iam dictus inclusus, exemplo devotae feminae vix per sex hebdomadas angelicam salutationem praefato modo et numero compleverat, et ecce tantam dulcedinem sentire coepit in illius dulcissimae salutationis prolatione in ore et in gutture, ut mellis dulcedinem longe transcenderet ipsa dulcedo. Eamdem dulcedinem meruit quidam de ordine nostro (Cisterciensi) monachus, exemplo illius provocatus. Haec mihi relata sunt ab eodem inciuso.» CAESARIUS Heisterbacensis, Ord. Cist., Dialogus Miraculorum, distinctio 7, cap. 49 (al. 50). Coloniae, etc. 1851, II, pag. 69.

10 «Ter ad minus in Canticis in persona angelorum quaeritur: Quae est ista? non tantum quia personae mirentur excellantiam, quae nec primam similem visa est nec habere sequentem, sed forsitan quia dulce nomen sibi desiderant responderi.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 2, n. 5. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 9, col. 2; Paris., XXXVI, 16, col. 1.

11 Nella I ediz.: giova.

12 «De cuius (Mariae) laude nondum desiderio satisfecimus, nec aliquando in defectu corruptibilis huius vitae satisfieri posse credimus. Praegustata autem suavitate laudis eius, desiderium nostrum magis ac magis accenditur, sed quotidiana memoria eius ac frequenti iteratione dulcisismi nominis ipsius, quasi divino quodam rore pii desiderii aestus regrigeratur. Neque enim post illud singulare dilecti Filii sui nomen quod est super omne nomen, aliud nomen caelum aut terra nominat, unde tantum gratiae, tantum spei, tantum suavitatis, tantum consolationis, piae mentes concipiant. Quotiescumque enim dulcissimum nomen illud Maria, amatores illius audiunt, toties ex pio auditu et suavitate auditi nominis, nescio quid inenarrabilis iucunditatis intus trahunt. Nomen namque Mariae mirum quid suave ac divinum in se continet, ut, cum sonuerit, amicis cordibus amicae suavitatis odorem spiret. Et mirum illud est de nomine Mariae et valde mirum, ut millies auditum, semper audiatur quasi novum.» FRANCO, abbas Affligemensis (ab anno 1109 ad annum 1125 aut 1130), De gratia Dei, lib. 6. ML 166-749, 750.

13 «Cum igitur mecum ipse diligenter perpendo et cogito, quaenam tu sis, Virgo sacrata, animus erigitur, iustumque mihi videtur ut, si modo fieri id posset, lacrimantibus oculis, cor ipsum prae exsultatione ex ore prosiliret; adeo nomen tuum ceu favus mellis colliquescit.» B. HENRICUS SUSO, O. P., Dialogus Sapientiae et ministri eius, cap. 16. Opera, latine reddita a Laur. Surio Cartusiano, Coloniae Agrippinae, 1588, pag. 96.

14 «Revera tu es et diceris Mater et Regina misericordiae. Eia ergo, Mater indulgentissima inexhaustae misericordiae, salve. O nomen suavissimum! O qualis ea est re ipsa, cuius tam gratiosum nomen est! Numquam sane quamvis dulcis citharae sonum tam suaviter affecit aures quantumlibet huic mundo dediti hominis, quam nostra afficit corda maerentia nomen sacratissimum intemeratae Virginis Mariae.» IDEM, ibid., pag. 96, 97.

15 «O magna, o pia, o multum amabilis Maria! tu nec nominari quidem potes, quin accendas; nec cogitari, quin recrees affectus diligentium te: tu numquam sine dulcedine divinitus tibi insita piae memoriae portas ingrederis.» Ad B. Virginem Deiparam sermo panegyricus, alias: Ad gloriosam Virginem Mariam deprecatio et laus elegantissima, n. 6. Inter Opera S. Bernardi, ML 184-1013. - Paulus Winfridus Diaconus, Homiliarius, Homilia 52, In Nativ. B. M. V. ML 95-1518. - CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., lectio 9, inter Opera S. Bonav., Romae, etc., VI, 444, col. 1: «O celeberrimi nominis Maria, quomodo posset nomen tuum non esse celebre, quae etiam devote nominari non potes sine nominantis utilitate? Testatur tuus Bernardus, dicens: «O magna, o pia, o multum laudabilis Maria, tu nec nominari potes quin recrees affectus diligentium te: numquam sine dulcedine divinitus tibi insita, piae memoriae portas ingredieris.» - Vedi Appendice, 3, B.

16 «Melius est nomen bonum quam divitiae multae: Prov. XXII, 1... Mariae siquidem nomen longe melius quam divitiae corporales: quia melius angustiam relevat paupertatis... Pauper es: confuge ad nomen Mariae, quae tibi pauperrima exhibetur: et si devote attendas quod de hac paupertate exaltata est etiam super Angelos, iam non erit tibi onerosa paupertas.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 2, n. 4. Lugduni, 1651, inter Opera S. Alb. M., XX, pag. 9, col. 1; Parisiis (Vivès), XXXVI, pag. 15, col. 2.

