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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
516. AL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE XIII.
Il Santo gli umilia la sua rinunzia al vescovado.
[VERSO IL FINE DELL'ANNO 1766].
Beatissimo Padre,
Avendomi il Signore visitato di nuovo con una grave infermità, per cui nel mese di agosto presi anche l'Estrema Unzione,1 di nuovo prostrato a piedi di Vostra Santità, la supplico ad ammettere la mia rinunzia del vescovado di Sant'Agata de' Goti. Io già sono in età di anni settantuno, e nel verno ho da stare chiuso per ragione dell'infermità di petto che patisco. Onde desidererei tornare alla mia Congregazione, per apparecchiarmi alla morte che mi sta vicina.
E perché bramerei che si mantenesse quel poco di bene, che Dio si è compiaciuto di fare a questa diocesi per mezzo di me miserabile, supplicherei V. S. di far passare a questa Chiesa Monsignor Puoti, arcivescovo di Amalfi, ove egli patisce nella sanità, per esser quella aria marina. Ma principalmente lo bramerei, perché è un prelato di molto zelo, e fortezza; tanto che nella mia ultima infermità io pensavo già, prima di morire, di mandare questa mia supplica a V. S. intorno a Monsignor Puoti per bene di questa diocesi. Del resto, se V. S. vuol destinare altro soggetto a questa Chiesa, io non ripugno di far la rinunzia.
Per tanto, se V. S. si compiace di ammettere la mia rinunzia, io la manderò semplice e libera in mano sua. E se all'incontro stima bene ch'io, così vecchio ed infermo come sono, seguiti a governar la Chiesa, io voglio morire sotto il giogo per fare la volontà di Dio.
Attendo intanto l'oracolo di Vostra Santità, a cui bacio umilmente il piede.
Umilissimo, divotissimo ed ossequiosissimo servo
ALFONSO MARIA, vescovo di Sant Agata de Goti.
Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma.