Copertina | Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

IntraText CT - Lettura del testo
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 613 -


§ 5. - Della speranza di Maria.

Dalla fede nasce la speranza, mentre a questo fine Dio c'illumina colla fede al conoscimento della sua bontà e delle sue promesse, acciocché indi ci solleviamo colla speranza al desiderio di possederlo. Essendoché dunque Maria ebbe la virtù d'una eccellente fede, ebbe ancora la virtù d'una eccellente speranza, che le faceva dire con Davide: Mihi autem adhaerere Deo bonum est, et ponere in [Domino] Deo spem meam (Ps. LXXII, 28). Maria fu già quella fedele sposa del divino Spirito, della quale fu detto: Quae est ista quae ascendit de deserto, deliciis affluens, innixa super dilectum suum? (Cant. VIII, 5). Poich'ella tutta staccata sempre dagli affetti al mondo, stimato da lei un deserto, e niente perciò fidando né alle creature né a' meriti propri, tutta appoggiata alla divina grazia in cui solo confidava, si avanzò sempre nell'amor del suo Dio. Così di lei parlò Ailgrino: Ascendit de deserto, scilicet de mundo, quem sic deseruit et tamquam desertum reputavit, ut ab ipso omnem suum averterit affectum. Innixa super dilectum suum; nam non suis meritis, sed ipsius innitebatur gratiae, qui gratiam tribuit (Ap. Cornel., in loc. cit).1


- 614 -


E ben dimostrò la S. Vergine quanto fosse grande questa sua confidenza in Dio, primieramente quando ella si avvide che 'l suo santo sposo Giuseppe, per non sapere il modo della sua prodigiosa gravidanza, stava agitato e con pensiero di lasciarla: Ioseph autem... voluit occulte dimittere eam (Matth. I, 19). Pareva allora, come di sopra si considerò, necessità ch'ella scoprisse a Giuseppe l'occulto mistero; ma no, ella non volle da sé palesare la grazia ricevuta; meglio stimò di abbandonarsi alla divina provvidenza, confidando che Dio stesso avrebbe difesa la sua innocenza e la sua fama. Così appunto disse Cornelio a Lapide commentando il suddetto luogo: B. Virgo autem noluit ultro secretum hoc Iosepho pandere, ne sua dona iactare videretur, sed Dei curae idipsum resignavit, certissime confidens Deum suam innocentiam et famam tutaturum.2 - Dimostrò in oltre la confidenza in Dio allorché prossima al parto si vide cacciata in Betlem anche dagli ospizi de' poveri, e ridotta a partorire in una stalla: Et reclinavit eum in praesepio, quia non erat eis locus in diversorio (Luc. II, 7). Affatto allora non diss'ella parola di lamento, ma tutta abbandonata in Dio, confidò ch'egli l'avrebbe in quel bisogno assistita. - Così anche la divina Madre fe' conoscere quanto confidava nella divina provvidenza, quando avvisata da S. Giuseppe di dover fuggire in Egitto, la stessa notte si pose a fare un sì lungo viaggio a


- 615 -


paese forestiere e sconosciuto, senza provvisione, senza danari, senz'accompagnamento d'altri che del suo bambino Gesù e del suo povero sposo: Qui consurgens accepit puerum et matrem eius nocte, et secessit in Aegyptum (Matth. II, 14). - Molto più poi Maria dimostrò questa sua confidenza, allorché domandò al Figlio la grazia del vino per gli sposi di Cana; poiché avendo ella detto: Vinum non habent, Gesù le rispose: Quid mihi et tibi [est], mulier? nondum venit hora mea (Io, II, [4]). Ma dopo questa risposta, con cui parea chiaro che le fosse negata la dimanda, ella confidata nella divina bontà, soggiunse alla gente di casa che avessero fatto quel che loro diceva il Figlio, perché la grazia era sicura: Quodcumque dixerit vobis, facite. Come in fatti Gesù Cristo fece empire i vasi d'acqua e poi la convertì in vino.

Impariamo dunque da Maria a confidare come si dee, principalmente nel grande affare della salute eterna, dove sebbene anche vi bisogna la nostra cooperazione, nulladimeno dobbiamo solo da Dio sperare la grazia per conseguirla; diffidando affatto delle nostre proprie forze, e dicendo ciascuno coll'Apostolo: Omnia possum in eo qui me confortat (Philip. IV, 13).

Ah Signora mia santissima, di voi mi dice l'Ecclesiastico che siete la madre della speranza: Mater... sanctae spei (XXIV, [24]). Di voi mi dice la S. Chiesa che siete la stessa speranza: Spes nostra, salve. Qual'altra speranza dunque io vado cercando? Voi dopo Gesù siete tutta la speranza mia; così vi chiamava S. Bernardo, così voglio chiamarvi ancor'io: Tota ratio spei meae.3 E vi dirò sempre con S. Bonaventura: O salus te invocantium, salva me.4




1 Cantica Canticorum, cap. 8, v. 5: Quae est ista quae ascendit de deserto, deliciis affluens, innixa super dilectum suum? - CORNELIUS A LAPIDE (Parisiis, VIII, 1860, p. 212, col. 1), in l. c. - Commentaria in Cantica, THOMAE CISTERCIENSIS (verso l'anno 1180) cum notis (1233) IOANNIS ALGRINI (+ 1237), cognomento de Abbatisvilla, archiep. Bisuntini, deinde (1227) Cardinalis titulo S. Sabiane; (al. Hailgrinus): ML 206-804. Il passo qui riferito è dell'Algrino: «Ascendit siquidem beata Virgo per processus meritorum. Ascendit per gradus dignitatum, quae consurgens ut aurora, pulchra ut luna, electa ut sol. Ascendit quoque de vitae praesentis auxilio (leggi, con Cornelio: exsilio), supra choros angelorum assumpta. Ascendit autem de deserto, scilicet de mundo, quem sic deservit (leggi, con Cornelio: deseruit), et tamquam desertum reputavit, quod ab ipso omnem suum avertit affectum. Affluere autem dicitur gratiarum deliciis et virtutum, et innixa super dilectum, nam ne perderet delicias affluentes, non suis meritis, sed ipsius innitebatur gratiae, qui gratiam tribuit et meritum, et praemium superaddit (meglio che presso il Cornelio, il quale scrive: qui gratiam tribuit, et meritum praemium superaddit).»

2 «B. Virgo autem, ex modestia, noluit ultro secretum hoc divinum Iosepho pandere, ne sua dona tanta et tam divina iactare videretur, sed Deo Deique providentiae et curae, cuius hoc totum opus erat, idipsum resignavit, certissime confidens Deum suam innocentiam et famam tutaturum, ac rem totam opportune vel patefacturum, uti paulo ante Elisabethae cognatae patefactum esse experta erat, vel directurum omnia ad maiorem suam gloriam, et consequenter ad mariorem conceptionis huius honorem et venerationem.» CORNELIUS A LAPIDE, S. I., In Matthaeum, cap. I, v. 19. Comment. in Scripturam Sacram, Parisiis, XV, 1860, pag. 66, col. 2.

3 S. BERNARDUS, In Nativitate B. M. V., sermo de aquaeductu, n. 7. ML 183-441.

4 «Tu salus te invocantium.» Psalterium (maius) B. M. V., Hymnus instar Te Deum, Inter Op. S. Bonaventurae, Lugduni, 1668, (iuxta editiones Vaticanam et Moguntinam), VI, 492 (paginazione erronea, 480), E.




Precedente - Successivo

Copertina | Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) © 1996-2006 EuloTech