17 «Benedicta tu, prorsus benedicta omnibusque desiderabilis. In benedictionibus Domini nomen tuum, divina gratia plenissimum ac summe Deo gratiosum, Dei Mater, quaeque tuo ipsa splendore fidelibus lumen praeferas.» S. METHODIUS, Sermo de Simeone et Anna quo die Domino in templo occurrerunt; ac de Sancta Deipara, n. 10. MG 18-371. - Se questo Sermone debba attribuirsi a S. Metodio il Grande, martire, oppure a S. Metodio, Patriarca CP.: vedi sopra, cap. 3, § 2, nota 3, pag. 118. Aggiungiamo qui questa riflessione: essendovi validissime ragioni di attribuire questa Omilia a Metodio il Grande, né opponendosi altro se non che, ai suoi tempi, cioè al principio del secolo IV, non era ancora istituita la festa dell'Hipapante (presso noi Latini, della Purificazione), non si potrebbe forse argomentare che l'Omilia del Santo Martire sul fatto evangelico, sia stata più tardi adattata alla festa? Inoltre, non si è potuto celebrare, qua e là, una qualche festa, prima che vi fosse una festa formale e generale? Non è forse a questo modo che vennero istituite nella Chiesa molte festività, col propagarsi ed accettarsi da tutti l'uso particolare di alcune chiese, alle volte di alcuni privati?

18 «O celeberrimi nominis Maria, quomodo posset nomen tuum non esse celebre, quae etiam devote nominari non potes sine nominantis utilitate?» CONRADUS DE SAXONIA, O. M., Speculum B. M. V., lectio 9. Inter Opera S. Bonaventurae, Rom., Mogunt., Lugdun. (1668), VI, 444, col. 1. - Vedi Appendice, 2.

19 «Tantae virtutis et excellentiae est tuum sanctissimum nomen, beatissima Virgo Maria, quod ad invocationem ipsius, caelum ridet, terra laetatur, angeli congaudent, daemones contremiscunt et infernus turbatur. Tanta est virtus tui sanctissimi nominis, bendicta Virgo Maria, quod mirabiliter emollit et penetrat duritiam cordis humani: ideo scribitur: Lucerna Domini, spiraculum hominis, quae investigat omnia secreta ventris (Prov. XX, 27); sic etiam tibi possumus dicere: Lucerna Dominae, id est Mariae, quae illuminatrix et Domina interpretatur, spiraculum hominis, quia peccator per te respirat in spe veniae et gratiae: quae investigat, id est, investigare facit, omnia secreta ventris, id est, abscondita cordis.» RAYMUNDUS IORDANUS, Abbas Cellensis, Contemplationes de B. Virgine, pars 4, Contemplatio 1, n. 2. Migne-Bourassé, Summa Aurea, IV, col. 889.

20 «O divitias Marianae virginitatis! Quasi olla ferbuit, et quasi nubes pluit in terras gratiam Christi... Excipite, igitur, excipite, sacrae virgines, nubis huius pluviam spiritalem... Excipite aquam, et non effluat vobis; quia nubes est, diluat vos, et sacro humore perfundat; quia olla est, spiritu vaporet aeterno. Excipite itaque ex hac Moabitide olla gratiae caelestis unguentum, nec vereamini ne deficiat: quod exinanitum est, et plus redundat; quia in omnem terram odor eius exivit (Ps. LIX, 10), sicut scriptum est: Unguentum exinanitum est nomen tuum; ideo adolescentulae dilexerunt te (Cant. I, 2). Descendat istud unguentum in ima praecordia, viscerumque secreta, quo non deliciarum odores sancta Maria, sed divinae gratiae spiramenta redolebat.» S. AMBROSIUS, De institutione virginis et S. Mariae virginitate perpetua liber unus, cap. 13, n. 81-83. ML 16-325.

21 «O Maria, tui recordatio nominis melle dulcior, nectare suavior, fessos recreat, maestos laetificat, oppressos relevat, errantes ad viam salutis revocat, et peccatores, ne desperent, suae suavitatis odore confortat.» LUDOLPHUS DE SAXONIA, Vita Iesu Christi, pars 2, cap. 86, De Assumptione et laude B. Virginis. Romae et Parisiis, 1865, pag. 763, col. 1; ibid., 1870, IV, 798.

