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S. Alfonso Maria de Liguori
Selva di materie predicabili

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§ 1. Del sentimento di notte.

 

Si noti per 1. che questi sentimenti di notte sono utilissimi per infervorar la missione sin dal principio; poiché a risvegliare i peccatori ed indurli a venire alla chiesa a sentir le prediche non basta la notizia della missione ch'è venuta né le campane che suonano, ma bisogna che sieno eglino mossi colla voce e coll'intimarsi loro i castighi divini che loro si aspettano. Senza questi sentimenti, almeno per quattro o cinque giorni, poco si vedrà frequentata la chiesa da costoro che ne han più bisogno. All'incontro la sperienza fa vedere che questi sentimenti di notte mirabilmente risvegliano queste anime bisognose e le muovono a concorrere cogli altri alla chiesa. Si noti per 2. che tali sentimenti debbono esser brevi, anzi brevissimi, che non durino più di mezzo quarto d'ora, sì perché si fanno di notte e per lo più in tempo d'inverno e all'aria scoperta, e perciò con incomodo di chi li dice e di chi li sente, sì ancora perché se ne fanno molti alla stessa sera e debbono pronunziarsi con fervore e veemenza, con parole di spavento che vadano come saette a ferire le orecchie ed i cuori di chi le ascolta. È vizio poi de' giovani che spesso riducono questi sentimenti, come gli altri esercizj piccoli della missione, ad esser tutte mezze prediche, con tedio di chi li sente e con disordine della missione, facendo poi mancare il tempo per gli altri esercizj più necessarj. Si noti per 3. che ne' sentimenti di notte non si fa atto di dolore all'ultimo, ma si termina colla sentenza terribile. Solamente in fine, ritornandosi alla chiesa, dentro la stessa chiesa si fa un altro brevissimo sentimento e si termina con un breve atto di dolore.

 

Il sentimento di notte contiene cinque parti, cioè: I. L'introduzione colla proposizione. II. L'ampliazione. III. La moralità, insieme coll'invito a penitenza. IV. L'avviso delle facoltà, degli esercizj ed indulgenze che vi sono nella missione. V. La sentenza terribile.

 

E per I. l'introduzione, in cui si inserisce la proposizione del sentimento, può farsi in diversi modi, v. g. esclamando: Oh Dio eterno, e quanto siete buono! gli uomini vi disprezzano, vi fuggono, e voi andate loro appresso chiamandoli per perdonarli! Riprendendo: Peccatore, dimmi, quando la finisci di sdegnare Dio? (Si avverta qui a non cominciare mai il sentimento con certe parole che sanno d'ingiuria; per esempio scellerato, turco battezzato, anima di pece


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e simili; perché con tali parole si sdegnano gli uditori, sentendosi così nominare sul principio del sermone). Interrogando: Fratello mio, con questa vita che fai, dimmi, dove pensi che andrai a finire? Commiserando: Povero peccatore, e chi non piangerebbe la tua miseria, sapendo che stai in disgrazia di Dio ec.? Esponendo: Cristiano mio, son venuto da parte di Dio a dirti ch'esso è pronto a perdonarti, se ec.

 

Dopo queste introduzioni o simili, si proferisce la proposizione o sia l'argomento del sentimento che si ricava dalla canzoncina che si è premessa. Per esempio, se la canzoncina è questa:

Viene un Dio tutto pietà

A chiamarti in questi giorni;

Ma se presto a Dio non torni,

Dio non più ti chiamerà.

 

Cristiano mio, son venuto stasera a portarti due nuove, una d'allegrezza, un'altra di spavento. Se torni a Dio or ch'è venuto a chiamarti colla santa missione, il Signore ti abbraccerà come figlio; ma se non torni e non torni presto, forse Dio non ti chiamerà più, e sarai dannato. Talvolta è bene introdursi colla stessa proposizione del sentimento, v. gr. Hai inteso, peccatore; se presto torni a Dio lo troverai tutto pietà; ma se non torni presto Dio ti volterà le spalle e non ti chiamerà più. Talvolta anche è bene introdursi colle stesse parole della canzoncina, per esempio: Fratello mio, hai inteso come dice la canzoncina:

La tua vita ha da finire,

E non sai quando sarà.

