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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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SUL DOLORE IV. - Dell'incontro con Gesù che andava alla morte.

Dice S. Bernardino che per far concetto del gran dolore di Maria nel perdere il suo Gesù colla morte, bisogna considerare l'amore che portava questa Madre a questo Figlio.1

Tutte le madri sentono come proprie le pene de' loro figliuoli; perciò la Cananea, allorché pregò il Salvatore a liberare la sua figlia dal demonio, che l'infestava, gli disse che avesse pietà di lei sua madre, più che di sua figlia: Miserere mei, Domine fili David; filia mea male a daemone vexatur (Matth. XV, 22).2 Ma qual madre mai amò tanto alcun suo figlio, quanto Maria amò Gesù? Egli era suo Figlio unico, allevato


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con tanti stenti; Figlio amabilissimo ed amantissimo della Madre; Figlio che insieme era suo Figlio e Dio, il quale essendo venuto in terra ad accendere in tutti il santo fuoco del divino amore, com'egli stesso si protestò: Ignem veni mittere in terram, et quid volo nisi ut accendatur? (Luc. XII, 49), pensiamo qual fiamma ne dovette accendere in quel cuore puro e vuoto di ogni affetto mondano della sua santa Madre? In somma disse la stessa B. Vergine a S. Brigida che per l'amore, unum erat cor meum et cor Filii mei.3 Quel misto di serva e madre, di figlio e Dio fecero nel cuor di Maria un incendio composto di mille incendi. Ma tutto poi questo incendio d'amore nel tempo della Passione si convertì in un mare di dolore; onde disse S. Bernardino: Omnes dolores mundi, si essent simul coniuncti, non essent tanti quantus dolor gloriosae Mariae (Tom. III, s. 45).4 Sì, perché questa Madre, come scrisse S. Lorenzo Giustiniani: Quanto delixit tenerius,


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tanto est vulnerata profundius:5 con quanta maggior tenerezza l'amò, con tanto maggior dolore ebbe a vederlo patire, specialmente allora che s'incontrò col Figlio, che già condannato alla morte andava colla croce al luogo del suo supplicio. E questa è la quarta spada di dolore, che oggi abbiamo a considerare.

Al tempo che già s'avvicinava la Passione del Signore, rivelò la B. Vergine a S. Brigida che gli occhi suoi stavano sempre pieni di lagrime, pensando all'amato Figlio, che stava per perdere in questa terra; e perciò disse ancora che un freddo sudore le andava scorrendo per le membra, a cagion del timore che l'assaliva di quel vicino spettacolo di dolore: Imminente Passione Filii mei, lacrimae erant in oculis meis, et sudor in corpore prae timore (L. 1, Rev., c. 10).6 Ecco finalmente che giunto il giorno destinato, venne Gesù e si licenziò piangendo dalla Madre per andare alla morte. S. Bonaventura contemplando quel che facesse Maria in quella notte, così le dice: Sine somno duxisti, et soporatis ceteris, vigil permansisti.7 Giunta la mattina venivano i discepoli di Gesù Cristo a quest'afflitta Madre, chi a portarle una nuova e chi un'altra, ma tutte di dolore, avverandosi allora sopra di lei il detto di Geremia: Plorans ploravit in nocte, et lacrimae eius in maxillis eius: non est qui consoletur eam ex omnibus caris eius (Thren. I, 2). Chi dunque veniva a riferirle i maltrattamenti fatti al suo Figlio nella casa di Caifas, chi i dispregi da lui ricevuti da Erode. Venne finalmente - lascio tutto l'altro per venire


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al nostro punto - venne S. Giovanni ed annunziò a Maria che l'ingiustissimo Pilato già l'avea condannato a morire in croce. Dissi ingiustissimo, poiché, come notò S. Leone, questo iniquo giudice: Iisdem labiis mittit ad mortem, quibus eum pronuntiaverat innocentem.8 Ah Madre addolorata, le disse Giovanni, già il figlio tuo è stato sentenziato alla morte, e già è uscito portandosi egli stesso la sua croce per andare al Calvario - come già poi registrò nel suo Vangelo, Et baiulans sibi crucem exivit in eum qui dicitur Calvariae locum (Io. XIX, 17); - vieni se vuoi vederlo e dargli l'ultimo addio in qualche strada per cui dovrà passare.