22 «Sicut Christus quinque vulneribus suis contulit plene remedia mundo, sic Maria suo sanctissimo nomine, quod quinque litteris constat, confert quotidie veniam peccatoribus in hoc mundo.» PELBARTUS DE THEMESWAR, O. M., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib. 6, De benedicto nomine Mariae, art. 2. Venetiis, 1586, fol. 109, col. 3. - Pelbarto attribuisce queste parole a San Bernardo, «ut allegatur in libello qui dicitur Speculum Virginis», non in quello, certamente, di Corrado di Sassonia, inter Op. S. Bonav.

23 «Et eleganter fama et gloria nominis eius oleo effuso comparatur. Oleum esurientem reficit, aegrotantem sanat, membra defatigata mitigat, odorem parit, flammam nutrit. Sic et in laude Virginis reficimur, exemplo eius ad virtutum medicamina invitamur, adversitatibus fessi eius patientia recreamur, vitae eius forma illustramur. Nominis fama diffunditur; et non solum oleo, sed et oleo effuso nomen eius comparatur. Quia, sicut oleum effusum magis redolet, sic quanto magis nomen Virginis dilatatur, tanto magis gloria augetur.» ALANUS DE INSULIS, Ord. Cist., Doctor cognomento universalis, Compendiosa in Cantica Canticorum ad laudem Deiparae Virginis Mariae elucidatio. ML 210-55. - Alano da Lilla, 1114-1203, monaco di Chiaravalle, 1128; fatto da S. Bernardo primo abbate di Larivour (Ripatorium) all'età di 30 anni, ed anche meno: vescovo di Auxerre, 1151; rinunziò al vescovado e tornò a Chiaravalle, ove visse e morì da semplice monaco. Lo chiamano Beato: «Chrysostomus Henriquez, in suo Menologio Cisterciensi, die 30 ianuarii; Ioannes Cisterciensis, in Catalogo Sanctorum et Beatorum Ordinis; Leo Allatius, in libro De apibus urbanis; Abbas Generalis Ordinis Cisterciensis modernus; et alii passim: ML 210-9.» Scrisse la Vita Secunda di S. Bernardo, ML 185, col. 469-524.

24 «Peccator es? Ad Mariae nomen confugias, ipsum solum sufficit ad medendum: nam pestis tam efficax nulla sic haeret, quae ad nomen Mariae non cedat continuo.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 2. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 9, col. 1; Parisiis, XXXVI, p. 15, col. 2.

25 «Daemonibus imperat, ne aliquem molestare audeant qui eius ditioni se subiicit et curae. Expavescunt caeli Reginam spiritus maligni, et diffugiunt, audito nomine sancto eius, velut ab igne... Tamquam tonitruum de caelo factum, sic prosternuntur ad sanctae Mariae vocabulum; et quo saepius illud profertur ac desiderabilius invocatur, eo citius et longius ipsi fugantur.» THOMAS A KEMPIS, Sermones ad Novitios, pars 3, sermo 4, n. 2. Opera, Coloniae Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, I, pag. 84, col. 1, 2. Ed. Pohle, sermo 23, VI, 221.

26 «Nomen meum est Maria, sicut legitur in Evangelio. Hoc nomen cum Angeli audiunt, gaudent in conscientia sua, et rengratiantur Deo, qui per me et mecum talem gratiam fecit... Angeli etiam boni, audito hoc nomine, statim appropinquant magis iustis, quibus dati sunt ad custodiam... Omnes etiam daemones verentur hoc nomen, et timent. Qui audientes hoc nomen Maria, statim relinquunt animam de unguibus, quibus tenebant eam. Sicut enim avis, quae in praedam ungues et rostrum habet, si audierit sonum aliquem, relinquit praedam, et cum nihil operis sequi videt, statim revertitur ad eamdem: sic daemones, audito nomine meo, statim relinquunt animam quasi territi, sed iterum advolant, et revertuntur ad eam, quasi sagitta velocissima, nisi aliqua emendatio subsequatur. Nullus etiam tam frigidus ab amore Dei est, nisi sit damnatus: si invocaverit hoc nomen hac intentione ut numquam reverti velit ad opus solitum, quod non discedat ab eo statim diabolus; et numquam amplius revertitur ad eum, nisi resumpserit voluntatem peccandi mortaliter. Tamen quandoque permittitur ei turbare eum, propter maiorem remunerationem eius, sed non possidere.» Revelationes S. BIRGITTAE, lib. 1, cap. 9. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 11, col. 2., pag. 12, col. 1. - S. DIONISIUS CARTUSIANUS, Opera, XXXVI, Opera minora, IV, Tornaci, 1908, De dignitate et laudibus B. V. M., lib. 3, art. 30, pag. 146, col. 2.

27 «Si enim abs te relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid autem etiam nobis fiet, o sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus ac flatus exsistis? Quemadmodum enim corpus nostrum hoc certum vitalis actus indicium habet, quod spiritum ducat: sic et tuum sanctissimum nomen indesinenter in servorum tuorum ore in omni occasione et loco et tempore versans prolatumque, vitae et iucunditatis et auxilii non solum indicium est, sed causa efficitur.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In Encaenia aedis SS. Deiparae et in fascias Domini et in zonam eiusdem SS. Deiparae. MG 98-378, 379.

28 «Christus... hanc civitatem (quae est Maria) aedificavit... Huius civitatis prima turris, celsitudo humilitatis... secunda turris, nomen Virginis. Prov. XVIII, 10: Turris fortissima nomen Domini: ad ipsum currit iustus, et exaltabitur. Hoc nomen invocatur in hac civitate. Unde Tob. XIII, 14, 15: Adorabunt Dominum in te (in te Dominum)... et nomen... magnum invocabunt in te. Beatus Bernardus (dove?) sic dicit: Turris fortissima nomen Domini (Dominae): ad ipsam fugiet peccator, et liberabitur. Haec defendit quoslibet et quantumlibet peccatores.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 11, cap. 1, n. 23. Inter Opera S. Alb. M., Lugduni, 1651, XX, 301, col. 2; Parisiis, XXXVI, 551, col. 1. - «Turris fortissima nomen Dominae nostrae: ad ipsum confugiet peccator in tentatione, et etiam qui peccavit, et salvabitur. Dicit enim Salomon, qui parum noverat de Maria, Prov. XVIII, 10: Turris fortissima nomen Domini: ad ipsum currit iustus, et exaltabitur. Nobis autem dicendum: Turris fortissima nomen Dominae: ad ipsam confugiet peccator, et salvabitur.» Id. op., lib. 1, cap. 2, n. 4. Lugduni, pag. 9, col. 1; Parisiis, pag. 15.



29 «Dedit enim ei (Mariae) tota Trinitas nomen quod est super omne nomen post nomen Filii sui... Non est enim in alio aliquo nomen (nomine), post nomen (Filii), tam potens adiutorium, nec est aliquod nomen sub caelo datum hominibus post dulce nomen Iesu, ex quo tanta salus refundatur hominibus.» Id. op., lib. 1, cap. 2, n. 3: Lugduni, pag. 7, col. 2; Parisiis, p. 13, col. 1.

30 «Luc. I, 27: Et nomen virginis Maria. Bene autem immediate iungitur Mariae virginitas: eo quod non solum nomine praeferat, sed et aliis praebeat gratiam castitatis. Ita etiam nomini Mariae virginitas et sanctitas inseparabiter sunt adiunctae, quod, cum agit beatus Lucas, VII, 37, de poenitentia Magdalenae, propter huius nominis reverentiam non ausus fuit Mariam, sed mulierem nominare: sed paulo post, scilicet VIII, 2, cum dicit eam, iustificatam a Domino, de suis facultatibus ministrare, vocat eam Mariam.» Id. op., l. c., n. 5, Lugduni, 9, col. 2; Parisiis, 16, col. 2.

31 «Maria mater vocatur, et quando non Maria mater?... Nonne haec exeuntem populum de Aegypto concepit uno utero ut emergeret caelestis in novam creaturam renata progenies iuxta illud Apostoli: Patres nostri omnes sub nube fuerunt, et omnes mare transierunt, et omnes in Moyse baptizati sunt in nube et in mari (I Cor. X, 1, 2). Et ut semper Maria humanae praevia sit salutis, populum quem unda generatrix emisit in lucem, ipsa iure praecessit in cantico. Maria, inquit, soror Aaron, sumens tympanum in manu sua, dixit: Cantemus Domino, gloriose enim honorificatus est (Exod. XV, 20, 21). Nomen hoc prophetiae germanum est, hoc renascentibus salutare, hoc virginitatis insigne, hoc pudicitiae decus, hoc indicium castitatis, hoc Dei sacrificium, hoc hospitalitatis virtus, hoc collegium sanctitatis; merito ergo matris Christi nomen est hoc maternum.» S. PETRUS CHRYSOLOGUS, Archiepiscopus Ravennas (+ 440), Sermo 146. ML 52-593.

32 S. BERNARDUS, De laudibus Virginis Matris, super «Missus est», hom. 2, n. 17. ML 183-70.

33 «Respondit Filius: «Carissima mater mea, verba tua dulcia sunt mihi... Nulla erit petitio tua ad me, quae non exaudiatur, et per te omnes qui petunt misericordiam cum voluntate emendandi, gratiam habebunt...»...Respondit Matri Filius: «... Quia per dulcissima verba oris tui trahis misericordiam a me, pete quodcumque vis, et dabitur tibi.» Respondit Mater: «Fili mi, quia misericordiam ego a te consecuta sum, ideo misericordiam et auxilium peto miseris. Quatuor quippe sunt loca. Primus est caelum... Secundus locus est infernus... Tertius locus est purgatorium... Quartus locus est mundus, et habitatores eius indigent tribus. Primo, contritione pro peccatis. Secundo satisfactione. Tertio, fortitudine ad faciendum bona.» Respondit Filius: «Omnis quicumque invocaverit nomen tuum et spem habet in te, cum proposito emendandi commissa, ista tria dabuntur ei, insuper et regnum caeleste. Tanta enim est mihi dulcedo in verbis tuis, ut non possim negare quae petis, quia nihil aliud vis nisi quod ego. Tu denique es quasi fiamma lucens et ardens, qua luminaria exstincta accenduntur, et inaccensa convalescunt: sic ex caritate tua, quae ascendit in cor meum et attraxit me ad te, reviviscent qui in peccatis sunt mortui; et tepidi, quasi fumus nigri, in caritate mea convealescunt.» Revelationes S. BIRGITTAE, lib. 1, cap. 50. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 62, col. 1, 2.

34 «Ave, porta caelorum, et scala, ascensusque omnium. Ave, portarum caelestis paradisi reseramentum.» S. EPHRAEM Syrus, Sermo de SS. Dei Genitricis V. Mariae laudibus, Opera graece et latine, et latine tantum, III, Opera omnia, VI, Romae, 1746, pag. 576, col. 2. Opera, Venetiis, 1755, II, 570, col. 2.

35 «Tu salus te invocantium, portus naufragantium, miserorum solatium, pereuntium refugium.» Psalterium (maius) B. M. V., Hymnus instar «Te Deum». Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., Mogunt., Lugd. (1668), VI, 492 (paginazione erronea: 480), col. 2.- Vedi Appendice, 2.

36 Dalla nota di S. Alfonso, risulta chiaro ch'egli ha avuto l'intenzione di citare, non già l'Idiota, ma Riccardo da S. Lorenzo. - «Est oleum viride. Quia memoria huius nominis et in generationes saeculorum, sicut ipsa dicit in Eccli. XXIV, 28: in virore enim perseverantia et diuturnitas designatur. Devota etiam invocatio et recordatio nominis eius ducit ad virorem gratiae in praesenti, ad virorem caelestium in futuro. Act. IV, 2: Non est aliud nomen, etc.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 2, n. 3. Inter Op. S. Alb. M., Lugduni, 1651, XX, pag. 8, col. 1; Parisiis, XXXVI, p. 13, col. 2.

37 PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Venetiis, 1720, Excitatio 22 in Salutationem Angelicam, n. 12, pag. 562, col. 2. - «Si consolari in omni tribulatione quaeritis, accedite ad Mariam Matrem Iesu, iuxta crucem stantem, flentem et dolentem; et omnia gravamina vestra, aut cito recedent, aut leviore fient. Eligite hanc benignissimam Matrem Iesu, prae cunctis parentibus et amicis vestris, in Matrem specialem et Advocatam ante mortem; et salutate eam Angelica salutatione frequenter, quia hanc vocem audit valde libenter. Si malignus hostis vos tentat, et a laude Dei et Mariae impedit, non curetis, nec laudare et orare cessetis; sed eo ardentius Mariam invocate, Mariam salutate, Mariam cogitate, Mariam nominate, Mariam honorate, Mariam semper glorificate, Maria inclinate, Mariae vos commendate. Cum Maria in cella manete, cum Maria tacete, cum Maria gaudete, cum Maria dolete. Cum Maria laborate, cum Maria vigilate, cum Maria orate, cum Maria ambulate, cum Maria sedete. Cum Maria Iesum quaerite, cum Maria Iesum in ulnis portate, cum Maria et Iesu in Nazareth habitate. Cum Maria in Hierusalem ite, cum Maria iuxta crucem Iesu state, cum Maria Iesum plorate, cum Maria Iesum sepelite. Cum Maria et Iesu resurgite, cum Maria et Iesu caelos ascendite, cum Maria et Iesu vivere et mori desiderate. - Fratres, si ista bene cogitetis et exerceatis, diabolus fugiet a vobis, et in spirituali vita proficietis. Maria libenter pro vobis orabit, pro sua clementia, et Iesus libenter Matrem suam exaudiet, pro sua reverentia. Parum est omne quod agimus; sed si per Mariam et Iesum Filium eius, humili et contrito corde ad Patrem accedimus, misericordiam consequemur et gratiam in hoc tempore, et gloriam in futuro cum ipsis sine fine: Amen. Felix anima devota, quae habet Iesum et Mariam familiares amicos in hac vita; sodales in mensa, comites in via; provisores in necessitate, consolatores in tribulatione; adiutores in periculis, consultores in dubiis, susceptores in extremis. Beatus religiosus, qui se reputat peregrinum in hoc mundo, et pro summo solatio habet Iesum et Mariam in cordis hospitio.» THOMAS A KEMPIS, Sermones ad Novitios, pars 3, sermo 2, n. 4, 5. Opera, Coloniae Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, I, pag. 77, col. 2, pag. 78, col. 1, 2. Ed. Pohle, Ad Novitios sermo 21, Opera, VI, 252.

