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S. Alfonso Maria de Liguori
Glorie di Maria

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OSSEQUIO IV. - Del digiuno.

Molti sono i divoti di Maria che ne' giorni di sabbato e nelle vigilie delle di lei feste sogliono offerirle il digiuno in pane ed acqua. Si sa che 'l sabbato è giorno dedicato ad onor della Vergine dalla S. Chiesa, perché in questo giorno, dice S. Bernardo, ella stiè costante nella fede dopo la morte del Figlio: Per illud triste subbatum stetit in fide, propterea aptissime S. Ecclesia diem sabbati per totum anni circulum celebrare consuevit (Cap. 2, de Pass.).1 Perciò i servi di Maria non lasciano in questo giorno d'offerirle qualche ossequio particolare e specialmente il digiuno in pane ed acqua, come praticava S. Carlo Borromeo, il Cardinal Toledo, e tanti altri. Anzi il vescovo di Bamberga Nittardo ed il P. Giuseppe Arriaga


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della Compagnia di Gesù nel sabbato non assaggiavano affatto alcun cibo.2

Le grazie grandi che poi la Madre di Dio ha dispensate a chi le ha usato quest'ossequio si possono leggere appresso il P. Auriemma (al T. 1, c. 17).3 Basti per tutte la misericordia usata a quel capo de' banditi, che per questa divozione fu fatto degno di restar vivo, benché gli fosse stata recisa la testa, ritrovandosi il miserabile in disgrazia di Dio, e di potersi confessare prima di morire: poiché dopo essersi confessato dichiarò che la S. Vergine per questo digiuno offertole l'avea conservato in vita, e poi subito spirò (Ap. Auriem., l. cit.).4 Non sarebbe dunque gran cosa che taluno, il quale pretende


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esser divoto speciale di Maria, e precisamente chi già si avesse meritato l'inferno, che le offerisse il sabbato questo digiuno. Io dico che chi pratica questa divozione, difficilmente si dannerà; non già che arrivandogli la morte in istato di peccato mortale, la Madonna abbia a liberarlo con un miracolo, come avvenne a quel bandito; questi sono prodigi della divina misericordia, che rarissime volte accadono, e da' quali sarebbe pazzia il pretendere l'eterna salute. Ma dico che a colui che le farà questo ossequio, la divina Madre otterrà facilmente la perseveranza nella divina grazia ed una buona morte. - Tutti i fratelli della nostra minima Congregazione - quelli che possono farlo - fanno il digiuno in pane ed acqua nel sabbato in onor di Maria. Ho detto quelli che possono farlo, per dire che se taluno fosse poi impedito dalla salute a praticarlo, almeno nel sabbato si contenti d'una vivanda, o faccia il digiuno comune, oppure s'astenga da' frutti o altro cibo che piace.

Bisogna il sabbato fare ossequi speciali alla Madonna, far la comunione o almeno sentir la Messa, visitar qualche immagine della Vergine, portare il cilizio e simili. Ed almeno nelle vigilie delle sette feste di Maria procuri il suo divoto di offerirle questo digiuno in pane o in altra maniera come meglio può.




1 Vitis mystica, seu Tractatus de Passione Domini, cap. 2, n. 4. - Inter Opera S. Bernardi, ML 184-639: «Mulieribus sexus... solus Christo, discipulis fugientibus, adhaesit... Si vero fugam mentalem intelligimus, nec vir relictus est cum eo, nec mulier, praeter illam quae sola benedicta est in mulieribus, quae sola per illud triste sabbatum stetit in fide, et salvata fuit Ecclesia in ipsa sola. Propter quod aptissime tota Ecclesia in laudem et gloriam eiusdem Virginis diem sabbati per totius anni circulum celebrare consuevit.» - Colle stessissime parole: inter Opera S. Bonaventurae, VIII, ad Claras Aquas, pag. 161, in nota 9, col. 2. - Cf. Appendice, 2, 9°, nel nostro vol. V. pag. 452, 453.

2 S. Carlo Borromeo: «Era divotissimo della Beatissima Vergine... Digiunava a pane ed acqua tutte le sue vigilie.» GIUSSANO, Vita, lib. 8, cap. 2, Roma, 1610, p. 528; p. 607: «Nell'ultimo della sua vita... il suo digiuno era quasi cotidiano di pane ed acqua, eccetto le feste di precetto.» - Il Cardinal Toledo: «Il Cardinal Francesco Toleto, della Compagnia... digiunava il sabbato in pane ed acqua.» AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 1, cap. 17, pag. 243. - Nitardo (Neithardus a Thuengen ep. Bambergensis, 1591-1598): «Singulis sabbatis, in honorem D. Virginis cibo abstinebat.» MARRACCI, Familia Mariana, II, Antistites Mariani, cap. 11, n. 18. Summa aurea, X, col. 1000. - AURIEMMA, l. c., p. 243, 244. - Il P. Paolo Giuseppe Arriaga, + 6 settembre 1622: «A onor di lei (di Maria), dal mezzo giorno del venerdì sino a quello della domenica, non si sdigiunava, e ciò per 40 anni costantemente.» PATRIGNANI, Menologio, III, pag. 29. - Cf. AURIEMMA, l. c., pag. 244.

3 AURIEMMA, l. c., pag. 245-254.

4 AURIEMMA, Affetti scambievoli, parte 1, cap. 17, pag. 245. - Magnum Speculum exemplorum, dist. 5 (Ex libro Apum), exemplum 63. - Thomas CANTIPRATANUS, episcopus, O. P., Miraculorum et exemplorum memorabilium sui temporis libri duo. (Altri titoli dell'opera: Liber Apum, Apum Respublica, Bonum universale). Duaci, 1605. Lib. 2, cap. 29, n. 24, pag. 306, 307: «Magistro Richardo Normanno, viro per omnia litterato et pio, narrante, cognovi - sed et in scriptis cuiusdam Fratris Ordinis Praedicatorum in Belvaco legisse me memini - quemdam in Normanniae partibus virum flagitiosum valde et impium fuisse suis temporibus, rapinis et caedibus debacchantem. Quem inimici sui in declivo montis cuiusdam deprehendentes, amputato capite permerunt; cuius caput abscissum, trunco corporis in loco manente, in vallem subiacentem devolutum est, clamans horribiliter per haec verba: «Virgo sancta Maria, da veram confessionem.» Hoc non paucis horis incessanter capite clamitante, unus inimicorum pro sacerdote cucurrit in villam: venit ille, sed appropinquare ausus non est, nisi relatum caput suo corpori compaginaretur. Quod ubi factum est, advenit presbyter, sedit, et loquente capite compaginato, confessionem illius audivit. In fine ergo confessionis, presbyter inquirit, dicens: «Miror in miraculo de te facto, super omne miraculum quod audivi.» Et ille: «Causa, inquit, miraculi ista est. Audivi adhuc iuvenis, quod quicumque quartam feriam at sabbatum in honorem gloriosae Virginis ieiunaret, veram confessionem, antequam ab hac vita decederet, Matris Christi precibus obtineret. Hoc ut audivi, in omni scelestissima vita mea dictum ieiunium observavi. Alterius vero boni nihil aliud feci.» Quo sacerdos audito miratus est, et statim ubi hoc dicentem et confitentem absolvit, spiritum defunctus efflavit.»




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