Si parte Maria con Giovanni, e dal sangue di cui trovava aspersa la via, s'avvedea che di già era passato il Figlio. Così ella rivelò a S. Brigida: Ex vestigiis Filii mei cognoscebam incessum eius: quo enim procedebat, apparebat terra infusa sanguine (Lib. 4, cap. 77).9 Medita S. Bonaventura (Med. 6) che l'afflitta Madre, attraversando una strada più breve, si pose in un capo di via per incontrarsi coll'afflitto Figlio che di avea da passare.10 Maestissima Mater maestissimo Filio occurrit, disse S. Bernardo.11 Fermatasi in quel luogo Maria,


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da' Giudei che già la conoscevano, quante parole dovette ella sentire contro del caro Figlio, e forse quanti motteggi ancora contro di lei? Ohimé qual apparato di dolore fu poi alla sua vista il vedere i chiodi, i martelli, le funi, che portavano innanzi, gli strumenti funesti della morte del Figlio! E quale spada fu al suo cuore il sentire la tromba che andava pubblicando la sentenza data al suo Gesù! Ma ecco già, dopo esser passati gli strumenti, la tromba, ed i ministri della giustizia, alza gli occhi e vede: vede, oh Dio, un giovane tutto pieno di sangue e piaghe da capo a piedi, con un fascio di spine sulla testa, con due travi pesanti sulle spalle: lo mira e quasi non lo conosce, dicendo allora con Isaia: Et vidimus eum, et non erat aspectus (C. LIII, [2]). Sì, perché le ferite, le lividure, il sangue annerito facevano comparirlo come un lebbroso: Putavimus eum quasi leprosum (Ibid.), in modo che più non si conosceva: Et quasi absconditus vultus eius et despectus; unde nec reputavimus eum (Ibid.). Ma finalmente l'amore cel palesa, ed avendolo già conosciuto, deh quale fu allora - dice S. Pietro d'Alcantara nelle sue Meditazioni - l'amore e 'l timore del cuor di Maria? Da una parte desiderava vederlo, dall'altra ricusava veder una figura così compassionevole.12 Ma finalmente si mirano; il Figlio togliendosi un grumo di sangue dagli occhi che gl'impediva la vista, come fu rivelato a S. Brigida,13 guardò la Madre, la Madre guardò il Figlio. Ahi sguardi di dolore, con cui come con tante saette furono allora trafitte queste due bell'anime innamorate! Margarita figlia di Tommaso Moro, allorché incontrò per via il padre che andava alla morte, altro non poté dirgli che due


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volte: O padre! o padre! e gli cadde svenuta a' piedi.14 Maria, alla vista del Figlio che andava al Calvario, non isvenne, no, perché non era conveniente a questa Madre perdere l'uso della ragione, come dice il P. Suarez;15morì, perché Dio la riserbava


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a maggior dolore; ma se non morì, ebbe nulladimeno un dolore capace di darle mille morti.

Volea la Madre abbracciarlo, come dice S. Anselmo, ma i ministri con ingiuria la cacciano, e spingono avanti l'addolorato Signore;16 e Maria lo seguita. - Ah Vergine santa, dove andate? al Calvario? e vi fidate17 di vedere pendere da un legno chi è la vostra vita? Et erit vita tua quasi pendens ante te (Deut. XXVIII, 66). Ah madre mia, ferma - medita S. Lorenzo


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Giustiniani, come l'avesse detto allora il medesimo Figlio - dove t'avvicini? dove vuoi venire? Se vieni dove vad'io, tu sarai tormentata col mio supplicio, ed io col tuo: Heu quo properas, quo venis, Mater? Cruciatu meo cruciaberis, et ego tuo.18 Ma con tutto che il veder morire il suo Gesù le ha da costare un doloreacerbo, l'amante Maria non vuole lasciarlo: il Figlio va innanzi, e la Madre va appresso per essere anch'ella crocifissa col Figlio, come dice Guglielmo: Tollebat et Mater crucem suam et sequebatur eum, crucifigenda cum ipso (In Cant., 7).19

Scrisse S. Gio. Grisostomo: Ferarum etiam miseremur.20 Se vedessimo una leonessa che va appresso al suo leoncino condotto alla morte, ancora una fiera ci moverebbe a compassione. E non ci farà compassione vedere Maria che va appresso al suo Agnello immacolato che lo portano alla morte? Compatiamola dunque e procuriamo di accompagnare il suo Figlio e lei ancora noi, portando con pazienza la croce che ci il Signore. - Dimanda S. Gio. Grisostomo, perché Gesù Cristo nelle altre pene voll'esser solo, ma nel portar la croce voll'essere aiutato dal Cireneo? E risponde: Ut intelligas Christi


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crucem non sufficere sine tua.21 Non basta a salvarci la sola croce di Gesù, se noi non portiamo con rassegnazione sin alla morte anche la nostra.

