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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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SUL DOLORE V. - Della morte di Gesù.

Eccoci ad ammirare una nuova sorta di martirio, una madre condannata a vedersi morire innanzi agli occhi giustiziato con barbari tormenti un figlio innocente ed amato con tutto il suo affetto. Stabat autem iuxta crucem Mater eius.1 Non occorre dir altro, dice S. Giovanni, del martirio di Maria; miratela vicino alla croce a vista del Figlio moribondo, e poi vedete se v'è dolore simile al suo dolore. - Fermiamoci dunque noi ancora oggi sul Calvario a considerare questa quinta spada, che trapassò il cuore di Maria, nella morte di Gesù.

Giunto che fu sul monte l'affannato nostro Redentore, i carnefici lo spogliarono delle vesti, ed inchiodando le sue sacre mani e piedi con chiodi, non acutis sed obtusis, come dice S. Bernardo (Serm. 2, de Pas.),2 per più tormentarlo, l'affissero alla croce. Crocifisso che l'ebbero, fermarono la croce, e così lo lasciarono a morire. - L'abbandonano i carnefici, ma non l'abbandona Maria. Allora ella si fece più vicino alla croce, per assistere alla di lui morte. Ego non separabar ab eo - così la B. Vergine rivelò a S. Brigida (L. I, c. 35) et stabam vicinior cruci eius.3 Ma che serviva, o Signora, le dice S. Bonaventura, andare al Calvario a vedervi morire innanzi questo Figlio? Cur ivisti, o Domina, ad Calvariae locum? cur te non retinuit pudor, horror facinoris? Dovea ritenervi il rossore, giacché l'obbrobrio suo anch'era vostro, essendogli


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Madre. Almeno dovea ritenervi l'orror d'un tal delitto, in vedere un Dio crocifisso dalle sue medesime creature. Ma risponde lo stesso santo: Non considerabat cor tuum horrorem, sed dolorem:4 Ah che il vostro cuore non pensava allora alla pena sua, ma al dolore e alla morte del caro Figlio; e perciò voleste voi stessa assistergli, almeno per compatirlo. Ah vera Madre, dice Guglielmo abbate, amante Madre, che neppure lo spavento della morte poté separarvi dall'amato Figlio: Plane mater, quae nec in terrore mortis Filium deserebat (Serm. 4, de Ass.).5 Ma oh Dio, e quale spettacolo di dolore era allora il vedere questo Figlio agonizzare sopra la croce, e sotto la croce veder agonizzar questa Madre, la quale soffriva tutte le pene che pativa il Figlio! Ecco come rivelò Maria a S. Brigida lo stato compassionevole del suo Figlio moribondo, siccome ella lo vide sulla croce: Stava il mio caro Gesù in croce tutto affannato ed agonizzante: se gli vedevano gli occhi entrati dentro, mezzo chiusi e smorti; le labbra pendenti, ed aperta la bocca; le guance smunte ed attaccate ai denti; stirate le mascelle, affilato il naso, mesta la faccia; il capo se gli vedea abbandonato sul petto, i capelli neri di sangue, il ventre attaccato alle reni, le braccia e le gambe intirizzite, e tutto il resto del corpo tutto piaghe e sangue (Lib. 1 Rev., c. 10 et lib. 4, c. 70).6


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Tutte queste pene di Gesù erano ancora di Maria, dice S. Girolamo: Quot laesiones in corpore Christi, tot vulnera in corde Matris (Ap. Baldi, tom. 1, p. 499).7 Chi dunque si fosse allora trovato sul Calvario avrebbe veduto, dice S. Gio. Grisostomo, due altari, dove si consumavano due gran sacrifizi: uno nel corpo di Gesù, l'altro nel cuore di Maria.8 Ma meglio parmi che S. Bonaventura vi guardi un solo altare, cioè la sola croce del Figlio, nella quale insieme colla vittima di questo Agnello divino vi è sacrificata ancora la Madre; perciò il santo si fa ad interrogarla: O Domina, ubi stas? Numquid iuxta crucem? Imo in cruce cum Filio cruciaris (Ap. Bald., l. c., p. 452):9 O Maria dove state? vicino alla croce? Ah che più giustamente dirò che state nella stessa croce a sacrificarvi crocifissa insieme col vostro Figlio. Così ne accerta S. Agostino: Cruci et clavi Filii fuerunt et Matris; Christo crucifixo crucifigebatur et Mater.10 Sì, perché, come dice S. Bernardo,


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quel che facevano i chiodi nel corpo di Gesù, operava l'amore nel cuore di Maria: Quod in carne Christi agebant clavi, in Virginis mente affectus erga Filium.11 In modo che nello stesso tempo che 'l Figlio sagrificava il corpo, la Madre sagrificava l'anima, siccome scrisse S. Bernardino: Dum ille corpus, ista spiritum immolabat (Ap. Bald., p. 456).12

Fuggono le madri dalla presenza de' figli moribondi; ma se mai alcuna madre è costretta ad assistere ad un figlio che muore, va ella procurandogli tutti i sollievi che può dargli; va accomodandogli il letto, acciocché stia in sito più comodo; gli va somministrando rinfreschi; e così la povera madre va consolando il suo dolore. - Ah Madre la più afflitta di tutte le madri! O Maria, a voi è imposto l'assistere a Gesù moribondo, ma non è dato di potergli dare alcun sollievo. Udì Maria il Figlio che disse: Sitio, ma a lei non fu permesso dargli un poco d'acqua per rinfrescare la sua gran sete. Altro non poté dirgli, come contempla S. Vincenzo Ferreri: Fili, non habeo nisi aquam lacrimarum (Ap. Bald., p. 456).13 Vedea che sopra quel letto di dolore il Figlio appeso a quelli tre uncini di ferro non trovava riposo: voleva ella abbracciarlo per dargli sollievo,


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almeno per farlo spirare tra le sue braccia, ma non potea: Volebat eum amplecti, dice S. Bernardo, sed manus frustra protensae in se complexae redibant (Ap. Bald., p. 463).14 Vedea quel povero Figlio, che in quel mare d'affanni andava cercando chi lo consolasse, - come egli già avea predetto per bocca del profeta: Torcular calcavi solus... Circumspexi et non est auxiliator: quaesivi et non fuit qui adiuvaret (Is. LXIII, [3, 5]) - ; ma chi volea consolarlo tra gli uomini, se tutti gli erano nemici? Anche sulla croce, chi lo bestemmiava e derideva da una via e chi da un'altra: Praetereuntes autem blasphemabant eum moventes capita sua (Matth. XXVII, 39). Altri gli dicevano in faccia: Si filius Dei es, descende de cruce. Altri: Alios salvos fecit, seipsum non potest salvum facere. Altri: Si rex Israel est, descendat nunc de cruce (Matth. XXVII, 42). Disse di più la stessa B. Vergine a S. Brigida (Rev., l. 4, e. 70): Intesi altri che dicevano il mio Figlio essere un ladro; altri ch'era un impostore; altri che niuno si meritava la morte come esso: e tutte m'erano nuove spade di dolore.15

Ciò che poi maggiormente accrebbe il dolore di Maria colla compassione verso del Figlio, fu l'udirlo sulla croce lamentarsi che anche l'Eterno Padre l'avesse abbandonato: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? (Matth. XXVII, 46). Parole, come disse la divina Madre alla medesima S. Brigida, che non le poterono mai più uscir dalla mente per tutta la sua vita (Rev., l. c.).16 Sicché l'afflitta Madre vedea il suo


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Gesù addolorato da ogni parte; volea sollevarlo, ma non potea. E quel che le dava pena era il vedere ch'ella stessa colla sua presenza e dolore accresceva gli affanni del Figlio. La stessa pena, dice S. Bernardo, che riempiva il cuor di Maria, ridondava ad amareggiare il Cuor di Gesù: Repleta Matre, ad Filium redundaret inundatio amaritudinis (Hom. in Ev. Stabat.).17 Anzi dice S. Bernardo che Gesù in croce pativa più per compassione della Madre, che per gli stessi suoi dolori; così egli fa parlare la Vergine: Stabam ego videns eum, ipse videns me, et plus dolebat de me quam de se (Ap. Sinisc., cons. 28).18 Sicché parlando lo stesso santo di Maria accanto al Figlio moribondo, dice ch'ella viveva morendo senza poter morire: Iuxta crucem stabat Mater, vox illi non erat, moriebatur


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vivens, vivebat moriens; nec mori poterat, quia vivens mortua erat (De lament. Virg.).19 Scrive il Passino che Gesù Cristo medesimo parlando un giorno alla B. Battista Varani da Camerino, le disse che tanto l'afflisse stando in croce il vedere a' suoi piedi la Madre così afflitta, che la compassione alla Madre lo fe' morire senza consolazione. Talmenteché la suddetta beata, essendo stata illuminata a conoscere questo dolore di Gesù, esclamò: «Signore, non mi dite più niente di questa vostra pena, ch'io non ne posso più».20

Stupivano gli uomini, dice Simeon da Cassia, che miravano allora questa Madre tener silenzio senza lagnarsi in tanto suo


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dolore: Stupebant omnes qui noverant huius hominis matrem, quod etiam in tantae angustiae pressura silentium servabat.21 Ma se Maria taceva colla bocca, non taceva col cuore; mentre allora non faceva altro che offerire alla divina giustizia la vita del Figlio per la nostra salute. Quindi sappiamo ch'ella per lo merito de' suoi dolori cooperò a farci nascere alla vita della grazia; onde noi siamo figli de' suoi dolori. Voluit eam Christus, dice Lanspergio, cooperatricem nostrae Redemptionis adstare, quam nobis constituerat dare matrem: debebat enim ipsa sub cruce nos parere filios (Hom. 44, de Pass. Dom.).22 E se mai in quel mare di amarezza - dico il cuore di Maria - vi entrò qualche sollievo, questo era l'unico sollievo che allora la consolava, cioè il sapere che per mezzo de' suoi dolori ella ci partoriva alla salute eterna, come Gesù medesimo rivelò a S. Brigida: Maria Mater mea propter compassionem et caritatem, facta est mater omnium in caelis et in terra (L. 1, c. 32).23 Ed in fatti queste furono l'ultime parole colle quali Gesù da lei si licenziò prima di morire, questo fu l'ultimo ricordo, il lasciarle noi per suoi figli in persona di Giovanni, allorché le disse: Mulier, ecce filius tuus (Io. XIX, [26]). E sin d'allora cominciò a far Maria per noi quest'officio di buona


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madre; poiché, come attesta S. Pier Damiani (Ap. Salm., to. 1, tr. 47), il buon ladrone per le preghiere di Maria si convertì allora e si salvò: Idcirco resipuit bonus latro quia B. Virgo inter cruces Filii et latronis posita, Filium pro latrone deprecabatur; hoc suo beneficio antiquum latronis obsequium recompensans. Mentre, secondo portano anche altri autori, questo ladro nel viaggio d'Egitto con Gesù bambino era stato con essi cortese.24 E tale officio la beata Vergine ha continuato sempre e continua a farlo.

Esempio.

Un certo giovine in Perugia promise al demonio che se gli otteneva di commettere un peccato, ch'esso desiderava di fare, gli dava l'anima; e gliene fece la scrittura sottoscritta col suo sangue. Commesso il peccato, il demonio, volendo soddisfatta la promessa, lo portò vicino ad un pozzo, minacciandogli che se esso non vi si gettava, l'avrebbe in anima e corpo menato all'inferno. Il misero giovine credendo di non potere più sfuggire dalle sue mani, sale sul pozzo per gittarsi; ma atterrito dalla morte disse al nemico che non aveva l'animo di gittarsi, onde se lo volea morto, gli desse egli la spinta. Aveva il giovine


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l'abitino al collo di Maria addolorata; perciò disse il demonio: Levati quest'abitino, ch'io ti darò la spinta. Ma quegli conoscendo già in quell'abitino la protezione che gli conservava ancora la divina Madre, non se lo volle togliere: onde dopo molti contrasti il demonio confuso partì, e 'l peccatore, grato alla sua Madre addolorata, andò a ringraziarla e, pentito de' suoi peccati, volle sospendere anche il voto, espresso in un quadro, al suo altare nella chiesa di S. Maria la Nuova in Perugia (Mon. Conv. Per., ap. P. Sinisch., Cons. 16).25

Preghiera.

Ah Madre la più addolorata di tutte le madri, è morto dunque il vostro Figlio, figlio così amabile e che tanto vi amava? Piangete, che avete ragione di piangere. Chi mai potrà consolarvi? Solo può consolarvi il pensiero che Gesù colla sua morte ha vinto l'inferno, ha aperto il paradiso agli uomini già chiuso, ha acquistate tante anime. In quel trono26 della croce egli avrà a regnare di tanti cuori che, vinti dal suo amore, con amore lo serviranno.


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Non isdegnate intanto, o madre mia, di tenermi vicino a piangere con voi, giacch'io ho più ragione di voi di piangere per le offese che gli ho fatte. Ah madre di misericordia, io prima per la morte del mio Redentore e poi per li meriti de' vostri dolori spero il perdono e la mia eterna salute. Amen.




