- Parte seconda.
- DISCORSI SULLE SETTE FESTE PRINCIPALI DI MARIA
- DISCORSO III. - Della Presentazione di Maria.
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DISCORSO III. - Della Presentazione di Maria.
L'offerta che Maria fe' di se stessa a Dio fu pronta
senza dimora, fu intiera senza riserba.
Non v'è stata, né mai vi sarà offerta di pura creatura più grande e più
perfetta di quella che fece Maria fanciulla di tre anni a Dio, allorché si
presentò nel tempio ad offerirgli, non aromi o vitelli né talenti d'oro, ma
tutta se stessa in perfetto olocausto, consagrandosi vittima perpetua in suo
onore. Ben ella intese la voce di Dio che sin d'allora la chiamava a dedicarsi
tutta al suo amore, con quelle parole: Surge,
propera, amica mea... et veni (Cant. II, [10]). E perciò voleva il suo
Signore che sin d'allora ella si scordasse di sua patria, de' suoi parenti e di
tutto per attendere solo ad amarlo e compiacerlo: Audi, filia, et vide et inclina aurem tuam, et obliviscere populum tuum
et domum patris tui (Ps. XLIV, [11]). Ed ella pronta subito ubbidì alla
divina voce.
Consideriamo dunque quanto fu accetta a Dio questa offerta che Maria gli fe' di
se stessa, mentr'ella se gli offerì presto ed intieramente: presto senza
dimora, intieramente senza riserba: due punti.
Punto I.
Cominciamo: Maria si offerì presto a Dio.
Benché sin dal primo momento che questa celeste fanciulla fu santificata
nell'utero di sua madre, che fu già nel
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primo istante di sua
immacolata Concezione, ella ricevé l'uso perfetto della ragione, per poter sin
d'allora cominciare a meritare, secondo dicono per comun sentenza i Dottori col
P. Suarez;1 - il quale dice ch'essendo il modo più perfetto che usa Dio
nel santificare un'anima, il santificarla per proprio merito, siccome insegna
S. Tommaso (3 p., q. 19, a. 3),2 così dee credersi essere stata
santificata la S. Vergine: Sanctificari
per proprium actum est perfectior modus; ergo credendum est hoc modo fuisse
sanctificatam Virginem (Tom. 2, in 3 p., d. 4, l. 8).3 E se questo
privilegio fu conceduto agli angeli e ad Adamo, come dice l'Angelico (1 p., q.
63, a. 5, et q. 95, a. 2),4 molto più dobbiamo crederlo conceduto alla
divina Madre,
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a cui certamente dee supporsi che Dio, essendosi
degnato di farla sua madre, abbia conferiti maggiori doni che a tutte l'altre
creature, secondo insegna lo stesso S. Dottore: Ex ea accepit humanam naturam, et ideo prae ceteris maiorem debuit a
Christo gratiae plenitudinem obtinere (3 p., q. 27, a. 5).5
Poich'essendo madre, dice il P. Suarez, ha un certo diritto singolare a tutti i
doni del suo Figlio: Unde fit ut
singulare ius habeat ad dona Filii sui (T. 2, in 3 p., d. 1, s.
2).6 E siccome per l'unione ipostatica fu ragione che Gesù avesse la
pienezza di tutte le grazie, così per la divina maternità convenne che Gesù per
debito naturale conferisse a Maria grazie maggiori di quelle concedute a tutti
gli altri santi ed angeli.
Sicché sin dal principio di sua vita Maria conobbe Dio, e lo conobbe tanto che
niuna lingua - così disse l'angelo a S. Brigida - basterà a spiegare quanto
l'intelletto della S. Vergine giungesse a penetrare Dio nel primo istante che
lo conobbe (Serm. ang., c. 14). E sin d'allora Maria, a quella prima luce da
cui fu illuminata, tutta si offerì al suo Signore, dedicandosi intieramente al
suo amore ed alla sua gloria, siccome
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l'angelo seguitò a dire a santa
Brigida: «Subito la nostra Regina determinò di sagrificare la sua volontà a Dio
con tutto il suo amore, per tutto il tempo di sua vita. E niuno può capire
quanto la sua volontà si soggettò allora ad abbracciare tutte le cose di suo
gusto» (Loc. cit.).7
Ma intendendo poi l'immacolata fanciulla che i suoi santi genitori, Gioacchimo
ed Anna, aveano promesso a Dio anche con voto, come si rapporta da diversi
autori, che se loro avesse data prole gliel'avrebbero consagrata a servirlo nel
tempio; ed essendo già costume antico de' Giudei di chiuder le loro figliuole
in alcune celle, che stavano d'intorno al tempio, per bene ivi educarsi, - come
riferiscono il Baronio, Niceforo, Cedreno, e Suarez con Giuseppe Ebreo,
coll'autorità ancora di S. Gio. Damasceno, di S. Giorgio di Nicomedia, di S.
Anselmo (De form. et mor. B.M.), e S. Ambrogio (De Virg., l. 1): e come
chiaramente si raccoglie anche dal libro II de' Maccabei (III, 20), dove
parlandosi d'Eliodoro che volea assalire il tempio per prenderne l'erario ivi
deposto, si dice che Pro eo quod in
contemptum locus esset venturus... Virgines quae conclusae erant procurrebant
ad Oniam8 - Maria ciò
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intendendo, dico, appena giunta
all'età di tre anni, come attestano S. Germano e S. Epifanio, che dice: Tertio anno oblata est in templo (Serm.
de laud. V.),9 - età in cui le fanciulle maggiormente desiderano ed
hanno maggior bisogno dell'assistenza de' loro parenti, - ella volle
solennemente offerirsi e consagrarsi a Dio, presentandosi nel tempio: ond'ella
fu la prima che andò ad istantemente pregare i suoi genitori che l'avessero
condotta al tempio per adempiere la loro promessa. E la santa sua madre, dice
S. Gregorio Nisseno, Anna haud cunctata
est eam ad templum adducere ac Deo offerre (Or. de Nat. Chr.).10
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Ecco come Gioachimo ed Anna, generosamente sagrificando a Dio la parte più cara
de' loro cuori che in terra aveano, si partono da Nazaret portando or l'uno or
l'altra fra le braccia la loro troppo amata picciola figlia; poich'ella non era
atta a tal viaggio sì lungo, qual era quello da Nazaret a Gerusalemme, di
ottanta miglia, come narrano più autori.11 Andavano essi accompagnati
da pochi parenti, ma gli angioli a schiere - dice S. Giorgio Nicomediense (De
oblat. Deip.) andavan corteggiando e servendo in questo viaggio l'immacolata
verginella, che andava a consagrarsi alla Maestà divina.12 Quam pulchri sunt gressus tui, ... filia
principis (Cant. VII, 1): Oh come sono belli - doveano allora andar
cantando gli angeli - come son graditi a Dio questi tuoi passi che dai per
andare ad offerirtegli, o gran figlia prediletta del nostro comun Signore! Lo
stesso Dio, dice Bernardino da Busto, fece in quel giorno con tutta la sua
celeste corte una gran festa, vedendo condursi la sua sposa al tempio: Magnam quoque festivitatem fecit Deus cum
angelis in deductione suae sponsae ad templum (Marial., p. 4, serm.