Esempio.

Apparve un giorno il Salvatore a Suor Diomira monaca in Firenze, e le disse: «Pensa a me ed amami, che io penserò a te e ti amerò.» E nello stesso tempo le presentò un mazzetto di fiori insieme con una croce, significandole con ciò che le consolazioni dei santi in questa terra hanno da essere sempre accompagnate colla croce. La croce unisce l'anime a Dio.22

Il B. Girolamo Emiliano, essendo soldato e pieno di vizi, fu chiuso da' nemici in una torre. Ivi mosso da questa tribolazione ed illuminato da Dio a mutar vita, ricorse a Maria SS., ed allora, con l'aiuto di questa divina Madre, cominciò a far vita da santo. Onde meritò di vedere una volta in cielo il


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gran posto che Dio gli avea preparato. Divenne fondatore de' Padri Somaschi, morì da santo, ed ultimamente è stato dichiarato beato e santo dalla S. Chiesa.23

Preghiera.

Madre mia addolorata, per lo merito di quel dolore, che sentiste nel vedere il vostro amato Gesù condotto alla morte, impetratemi la grazia di portare con pazienza anch'io quelle croci che Dio mi manda. Beato me, se saprò anch'io accompagnarvi colla mia croce sino alla morte! Voi e Gesù innocenti avete portato una croce molto pesante, ed io peccatore, che mi sono meritato l'inferno, ricuserò la mia? Ah Vergine immacolata, da voi spero soccorso per soffrire con pazienza le croci. Amen.




1 S. BERNARDINUS SENENSIS, Sermo in Parasceve, De amore angustioso (Ed. Veneta, 1591, IV, pag. 241, col. 2), De amore dolente (Ed. Veneta, 1745, IV, pag. 300, col. 1), Quadragesimale Seraphin: «Quanto plus amabat Christum Virgo beata, tanto plus dolebat; et amor suus, quem ipsa portabat Christo eius unigenito filio, erat infinitus: ergo eius dolor erat infinitus.»

2 Miserere mei, Domine fili David; filia mea male a daemonio vexatur. Matth. XV, 22.

3 S. BIRGITTAE, Revelationes, lib. 1, cap. 8, pag. 10, col. 2: «Sic ferventer dilexi eum, et ipse me, quod quasi unum cor ambo fuimus.» - Lib. 1, cap. 35, pag. 42, col. 2, pag. 43, col. 1: «Maria loquebatur. Considera, filia, Passionem Filii mei, cuius membra fuerunt mihi quasi membra mea, et quasi cor meum... Per caritatem ipse venit et erat in me. Ipse quippe erat mihi quasi cor meum. Propterea cum nasceretur ex me, sensi ego quod quasi dimidium cor meum nasceretur et exiret ex me. Et cum ipse pateretur, sensi quod quasi cor meum patiebatur... Cum flagellaretur et pungeretur Filius meus, quasi cor meum flagellabatur et pungebatur... Ego stabam vicinius cruci eius, et sicut hoc gravius pungit quod vicinius est cordi, sic dolor eius gravior erat prae ceteris mihi. Cumque respexisset ad me de cruce, et ego ad eum, tunc de oculis meis quasi de venis lacrimae exibant. Et cum ipse me cerneret dolore confectam, in tantum amaricabatur de dolore meo, quod omnis dolor vulnerum suorum erat quasi sopitus sibi prae dolore meo, quem in me videbat... Dolor eius erat dolor meus, quia cor eius erat cor meum. Sicut enim Adam et Eva vendiderunt mundum pro uno pomo, sic Filius meus et ego redemimus mundum cum uno corde.»

4 «Christus videbat Matrem suam, dum penderet in cruce, totam transformatam, et esse ita crucifixam sicut erat ipse Christus, quia erat unita cum Christo, et e contra; adeo quod totus dolor Virginis Mariae reverberabat in Christo, et e contra... Unde ipsius Virginis dolor erat maior et plusquam omnes creaturae mundi possent portare; in tantum quod si ille dolor foret partitus et divisus inter omnes creaturas mundi vitales, caderent mortuae; quia quanto plus amabat (etc., come sopra, nota 1).» S. BERNARDINUS SENENSIS, Quadragesimale Seraphin, sermo in Parasceve, pars 3 principalis. Ed. Veneta, 1591, De amore angustioso, IV, sermo 45, pag. 241; ed. Veneta, 1745, De amore dolente, IV, pag. 299, 300. - «Tantus enim fuit dolor Virginis in morte Christi,... quod, si in omnes creaturas, quae pati possunt, divideretur, omnes subito interirent.» Ed. Veneta, 1591, I, 524, Quadragesimale de Christiana religione, Sermo 61, De superadmirabili gratia et gloria B. V., art. 3, cap. 2. - Ed. Veneta, 1745, IV, 129, Sermones pro festiv. B. V. M., sermo 13, De exaltatione B. V. in gloria, art. 2, cap. 2.

5 (Non già S. Lorenzo Giustiniani, ma) RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 3, cap. 12, n. 3. «Sciebat siquidem Mater qualis erat Filius... Et ideo quanto dilexit tenerius, tanto vulnerata est profundius.» Inter Opera S. Alberti Magni, XXXVI, Parisiis, 1898, pag. 157, col. 2. Ed. Lugdunen., XX, lib. III, § 12, pag. 95.

6 «Mater loquitur. Imminente Passione Filii mei, lacrimae erant in oculis eius, sudor in corpore prae timore Passionis.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 4, cap. 70. Coloniae Agrippinae, 1628, p. 229, col. 1. - Nel luogo a cui si riferisce S. Alfonso (Revelationes, lib. 1, cap. 10, p. 24, col. 1), Maria SS. parla delle sue lagrime, ma non già specialmente per il tempo più vicino alla Passione: «Quando vero considerabam loca clavorum in manibus et pedibus, quos, secundum prophetas, crucifigendos audivi, tunc oculi mei replebantur lacrimis, et cor meum quasi scindebatur prae tristitia. Et cum Filius meus inspexit oculos meos lacrimantes, tristabatur quasi ad mortem.» Su quel martirio anticipato di Maria, vedi Appendice, 11, pag. 558 e seg.

7 «Noctem, qua Christus capitur, absque somno duxisti, et soporatis ceteris, flens vigil permansisti.» Officium de Compassione B. V. M., antiphona ad Matutinum. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mog., Lugd., VI, pag. 462, col. 2, C. - Vedi sopra, Discorso IX, nota 47, pag. 195.

8 «Damnationem Christi... exsecuta est Pilati praesidis magis ignavia quam potestas, qui, lotis manibus et ore polluto, iisdem labiis Iesum misit ad crucem, quibus eum pronuntiaverat innocentem.» S. LEO MAGNUS, Sermo 54 (al. 52), de Passione Domini tertius, cap. 5. ML 54-322.

9 Dopo la flagellazione: «Inde Filius meus induit se vestimentis suis. Tum locum ubi stabant pedes Filii mei totum repletum vidi sanguine, et ex vestigiis Filii mei cognoscebam incessum eius. Quo enim procedebat, apparebat terra infusa sanguine, nec ipsi patiebantur ut se indueret, sed compulerunt et traxerunt eum ut acceleraret... Cumque iudicatus esset, imposuerunt sibi crucem portandam.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 1, cap. 10. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 14, col. 1. - Cf. lib. 4, cap. 70, pag. 229, col. 1.

10 «Et quia vere, maesta Mater eius, propter multitudinem gentium, ei appropinquare non poterat, nec videre, ivit per aliam viam breviorem cum Ioanne et sociabus suis, ut alios praecedens ei approximare valeret. Cum autem extra portam civitatis in concursu viarum eum habuit obvium, cernens eum oneratum ligno tam grandi, quod primo non viderat, semimortua facta est prae angustia, nec verbum ei dicere potuit, nec Dominus ei, quia acceleratus erat ab eis qui eum ducebant ad crucifigendum.» Meditationes vitae Christi, cap. 77. Inter Op. S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugd., 1688, VI, 387, col., 2, DE.