38 BARONE, S. I., Vita, lib. 3, cap. 18, Napoli, 1691, pag. 398, 399: «Di questo augustissimo nome, dalla stessa Beatissima Vergine aveva ricevuti mirabili lumi ed altissime intelligenze. Dicea, che solo proferito divotamente, bastava a santificar col fiato l'aria, e col suono mettere in ispavento l'inferno, appunto come quel di Gesù... Intese avere Iddio in esso riposti tesori di grandi beni, tanto per ben vivere quanto per morir bene, a' divoti dell'augusto Nome: che anche sol pronunciato col cuore, anzi anche sol udito dagli infermi, bastava a mettere in fuga le tentazioni del demonio, e i lor timori rincorare. Perciò voleva che dai circostanti spesso loro si nominasse.»

39 CICATELLI e DOLERA, Vita, lib. 3, cap. 6, Catania, 1747, pag. 187, 188: «Per infiammare vie più i suoi Religiosi, costumava lor dire: «Padri e Fratelli miei, ricordatevi che siete stati chiamati da Dio per avvocati, difensori del patrimonio ed eredità di Cristo, che sono le anime di questi poverelli ricomprate col prezioso suo Sangue.» Suggeriva loro inoltre alcuni importanti ricordi per ben governarsi in affare di tanta premura... Egli poi raccomandando l'anima, si ristringeva particolarmente nell'esortare gli infermi che pronunziassero spesse volte i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria, ed implorassero il soccorso dell'angelo suo custode e dei suoi Santi avvocati: e ciò faceva con tale fervore, che sembrava uscissero le sue parole da un'ardente fornace, o vedesse a lume chiarissimo quanta sia la bellezza dell'anima, mostrandosi tanto invaghito e voglioso della loro salute.» - Lib. 2, cap. 20, pag. 150: «Gli dimandò l'infermiero se voleva refiziarsi con alquanto di stillato. «Aspettate, rispose, un altro quarto d'ora, che poi mi refizierò.» Tanto seguì per l'appunto, poiché passato non più che un quarto d'ora, allargate in croce le braccia, con sempre in bocca e nel cuore il santissimo Sangue e nome di Gesù Cirsto e il nome di Maria; benedicendo la Santissima Trinità e l'Arcangelo san Michele, nel proferirsi queste parole: «Mitis atque festivus Christi Iesu tibi aspectus apparat»; alla presenza di tutti i Nostri, che dileguatisi in pianto gli pregavano un felice e santo passaggio, con volto allegro, cogli occhi elevati al cielo, senza verun orrore o trasformazione di sembiante, che anzi parea splendido e luminoso, diede gli estremi sospiri, e rendendo l'anima al suo Creatore andò a refiziarsi nel paradiso.» - Cf. Mario VANTI, M. I., S. Camillo de Lellis, Roma, 1929, pag. 459, 645.

40 Haec sancta oratio, Iesus et Maria, brevis est ad legendum, levis ad portandum, facilis ad tenendum, dulcis ad cogitandum, fortis ad protegendum, fideles ad custodiendum, socialis ad ambulandum, delectabilis ad recreandum, amicabilis ad consolandum, potens ad adiuvandum, prudens ad perducendum recto itinere omnem pauperem peregrinum et saeculi contemptorem ad vitam aeternam... Haec sancta oratio trahit ad se in fervore spiritus totam caelestem curiam, quae sequitur cum omni reverentia Dominum suum Iesum Christum et Dominam suam sanctam Mariam... Qui illos pro sociis secum habet in via huius vitae, etiam pios patronos inveniet mortis tempore.» THOMAS A KEMPIS, Vallis liliorum, cap. 13. Opera, Coloniae Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, II, pag. 84, col. 2, pag. 85, col. 1. – Ed. Pohle, IV, 74. - Notiamo pure che l'invocazione dei ss. nomi di Gesù e di Maria, aggiungendovi quello di San Giuseppe, è il modo più pronto e più facile di acquistar molte indulgenze: 7 anni e 7 quarantene ogni volta, oltre l'indulgenza plenaria ogni mese. Acta Sanctae Sedis, XXXIX, pag. 373, 374.

41 «Beatus vir qui diligit nomen tuum, Maria Virgo: gratia tua animam eius confortabit.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 1, v. 1. Inter Opera S. Bonav., Romae, Moguntiae, Lugduni, VI, 478, col. 2. - Vedi Appendice, 2.

42 «Gloriosum et admirabile est nomen tuum: qui illud retinent, non expavescent in puncto mortis.» Id. op., Ps. 110, pag. 487, col. 1.