1).13 Poich'egli non vide mai creatura più santa e più amata che se gli
andasse ad offerire: Quia nullus umquam
Deo gratior usque ad illud tempus ascendit (Loc. cit.).14 Vanne
dunque - le dicea S. Germano
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arcivescovo di Costantinopoli - vanne, o
regina del mondo, o Madre di Dio, vanne allegramente alla casa del Signore ad
aspettare la venuta del Divino Spirito che madre ti renderà del Verbo Eterno: Abi ergo, o Domina Mater Dei, in atria
Domini, exsultans et exspectans Sancti Spiritus adventum, et unigeniti Filii
conceptionem (De obl. Virg.).15
Giunta che fu la santa comitiva al tempio, la vaga fanciulla si volge a' suoi
genitori, e genuflessa, baciando loro le mani, lor dimanda la benedizione; e
poi senza più voltarsi indietro, sale i quindici gradini del tempio - come
riferisce Arias Montano da Giuseppe Ebreo16 - e si presenta al
sacerdote S. Zaccaria, come vuole S. Germano.17 E licenziandosi allora
dal mondo e rinunziando a tutti i beni ch'egli promette a' suoi seguaci, si
offerisce e si consagra al suo Creatore.
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A tempo del diluvio il corvo mandato da Noè fuori dell'arca restò a pascersi
de' cadaveri, ma la colomba senza posare il piede presto ritornò all'arca: Reversa est ad eum in arcam (Gen. VIII,
9). Molti mandati da Dio in questo mondo, infelici si fermano a pascersi de'
beni terreni. Non così la nostra celeste colomba Maria; conobbe ella che
l'unico nostro bene, l'unica speranza, e l'unico amore dee essere Dio; conobbe
che 'l mondo è pieno di pericoli e che colui che più presto lo lascia, egli è
più libero da' suoi lacci; onde cercò presto di fuggirlo dalla sua più tenera
età, ed andò a chiudersi dentro il sagro ritiro del tempio, dove potesse meglio
udirne le voci, e meglio onorarlo ed amarlo. E così la S. Vergine sin dal
principio del suo operare si rese tutta cara e gradita al suo Signore, come la
fa parlare la S. Chiesa: Congratulamini
mihi omnes qui diligitis Dominum, quia, cum essem parvula, placui Altissimo
(In 2 resp. I noct. in fest. S.M. ad Niv.).18 E perciò ella fu
assomigliata alla luna, poiché siccome la luna compisce il suo corso più
velocemente degli altri pianeti, così Maria più presto di tutti i santi giunse
alla perfezione, con darsi presto a Dio senza dimora ed intieramente senza
riserva.
E passiamo al secondo punto, dove avremo molto che dire.
Punto II.
Ben sapea l'illuminata fanciulla che Dio non accetta un cuore diviso, ma lo
vuol tutto consagrato al suo amore, secondo il precetto dato: Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde
tuo.19 Ond'ella fin dal momento in cui cominciò a vivere, cominciò
ad amare Dio con tutte le forze, e tutta a lui si donò. Ma l'anima sua
santissima aspettava con gran desiderio il tempo di consagrarsegli intieramente
con effetto e con pubblica solennità. Onde consideriamo con quanto fervore
l'amante verginella, vedendosi già chiusa in quel santo luogo, prima si prostrò
a baciar quella terra, come casa del Signore, indi adorò la sua infinita
Maestà, lo ringraziò del favor ricevuto di averla ridotta così per tempo ad
abitare nella sua casa, e poi tutta si offerì al suo Dio; tutta senza riserba
di cosa, offerendogli tutte le potenze e tutti i sensi, tutta la mente
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e tutto il cuore, tutta l'anima e tutto il corpo; poiché allora fu,
come vogliono, che, per piacere a Dio, fece il voto di sua verginità; voto, che
Maria fu la prima a farlo, al dir di Ruperto abbate: Votum virginitatis prima emisit (Lib. 1 de Inst. Virg.).20
E si offerì tutta senza limitazione di tempo, come asserisce Bernardino da
Busto: Maria seipsam perpetuis Dei
obsequiis obtulit et dedicavit (Mar., p. 4, serm. 1);21 mentr'ella
ebbe allora intenzione di dedicarsi a servire sua divina Maestà nel tempio per
tutta la sua vita, se così a Dio fosse piaciuto, senza più uscire da quel sagro
luogo. - Oh con quale affetto dovette allora dire: Dilectus meus mihi et ego illi (Cant. II, 16). Ego illi, come commenta Ugon cardinale, tota vivam et tota moriar.22 Mio Signore e Dio, dicea, io
qui son venuta solo per compiacervi e darvi tutto l'onore che posso: qui tutta
voglio a voi vivere ed a voi morire, se vi piace; accettate il sagrificio che
vi fa questa povera serva, ed aiutatemi ad esservi fedele.
E qui consideriamo quanto fu santa la vita che Maria fece nel tempio, dove, quasi aurora consurgens,23
crescendo sempre nella perfezione come cresce nella sua luce l'aurora, chi mai
può spiegare quanto di giorno in giorno risplendevano in lei sempre più belle
le sue virtù, la carità, la modestia, l'umiltà, il silenzio, la mortificazione,
la mansuetudine? Piantata nella casa di Dio questa bella uliva, dice S. Gio.