11 De lamentatione Virginis Mariae, inter Opera S. Bernardi, Basileae, per Io. Hervagium, 1552, col. 2536: «Sequebar ego eum (a praetorio ad Calvarium), prout poteram, eius maestissima Mater, cum mulieribus quae eum secutae fuerant a Galilaea ministrantes ei.» - Lo stesso opuscolo, col titolo Liber de Passione Christi et doloribus et planctibus Matris eius, ML 182-1135: «Sequebatur et ipsum, prout poterat, eius maestissima Mater, etc.» come sopra. Di questo libro dice Mabillon, ML 182-1133, 1134: «Num sit Bernardi Clarae-Vallensis vel alterius abbatis Bernardi, ignoramus; eum tamen publici iuris facimus, quia valde devotus est.»

12 «Si mette la Vergine in traccia del Figliuolo, dandole il desiderio di vederlo le forze, che il dolore le aveva tolte... Trovava nel cammino le gocciole e le orme del sangue, bastando a dimostrarle i passi del Figliuolo, e condurla senza altra guida... O amore e timore del cuor di Maria! da una parte, desiderava di vederlo; e dall'altra, rifiutava di mirare il compassionevole aspetto.» S. PIETRO D'ALCANTARA, Trattato dell'orazione e meditazione, parte prima, cap. 4, Sette meditazioni della Santa Passione, Il giovedì. Appendice alla Vita del Santo, scritta da Francesco Marchese, dell'Oratorio. Venezia, 1712, pag. 22, col. 2.

13 «Et tunc (cioè dopo la crocifissione) corona spinea capiti eius arctissime imposita fuit, quae ad medium frontis descendebat, plurimis rivis sanguinis ex aculeis infixis decurrentibus per faciem eius, et crines, oculos et barbam replentibus, ut quasi nihil nisi sanguis totum videretur; nec ipse me adstantem cruci videre potuit, nisi sanguine expresso per ciliorum compressionem.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 4, cap. 70. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 229, col. 1, 2. - Cf. lib. 1, cap. 10, pag. 14, col. 2.

14 «Abducitur e iudicii loco et ad carcerem reducitur Morus, securi de more prolata, condemnationis indicio. Hic vero miserandum plane et ipsa condemnatione mirabilius accidit spectaculum... Quum paulo extra iudicii locum progressus Morus esset, ecce tibi filia eius Margareta Ropera - sic unice patri cara, ut vel ad eius solum aspectum, si nihil in Moro supra hominem fiuisset, vehementer commoveretur... - non turbae tantum se immiscet, patrem visura aut ei valedictura, sed pectore plusquam virili et acerrimis amoris stimulis incitata, per mediam populi turbam, perque satellitum arma semet iniecit, et ad parentem penetravit... In carissimi patris collum ruit, nihil aliud locuta quam «Ah mi Pater!» Movit stipatores, tametsi duros, hoc spectaculum. Sed Morum ipsum talis filiae, in tali articulo, tam expressa caritas, tam valida dilectio, tam fortis et imperterritus amor, quo tandem modo... nonnihil e constantiae statu dimovere potuisset, nisi divina quaedam vis... mentem eius occupasset...?... Nihil enim de oris constantia et gravitate remittens, filiae respondit «se quaecumque pateretur, etsi innocens pateretur, Dei tamen voluntate pati; illum arcana pectoris sui nosse. Proinde suam ipsa pietatem ad Dei voluntatem accommodaret, et maximo tolerantiae bono in patris casu uteretur.» Haec ille in primo congressu. Nam quum secunda vice, postquam decem aut duodecim passus digressa revertisset, colloque iterum inhaesisset, nihil quidem dixit, sed tacenti lacrimae erumpebant, vultu tamen a constantia nihil dimoto. Id tantum abeunti mandavit, ut Deum pro anima patris deprecaretur.» Thomas STAPLETONUS, Tres Thomae seu res gestae S. Thomae Apostoli, S. Thomae Archiepiscopi Cantuariensis et Martyris, Thomae Mori Angliae quondam Cancellarii. Coloniae Agrippinae, 1612. Pag. 149-382: Vita et illustre martyrium Thomae Mori, cap. 19, pag. 344-346. - S. Tommaso Moro fu canonizzato, insieme con S. Giovanni Fisher, il 19 maggio 1935.

15 «Si sermo sit de proprio spasmo, ut significat corporalem defectum cum perturbatione sensuum, languore, et contractione membrorum, etc., nullo modo ponendus est in Virgine, ut ostendit Caietanus opusculo de hac re. Quia illa fuisset magna imperfectio derogans multum excellenti gratiae Virginis, et dominio quod habebat in omnes suos motus, actus et potentias.» SUAREZ, De Incarnatione, disp. 4, sectio 3, Opera, Venetiis, 1746, XVII, pag. 32, col. 2. - Molto meno ebbe questo deliquio nella deposizione del corpo di Gesù dalla croce: disp. 41, sectio 3, pag. 360, col. 1. - THOMAS DE VIO CAIETANUS, Opuscula in tres tomos divisa, Venetiis, 1588, tom. 2, Tractatus 13, De spasmo B. M. V., pag. 180 (numerazione unica per i tre così detti tomi): «Spasmi nomen... sumitur, uno modo proprie... alio modo vulgariter... De spasmo proprie dicto... videtur quod in ea fuit vel esse potuit... quia... excellens dolor quandoque est causa spasmi... Sed si diligentius consideretur, neque litterae neque rationi hoc consonat. Dissonat quidem rationi beatam Virginem aegritudinem aliquam passam fuisse... quia similis debeat credi Filio per omnia quantum fas est: de Filio autem testatur Chrysostomus quod non fuit conveniens ipsum aliquo morbo languescere... Spasmum autem proprie constat esse morbum contrahentem nervos: non igitur convenit ipsum asserere in beata Virgine. Dissonat quoque a littera Evangelii: nam Ioan. XIX, 25, dicitur quod beata Virgo stabat iuxta crucem: et si spasmum, id est nervorum tam diram contractionem, in itinere passa est (cioè nell'incontro col Figlio, come si asseriva), quomodo tam cito liberata ad crucem venit, nec sedet, sed stat, praesertim non subtracta, sed potius crescente causa doloris spasmatis?... Dicitur vulgo spasmatus aliquis cecidisse, cum prae doloris magnitudine syncopem seu ecstasim patiens cadit... Et iuxta hunc sensum crediderim ego dici B. Mariae spasmum. Huiusmodi autem doloris modum in beata Virgine fuisse ex magnitudine suae tristitiae credi potest. Sed revera neque isto modo spasmus in beata Virgine fuit: cum enim fuerit gratia plena... oportet corporales defectus de ea negare, qui plenitudinem perfectionemque gratiae impediunt. Constat autem quod dolor extra se personam faciens, exercitium rationis impedit pro tunc: et tunc erat tempus maxime actualiter secundum rationem considerandi Passionem Christi. Igitur huiusmodi dolor, gratiae perfectionem secundum actualem considerationem rationis turbasset, quod est valde inconveniens: non fuit igitur huiusmodi casus in beata Virgine. Et confirmatur: quia gratius erat Deo quod beata Virgo compateretur ei secundum rationem, quam secundum partem sensitivam: quia illa pars est nobilior, et proprie meritoria, et per se grata. Oportuit ergo ut dolor beatae Virginis ita esset summus, quod tamen tota pars sensitiva regularetur, et subderetur rationi eius vigilanti: stante autem rationis exercitio, ac dominio actuali super partem inferiorem, non accidit dolor extra e faciens personam et casum. Quare spasmus vulgariter dictus longe a beata Virgine videtur fuisse... Spasmi nomen, nec proprie propter dignitatem corporis, neque vulgariter sumptum propter dignitatem animae verificatur... Apostolicae tamen Sedis censurae omnia submitto. Romae, die 17 iulii 1506.»