1 Stabant autem iuxta crucem Iesu Mater eius et soror matris eius... Io. XIX, 25.

2 Quale sia il Sermo 2 de Passione di S. Bernardo, non sappiamo. Già quello che viene intitolato De Passione Domini, oppure (ML 184-953 et seq.) De vita et Passione Domini, non è suo. Immediatamente a quello, in antiche edizioni, tiene dietro il Tractatus de Passione Domini ossia Vitis mystica. Questo trattato (Opera S. Bernardi, cap. 41, n. 132, ML 184-715; Opera S. Bonaventurae, ad Claras Aquas, VIII, cap. 23, n. 1, nota 10, pag. 186, col. 2) dice soltanto: «Clavis immitibus.»

3 «Ego eiam fui propinquior ei in Passione, nec separabar ab eo. Ego stabam vicinius cruci eius.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 1, cap. 35. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 43, col. 1.

4 «O Domina... quare ivisti ad Calvariae locum? Non est tua consuetudo, Domina, ad talia spectacula properare. Cur te non retinuit pudor mulieris, cur te non retinuit horror facinoris? Cur te non retinuit verecundia virginitatis? Cur te non retinuit loci turpitudo, multitudo vulgi, detestatio mali? Cur te non retinuit clamoris vehementia, stultorum vesania, daemoniacorum caterva? Haec non considerasti, Domina, quia cor tuum, alienatum totum prae dolore, non erat in te, sed in afflictione Filii et in vulneribus unici et in morte dilecti. Non considerabat cor tuum vulgus sed vulnus; non pressuram sed fixuram; non clamorem, sed livorem; non horrorem, sed dolorem.» Stimulus amoris, pars 1, cap. 3. Inter Op. S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugd., 1668, VII, 196, col. 1, CD.

5 «Cum evangelizans circumiret Iesus civitates et castella, Maria comes individua vestigiis eius adhaererebat... adeo ut nec procella persecutionis, nec horrore supplicii a consectatu Filii et Magistri potuerit absterreri... Plane mater, quae nec in terrore mortis Filium deserebat. Quomodo enim morte terreri poterat, cuius caritas fortis ut mors, imo fortior quam mors erat?» (Non Guglielmo, ma) GUERRICUS Abbas, In Assumptione B. Mariae, sermo 4, n. 1. ML 185-197.

6 «Non respexi prae amaritudine antequam ex toto affixus erat. Surgens vero vidi Filium meum miserabiliter pendentem; et ego Mater eius maestissima undique consternata, prae dolore vix stare potui. Filius autem meus videns me, et amicos suos inconsolabiliter flentes, flebili voce et alta clamabat ad Patrem suum dicens: Pater, quare me dereliquisti?... Tunc oculi eius apparuerunt semimortui, maxillae eius submersae, et vultus lugubris, os eius apertum et lingua sanguinolenta, venter dorso inhaerens, consumpto humore quasi non haberet viscera. Omne corpus pallidum et languidum, ex fluxu et egressione sanguinis. Manus et pedes eius rigidissime extenti erant, et iuxta formam crucis attracti et conformati. Barba et crines ex toto respersi sanguine... Cutis eius sic tenera et gracilis erat, quod numquam ita leniter flagellabatur quin statim exiret sanguis.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 1, cap. 10. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 14, col. 2. - «Vocem ex imo pectoris, erecto capite, oculis in caelum directis et lacrimantibus, emisit, dicens: Deus meus, Deus meus, ut quid me dereliquisti? Quam vocem... plus ex compassione mea quam sua permotus protulit. Tunc color mortis in partibus, quibus prae sanguine aspici potuit, accessit. Dentibus maxillae inhaeserunt. Costae vero attenuatae dinumerari poterant. Venter autem consumptis iam humoribus dorso applicatur. Iam naribus attenuatis, cum cor prope scissionem esset, totum corpus eius contremuit, et tunc barba eius super pectus eius cecidit.» Id. op., Lib. 4, cap. 70, pag. 229, col. 2.