43 «Vix... trigesimum quintum aetatis annum attigerat... Supremum, qui ei imminebat, diem divina revelatione percipit, ac paulo post in morbum incidit... Post mentem poenitentiae sacramento expiatam ac caelesti pane refectam, tanta suavitate Deo laudes coepit occinere... ut... iam caelesti Angelorum ac Superûm choris interesse videretur. Inter haec Deiparae Virgini, quam singulari pietate... prosequebatur, hymnos O gloriosa Domina et Ave maris stella decantans, cum illius ante mortem aspectu dignatus esset, laetus in haec verba exclamat: «O flos Virginum, Maria, te nulla pulchrior, nulla magis pia: iam te sequar caelesti via.» Haec etiamnum verba in illius ore versabantur, cum puram ad Deum animam efflat.» Zacharias BOVERIUS Salutiensis, Annales Minorum Capucinorum, II, Lugduni, 1639, ann. 1584, n. 174, pag. 145. - La stessa opera, tradotta dal P. Benedetto Sanbenedetti da Milano, tomo 2, parte 1, Venezia, 1645, anno 1584, n. 170, pag. 232: «... E perché era divotissimo della Beata Vergine, gli apaprve tutta graziosa questa Signora mentre cantava divotamente gli inni O gloriosa Domina e l'Ave Maria stella: laonde alzò la voce dicendo: «O Maria, o Maria, la più bella che ci sia, voglio andiamo in compagnia;» e nel proferire di queste parole, spirò l'anima angelica nel seno della Regina degli angeli.»

44 Si tratta qui di S. Alberico, primo abbate di Cistercio, dopo che fu costretto il fondatore S. Roberto a ritornare a Molesmes. Il Manrique assegna, per la sua morte, l'anno 1109; il Mireo e l'Enriquez, l'anno 1107; qualcuno, l'anno 1108. Ecco come Angelo MANRIQUE, Ord. Cist., Annales Cisterciensium, I, Lugduni 1642, «Annus 1109, cap. 1», pag. 49, col. 1, narra il suo felicissimo transito: «Rexerat ille Cistercium per annos novem, quibus sex alios menses superaddiderat... Citius deponi ardentius exoptabat... Voti compos futurus, in febrem incidit, qua statim se praevidit consummandum. Ferunt, dum filios suos consolaretur, deliquio morbi, an amoris, extra se factum, et sibi redditum, sic exclamasse: «Felices vos, quos tanta gloria manet, caelestes spiritus aeternum beatura.» Dixit, et singulos fratres lustrans oculis, omnium se sedes vidisse demonstrabat, praemium laborum in caelis obtinendas. Tunc vero cunctis in gratiarum actionem primo effusis, mox coronantibus lectum sancti Patris, atque eius exitum pie munientibus, cum primam omnium Mariam invocassent, Albericus, sibi ipsi approprians verba Ecclesiae: Sancta Maria, ora pro me, inter ipsam dulcissimi nominis articulationem, oculis facieque in splendorem versis, seu iam praeventis caelestis gloriae lumine, felicissimum spiritum per Mariam Matrem Filio tradidit, vigesima sexta die ianuarii... intrante hoc anno millesimo centesimo nono.» - S. Alberico fu certamente uno dei più divoti servi e figli di Maria SS. Egli costituì la celeste Regina Protettrice dell'Ordine nascente, ordinando che tutti i Monasteri da fondarsi fossero a lei dedicati, come tuttora si eseguisce. Egli dettò ai Cisterciensi le loro prime Costituzioni, «quas - dice il Menologium - a beatissima Virgine accepisse fertur.» A lui promise Maria che avrebbe protetto e difeso questo suo Ordine fino alla fine del mondo; a lui diede ella medesima la bianca cocolla di cui rivestì i suoi monaci, come se ne fa memoria nell'Ordine ai 5 di agosto. Da lui ereditarono i Cisterciensi quella tenerissima divozione a Maria, che tempera con un raggio di celestiale dolcezza l'asprezza della loro austerissima vita: Bernardo fu il degno erede di Alberico. Scrisse con ragione Gregorio PP. XI: «Cisterciensis Ordo, divinis mancipatus obsequiis, et inter Religiones ceteras Virgini singularitate devotionis adscriptus, ex institutione primaria.» S. Alberico è, tra i molti santi Cisterciensi, uno dei pochissimi canonizzati, avendo decretato l'Ordine, da più secoli, per singolarissimo esercizio di umiltà, di non proseguire alcuna causa di canonizzazione.

