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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
843. AL P. D. FRANCESCO ANTONIO DE PAOLA, NELLA CASA DI FROSINONE.
Parla di vari oggetti, principalmente della nota approvazione Pontificia, di un collegio da ottenersi in Benevento, e di una ingiusta disposizione governativa riguardo alle sacre ordinazioni.
Viva Gesù, Maria e Giuseppe!
NOCERA, 2 GENNAIO 1777.
Ho ricevuto la vostra, e mi sono rallegrato assai in sentire
che stiate bene; perché, non vedendo da molto tempo niuno verso del P. Blasucci, teneva che stesse infermo, da che non mi scriveva.
Mi rallegro ancora assai che V. R. sta bene. Mi rallegro ancora che avete ricevuta la scatola e li salami.
Mando il libro Homo Apostolicus per Vespasiani, per la Morale. Ditegli che vi troverà tutto. Per la Morale grande, ho scritto a Venezia; ma Dio sa quando verrà. Mando 3 Visite.
Io mi sento sì malamente che non posso né scrivere né leggere: un dolore di capo continuo. Ho lasciato ogni sorta di applicazione.
Mi rallegro anche assai che l'approvazione sta in cammino; perché, non sentendone parlare da tanto tempo, teneva che si fosse arenata.
Ora sto procurando più danari per le spese, benché in questi tempi d'inverno in Sant'Agata poco si esige; ma sto procurando due altre centenaia di ducati.
È vero che sino ad ottobre, quando si esige, allora maturano i due semestri; ma Dio provvederà per 200 altri ducati.
Forse già sapete quello che ci ha scritto l'arcivescovo di Benevento, il Cardinale Banditi; ma se non lo sapete, tenetelo segreto. Ci ha scritto che, dei 700 ducati annui che da Benevento vanno a Roma per pagare, fra gli altri, il mantenimento alli Gesuiti Portoghesi, egli, come ha pensato di stabilire col Papa (ed avrà quel che vuole dal Papa) seguirà di mandarne 400; e 300 vuole dargli a noi, colla promessa degli altri 400, quando si estingue il vitalizio de' Portoghesi.
Il negozio non era da rifiutarsi; onde di comun consenso col P. Cimino, Maione, del P. Vicario e Mazzini, l'abbiamo accettato; giacché, se a queste case nostre abbiamo poco pane, vi sarà una casa in cui, col tempo, avremo un poco di pane.
Al presente, il Cardinale sta negoziando col Papa; ma io credo certamente che il Papa consentirà a quanto dice il Cardinale, mentre l'ha forzato ad andare a Benevento a prenderne il governo.
Scrivo un altro punto.
In Napoli, circa l'ordinazione de' chierici, in tempo del nuovo Governo, è uscito un dispaccio più rigoroso: che non si darà
a' chierici licenza di ordinarsi, se nel paese vi sono 100 preti, né se vi sono due fratelli o zii in casa, né se tutti i fratelli e zii non hanno porzione eguale al patrimonio del prete; di modo che noi abbiamo più buoni giovani che erano venuti già per ritirarsi, e non gli possiamo ricevere per questi impedimenti. Per tali ostacoli anche i Pii Operarî stanno afflitti, perché non possono ricevere soggetti.
Mi è venuto un pensiero e vorrei sapere da V. R., P. De Paola, se potrà comunicare questo pensiero con Monsignore di Veroli; acciocché V. R. ce ne parli nella prima occasione che può, e mi sappia dire la conclusione, per potermi io regolare.
E bisogna sapere che qui, per mandare un Padre de' nostri alla Romagna, abbiamo da fare la quarantena a pregarlo; ed alcuni non ci vogliono venire, perché ognuno non si vuol partire da mamma.
Io vorrei sapere se Monsignore di Veroli potrebbe adottarli o ascriverli ad una delle chiese di Veroli, Frosinone o Scifelli, in modo che poi potesse ordinarli; perché così faremmo un viaggio e due servizi: scrastaressimo [staccheremmo] quei soggetti da Napoli, e poi alla Romagna li avremmo ordinati; altrimenti, i nostri vescovi Napoletani, che stanno con tanto timore, non li ordinano.
Prego V. R., quando può, a fare una scappata a Monsignore di Veroli, ed avvisatemi quel che vi risponde su questo punto; perché se no, non posso far niente.
Abbraccio caramente poi il P. Blasucci, e mi rallegro che le cose da lui pensate vanno bene.
E non vi rincresca di scrivermi ogni tanto. Dio sa quanto mi consola ogni vostra lettera.
La benedico e resto
Di V. R.
Fratello ALFONSO MARIA.
Conforme ad un'antica copia.