7 «Alii namque sancti, etsi passi sunt pro Christo in carne, tamen in anima, quia immortalis est, pati non potuerunt. Beata vero Dei Genitrix, quia in ea parte passa est quae impassibilis habetur, ideo, ut ita fatear, quia spiritualiter et caro eius passa est gladio passionis Christi, plus quam martyr fuit. Unde constat, quia plus omnibus dilexit, propterea et plus doluit, intantum ut animam eius totam pertransiret et possideret vis doloris, ad testimonium eximiae dilectionis. Quae quia mente passa est, plus quam martyr fuit. Nimirum quod eius dilectio amplius fortis quam mors fuit, quia mortem Christi suam fecit.» SOPHRONIUS, ad Paulam et Eustochium, De Assumptione B. M. V., n. 14. Inter Opera S. Hieronymi, in Mantissa, Epistola IX. ML 30-138.

8 Questa sentenza venne già citata da S. Alfonso, Discorso IX, nota 23, p. 187, col nome del vero autore, non il Grisostomo, ma: ARNALDUS seu Ernaldus Carnotensis, Abbas Bonaevallis: «Nimirum in tabernaculo illo duo videres altaria, aliud in pectore Mariae, aliud in corpore Christi. Christus carnem, Maria immolabat animam.» De VII verbis Domini in cruce, tractatus 3. ML 189-1694.

9 «O Domina mea, ubi stabas? Numquid tantum iuxta crucem? Imo certe in cruce cum Filio: ibi crucifixa eras secum.» Stimulus amoris, pars 1, cap. 3. Inter Op. S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugd., 1668, VII, 196, col. 1, C.

10 Non crediamo che queste parole s'incontrino presso S. Agostino. Probabilmente, l'origine di questo testo sarà un certo Tractatus de lamentatione Virginis, attribuito da taluni a S. Agostino, e citato da parecchi autori, i cui nomi e opere vengono riferiti dal Marracci, Bibliotheca Mariana, Romae, 1648, v. Augustinus Hipponensis, pag. 163. Aggiunge il Marracci: «Sed ubi illum invenerint, ignoramus.»

11 (Non già S. Bernardo, ma) Ernaldus seu ARNALDUS Carnotensis Bonaevallis in valle Carnotensi Abbas, Libellus de laudibus B. M. V., ML 189-1731: «Fugientibus apostolis, in faciem Filii se opposuerat Mater, et gladio doloris animae eius infixo, vulnerabatur spiritu, et concrucifigebatur affectu: et quod in carne Christi agebant clavi et lancea, hoc in eius mente compassio naturalis et affectionis maternae angustia.»

12 «Stabant autem iuxta crucem Iesu mater eius, et soror matris eius Maria Cleophae, et Maria Magdalene. Parum dixisti, o Evangelista: perfectis auribus aliquid maius dicere potuisti. Stabat, tu inquis, iuxta crucem Iesu mater eius, quum in ipsa cruce penderet, vel ei plus utique debes, quam reliquis de quibus dicis: et Maria Cleophae, et Maria Magdalene: omnino plus illa ad crucem appropinquabat, quam quicumque alii; quia non solum iuxta crucem stabat, verum etiam in cruce pendebat: de se enim in se nihil remanserat. Tota commigraverat in dilectum, et dum ille corpus, ista spiritum immolabat.» S. BERNARDINUS SENENSIS, Opera, Venetiis, 1745, I, Quadragesimale de christiana religione, sermo 51, feria VI post Dominicam Olivarum (in Parasceve), De Passione Domini, pars 2, art. 1, cap. 3, pag. 257, col. 1. - Ed. Veneta, 1591, I, Quadragesimale de christiana religione, sermo 55, feria VI (come sopra), pag. 440, col. 1.



13 «Et completa omni re, fuit hora nona, et clamavit dicens: Sitio. Respondit Virgo: «O Filii, non habeo nisi aquam lacrimarum.» S. VINCENTIUS FERRERIUS, Sermones hiemales, In die Parasceves sermo unicus. Venetiis, 1573, fol. 544, a tergo.

14 «Volebat amplecti Christum in alto pendentem; sed manus inde frustra tensae in se complexae redibant.» Inter Opera S. Bernardi, Liber de Passione Christi et doloribus et planctibus Matris eius. ML 182-1138. - «Volebat amplecti Christum in alto pendentem, sed manus frustra protensae in se complosae complexae redibant.» Tractatus de lamentatione Virginis Mariae: inter Opera S. Bernardi, Basileae, per Io. Gervagium, 1552, col. 2539. - Vedi sopra, Dolore IV, nota 11, pag. 229.