 

Per II. circa l'ampliazione bisogna avvertire che se la proposizione non è verità di fede, come per esempio che è Dio dopo certo numero di peccati abbandona il peccatore, allora la proposizione dee confermarsi con ragioni, ma poche e succinte e dettate con periodi corti, sciolti e tutti alla semplice. E in simil modo dee farsi qualche breve ponderazione, ma senza addurre né similitudini né fatti di spavento né scritture, se non fosse qualche breve passo comunemente noto, per esempio: Deus non irridetur. Statutum est hominibus semel mori. Discedite a me, maledicti etc. Portiamo un esempio dell'ampliazione: se la proposizione v. gr. è, come abbiam detto di sopra, che Dio abbandona i peccatori ostinati, si può mettere brevemente la seguente ragione: Non merita misericordia chi si serve della misericordia di Dio per più offenderlo. Il Signore sopporta il peccatore e gli dà tempo acciocché si converta e pianga il mal fatto; ma quando vede che di quel tempo che gli è dato per convertirsi se ne serve per aggiungere peccati a peccati, giustamente Iddio gli leva la vita. Dopo vi si può aggiungere la seguente breve ponderazione: Finiscila, finiscila dunque, fratello mio, e sappi che quanto grande è stata con te la pazienza di Dio, tanto più sarà grande il castigo, se presto non muti vita. Se poi la proposizione è di qualche massima di fede, come della morte, del giudizio ec., allora basta amplificarla colla ponderazione. Per esempio, parlando della morte: Che pena e disperazione sarà la tua vedere allora a quella luce di candela ch'è finito il tempo di far bene, e che allora, stando col capo stordito in quella gran confusione, non puoi far niente ec.!

 

Per III. siegue all'ampliazione la moralità coll'invito a penitenza. Per


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esempio: Che pazzia dunque, fratello mio, è il non tornare a Dio ora che Dio ti chiama e metterti a pericolo di essere da Dio abbandonato e con ciò di andare a patire un'eternità di tormenti nell'inferno! Torna, torna presto ora ch'è tempo. Ecco Gesù Cristo ch'è venuto egli stesso a trovarti nella casa tua colla s. missione. Si avverta qui che nella moralità non mai si nomini qualche vizio particolare, perché alcuno che sente potrebbe offendersene, pensando che per lui si facesse in quel luogo il sentimento. Anzi s'avverte che quando il sentimento si fa di proposito per qualche anima scandalosa, allora non si faccia il sentimento troppo vicino alla sua casa, ma, come suol dirsi, a tiro, cioè in luogo donde quella persona possa udire, senza sospetto che ivi si predichi a posta per lei.

 

Per IV. si enuncia la missione che comincia o ch'è già cominciata, e si enunciano le facoltà che hanno i missionarj, gli esercizj che si fanno in chiesa e le indulgenze che vi sono, nel modo descritto nell'esemplare che qui appresso si porrà.

 

Per V. si termina colla sentenza terribile, che dee corrispondere alla proposizione del sentimento. Questa sentenza dee essere breve, ma formata di parole tutte pesanti e di spavento, che restino impresse nella mente degli uditori, per esempio: Trema, trema; chi sa se in questa medesima notte, se non ti risolvi a mutar vita, Dio ti manderà la morte, e morirai dannato! O pure: Se ora non piangi i peccati tuoi pensa che piangerai nell'inferno per tutta l'eternità. O pure: Seguita, seguita, ostinato, ad offender Dio. Ma senti: nella valle di Giosafatte io t'aspetto a sentire la sentenza che ti darà G. Cristo: vanne, maledetto, partiti da me e vanne al fuoco eterno ec. Talvolta può terminarsi colle stesse parole della canzoncina, se quelle esprimono già la sentenza terribile, v. gr.: Fratel mio, forse chi sa se stanotte hai da morire?

 

Esempj di diversi sentimenti di notte colle loro parti distinte.

Canzoncina.

Viene Dio tutto pietà

A chiamarti in questi giorni;

Ma se presto a Dio non torni.

Dio non più ti chiamerà.

 

I. Introduzione. Cristiano mio, son venuto stasera a portarti due nuove, una d'allegrezza, un'altra di spavento: se tu ritorni a Dio, ora ch'è venuto a chiamarti colla s. missione, esso ti abbraccerà come figlio; ma se non torni e non torni presto, Dio non ti chiamerà più; e sarai dannato. II. Ampliazione. Intendi, fratello mio, il Signore perdona i peccati a chi si pente, ma non può perdonare a chi ha volontà di peccare. Vedi da quanti anni Dio ti sopporta; quante chiamate ti ha fatte; quante volte ti ha detto al cuore: Figlio, finiscila, muta vita, non mi offendere più! E tu che hai fatto? sempre un'arte; ti sei confessato, hai promesso, e pur sempre da capo, sempre hai tornato ad offenderlo. Che aspetti? che proprio Dio ti levi dal mondo e ti mandi all'inferno? Non lo vedi, che Dio non ti può sopportare più? III. Moralità ed invito a penitenza. Via, finiscila ora ch'è venuta la s. missione; datti a Dio che ancora t'aspetta ed è pronto a perdonarti tutte le offese che gli hai fatte se vuoi mutar vita. Vieni alla chiesa dove si fa la missione, vieni a sentir le prediche e fatti una


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bella confessione. E non dubitare, che se tu veramente vuoi lasciare il peccato ti prometto io da parte di Gesù Cristo ch'esso ti perdona. IV. Avviso della missione. Ecco Gesù C. a posta è venuto colla s. missione, la quale dimani comincia. I padri missionarj hanno la facoltà di assolvere da tutti i casi riservati, anche dalle censure riservate al papa; possono ancora dispensare i voti. Nella chiesa poi vi saranno tanti belli esercizj di salute, rosarj, istruzioni, prediche mattina e sera. Di più chi assiste a questi esercizj e si confessa e comunica guadagnerà indulgenza plenaria quando all'ultimo riceverà la benedizione papale. Ecco che per te si apre il banco della misericordia di Dio. Ora ti puoi far santo se vuoi. V. Sentenza terribile. Che dici? che risolvi? la vuoi finire di disgustare Dio o no? Chi sa se questa è l'ultima chiamata che ti fa Dio? Presto risolviti; che? vuoi aspettare che proprio la finisca Dio e ti mandi ad ardere per sempre all'inferno, senza speranza di poterci rimediare più? Va, fratello mio, alla casa e pensa un poco stasera a quello che hai inteso, raccomandati alla Madonna e pregala che ti dia luce, va.

Sei nemico al tuo Signore,

E non tremi, o peccatore?

Lascia, figlio, il tuo peccato,

Se non vuoi morir dannato.

 

I. Introduzione. Sei nemico al tuo Signore, e non tremi, o peccatore? Fratello mio, se tu stai in peccato, è certo che ti è nemico Dio: Dio, dico, che se vuole in questo punto medesimo può mandarti all'inferno. E tu dormi? e tu ridi? e non tremi? e non piangi? II. Ampliazione. Figlio, ti piango io, perché il peccato ti ha accecato e non ti lascia vedere il pericolo nel quale stai di morire ad ogni momento e di andare ad ardere in quella fossa di fuoco per tutta l'eternità. E che? forse hai per nemico qualche signore di terra, dal quale puoi nasconderti, puoi fuggire o puoi difenderti? Ah no, hai per nemico Dio che ti vede in ogni luogo dove vai, che ti arriva dove stai; e se ti vuol castigare, chi mai può difenderti dalle sue mani? III. Moralità ed invito. Fratello mio, dimmi, è via questa di poterti salvare, di'? Che salvare? che salvare? Non lo vedi, povero te, che sei dannato? Non lo vedi che Dio non ti può sopportare più, no? Senti me stasera: ora t'è nemico Dio, è vero, perché tu l'hai offeso assai; ma esso è pronto a perdonarti se gli cerchi perdono e vuoi mutar vita. Via, cristiano mio, vieni alla missione, confessati e lascia il peccato; presto datti a Dio, che ancora t'aspetta e ti chiama; non lo sdegnare più. IV. Avviso della missione. Ecco Gesù Cristo ch'è venuto a chiamarti sin dentro la casa tua, ed a posta per te ha mandata qui la s. missione, dove i padri hanno la facoltà ec. V. Sentenza terribile. Peccatore mio, che vuoi più da Dio, che? Via su, non ti sconfidare, spera: ma spera e trema; se vuoi mutar vita, spera; ma se vuoi seguitare ad aver Dio per nemico, trema, ti dico, trema che questa di stasera non sia l'ultima chiamata per te, alla quale se non risolvi di darti a Dio, Iddio forse stasera medesima ti abbandona, e tu sarai dannato. Va, figlio mio ec.

La tua vita ha da finire,

E non sai quando sarà.

Fratel mio, forse chi sa

Se stanotte hai da morire?