Damasceno, innaffiata dallo Spirito Santo, divenne abitazione di tutte le
virtù: Ad templum adducitur, ac deinde in
domo Dei plantata, atque per Spiritum saginata, instar olivae frugiferae
virtutum omnium
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domicilium
efficitur (Lib. 4, de fid., c. 14).24 In altro luogo dice lo stesso
santo: Il volto della Vergine era modesto, l'animo umile, le parole amorevoli,
uscendo da un interno composto (Or. 1, de Nat. Virg.).25 Ed altrove
asserisce: La Vergine allontano il pensiero da tutte le cose terrene,
abbracciando tutte le virtù; esercitando dunque così la perfezione, profittò in
poco tempo a tal segno che meritò d'esser fatta tempio degno di Dio (De fid.
ort., l. 4, c. 14).26
Parla ancora S. Anselmo della vita della S. Vergine nel tempio, e dice: Maria
era docile, poco parlava, stava sempre composta, senza ridere e senza mai
turbarsi. Perseverava poi nell'orazione, nella lezione della Sacra Scrittura,
ne' digiuni, ed in tutte l'opere virtuose (De form. et mor. B. Mar.).27
S. Girolamo ne riferisce cose più particolari: Maria tenea la sua vita ordinata
così: dalla mattina sino a terza stava in
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orazione, da terza sino a
nona si occupava in alcun lavoro, da nona ripigliava l'orazione sin che
l'angelo le portava il cibo, com'era il solito. Procurava d'esser la prima
nelle vigilie, la più esatta nella divina legge, la più profonda nell'umiltà, e
in ogni virtù la più perfetta. Niun mai la vide irata: tutte le sue parole
uscivano così piene di dolcezza, che sempre nella sua lingua fu riconosciuto
Dio (S. Gir., app. l'Ist. della vita di Maria del P. Gius. di Gesù e Maria,
carm. scalzo, l. 2, c. 1).28
Rivelò poi la stessa divina Madre a S. Elisabetta vergine benedettina nel
monastero di Sconaugia - come si legge appresso S. Bonaventura (De vita
Christi, c. 3), - che quand'ella fu lasciata nel tempio da' suoi parenti,
deliberò di avere solo Dio per padre; e spesso pensava che potesse fare per dargli
gusto: Cum pater meus et mater mea
dimiserunt me in templo, statui in corde meo habere Deum in patrem, et saepe
cogitabam quid possem facere illi gratum. Determinò di più di consagrargli
la sua verginità, e di non possedere cosa alcuna nel mondo, donando a Dio tutta
la sua volontà: Statui servare
virginitatem, nihil umquam possidere in mundo, et omnem voluntatem meam Deo
commisi. In oltre le disse che fra tutti i precetti da osservare si pose
avanti gli occhi il precetto: Diliges
Dominum Deum tuum; e ch'ella andava di mezza notte a pregare il Signore
all'altare del tempio che le concedesse la grazia di osservare i precetti, e di
farle veder nata la madre del Redentore, pregandolo che le conservasse gli
occhi per vederla,
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la lingua per lodarla, le mani e piedi per
servirla, e le ginocchia per adorar nel suo seno il suo divin Figliuolo. Ma S.
Elisabetta in sentir ciò le disse: «Ma Signora, voi non eravate piena di grazia
e di virtù?» E Maria le rispose: «Sappi ch'io mi riputava la più vile ed indegna
della divina grazia; perciò io chiedea così la grazia e le virtù.» E
finalmente, acciocché ci persuadiamo della necessità assoluta, che abbiamo
tutti di cercare a Dio le grazie che ci abbisognano, le soggiunse: «Pensi tu
ch'io abbia avuta la grazia e le virtù senza fatica? Sappi ch'io non ebbi
grazia alcuna da Dio senza gran fatica, orazione continua, desiderio ardente, e
molte lagrime e penitenze».29
Ma sopra tutto son da considerarsi le rivelazioni fatte a S. Brigida delle virtù
ed esercizi praticati dalla B. Vergine nella sua fanciullezza, con queste
parole: Sin da bambina Maria fu ripiena dello Spirito Santo, e conforme
cresceva in età, cresceva in lei la grazia. Sin d'allora stabilì di amare Dio
con tutto il cuore, sicché nelle azioni e nelle parole non mai restasse egli
offeso; e perciò tutti i beni della terra eran da lei disprezzati. Dava quanto
poteva a' poveri. Nel cibarsi era così temperata che prendeva solamente il puro
necessario a sostentare il corpo. Penetrando poi nella Sacra Scrittura che
questo Dio dovea nascere da una vergine a redimere il mondo, si accese in tal
modo il suo spirito nel divino amore, che non bramava né pensava che a Dio, e
solo in Dio compiacendosi, fuggiva la conversazione anche de' suoi genitori,
acciocché non la distogliessero dalla memoria di Dio. E sommamente desiderava
di trovarsi al tempo della venuta del Messia, per poter fare la serva a quella
felice verginella, che meritava d'essergli madre. Ciò dicono le rivelazioni
fatte a S. Brigida (L. 1, et l. 3, c. 8).30
Ah sì che per amore di questa gran fanciulla accelerò il Redentore la sua
venuta nel mondo; poiché dov'ella per sua umiltà non si stimava neppure degna
di esser la serva della divina Madre, ella fu eletta per questa Madre; e
coll'odore delle sue virtù e colle sue potenti preghiere tirò nel suo seno
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verginale il divin Figliuolo. Perciò fu chiamata Maria tortorella dal
suo divino Sposo: Vox turturis audita est
in terra nostra (Cant. II, 12); non solo perché ella, a guisa di
tortorella, amò sempre la solitudine, vivendo in questo mondo come in un
deserto; ma anche perché qual tortorella, che sempre va gemendo per le
campagne, Maria sempre gemeva nel tempio, compatendo le miserie del mondo
perduto e cercando a Dio la comune Redenzione. Oh con qual maggior affetto e
fervore ella ripeteva a Dio nel tempio le suppliche ed i sospiri de' Profeti,
acciocché mandasse il Redentore: Emitte
Agnum, Domine, dominatorem terrae (Is. XVI,
1).31 Rorate caeli desuper et
nubes pluant Iustum (Id. XLV, 8). Utinam
dirumperes caelos et descenderes (Id. LXIV, 1).
In somma era l'oggetto delle compiacenze di Dio il veder salire sempre più questa
verginella alla più alta perfezione a guisa di una verghetta di fumo, ricca di
odori di tutte le virtù, come appunto la descrive lo Spirito Santo ne' Sagri
Cantici: Quae est ista quae ascendit per
desertum sicut virgula fumi, ex aromatibus myrrhae et thuris et omnis pulveris pigmentarii? (Cant. III, 6).
Era in verità questa fanciulla, dice Sofronio, il giardino di delizie del
Signore, poiché vi trovava tutte le sorti de' fiori e tutti gli odori delle
virtù: Vere Virgo erat hortus deliciarum,
in quo consita sunt universa florum genera et odoramenta virtutum (Serm. de
Ass.).32 Ond'è che afferma S. Giovan Grisostomo (Ap. Canis., l. I, de
B.V., c. 13)33
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che Dio perciò elesse Maria per sua madre in
terra, perché non trovò in terra vergine più santa e più perfetta di Maria, né
luogo più degno da abitare che l'utero sagrosanto di lei, come dice parimente
S. Bernardo: Nec in terris locus dignior
utero virginali:34 asserendo sant'Antonino che la beata Vergine,
per essere eletta e destinata alla dignità di Madre di Dio, dovette possedere
una perfezione sì grande e consumata, che avanzasse la perfezione di tutte
l'altre creature: Ultima gratia
perfectionis est praeparatio ad Filium Dei concipiendum (P. IV, tit. 15, c.
6).35
Conforme dunque la santa pargoletta Maria si presentò e si offerì nel tempio a
Dio presto ed intieramente; così noi in questo giorno senza dimora e senza
riserva presentiamoci a Maria, e preghiamola ch'ella ci offerisca a Dio, il
quale non ci rifiuterà vedendoci offerti per mano di lei, che fu il tempio vivo
dello Spirito Santo, la delizia del suo Signore e la madre eletta del Verbo
Eterno. E speriamo assai in questa eccelsa e gratissima Signora, che ricompensa
con troppo amore gli ossequi ch'ella riceve da' suoi divoti, come può scorgersi
dal seguente esempio.
Esempio.
Si legge nella Vita di Suor Domenica del Paradiso, descritta dal P. Ignazio del
Niente [Nente] domenicano, che in un villaggio nominato Paradiso, presso a
Firenze, nacque questa
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verginella da poveri genitori. Sin da
fanciulla cominciò ella a servire la divina Madre. Digiunava in suo onore tutti
i giorni della settimana, nel sabbato poi dispensava a' poveri quel cibo che
s'era tolto di bocca, ed ogni sabbato andava nell'orto di casa o nei campi
vicini, ivi raccoglieva tutti i fiori che potea, e li presentava avanti
un'immagine della S. Vergine col Bambino in braccio, che tenea in casa.
Ma voltiamoci ora a vedere con quanti favori la gratissima Signora compensava
gli ossequi che questa sua serva le offeriva. Stando una volta Domenica alla
finestra - ed era allora di dieci anni - vide nella strada una donna di
bell'aspetto, e seco un fanciullino, che tutti due stendean le mani in atto di
chieder limosina. Va ella per prender il pane, ed ecco che senza aprir la
porta, se li vide accanto e vide che il fanciullo tenea ferite le mani, i
piedi, e 'l petto. Onde dimandò alla donna: Chi ha ferito questo bambino?
Rispose la madre: È stato l'amore. Domenica,
innamorata della bellezza e modestia di quel fanciullino, gli dimandò se gli
dolevano quelle ferite. Ma quello non rispose se non con un sorriso. Intanto
stando già tutti vicini alle immagini di Gesù e di Maria, la donna disse a
Domenica: Dimmi, figliuola, chi ti muove a coronar queste immagini di fiori?
Ella rispose: Mi muove l'amore che porto a Gesù e Maria. - E quanto gli ami tu?
- Gli amo quanto posso. - E quanto puoi? - Quanto essi mi aiutano. - Seguita, allora
disse la donna, seguita ad amarli, che ben essi te lo renderanno in paradiso.
Indi la donzella, sentendo uscir da quelle piaghe un odore celeste, chiese alla
madre con quale unguento le ungesse, e se quell'unguento si potea comperare.
Rispose la donna: Si compera colla fede e colle opere. Domenica offerì il pane.
La madre disse: Il cibo di questo mio figlio è l'amore; digli ch'ami Gesù, e lo
farai contento. Il bambino a questo nome di amore cominciò a giubilare, e
rivolto alla fanciulla le dimandò quanto amava Gesù; ed ella rispondendo che lo
amava tanto che giorno e notte sempre a lui pensava né altro cercava che dargli
gusto quanto poteva. Or bene, soggiunse egli, amalo, che l'amore t'insegnerà
che hai da fare per contentarlo. Crescendo poi l'odore che esalava da quelle
piaghe, Domenica esclamò: Oh Dio, quest'odore mi fa morire
- 401 -
d'amore.
Se l'odor d'un fanciullo è così soave, che sarà l'odor del paradiso!
Ma ecco allora mutarsi la scena: la madre comparve vestita da regina, e
circondata di luce; e 'l fanciullo risplendente come un sol di bellezza, che
prendendo quei stessi fiori gli sparse sulla testa di Domenica, la quale,
riconoscendo in quei personaggi Maria e Gesù, s'era prostrata ad adorarli. E
così finì la visione.
Domenica poi prese l'abito domenicano, e morì con opinione di santa nell'anno
1553.36
Preghiera.
O diletta di Dio, amabilissima fanciulla Maria, oh se conforme voi vi presentaste
nel tempio, e presto e tutta vi consagraste alla gloria e all'amore del vostro
Dio, così potessi ogg'io offerirvi i primi anni della mia vita, per dedicarmi
tutto a servire voi, santa e dolcissima Signora mia! Ma non sono più in tempo,
mentre infelice ho perduti tanti anni a servire il mondo e i miei capricci,
quasi scordato in tutto di voi e di Dio. Vae
tempori illi in quo non amavi te!37 Ma è meglio tardi, che non
incominciar mai. Ecco, o Maria, che oggi a voi mi presento, e mi offerisco
tutto alla vostra servitù per quel poco o molto che mi resta da vivere in
questa terra; e insieme con voi rinunzio a tutte le creature ed intieramente mi
dedico all'amore del mio Creatore.
Vi consacro dunque, o Regina, la mia mente, acciocché pensi sempre all'amor che
voi meritate; la mia lingua a lodarvi, il mio cuore ad amarvi. Accettate voi, o
SS. Verginella, l'offerta che vi presenta questo misero peccatore; accettatela,
vi prego, per quella consolazione che sentì il vostro cuore, quando nel tempio
vi donaste a Dio. E se tardi mi pongo io a servirvi, è ragione che compensi il
tempo perduto con raddoppiarvi gli ossequi e l'amore.
- 402 -
Aiutate voi colla vostra potente intercessione, o madre di misericordia, la mia
debolezza, con impetrarmi dal vostro Gesù la perseveranza e la forza per
esservi fedele sino alla morte; acciocch'io, sempre servendovi in questa vita,
possa venire a lodarvi in eterno nel paradiso. Amen.38
1
«B. Virgo habuit actualem usum rationis in primo instanti conceptionis et
sanctificationis suae.» SUAREZ, De
Incarnatione, pars 2, disp. 4, sectio 7. Opera, Venetiis, 1746, XVII, pag. 37,
col. 1.
2 «Respondeo
dicendum quod habere aliquod donum per se est nobilius quam habere illud per
aliud. Semper enim causa quae est per se, potior est ea quae est per aliud, ut
dicitur (Physic., lib. 8, text. 39). Hoc autem dicitur aliquis habere per
seipsum, cuius est sibi aliquo modo causa. Prima autem causa omnium bonorum
nostrorum per auctoritatem est Deus: et per hunc modum nulla creatura habet
aliquid boni per seipsam... Potest tamen secundario aliquis esse causa sibi
alicuius boni habendi, inquantum scilicet in hoc ipso Deo cooperatur: et sic
ille qui habet aliquid per meritum proprium, habet quodammodo illud per
seipsum. Unde nobilius habetur id quod habetur per meritum, quam id quod
habetur sine merito.» S.
THOMAS, Sum. Theol., III, qu. 19,
art. 3, c. - «Est autem duplex sanctificatio: una quidem adultorum, qui
secundum proprium actum sanctificantur; alia autem puerorum, qui non sanctificantur
secundum proprium actum fidei, sed secundum fidem parentum vel Ecclesiae. Prima autem sanctificatio est perfectior quam
secunda; sicut actus est perfectior quam habitus, et quod est per se, eo quod
est per aliud.» Sum. Theol., III, qu.
34, art. 3, c.
3
SUAREZ, De Incarnatione, pars 2,
disp. 4, sectio 8, pag. 39, col. 1: «Dicendum est... beatam
Virginem fuisse sanctificatam per propriam dispositionem.» Prima ragione: non
per altro fine le fu conceduto, fin dal primo istante della sua concezione,
l'uso della ragione: vedi sopra la nota 1. «Secundo, quia sanctificari per
proprium actum est perfectior modus, ut D. Thomas probat... qu. 34, art. 3.
Ergo credendum est hoc modo fuisse sanctificatam Virginem.»
4 «Terminus
creationis est ipsum esse angeli; terminus vero operationis peccati est quod
sunt mali... Si sunt mutationes instantaneae, simul et in eodem instanti potest
esse terminus primae et secundae mutationis... Manifestum est autem quod creatio est instantanea; et
similiter motus liberi arbitrii in angelis. Non enim indigent collatione et
discursu rationis... Unde nihil prohibet, simul et in eodem instanti esse
terminum creationis et terminum liberi arbitrii. Et ideo... dicendum est quod
impossibile fuit angelum in primo instanti peccasse per inordinatum actum
liberi arbitrii. Quamvis enim res aliqua in primo instanti quo esse
incipit, simul incipere possit operari; tamen illa operatio quae simul incipit
cum esse rei, est ei ab agente a quo habet esse; sicut moveri sursum inest igni
a generante. Unde si aliqua res habeat esse ab agente deficiente, quod possit
esse causa defectiva actionis, poterit in primo instanti in quo incipit esse,
habere defectivam operationem; sicut si tibia quae nascitur clauda ex
debilitate seminis, statim incipiat claudicare. Agens autem quod angelos in
esse producit, scilicet Deus, non potest esse causa peccati. Unde non potest
dici quod diabolus in primo instanti suae creatinis fuerit malus.» S. THOMAS, Sum.
Theol., I, qu.
63, art. 5, c. - Ibid., ad 3: «In
primo instanti suae creationis, angelus mereri potuit.» - Ibid., ad 4: «Omnes (angeli) in gratia creati, in primo instanti
meruerunt.» - Sum. Theol., I, qu. 95,
art. 1, ad 5: «Nihil prohibet etiam in primo instanti suae creationis primum
hominem gratiae consensisse.» - Inoltre, manifestamente si applica tanto agli
angeli quanto al primo uomo, quel che insegna S. Tommaso, III, qu. 34, art. 3,
c., sul modo in cui vengono santificati gli adulti. Vedi sopra, la seconda parte
della nota 2: «Est autem duplex sanctificatio...»
5 «Respondeo
dicendum quod, quanto aliquid magis appropinquat principio in quolibet genere,
tanto magis participat effectum illius principii... Christus autem est
principium gratiae, secundum divinitatem quidem auctoritative, secundum
humanitatem vero instrumentaliter... Beata autem Virgo Maria propinquissima
Christo fuit secundum humanitatem, quia ex ea accepit humanam naturam. Et ideo prae ceteris maiorem debuit a Christo
gratiae plenitudinem obtinere.» S. THOMAS, Sum.
Theol., III, qu.
27, art. 5, c.
6
SUAREZ, De Incarnatione, pars 2,
disp. 2, sectio 2 (in fine), pag. 6, col. 1: «Decet matrem honorari a filio:
imo ratione maternae dignitatis habet singulare ius ad bona filii; ergo hac
ratione dignitas matris est quodammodo ratio et principium dignitatis gratiae,
quam quodammodo eminenter continet, secundum ordinem divinae sapientiae.» - Ibid., pag. 4, col. 1: «Hinc (ex
maternitate divina physice considerata) efficitur ut moraliter, et secundum
prudentem existimationem, Virgo retineat supremum quemdam et excellentem
dignitatis gradum, propter singularem, quam cum Deo habet, coniunctionem et
propinquitatem. Unde etiam fit, ut singulare ius habeat ad bona Dei Filii sui,
ut in sequentibus explicabimus.»
7 «Nulla lingua narrare sufficit quam
prudenter sensus et intellectus gloriosae Virginis ipsum Deum in eodem puncto
comprehendit, quo primo eius cognitionem habuit, praesertim cum omnis humana
mens ad excogitandum debilis sit, quam multiformiter eiusdem Virginis benedicta
voluntas Dei servitio se subiecit; nam omnia quae ipsa Deo placere cognovit,
delectabiliter sibi perficere placuit... Decrevit humillima
Virginis voluntas... quamdiu sua vita vigeret cum omni caritate Deo famulari.» Revelationes S. BIRGITTAE, Coloniae
Agrippinae, 1628, pag. 545, col. 2, Sermo
angelicus de excellentia B. Mariae Virginis, quem ipse angelus dictavit B. Birgittae... et ipsa... devote
conscripsit, cap. 14.
8 BARONIUS, Apparatus ad annales Ecclesiasticos, n.
48-53. Lucae, 1740, pag. 453-455. - NICEPHORUS CALLISTUS, Ecclesiastica historia, lib. 2, cap. 3. MG 145-758. - Georgius
CEDRENUS, Compendium historiarum. MG 121-362. - SUAREZ, De Incarnatione, pars 2, disp. 7 (a principio). Opera, Venetiis, 1746, XVII, pag. 60,
col. 1. - Flavio Giuseppe ci spiega
come fosse possibile che più persone abitassero nel Tempio (non già però, come
osserva Baronio - l. c., n. 51 - nel luogo riservato alla preghiera): «Aedificavit
autem (Salomon) in circuitu templi triginta
parvulas domus, quae sui copulatione totum templi spatium extrinsecus
ambiebant. Nam et ingressus earum ita fecit ad invicem, ut ex alia intraretur
ad aliam. Harum namque singulae domus latitudinem quidem habebant quinque
cubitorum, et tantumdem longitudinis: altitudinis vero viginti. Erant autem
supraedificatae his aliae; et rursus aliae super eas, aequales et mensuris et
numero...» FLAVIUS IOSEPHUS, Antiquitates Iudaicae, lib. 8, cap. 3. Opera, Basileae, 1524, pag. 223. -
Quelle parvulae domus erano dunque 90
in tutto. Parla Giuseppe del Tempio di Salomone; ma, nota Baronio (n. 50),
«quod sub Zorobabel fuit restitutum, etsi prioris templi non aequaret
altitudinem, nihilominus ad instar illius esse constructum, docent divinae
litteraeI Esdr. III); ac illud demum quod ab Herode rege fuit excitatum,
aequalis priori illi altitudinis et amplitudinis fuisse, eiusdem Iosephi (Antiquit. iudaic., lib. 15, cap. 11; De bello iudaico, lib. 6, cap. 6)
testimonio comprobatur.» - Anzi, da vari luoghi della Scrittura (Baron., n. 53), si argomenta che alcune
donne e fanciulle potessero abitare nel Tempio stesso, addette alla preghiera
ed ai sacri servizi; così Anna la Profetessa, di cui parla S. Luca, cap. 3. -
S. IO. DAMASCENUS, De fide orthodoxa, lib. 4, cap. 14. MG 94-1159. - GEORGIUS
NICOMEDIENSIS, Oratio 5, In SS. Deiparae
Praesentationem in templo. MG 100-1418; Oratio 6, In SS. Deiparae ingressum in templum. MG 100-1422. - Di S. ANSELMO,
troviamo solo le parole seguenti, in cui anche l'editore delle sue Opere (Gerberon, O. S. B.), come apparisce
dall'Indice, vede una allusione alla
Presentazione di Maria nel Tempio: «Descendisti, (Domine), a regali solio
sublimis gloriae tuae in humilem et abiectam in oculis suis puellam primo
virginalis continentiae voto sigillatam.» Liber
meditationum et orationum, Meditatio 9. ML 158-749. Ma l'opuscolo,
anticamente attribuito a S. Anselmo ed al quale espressamente si riferisce S.
Alfonso, parla più diffusamente di Maria nel tempio, come appresso vedremo:
vedi nota 27. - S. AMBROSIUS, De
Virginibus, lib. 1, cap. 3, n. 12, ML 16-192: «Nam etiam templo
Hierosolymis legimus virgines deputatas.» - Il Machab. III, 18, 19.
9
S. GERMANUS, Patriarcha CP., In
Praesentationem SS. Deiparae,
II: Encomium in S. Deiparam, quando
triennis praesentata est in templo...: «Alacriter ad Deiparam accedamus,
inque ea designata provide divina sacramenta inspectemus: quomodo, inquam, sacratissima
Virgo a suis hodie parentibus per sacerdotes in templo praesentetur...» MG
98-311. - Ibid., col. 315: «Sacerdos
puellam allocutus, eam intus deposuit loco congruo, ac quo praefinitum erat. At
illa exsultans gestiensque, tamquam in thalamo, ita in templo Dei gradiebatur:
triennis quidem, ut aetatem spectes; ut autem gratiam, summe perfecta ac
consummata.» - EPIPHANIUS, monachus et presbyter Hierosolymitanus, Sermo de vita SS. Deiparae, n. 4, MG
120-191: «Cum tres iam annos nata esset puella Maria, duxerunt eam ipsius
parentes in Ierusalem, et praesentarunt eam Domino cum muneribus.» - Però, Epifanio mette fuori un'opinione
singolare; soggiugne nel l. c.: «Et omnes sacerdotes gravisi sunt, et orantes
benedixerunt Ioacim, et Annam, et puellam Mariam. Hi vero baierunt in Nazareth.
Cumque septennis facta est Maria, rursus parentes eam duxerunt in Ierusalem, et
donaverunt eam Domino, consecratam ipsi per omnes dies vitae suae.» Questo Epifanio monaco viveva nel principio del
secolo XI, o, secondo altri, nel secolo VIII.
10
«Supplicat Deo (mater)... Quod si mater evaserit, se, quodcumque pepererit,
ei dedicaturam. Quamobrem cum voti compos effecta filiam suscepisset, eam
vocavit Mariam... Illam igitur, cum iam grandiuscula esset, nec ubere matris
amplius indigeret, ducens ad templum Deo reddidit, et studiose prossimum
exsolvit.» S. GREGORIUS NYSSENUS, Oratio
in diem Natalem Christi. MG 46-1139.
11 La distanza da
Nazaret a Gerusalemme è da 120 a 130 chilometri. - Vedi Discorso V, nota 40, pag. 118.
12
(«Convocat Anna amicas ac sodales, aitque): «... En quam edidi, iuxta
quod voveram, in Dei offero domo. Venite,
ei vos comites iungite, communibusque votis ceu acceptabile munus eam offeramus
Domino.»... Quamobrem triennem illam offerunt in templo.» GEORGIUS
NICOMEDIENSIS, Oratio 5, Encomium in SS.
Deiparae Praesentationem. MG 100-1415, 1418. - «Iam itaque parentes
Virginis, puellam Virginem pro templi foribus offerebant, circumquaque
stipantibus angelis, universisque supramundanis Virtutibus gratulantibus.» Ibid., col. 1422.
13
BERNARDINUS DE BUSTO, O. M., Sermones, III,
Mariale, pars 4 (De vita et conversatione B. V.), Sermo 1, De Mariae Praesentatione in templo, pars 1, Brixiae, 1588, pag.
262, col. 2: «Magnam quoque festivitatem fecit Deus cum angelis in deductione
suae sponsae ad templum: quae, quia deducta fuit per Spiritus Sancti
instigationem et angelorum associationem, ideo II Reg. VI (12, 15) in figura
dicitur quod David, id est Deus, cum cantoribus, i. e. angelis, deducebat arcam
foederis cum iubilo.»
14
IDEM, ibid., pag. 262, col. 1, 2:
«Scitote etiam quod ineffabili gaudio Deus sponsam suam se illi offerentem
implevit: quia nullus umquam Deo gratior usque ad illud tempus templum
ascendit. Cum namque Anna, mater Samuelis, ascenderit templum
Domini ut filium dedicaret: I Reg. I, 24; et
Salomon ut hostias immolaret: III Reg. III, 4: et Ezechias, rex Iuda, ut
gratias pro sanitate rependeret: IV Reg. XX; et Iudith pro victoria obtenta:
Iudith, XVI, 22; Maria tamen magis obtulit in templo quam omnes praedicti: quae
seipsam perpetuis Dei obsequiis obtulit et dedicavit. Plus
enim est dedicare se Deo, quam sua.»