16 Dialogus beatae Mariae et Anselmi de Passione Domini, ossia, Planctus beatae Mariae Virginis ad Anselmum de Passione Domini: inter Opera S. Anselmi, ML 159, col. 271-290. - Cap. 4, De Christi deductione ad Caipham, col. 276: «Maria, Mane facto, eduxerunt eum de domo Annae, et duxerunt eum ad Caipham principem sacerdotum. Tunc primo postquam captus fuerat vidi eum, et accurrens quasi leaena raptis fetibus, videbam illam desiderabilem faciem sputis Iudaeorum maculatam, dicens lacrimando: «Heu! dilectissime fili, quam miserabilem te modo video, quae toties dulcissimo tuo aspectu gaudebam!» Et volens illum amplecti, non fui permissa accedere, sed trusa a Iudaeis huc et illuc, contumeliose sum amota, et populus undique concurrebat, sicut quando fures et latrones condemnantur.» - Cap. 9, De Christi et matris hypapante (in itinere ad Calvarium), col. 282: «Cum autem educeretur filius meus, principalis, cum duobus sceleratis, extra portam civitatis, cum ingenti pressura irruentis populi et insultantis, volui eum sequi et videre, sed non potui prae maxima multitudine populi, quae ad opprobrium filii mei convenerat. Sed tandem cum Maria Magdalena deliberavi quod per viam adiacentis plateae circa quemdam fontem circuiremus, quatenus illi obviaremus. Et cum venissemus iuxta fontem, obvium habuimus meum filium deformatum, pressum omni dolore; qui benigne inclinabat se ad me, ac si diceret: «Grates tibi refero, electa mater mea, pro multimodis beneficiis mihi impensis, et pro multo labore quo in summa paupertate et abiectione enutrivisti templum corporis mei, et nunc in destructione constitutum inter contumelias et opprobria sequi non dedignaris nec vereris, quamvis omnibus contemptui habeamur.»

17 Avete animo.

18 «Et ecce tumultuantibus turbis ducebatur Rex gloriae, vinctis a tergo manibus, multorum vallatus multitudine armatorum. (Parla S. Lorenzo Giustiniani di un incontro di Gesù e di Maria, non già sulla via del Calvario, ma sulla strada che conduceva al pretorio di Pilato.) Tunc beata Virgo, femineo pudore seposito, urgente dolore, ante omnes accessit, ut praetereuntem videret filium, filiusque matrem agnoscere posset. Proh dolor, oculos attollente Maria, Dominum Iesum vidit... Vidit et filius genitricem... In ipso quippe primo eorum adspectu, incredibili se percussere dolore... Gemebat filius quod mater in tam horrendo praesens esset spectaculo: de ludibrio vero unici sui sancta genitrix inconsolabiliter lamentabatur. Ad cor Virginis loquebatur Verbum, dicens: «Ut quid venisti, columba mea, formosa mea, immaculata mea, mater mea? Dolor tuus meum auget, cruciatus tuus transfigit me...» S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, De triumphali Christi agone, cap. 11. Op., Lugduni, 1628, pag. 306, col. 1.

19 DEL RIO, S. I., In Canticum Canticorum, Parisiis, 1604, cap. 7, sect. 5, § 4, pag. 275: «GUILHELMUS... inquit...: «Ubi ad hoc ventum est, ut baiulans sibi crucem Iesus exiret in eum qui dicitur Calvariae locum (Io. XIX, 17), tollebat et ipsa crucem suam, crucem interioris hominis sui: et sequebatur eum crucifigenda cum eo.»

20 «Ad misericordiam omnes a natura movemur, nec quidquam aliud in natura nostra aeque bonum est atque hoc... Nemo natura strenuus est, nemo natura ab inanis gloriae cupipditate liber, nemo natura superior aemulatione: sed misereri omnibus a natura inditum est, quantumvis crudelis sit quis et saevus... Ferarum etiam miseremur: adeo nobis indita est misericorida. Vel leonis catulum aspicientes, nonnihil commovemur.» S. IO. CRYSOSTOMUS, Commentarius in Epist. ad Philippenses, hom. 4, n. 4. MG 62-210.

21 Nelle Omilie in Matthaeum, non si fa parola del Cireneo; come neppure nel Opus imperfectum in Matthaeum, il quale del resto non è del Grisostomo; né in tutte le Opere del Santo Dottore. - Quel che più si accosta alla sentenza attribuitagli da S. Alfonso, è questo, Comment. in Epist. ad Ephesios, cap. 1, hom. 3, MG 62-27: «Si es Christi corpus, fer crucem; nam ille quoque tulit: fer sputa, fer colaphos, fer clavos. Tale erat illud corpus.»