45 (Non già S. Germano, Patriarca CP, + 740, ma) GERMANUS II, Patriarcha CP. (1222-1240), che risiedette in Nicea, mentre Costantinopoli era occupata dai Latini. Scrisse contro i Latini ed il Filioque. Trattò, di mala voglia e senza risultato, col Papa Gregorio IX dell'unione delle Chiese. Qualche Greco lo fa Santo, ma non la Chiesa, e neppure tutti i Greci. Fu, per altro, uomo dotto, eloquente, e d'illibati costumi. In Annuntiationem B. Mariae, Oratio 6, n. 48, MG 140-734, 735: «O sola e saeculo et proprie Dei Genitrix! Hac enim appellatione velut quodam Dominae sigillo et aureo et honorificentissimo sermonem meum obsigno. Hoc nomen et ore et corde et anima tota amplector: et utinam hoc idem tuum etiam in ore habens deprehendar, cum instans vitae finis ad postremos ducendos spiritus me adiget! Firmiter enim credo, crudeles humanoque generi infensos aëris exactores illud formidaturos, ac transitum ab exactione liberum mihi permissuros. Hoc ipsum tuum Dei Genitricis nomen sit mihi ultimus linguae loquentis motus, ut illud velut olivae rarum in ore ferens, instar columbae avolem, et in salutari paradisi arca requiescam. Vehementissime enim illuc remeare cupio; quoniam inde avolare me pristini mundi pater (Adam) coëgit, perque hanc vitam fluctibus diluvii demersam lactandum tradidit.» Questa Orazione è del 1228, essendo quell'anno l'unico, mentre Germano era Patriarca, in cui la festa dell'Annunziazione sia occorsa nel Sabbato Santo, conforme a quanto vien segnato nel num. 5, col. 682. Vedi ivi la nota 28.

46 «In exitu animae meae de hoc mundo: occurre illi, Domina, et suscipe eam. - Consolare eam vultu sancto tuo: aspectus daemonis non turbet illam. - Esto illi scala ad regnum caelorum: et iter rectum ad paradisum Dei. - Impetra illi a Patre indulgentiam pacis: et sedem lucis inter servos Dei. - Sustine devotos ante tribunal Christi: suscipe causam eorum in manibus tuis.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 113. Inter Opera S. Bonaventurae, Romae, etc., VI, 487, col. 2.

47 Giov. RHO, S. I., Sabati del Giesù di Roma overo Esempi della Madonna, Roma, 1655. Esempio 28, pag. 177 e seg., preso dal Lireo. - Hadrianus LYRAEUS (Van Liere, 1588-1661), Antverpiensis, S. I., Trisagion Marianum, Antverpiae, 1648, lib. 3, Tonus octavus, pag. 411-413. - Sulla penitenza imposta ad Emme, nota il Lireo (pag. 413, col. 1.) che questo «piaculare supplicium... noxarum suarum poenitentibus olim crebro imponi solebat». Del monastero ove si ritirò la penitente, dice: «Poenitens Maria in patriam cum avunculo (pio sacerdote, di nome Gisberto) tetendit (tornando da Roma), cumque Traiectum ad Mosam incolumes pervenissent, ab illo (avunculo), quem iam patris loco reverebatur, studiose impetravit, conversis illis ac poenitentibus mulieribus, quae istic sub invocatione B. Mariae Magdalenae Deo famulabantur, aggregari.» Termina così il Lireo la sua narrazione: «Et huius quidem (Mariae poenitentis) etiamnum memoria Traiecti apud «Abbas Dominas», ut modo appellantur, superesse invenitur; trium praeterea circulorum, quibus constricta fuit, celeberrima mentio est; quos aiunt primo ad sepulcrum appensos, deinde in clathros ferreos. Crucifixo suo praefigendos, conversos fuisse, qui tamen modo non supersunt. Sepulcrum eius ad infimum gradum, quo ad chorum ascenditur, sub lapideo lustralis aquae vasculo muro inserto, ostenditur, quem illa locum prae animi poenitentis demissione elegisse fertur, cum nullae istic ex universo gynecaeo soleant sepeliri. Haec ex archivis Traiectensis coenobii deprompta, relatione Antistitae aliisque codicibus ab annis centum excusis collecta, ad me misit Vir Reverendus et doctus.»

48 «O nomen suavissimum, nomen dulcissimum, nomen iucundissimum, nomen Mariae!... O amor mei! nomen Matris Dei!» Meditatio de Salutatione B. V. M., scilicet, Ave Maria, n. 5, Inter Opera S. Anselmi Mantuani, Lucensis Episcopi (+ 1086), ML 149-580 - Possevinus, Apparatus sacer, v. Anselmus Mantuanus: «Exstant in Bibliotheca S. Benedicti Mantuanti mss. sequentia opera ipsi ascripta, videlicet,... In salutationem Angelicam meditatio, Ave Maria...» - Oudin, Comment. de Script. ecclesiasticis, II, 710 (ML 149-439 et seq.) eccede non poco nel censurare lo stile di questo opuscolo e di tre altri annessi; però si può ammettere con lui che l'autore sia posteriore al secolo XII, e probabilmente del secolo XIV.




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