15 «In tempore illo, audivi alios dicentes quod Filius meus latro erat, aliosque quod mendax, alios quod nullus dignior esset morte quam Filius meus: ex quorum auditu dolor meus renovabatur.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib.1, cap. 10, pag. 14, col. 2. - «Ad primum igitur ictum ferientis mallei, ego ex dolore in extasi fio, et evigilans Filium meum confixum video, colloquentes etiam homines alterum ad alterum audio: quid hic fecit? furtum, rapinam vel mendacium? aliis respondentibus quod mendax esset.» Id. op., lib. 4, cap. 70, pag. 229, col. 1.

16 «Me igitur discipulo suo commendata per eum, vocem ex imo peccatoris, erecto capite, oculis in caelum directis et lacrimantibus, emisit, dicens: Deus meus, Deus meus, ut quid me dereliquisti? Quam vocem ego numquam, donec ad caelum veni, oblivisci potui.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 4, cap. 70, pag. 229, col. 2.

17 SINISCALCHI, Il martirio del Cuore di Maria Addolorata, considerazione 39, così cita S. Bernardo, De lament. Virginis: «Tantus erat impetus passionis, ut Christo impleto in Matrem conflueret paientem; qua similiter impleta, in Filium similiter redundaret. O ineffabilis reciprocatio! O dolor inexplicabilis!» - Nell'edizione poi delle Opere di S. Bernardo, Basileae, per Io. Hervagium, 1552, col. 2538, ecco quel che sembra rispondere a queste parole: «Vulnera Christi morientis, erant vulnera Matris dolentis. Dolores saevi, fuerunt tortores in anima Matris. Mater erat laniata morte cari pignoris... In mente eius creverant immensi dolores, nec poterant extra refundi. Intus atrocius saevientes dolores Nati, Matris animam gladiabant...» Del dolore cagionato a Gesù dal dolore della Madre, non si fa parola. Così pure nel testo riferito da Mabillon, Liber de Passione Christi, etc., ML 189-1137: «Christi morientis vulnera Matris erant. Christi dolores fuerunt tortores in anima Matris. Mater mater (sic) erat levata pignoris morte... In mente eius creverant immensi dolores, nec poterant exterius refundi. Intus atrocius saevientes dolores Nati, Matri animam gladiebant...» - O il Siniscalchi, o qualche altro autore colto, avrà ridotto a forma più conveniente lo stile barbaro ed i concetti, divoti sì, ma disordinati, dell'opuscolo. Vedi la nostra nota 11, Dol. IV, p. 229.

18 SINISCALCHI, Il martirio del Cuore di Maria Addolorata, considerazione 28: «Onde S. Bernardo così fe' dire alla Vergine Madre: «Stabam ego videns eum, et ipse videns me, et plus dolebat de me quam de se.» - De lamentatione Virginis Mariae, inter Opera S. Bernardi, Basileae, 1552, col. 2536: «Et ipse, me videns, fuit in cruce levatus… Stabam et ego videns eum: et ipse videns me, plus dolebat de me quam de se.» - Liber de Passione Christi... et planctibus Matris eius, ML 182-1135: «Ante oculos eius (Mariae) fuit in cruce levatus...Aspiciebat ancilla Dominum suum, intuebatur mater filium suum in cruce pendentem... «Videbam morientem quem diligebat anima mea, et tota liquefiebam prae doloris angustia. Aspiciebat et ipse benignissimo vultu me matrem plorantem, et me paucis verbis consolari voluit.» - In altro luogo (L'amore delle anime, cap. 13, n. 2, Opere ascetiche, vol. V, pag. 102), S. Alfonso, nella nota, cita il Siniscalchi, e per conseguenza S. Bernardo. Ma nel testo, riferisce queste parole come prese dalle Rivelazioni di S. Brigida, nelle quali, infatti, questa sentenza viene espressa piiù volte, quantunque con termini alquanto diversi: lib. 4, cap. 70; lib. 6, cap. 19; lib. 7, cap. 15; ed altrove ancora.