22 Pier Luigi MALASPINA, dei Chierici Regolari, Vescovo di Massa, Vita della Serva di Dio Suor Maria Margherita Diomira Allegri del Verbo Incarnato, Religiosa nel Venerabil Convento delle Vergini stabilite nella Carità di Gesù Buon Pastore, della città di Firenze (+ 1677, d'anni 26). Venezia 1704. Capo 2, pag. 12, 13: «Un giorno tra gli altri, ritornato a casa (il padre),e non vedutala, esclamò sdegnato: «Dov'è Margherita?» Alle cui voci volendo ella accorrere, voltossi prima al Bambino Gesù, e con puerile innocenza, pieni gli occhi di lagrime, gli disse: «Starei sempre con voi, Gesù mio; ma mio Padre mi chiama; bisogna ch'io vada.» Al che il divin Pargoletto, con sensibil voce: «Va, rispose, pensa a me ed ama me, poiché io a te penserò, e ti amerò;» alzando in ciò dire la mano, e benedicendola.» - Cap. 3, pag. 20: «Ebbe ella anco nella sua prima comunione (che fece di nove anni)... alti intendimenti dei divini attribuiti, parendole che sopra di lei cadesse quella rugiadosa pioggia di celeste misericordia, che nel nascimento del suo ricevuto Sposo si sparse sopra la terra. Rimirava il proprio nulla, stimandosi incapace d'una tal soprabbondanza di grazie, quando la Vergine Madre, accarezzandola, volgeva verso lei il Figlio con un mazzetto di fiori nelle mani, i quali empivano di fragranza il mondo tutto. Osservò Margherita che tre erano i fiori più vaghi di questo mazzetto, e più in specie odorati dal Bambino, ed a lui grati al maggior segno. Intese figurarsi in quei fiori tutte le sante virtù, e nei tre distinti, le promesse da lei con voto, povertà, castità e obbedienza. In una crocetta poi, che nell'altra mano il Bambino teneva, le furono anco date a conoscere le croci apparecchiate al conservarsi da essa quei fiori. Ma assicurata che l'istesso Gesù sarebbesi fatto sua guida e conforto, ritornò ai sensi, colma d'inesplicabil gioia.»

23 COSTANTINO, Vescovo di Veglia, Vita di S. Girolamo Emiliani, Prato, 1894, lib. 1, cap. 8, pag. 28, 29: «Fu prontissima ad udire le pietose voci del suo divoto la Regina del paradiso... Gli apparve graziosamente vestita d'un abito candidissimo... L'amabilissima Vergine... dopo averlo mirato benignamente con occhio di madre gli disse che erano state esaudite le sue orazioni... Stava tuttavia sospeso, non sapendo risolversi, se quella fosse veramente apparizione... Ma l'assicurò poi essa stessa, quando proscioltolo dalle catene gli soggiunse che si ricordasse d'adempiere il voto che avea fatto, e cangiasse vita e costumi. porgendogli poi con le sue proprie mani una chiave, l'esortò a non temere, ed aprire le porte della torre e ad andarsene.» - Lib. 3, cap. 13, pag. 185: «Tanto piacquero al Signore le ultime fatiche del caritatevole suo Servo, che volendolo indi a poco rimeritare nella celeste patria, si degnò di dargliene anticipatamente un segno assai chiaro... Stava Girolamo con altri della famiglia vegliando in Somasca al letto di un orfanello, che travagliato dalla contagiosa infermità, non solo era ridotto agli estremi, ma tenuto per morto dai circostanti: quand'ecco tutto ad un tratto riscuotersi il fanciullo, e come si destasse da dolcissimo sonno prorompere in queste parole: «Oh che bella cosa ho veduto! Oh che bella cosa ho veduto!» Ed essendogli fatta istanza perché dichiarasse la sua visione: «Ho veduto, soggiunse, là in alto una risplendentissima sedia tutta d'oro e di gemme, sostenuta da uno dei nostri fanciulli, il quale avea nelle mani uno scritto che diceva: Questa è la sedia di Girolamo Emiliani.» - Nato in Venezia nel 1481, si convertì nel 1511, morì nel 1537. Fu beatificato da Benedetto PP. XIV il 29 settembre 1747; canonizzato da Clemente PP. XIII il 12 ottobre 1766. - L'aggiunta «e santo» si trova la prima volta nell'ediz. veneta del 1784, fatta vivente S. Alfonso.




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