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S. Alfonso Maria de Liguori
Apparecchio alla Morte

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PUNTO III

Chiamò Davide1 la felicità della vita presente un sogno di chi si sveglia: «Velut somnium surgentium» (Ps. 72. 20). Commenta un autore:2 «Somnium, quia sopitis sensibus res magnae apparent, et non sunt, et cito avolant». I beni di questo mondo compariscono grandi, ma poi son niente e poco durano, come poco dura il sogno,3 e poi tutto svanisce. Questo pensiero che colla morte finisce tutto, fe' risolvere S. Francesco Borgia4 di darsi tutto a Dio. Toccò al Santo accompagnare5 in Granata il cadavere dell'imperadrice Isabella: quando si aprì la cassa, all'orrore, alla puzza tutti fuggirono; ma S. Francesco scorto dalla luce divina si fermò a contemplare in quel cadavere la vanità del mondo, e rimirandolo disse: «Voi dunque siete la mia imperadrice? Voi quella, a cui tanti grandi s'inginocchiavano per riverenza? O Donna Isabella dov'è andata la vostra maestà, la vostra bellezza? «Così dunque (tra sé concluse)6 finiscono le grandezze e le corone di questa terra! Voglio dunque servire da oggi avanti (disse) ad un Padrone, che non mi possa


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più morire. E così da allora si dedicò tutto all'amore del Crocefisso:7 ed allora anche8 fe' voto di farsi religioso, se moriva la moglie; come in fatti poi l'eseguì, entrando nella Compagnia di Gesù.

Ben dunque scrisse un uomo disingannato su d'un cranio di un morto9 queste parole:10 «Cogitanti vilescunt omnia». Chi pensa alla morte, non può amare la terra. E perché mai vi sono tanti infelici amanti di questo mondo? perché non pensano alla morte. «Filii hominum, usquequo gravi corde? ut quid diligitis vanitatem, et quaeritis mendacium?» (Ps. 4. 3). Miseri figli di Adamo, ci avverte lo Spirito Santo, perché non discacciate dal cuore tanti affetti alla terra, che vi fanno amare la vanità e la bugia? Ciò ch'è succeduto a' vostri antenati, ha da succedere anche a voi; essi in questo vostro palagio anche hanno abitato, in questo medesimo letto han dormito, ed ora non vi sono più: lo stesso ha da esser per voi.

Dunque, fratello mio, presto datti a Dio, prima che venga la morte. «Quodcunque potest facere manus tua, instanter operare» (Eccl. 9. 10). Quel che puoi far oggi, non aspettare a farlo domani, perché quest'oggi passa e non torna più, e domani può venirti la morte, la quale non ti permetterà di fare più niente. Presto distaccati da ciò che ti allontana, o può allontanarti da Dio. Lasciamo presto coll'affetto questi beni di terra, prima che la morte ce ne spogli a forza: «Beati mortui qui in Domino moriuntur» (Apoc. 14. 13). Beati quelli, che morendo si trovano già morti agli affetti di questo mondo! La morte da costoro non si teme, ma si desidera e si abbraccia con allegrezza: giacch'ella allora, in vece di separarli da' beni che amano, l'unisce11 col sommo bene, che solamente è da essi amato, e che li renderà12 eternamente beati.

Affetti e preghiere

Caro mio Redentore, vi ringrazio che mi avete aspettato. Che sarebbe di me, se mi aveste fatto morire, quando io stava lontano da Voi?


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Sia sempre benedetta la vostra misericordia, e la pazienza, che per tanti anni avete avuta con me. Vi ringrazio della luce e della grazia, colla quale ora mi assistete. Allora io non vi amava e poco curava di esser amato da Voi. Ora v'amo con tutto il cuore, e non ho pena maggiore, che di avere così disgustato un Dio così buono. Mi tormenta questo dolore, ma dolce è il tormento, mentre questo dolore mi dà confidenza che Voi già m'abbiate perdonato.

Dolce mio Salvatore, oh fossi morto mille volte prima, e non vi avessi mai offeso! Temo che per l'avvenire non vi avessi da ritornare ad13 offendervi. Deh fatemi prima morire colla morte più dura che vi sia, prima ch'io14 abbia di nuovo a perdere la vostra grazia. Sono stato un tempo schiavo dell'inferno; ma ora son vostro servo, o Dio dell'anima mia. Voi avete detto che amate chi v'ama: «Ego diligentes me diligo».15 Io vi amo,16 dunque son vostro, e Voi siete mio. Vi posso perdere per l'avvenire, ma questa è la grazia che vi cerco, fatemi prima morire, ch'io v'abbia da perdere di nuovo. Voi mi avete17 fatte tante grazie da me non cercate, non posso temere che non vogliate esaudirmi di questa grazia, che ora vi domando. Non permettete ch'io più vi perda; datemi il vostro amore e niente più desidero.

Maria speranza mia, intercedete per me.




1 [13.] Davide) Davidde VR BR1 BR2: nelle edizioni remondiniane leggesi sempre Davidde; seguiamo il testo napoletano anche in seguito.



2 [14.] LE BLANC TH., Psalmorum Davidicorum analysis, IV, Coloniae Agrippinae 1726, col. 486: «Res terrenae atque mundanae sunt somnia. Primo quia sunt res non vera, sed apparens.. Secundo, quia sopitis sensibus et ligato intellectu, magnae apparent.. Tertio, quia cito avolant».



3 [17.] sogno) sonno VR BR1 BR2.



4 [19.] BARTOLI D., Della vita di S. Francesco Borgia, Roma 1681, 23 ss.



5 [19.] accompagnare) di accompagnare ND1 VR BR1 BR2.



6 [26.] concluse) conclude ND3.



7 [1.] Crocefisso) Crocifisso VR BR1 BR2.



8 [2.] anche, om. nelle edisz. remondiniane; se) se ne BR2.



9 [5.] un morto) om. un nelle ediz. remondiniane.



10 [5.] MANSI, Bibliotheca mor., III, Venetiis 1703, 263 «Cranio seu calvariae cuidam cadaveris hanc nonnullus dextere inscripserat epigraphen: Cogitanti vilescunt omnia». Il concetto è in S. GREGORIUS M., Homil. in Evangelia, hom. 37, n. I; PL 76, 1275: «Si consideremus, fratres carissimi, quae et quanta sunt quae nobis promittuntur in coelis, vilescunt animo omnia quae habentur in terris».



11 [25.] l'unisce) gli unisce VR BR1 BR2.



12 [26.] li renderà) gli VR BR1 BR2.



13 [9.] ritornare ad) ritornare da ND1.



14 [11.] prima ch'io) agg. prima in ND3 NS7.



15 [14.] Prov., 8, 17.



16 [14.] vi amo) v'amo VR BR1 BR2.



17 [16.] mi avete) m'avete VR BR1 BR2.






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