15 «Abi igitur,
Deipara Domina, abi in tuam hereditatem; incede in atriis Domini exsultans ac
gaudens; alta (trefoméne) illic ac virens, Sancti in te Spiritus quotidie
adventum exspectans, ac Altissimi obumbrantem virtutem, tuique Filii
conceptionem, uti tibi Gabriel acclamaturus est.» S. GERMANUS, Patriarcha CP., In Praesentationem SS. Deiparae, II, Encomium in S. Deiparam, quando triennis
praesentata est in templo. MG
98-318.
16
Benedictus ARIAS MONTANUS, Antiquitatum Iudaicarum libri IX, lib.
V, volumen III, Lugduni Batavorum, 1593, pag. 93: «Quindecim gradus, quos
quidam in templo constituunt, ad quos psalmi canerentur, ab Israelis ad
sacerdotum atrium pertinuisse videntur.» - FLAVIUS IOSEPHUS, De bello Iudaico, lib. 7, cap. 10, Opera, Basileae, 1524, pag. 818: «Quemadmodum
templum incensum est invito Tito... Magna
vero multitudo invalida et inermis, ubicumque occupati fuerant,
interficiebantur; et circum aram quidem ingens mortuorum numerus congerebatur. Per gradus vero templi, et sanguis
multus profluebat, et eorum corpora qui supra ceciderant delabebantur.» -
«Cumque trium annorum circulus volveretur, et ablactationis tempus completum
esset, ad Templum Domini Virginem cum oblationibus adduxerunt. Erant
autem circa Templum, iuxta quindecim graduum psalmos, quindecim ascensionis
gradus. Nam quia Templum erat in monte (In
monte Morya) constitutum, altare holocausti, quod forinsecus erat, adiri
nisi gradibus valebat. In horum itaque uno, beatam Virginem Mariam parvulam
parentes constituerunt. Cumque ipsi vestimenta quae in itinere habuerant,
exuerent, et cultioribus ex more vestibus se et mundioribus induerent, Virgo
Domini cunctos sigillatim gradus, sine ducentis et levantis manu ita ascendit,
ut perfectae aetati in hac dumtaxat causa nihil deesse putares.» De nativitate S. Mariae, n. 7: in Mantissa Operum S. Hieronymi, Epistola 50.
ML 30-301.
17 «Beatus quippe
revera e viris pater tuus, et beata ex mulieribus mater tua, beata domus tua,
beati noti tui, beati qui te viderunt, beati qui tua usi sunt consuetudine,
beati qui tibi ministrarunt; beata loca quae calcasti; beatum templum in quo
oblata fuisti; beatus Zacharias, qui te
ulnis excepit; beatus Ioseph, qui te sibi despondit; beatus lectus tuus,
beatum sepulcrum tuum! Tu enim summus honor es, summum praemium, ac summa
celsitudo.» S. GERMANUS, In
Praesentationem, II, come sopra, nota 15. MG 98-318.
18 Commune festorum B. M. V., noct. 1,
resp. 2.
19 Deut. VI, 5.
20 «Votum
egregium Deo prima vovisti, votum virginitatis.» RUPERTUS, Abbas Tuitiensis, Comm. in Cant. Cant.,
lib. 3. ML 168-892A. - S. Alfonso, nella nota, allude a S. Ambrogio, il quale - De Institutione virginis, liber unus,
cap. V, n. 35, ML 16-314 - ha lo stesso pensiero di Ruperto, quantumque in
termini meno espressivi: «Egregia igitur Maria, quae signum sacrae virginitatis
extulit, et intemeratae integritatis pium Christo vexillum erexit. Et tamen cum
omnes ad cultum virginitatis sanctae Mariae advocentur exemplo, fuerunt qui eam
negarent virginem perseverasse.»
21 «Maria tamen
magis obtulit in templo quam omnes praedicti (Anna, Salomon, Ezechias et
Iudith): quia seipsam perpetuis Dei obsequiis obtulit et dedicavit.» BERNARDINUS DE BUSTO, Mariale, pars 4, sermo 1, pars 1, Brixiae, 1588, pag. 262, col.
2.
22
«Dilectus meus mihi et ego illi. Vox
est Sponsae Sponsi imperio se parituram promittentis... Dilectus meus mihi
totus vixit, et totus mihi mortuus est. Tota vita eius et tota mors mihi fuit,
id est, propter me. Et ego illi, similiter tota vivam, et tota
moriar.» HUGO DE SANCTO CHARO, O. P. Cardinalis primus, Postilla super Scripturam Sacram, III, Postilla super Cantica
Canticorum. Venetiis, 1703, fol. 119, col. 2.
23
Cant. VI, 9.
24«Tum
deinde in domo Dei plantata, et per Spiritum saginata, instar olivae
fructiferae, virtutum omnium domicilium instruitur.» S. IO. DAMASCENUS,
De fide orthodoxa, lib. 4, cap. 14. MG 94-1159.
25 «Salvesis, Maria,
Annae dulcissima puella: nam me rursum ad te amor pertrahit. Quonam modo
incessum tuum gravitate plenum describam?... Gressus gravis, nec praeceps, nihil fractum ac molle
habens. Mores severi, et hilaritate temperati... Animus humilis in
sublimissimis contemplationibus. Sermo iucundus, ex leni anima progrediens.»
IDEM, In Nativitatem B. M. V., hom.
1, n. 11. MG 96-678, 679.
26
«Tum deinde in domo Dei plantata, et per Spiritum saginata, instar olivae fructiferae,
virtutum omnium domicilium instruitur; ut quae, abstracta mente ab omni saeculi
carnisque cupiditate, animum una cum corpore virginem conservasset, veluti
decebat illam quae sinu suo conceptura Deum erat, qui, cum ipse Sanctus sit, in
sanctis requiescit. Unde sanctimoniam consectando, templum evadit sanctum et
admirabile, Deique altissimi hospitio dignum.» IDEM, De fide orthodoxa, lib. 4, cap. 14. MG 94-1159.
27
Inter Opera S. Anselmi, Cantuariensis
Archiep., Coloniae Agrippinae, apud Maternum Cholinum, 1560: tomo 3, pag. 226
(ultima), col. 2: «Ex gestis Anselmi
colliguntur forma et mores beatae Mariae et eius unici filii Iesu. - Maria
Dei Genitrix didicit hebraicas litteras adhuc patre eius Ioachim vivente. Erat
docilis, amans doctrinam, et circa Sacram Scripturam perseverabat. Opus vero
manuum eius erat lanae, lini et serici. Erat namque locus distinctus
in domo Domini, scilicet in templo, prope laevam altaris. Isti (sic) stabant virgines solae, et divino
officio peracto, ibant omnes ad propria. Maria vero perseverabat et custodiebat
altare et templum, sacerdotibus ministrans. Mos suus erat modicae loquelae,
expeditae obedientiae, mundae proximationis, sine audacia, sine risu, sine
turbatione, sine ira, benigne salutans; eloquentiam eius homines mirabantur. -
Fuscos habebat oculos, rectos adspectu, nigra supercilia, mediocrem nasum;
vultus eius longus, longae manus, longi digiti, mediocris staturae; perseverans
in orationibus, ferens pannum proprii coloris, lectioni, ieniuniis et labori
manuum, et omni bonae virtuosaeque operationi se dederat...» - Questo opuscolo,
d'autore ignoto, nella sua prima parte, che abbiamo riferita, non sembra altro
che una rozza e confusa trascrizione di quanto scrive Epifanio, monaco di Gerusalemme, De vita B. Virginis, num. 4, 5, 6. MG 120-191, 194.
