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S. Alfonso Maria de Liguori
Lettere

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124. AI PADRI E FRATELLI DELLA CONGREGAZIONE DEL SS. REDENTORE.

Come si evita la somma disgrazia di perdere la vocazione, e come si hanno da fare le missioni per conseguire la divina benedizione.

 

Viva Gesù, Maria e Giuseppe.

 

[NOVEMBRE 1751.]

 

Miei Fratelli carissimi, sappiate che a me non dà rammarico il sentire che alcuno de' miei Fratelli è stato chiamato da Dio all'altra vita: lo sento, perché sono di carne; del resto mi consolo che sia morto nella Congregazione, dove morendo, tengo per certo che sia salvo. Neppure mi affligge che alcuno, per suoi difetti, si parta dalla Congregazione; anzi mi consolo ch'ella si sia liberata da una pecora infetta, che può infettare ancora gli altri. Neppure mi affliggono le persecuzioni, anzi queste mi danno animo; perché quando noi ci portiamo bene, son certo che Dio non ci abbandona. Quello che mi spaventa è, quando sento esservi alcun difettoso, che poco ubbidisce e poco fa conto delle Regole.

Fratelli miei, voi già sapete che molti, i quali sono stati de' nostri, ora stan fuori della Congregazione. Qual sarà il loro fine, io non lo so; ma so certo che faranno sempre una vita infelice,


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viveranno inquieti e moriranno inquieti per avere abbandonata la vocazione. Essi si son partiti per vivere più contenti; ma non avranno mai un giorno di quiete, pensando di aver lasciato Dio per vivere a loro capriccio. E difficilmente frequenteranno l'orazione; perché nell'orazione sempre si affaccerà il rimorso di aver lasciato Dio: e così lasceranno l'orazione, e lasciando l'orazione, Dio sa dove andranno a parare.

Vi prego a fuggire i difetti, fatti ad occhi aperti, e specialmente quelli de' quali siete stati corretti. Quando uno dopo la correzione si emenda, non sarà niente; ma quando non si emenda, il demonio lavora, e vi farà perdere la vocazione; e con questo mezzo l'ha fatta perdere a tanti.

Per grazia di Dio, dove vanno le nostre missioni, fanno prodigi, e dicono le genti che non hanno avute missioni simili; e perché? Perché si va con obbedienza, si va con parsimonia e si predica Gesù Cristo crocifisso, ed ognuno attende a fare l'ufficio che gli è imposto.

Mi ha ferito il cuore però il sentire, che alcuno ha cercato in missione di avere qualche incombenza più onorevole, come di far la predica o l'istruzione. Ora, che frutto mai può fare chi predica per superbia? Questa cosa mi ha fatto orrore. Se nella Congregazione entra questo spirito di ambizione, poco o niente serviranno più le missioni.

Ho inteso ancora che alcuni hanno incominciato a predicare con istile pulito. Torno a dire che lo stile famigliare è quello che fa riuscire le nostre missioni, le novene ed esercizî. In tutte le prediche, anche de' Santi e particolari, io voglio che si parli alla famigliare, senza tuono e senza parole scelte. Quando si predica poi a' preti o a' galantuomini, non si parli con frasi così popolari, come quando si predica al popolo, che è composto di letterati e d'ignoranti; ma sempre si ha da predicare alla famigliare. Ed io prego Gesù Cristo che castighi, con castigo notabile, chi vuole introdurre lo stile pulito. Stiamo attenti: e certo che la superbia ne ha cacciati molti dalla Congregazione.

A rispetto delle missioni, state attenti al mangiare; quest'è la causa per cui dànno più edificazione le nostre missioni: il


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contentarsi del poco che ci permette la Regola, secondo si è praticato sinora. In tempo della missione, affatto proibisco di mangiar polli o altre cose proibite dalla Regola. Appena permetto a qualcheduno, che avesse qualche morbo accidentale, il mangiare qualche pollo, ordinatogli espressamente dal medico; ma se potesse rimediarsi altrimenti, meglio sarebbe.

Lo stesso proibisco, mangiar cose vietate dalla Regola nelle missioni, per quando si va in qualche casa passando da una missione all'altra; perché quel tempo anche è tempo di missione.

Proibisco1 poi a tutti i Superiori o ministri d'introdurre donne di qualsiasi condizione nelle nostre case, senza espressa mia licenza, e neppure nel refettorio o cucina.

Proibisco di più a' Superiori di dar licenza a' soggetti di farsi cose particolari per loro uso proprio; ma, bisognando, ce le faccia la Comunità: come anche proibisco a' soggetti particolari tener danaro in loro potere.

Fratelli miei, portiamoci bene con Dio, e così Dio ci aiuterà in tutte le persecuzioni che ci facessero gli uomini e demoni. Io prego ogni giorno, e più volte il giorno, per tutti voi e ciascuno di voi, e voglio che ognuno di voi mi raccomandi con modo speciale a Gesù Cristo. E benedico tutti, uno per uno.

 

Fratello ALFONSO MARIA

Rettor Maggiore.

 

Conforme ad una antica copia.

 




1 In quel tempo, non esisteva ancora nella Congregazione la legge della clausura, che fu introdotta un poco più tardi.




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