19 Vitis mystica, seu Tractatus de Passione Domini, inter Opera S. Bernardi, ML 184-658, cap. 10, n. 36: «Moriebatur vivens, vivendo ferens dolorem morte crudeliorem.» Inter Opera S. Bonaventurae, ad Claras Aquas, VIII, 1898, cap. 9, n. 1, pag. 175, col. 1: «Commoritur vivens, vivendo ferens dolorem morte crudeliorem.» - Vedi Append., 2, 9°, nel nostro vol. V, pag. 452, 453. - Liber de Passione Christi et doloribus et planctibus Matris eius, inter Op. S. Bern., ML 182-1138: «Iuxta crucem Christi stabat emortua Virgo... Vox non erat ulla, dolor abstulerat vires. Imo strata iacens pallebat quasi mortua vivens; vivebat moriens, vivensque moriebatur; nec poterat mori, quia vivens mortua erat… Ibi stabat dolens... exspectans Christi corpus deponi de cruce.» - De lamentatione Virginis Mariae, inter Op. S. Bern., Basileae, 1552, col. 2538: «Iuxta crucem Christi stabat emortua Mater... Vox illi non erat, quia dolore attrita iacens pallebat. Quasi mortua vivens, vivebat moriens, moriebatur vivens, nec mori poterat quae vivens mortua erat. Ibi stabat dolens... Exspectans corpus Christi deponi, plorabat...» Vedi sopra, nota 17 e Dolore IV, nota 11, pag. 229.

20 Vita B. Baptistae de Varanis. Revelationes de mentalibus doloribus Christi, ex editione Dominici PASSINI latine redditae, § 2, n. 8. Acta SS. Bollandiana, die 31 maii, Parisiis et Romae, tom. VII, maii (1867), pag. 490, n. 8, col. 1: «Scito autem quod omni illo respectu et ratione quibus ego Deus incarnatus dolui et passus sum, etiam doluerit et passa sit mea sanctissima Mater; nisi quod passus sum in perfectiori et altiori gradu... Eius autem dolor tantum me afflixit, ut, si placuisset aeterno Patri, magnum solatium mihi futurum fuisset, si, omnibus eius doloribus in me translatis, ipsa potuisset manere absque dolore: id enim habuissem pro summo refrigerio. Sed quia incomprehensibile martyrium meum debebat esse absque ulla consolatione, ideo talis gratia mihi non fuit concessa, licet ipsam saepius ex reverentia filiali multis cum lacrimis postulaverim.» Tunc dixit anima illa (cioè la stessa Beata), cuius cor videbatur deficere prae compassione erga gloriosam Virginem Matrem, quod, in quadam mentis perplexitate posita, aliud proferre non potuerit quam haec verba: «O Mater Dei, non amplius deberes appellari Mater Dei, sed mater dolorum, mater poenarum, mater afflictionum, quae nec numerari nec comprehendi cogitatione possunt. Ipse (Filius tuus) est quidam infernus, et tu es alter ipse (disse sopra Gesù: «ipsa in terra fuit alter ego per poenam et passionem»): quid igitur aliud nominare te possum quam matrem dolorum, et dicere etiam te esse alterum infernum? Non amplius, non amplius, non amplius: Domine mi, noli mihi amplius dicere de doloribus tuae benedictae Matris, quia non possum ultra ferre: sufficiunt mihi isti pro vita omni reliqua, etsi ea adhuc mille annorum foret.»

21 «Erat porro mirandum, virginem insolitam publico, nisi dum erat cum Filio; devitantem aspectus hominum, consortia mulierum, silentio frenatam, virtutibus fretam; viduatam viro, derelictam virili consortio: cum sibi uterinis sororibus et aliis mulieribus, crucifigendum Filium sequi, cum mos mulierum onn sit velle videre filios trucidari, et exsecutionem illius sententiae quae filium crudeli poena sive morte diverberat. Stupebant autem omnes qui noverant huius hominis sic addicti matrem, quod etiam in tantae pressurae angustia silentium servabat, Christiformis facta: qui cum malediceretur, non maledicebat; et cum pateretur, non comminabatur; nec aliquid impatientiae sive taedii resonabat. Quae omnia Mater tenebat districta censura.» B. SIMON DE CASSIA, De gestis Domini Salvatoris in IV Evangelistas, lib. 13. De Passione Domini Salvatoris, cap. 101. Coloniae Ubiorum, 1540, pag. 583, col. 2.

22 «Voluit enim eam Christus... cooperatricem nostrae Redemptionis sibi adstare, quam futuram nobis constituerat dare misericordiae matrem. Debebat enim piissima Christi mater sub cruce nos parere filios adoptionis, ut quae naturalis - hoc est, corporalis - esset mater Christi, esset adoptione atque spiritualiter omnium quoque nostra mater: ut quomodo nos Christo sumus incorporati, unde mystica eius vocamur membra, ita Mariae simus quoque propterea filii, non carne, sed adoptione... Quomodo caput Christus, ita nos corporis eius membra, et filii sumus Mariae.» Io. Iust. LANSPERGIUS, Cartusianus, In Passionem agonemque Christi Iesu Salvatoris nostri Homiliae LVI, hom. 48. Opera, Coloniae Agrippinae, 1693, III, pag. 112.

23 «Et Maria Mater mea, propter compassionem et caritatem, facta est mater omnium in caelis et in terris.» S. BIRGITTAE Revelationes, lib. 8, cap. 12, p. 496, col. 1.

24 SALMERON, S. I., Commentarii in Evangelicam historiam et in Acta Apostolorum, X, De Passione et morte D. N. Iesu Christi, tractatus 40, Coloniae Agrippinae, pag. 331: «Quidam... Ex B. Anselmo referunt, matrem Virginem cum Filio et sponso Ioseph in Aegyptum proficiscentem, incidisse in latrones: quorum unus, pueri forma et aspectu delectatus, dixit: «Vere dico vobis, si fieri posset Deum carnem nostram assumere, assererem hunc puerum Deum esse;» et sic socios oratione sua placatos induxit, ut matrem ac puerum illaesos dimitterent, atque hic fuit Dimas latro. Sed profecto haec non videntur solida, aut alicuius auctoritate niti: nec locus ex Anselmo producitur, qui illud asserat... Petrus Damianus in sermone quodam (che non s'incontra nella ML) scribit, fidelem hunc latronem ad dexteram Christi fuisse versus Aquilonem; et ideo in meridie umbra corporis Christi obumbravit illum, et beatam Virginem, quae adstabat Christo crucifixo ex parte huius latronis, pro eo preces fudisse et propterea conversum fuisse... Sed haec magis pie quam solide dicuntur.» Siamo d'accordo col Salmerone, fuorché per quello che riguarda l'intercessione di Maria. Avendo Gesù costituito Maria Mediatrice di tutte le grazie che egli ci meritò col suo sangue; verità ormai certa e definibile di fede; come mai non l'avrebbe fatta intervenire in quel prodigio della sua misericordia, nell'ora stessa in cui l'associava, coi dolori del suo parto spirituale, a tutta l'opera della nostra Redenzione? Ed è questo il pensiero su cui si sofferma S. Alfonso.

25 Vivea nella città di Perugia un giovane assai dissoluto, il quale accecato dall'amor di una donna da lui fuor di modo amata, né avendo mai potuto conseguire il suo disegno; finalmente fe' ricorso al demonio, con scrittura sottoscritta col proprio sangue, promise di dargli in un tal tempo l'anima, se fosse da lui assistito in tale affare. Accettò il demonio il dono, e col tentare incessantemente l'incauta femmina, l'indusse a compiacere le voglie sfrenate dell'amante; e ciò per lungo tempo, fino a tanto che giunse il termine prefisso in un giorno dell'anno 1615. Allora fattosi dinanzi al giovane il demonio, gli ricordò la promessa e il patto, e lo menò presso ad un pozzo, minacciandogli che se egli stesso non vi si gettava dentro, lo avrebbe strascinato in anima e corpo all'inferno. A tal dinunzia, quel misero, non sapendo come iscampar dalle mani di un sì crudo nemico, si arrende alle sue dimande, si spoglia dei panni, e sale su l'orlo del pozzo. Ma preso da gran timore, e non avendo coraggio da far quel salto mortale, pregò il demonio che gli desse egli la spinta. Avea il giovane pendente al collo l'abito dei Dolori di Maria; però il demonio gli disse che lo levasse via, che tosto lo gitterebbe nel pozzo. Allora il giovane, conoscendo la virtù di quel sacro abito, stette saldo a non volersene spogliare. E dopo lunghe e forti contese, finalmente partissi confuso il demonio; e il peccatore pentito detestò i suoi eccessi; e riconoscendo tutta la sua salvezza dalla SS. Vergine Addolorata, a perpetua memoria della grazia ottenuta, ne sospese il voto al suo altare nella chiesa di S. Maria Nuova dell'istessa città di Perugia. Monum. Conv. Perus. Notitia societatis habit. 7 dolor. Regii et Mediol. excuss.» SINISCALCHI, Il martirio del Cuore di Maria Addolorata, Venezia, 1746. Considerazione 16, pag. 101, 102.

26 L'ediz. del '76: In quel tronco.




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