28 Istoria della vita di Maria, del P. Giuseppe di Gesù e Maria, Carm.
Scalzo, lib. 2, cap. 1, n. 4, Padova, 1658, pag. 158: «S. Girolamo ancora dice
a questo proposito...» e nel margine: «D. Hieronymus, apud Bonaventuram, ut
supra,» cioè nelle Meditationes vitae
Christi, cap. 3 (inter Opera S.
Bonaventurae, Romae, etc., VI, 336): «Beatus vero Hieronymus de vita ipsius
(Mariae in templo) scribit: «Hanc sibi regulam B. Virgo statuerat...» e viene
una descrizione assai particolareggiata della vita di Maria SS. nel tempio.» -
Nell'Epist. 50, De Nativitate S. Mariae, in Mantissa
Operum S. Hieronymi, n. 8, ML 30-302, questo solo si legge: «Virgo autem
Domini, cum aetatis processu et virtutibus proficiebat; et iuxta Psalmistam,
pater et mater dereliquerant eam, Dominus autem assumpsit eam (Ps. XXVI, 10).
Quotidie namque ab angelis frequentabatur; quotidie divina visione fruebatur,
quae eam a malis omnibus custodiebat, et bonis omnibus redundare faciebat.» Qui
viene a proposito la parola di S. Antonino, su questa medesima Epistola, trattando di altro argomento:
«Apocrypha: tamen rationi conformia.» - Cf. Lufolphus
de Saxonia, Vita Iesu Christi, pars 1, cap. 2, n. 9; Bernardinus de Bustis, Mariale, pars 4, sermo 1, pars 3, Tertio.
29
Quali siano queste rivelazioni, e a chi siano state fatte, se a S. Elisabetta
vergine benedettina, o a S. Elisabetta d'Ungheria, del Terzo Ordine di S.
Francesco, vedi Appendice 5, pag. 528
e seg.
30 Vedi Appendice, 6, pag. 536 e seg.
31 Emitte Agnum... Giova ricordare qui
l'interpretazione messianica e mariale data a questo testo da Pio PP. X, nelle
sue Litterae Encyclicae, «Ad diem
illum laetissimum», del 2 febbraio 1904, Acta
S. Sedis, XXXVI, pag. 451: «In Scripturis sanctis, quotiescumque de futura
in nobis gratia prophetatur, toties fere Servator hominum cum sanctissima eius
Matre coniungitur. Emittetur
agnus dominator terrae, sed de petra deserti...»
32
«Canitur in eisdem Canticis de ea: Hortus
conclusus, fons signatus, emissiones tuae paradisus (Cant. IV,
12). Vere hortus deliciarum, in quo consita sunt universa florum genera et
odoramenta virtutum: sicque conclusus, ut nesciat violari neque corrumpi ullis
insidiarum fraudibus.» SOPHRONIUS, ad Paulam et Eustochium, De assumptione B. M. V., n. 9 inter Opera S. Hieronymi, Mantissa, Epistola 9, ML
30-132.
33 «Talis Maria
fuit, si Ambrosio credimus, ut unius vita omnium sit disciplina. Quid vero si Chrysostomum (Hom. in Domini hypapanten), qui
ab ore aureo dictus est, Ambrosio adiungamus? «Erat virgo, inquit, per cuncta
mirabilis, cuius animam decebat ab omni esse tumultu cogitationum immunem, quae
tanti electa est ministra mysterii.» Et rursus in alia oratione, quae latine
nondum exstat: «Beata Maria, ultra omnem humanae naturae modum, modestiam ac
temperantiam excoluit, ac ob id universorum Dominum in utero gestare promeruit.
Quod si qua virgo alia, maiore modestia vel ampliore puritate aut maturitate
praeter hanc ornata exstitisset, illam sibi Dominus prae hac ipsa omnino in
habitaculum elegisset.» S. PETRUS CANISIUS, S. I., De Verbi Dei corruptelis, II, De
Maria Virgine incomparabili et Dei Genitrice sacrosancta, lib. 1, cap. 13,
Lugduni, 1584, pag. 75, col. 1.
34 «Quem enim in
castellum mundi huius intrantem prius ipsa susceperat, ab eo suscipitur hodie
(in Assumptione) sanctam ingrediens civitatem. Sed cum quanto putas honore, cum
quanta putas exsultatione, cum quanta gloria? Nec in terris locus dignior uteri
virginalis templo, in quo Filium Dei Maria suscepit; nec in caelis regali
solio, in quo Mariam Mariae filius sublimavit. Felix nimirum utraque susceptio; ineffabilis utraque,
quia utraque inexcogitabilis est.» S. BERNARDUS, In Assumtpione B. V. M., sermo 1, n. 3 ML 183-416.
35
«(Notantur quindecim perfectionis gratiae quae fuerunt in ipsa Virgine...)
Quintadecima et ultima gratia perfectionis est praeparatio ad Filium Dei
concipiendum, quae praeparatio fuit per profundam humilitatem, quod ipsa
insinuat dicens: Respexit humilitatem ancillae suae.» S.
ANTONINUS, O. P., Summa theologica, IV,
titulus 15, cap. 6, § 2 (in fine), Veronae, 1740, col. 948.
36 Suor Domenica del Paradiso, Domenicana
(1473-1553), fondatrice del Monastero di S. Croce in Firenze. Ignazio DEL NENTE, Vita (scritta nel 1625), Venezia, 1675, lib. 1, cap. 27, pag. 27,
28. - Domenico M. MARCHESE, Sacro Diario Domenicano, IV, Napoli,
1676, Vita, 5 agosto, pag.
318.
37
«Illuminasti me, lux; et vidi te, et amavi te; nemo quippe te amat, nisi qui te
videt; et nemo te videt, nisi qui te amat. Sero te amavi, pulchritudo tam
antiqua; sero te amavi. Vae tempori illi quando non amavi te!» Soliloquiorum animae ad Deum liber unus, cap.
31, inter Opera S. Augustini. ML
40-890.
38 L'Amen manca nell'ediz. del 1776.
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