- Meditazione per lo martedì - DEL PECCATO MORTALE
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Meditazione1 per lo martedì - DEL PECCATO MORTALE
Considera, come tu creato da Dio per amarlo,2 con ingratitudine
d'inferno te gli3 sei ribellato, l'hai trattato da nemico, hai
disprezzata4 la sua grazia, la sua amicizia. Conoscevi che gli davi un
gran disgusto con quel peccato, e l'hai fatto? Chi pecca, che fa? volta le spalle
a Dio, gli perde il rispetto, alza la mano per dargli uno schiaffo, affligge il
cuore di Dio: «Et afflixerunt spiritum sanctum eius»5 (Is. 63). Chi pecca, dice a Dio col fatto: Allontanati da me, non ti voglio
ubbidire, non ti voglio servire, non ti voglio riconoscere per mio Signore: non
ti voglio tenere per Dio: il mio Dio è quel piacere, quell'interesse,6
quella vendetta. Così7 hai detto nel tuo cuore, quando hai preferita la
creatura a Dio. S. Maria Maddalena de' Pazzi8 non sapea9
credere, come
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un cristiano potesse ad occhi aperti far un peccato
mortale; e tu che leggi, che dici? Quanti n'hai commessi? Dio mio, perdonami,
abbi pietà di me. Ho offeso te, bontà infinita: odio i peccati miei: t'amo, e mi
pento d'averti ingiuriato a torto,10 o Dio mio,11 degno
d'infinito amore.
Considera,12
come Dio ti dicea, quando peccavi: Figlio, io sono il tuo Dio, che ti creai dal
niente, e ti ricomprai col mio sangue; io ti proibisco di far questo peccato
sotto pena della mia disgrazia. Ma tu peccando, dicesti a Dio: Signore, io non
voglio ubbidirti, voglio pigliarmi questo gusto, e non m'importa che ti
dispiace, e che perdo13 la tua grazia. «Dixisti, non serviam».14
Ah mio Dio, e ciò l'ho fatto più volte! come mi avete sopportato? Oh fossi
morto prima che avervi offeso! Io non voglio più disgustarvi: io vi voglio
amare, o bontà infinita. Datemi voi perseveranza. Datemi il vostro santo amore.
Considera,15 che quando i peccati giungono a certo numero, fanno che
Dio abbandoni il peccatore: «Dominus patienter exspectat, ut cum iudicii dies
advenerit, in plenitudine peccatorum puniat» (2. Mach. 6.14).16 Se dunque, fratello mio, sarai di nuovo
tentato di peccare, non dire più: Poi me lo confesso.17 E se Dio ti fa
morire allora?
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e se Dio ti abbandona? che ne sarà di te per tutta
l'eternità? Così tanti si son perduti. Pur essi speravano il perdono, ma è
venuta la morte, e si son dannati. Trema che lo stesso non avvenga a te. Non
merita misericordia chi vuol servirsi della bontà di Dio per offenderlo. Dopo
tanti peccati che Dio t'ha perdonati, giustamente hai a temere che ad un altro
peccato mortale che farai, Dio non ti perdoni più. Ringrazialo che t'ha
aspettato finora. E fa in questo punto una forte risoluzione di soffrir prima
la morte che fare un altro peccato. Dì18 sempre da ogg'innanzi:
Signore, basta quanto v'ho offeso; la vita che mi resta, non la voglio spendere
a più disgustarvi (no, che voi non ve lo meritate), la voglio spendere solo ad
amarvi, ed a piangere l'offese che v'ho fatte. Me ne pento con tutto il cuore.
Gesù mio, vi voglio amare, datemi forza.
Maria,
Madre mia, aiutatemi. Amen.
1 [10.]
Meditazione) Considerazione NPe NG; per
lo) per il VR BR.
2 [12.]
per amarlo) per amare Dio Cp.
3 [13.] te
gli) te li NPe.
4 [13.]
disprezzata) disprezzato NPe.
5 [17.] Is., 63, 10: «Ipsi autem ad iracundiam
provocaverunt, et afflixerunt spiritum sancti eius: et conversus est eis in
inimicum, et ipse debellavit eos».
6 [20.] è
quel piacere, quell'interesse, quella vendetta) è quell'interesse, il mio Dio è
quella vendetta, il mio Dio è il mio capriccio NPe NG.
7 [21.]
Così hai detto nel tuo cuore, quando hai preferita la creatura a Dio, om. NPe NG.
8 [22.] PUCCINI V., Vita della B. Maria
Maddalena de' Pazzi, c. 77; Venezia 1642, Ed. 6, 137: «Talmente apprendeva
la deformità del peccato mortale, e la sua gravezza, che non le pareva
possibile che si potesse trovare un cristiano tanto empio, che con deliberato
volere offendesse Dio. E 15 giorni avanti che partisse da questa vita, disse
queste parole: Mi parto dal mondo con questa sola incapacità di non saper
intendere in qual modo possa consentire, e deliberare la creatura a commettere
colpa mortale contro al Creatore».
9 [22.]
sapea) sapeva NPe.
10 [4.]
d'averti ingiuriato a torto) d'avere ingiuriato a torto te NG.
11 [4.] o
Dio mio) Dio mio NPe NG.
12 [6.]
Considera, come il Signore ti dice: Io sono lo Dio tuo, che ti creai dal
niente, t'ho liberato dalla schiavitù del demonio, e t'ho ricomprato col mio
divino sangue. Io ti comando che osservi la mia legge. E tu peccando rispondi
col fatto: no, non voglio osservarla. Non voglio lasciare gli attacchi, non
voglio restituire l'altrui, non voglio far quella pace, non voglio confessarmi
quel peccato, che ho taciuto per vergogna. A Dio, voglio e non voglio? Povero
peccatore, ringrazia Dio, che tanto ti ha sopportato; e spendi la vita che ti
resta, non già a più disgustarlo, no, che non se non t'avessi mai offeso, NPe.
13 [10.]
che ti dispiace e che perdo) che ti dispiaccia e che perda VR BR.
14 [11.] Ier., 2, 20: «A saeculo confregisti
iugum meum, rupisti vincula mea, et dixisti: Non serviam».
15 [15.]
Considera, come il peccato fa perdere la grazia di Dio, fa diventare l'anima
nemica di Dio, schiava del demonio. Il peccato fa perdere la pace, mantiene
l'anima inquieta, e tormentata da mille rimorsi. Il peccato fa perdere i
meriti, e tutto il bene fatto. Il peccato acceca la mente del peccatore, e lo
fa vivere in un abisso di tenebre: indurisce il cuore, e lo rende perverso. Il
peccato non emendato tira seco nuovi peccati, e manda l'anima all'estreme
rovine. Il peccato fa venire le malattie, abbrevia la vita. Il peccato
impoverisce le famiglie, dissipa le ricchezze, stermina i casati. Il peccato fa
venire i terremoti, le pestilenze, le guerre, le carestie, e tutt'i mali. Il
peccato fece precipitare gli angioli dal cielo. Il peccato cacciò Adamo dal
paradiso terrestre. Il peccato fece venire il diluvio universale. Il peccato
fece piovere fuoco, e bitume sopra Pentapoli. Il peccato distrusse Ninive. Il
peccato caricò di piaghe l'Egitto. Quanti specialmente a tempi nostri per lo
vizio sozzo perdono la salute, e la
vita? Eo quod non servieris Deo in gaudio, servires inimico tuo in fame, siti,
nuditate, et omni penuria. (Deut. 28). Ah mio Dio, mi pento d'averti offeso; Da
oggi avanti tu solo hai da essere tutto il mio bene. Dammi la grazia tua,
questa mi basta. Maria SS. aiutami, NPe.
16 [17.]
cum iudicii) ut (notisi) cum iudicii NG.
17 [19.]
poi me lo confesso) poi me lo confesserò VR.
18 [8.] Di) dirai Cp.
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