 

I. Introduzione. Fratello, hai inteso come dice la canzoncina? La


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tua vita ha da finire, E non sai quando sarà. Vedi, peccatore mio, la bella vita che fai, ah! lontano da Dio, lontano da' sacramenti, lontano dalla chiesa? Appena la festa ti senti una messa strapazzatamente, e poi tutto l'altro tempo a che lo spendi? ad offendere e sdegnare Dio. Vivi in somma come non avessi mai da morire. II. Ampliazione. Povero te! alla morte non ci pensi, no? Ma, o ci pensi o non ci pensi, o voglia o non voglia, ha da venire un giorno in cui questa vita tua ha da finire: hai da lasciar questo mondo: il corpo tuo ha da esser portato alla fossa, e l'anima all'eternità. Ci credi, figlio mio, o non ci credi! È certo, è di fede che hai da morire e che dopo questa vita hai da cominciare un'altra vita che non ha mai da finire. E se la sgarri e ti danni avrai da fare una vita infelice e disperata per sempre, mentre Dio sarà Dio. III. Moralità ed invito. Dimmi, se stanotte, se ora che predico ti venisse la morte, che sarebbe dell'anima tua poverella? dove andresti, misero te? Eh via presto, fratello mio, presto rimedia ora che Dio t'aspetta e ti dà tempo di confessarti e di aggiustare i conti prima che venga la morte. Che dici? che vuoi fare? risolviti. IV. Avviso della missione. Ecco è venuto Gesù Cristo colla missione a chiamarti ed a perdonarti, se vuoi. (Si avvisino le facoltà ec). V. Sentenza terribile. Torno a dire, che dici? che vuoi fare? vuoi tornare a Dio? Pensa, da che fu l'altra missione in questo paese, quanti ne son morti, e quanti ora ne staranno all'inferno; e perché? perché non l'han voluta finire, e l'ha finita Dio. Che? vuoi che succeda lo stesso a te, e te ne vada a piangere nel fuoco dell'inferno per tutta l'eternità? Va, figlio mio ec.

Hai un Dio che tanto t'ama,

Anzi ch'è l'istesso amore.

Ti va appresso, ognor ti chiama,

E ti dice. O peccatore,

Torna, figlio, torna al padre,

Torna, agnello, al tuo pastore.

 

I. Introduzione. O Dio, quanto siete buono e pietoso cogli uomini! Gli uomini fuggono da voi, e voi andate loro appresso! Essi vi disprezzano, e voi offerite loro la pace e il perdono! II. Ampliazione. Fratello mio, ecco ch'io vengo questa sera da parte di Gesù Cristo ad offerirti il perdono e la salute se la vuoi. Dimmi, meritavi tu questa grazia? Esso potea farti morire e mandarti all'inferno nello stesso punto in cui tu l'offendevi. Ma vedi la gran misericordia che ora t'usa Dio: in cambio di castigarti, eccolo ch'è venuto a chiamarti colla santa missione per perdonarti; ed esso stesso ti va cercando per far pace con te; basta che tu ti penta delle offese che gli hai fatte, e gli prometta di non offenderlo più. III. Moralità ed invito. Ecco come stasera ti dice:

Torna, figlio, torna al padre,

Torna, agnello, al tuo pastore.

 

E tu che dici? che rispondi a questo Dio che ti chiama? Presto torna a' piedi suoi, vieni alla chiesa e fatti una buona confessione. IV. Avviso. È venuta già la missione, i padri hanno tutta la facoltà ec. V. Sentenza terribile. Senti, fratello mio: se tu vuoi servirti di questa bella occasione e vuoi tornare a Dio, esso sta colle braccia aperte pronto ad abbracciarti. Ma se vuoi seguire a fare il sordo, come hai fatto per lo passato, trema che Dio non ti abbandoni e non ti chiami più: e se Dio t'abbandona, povero te! morirai nel tuo peccato ed anderai a piangere disperato nell'inferno,


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senza speranza di trovar più rimedio alla tua ruina eterna. Va, figlio

ec.

Quanti ciechi al fuoco eterno

A penare ognor sen vanno!

Vanno, oh Dio! perché non sanno

Che gran male sia l'inferno.

 

I. Introduzione. Peccatore che dici? che dici? Dici che se vai all'inferno, non sarai solo? Dici che se ti danni, pazienza? Oh Dio, così dicono tanti poveri accecati, e così tanti se ne vanno all'inferno. E perché? hai inteso come dice la canzoncina?

Vanno, oh Dio! perché non sanno

Che gran male sia l'inferno.

 

II. Ampliazione. Senti: come ora dici tu, così diceano ancora tanti dannati che ora stanno ad ardere in quel fuoco eterno: Se ci vado, non sarò solo; se ci vado, pazienza. Ma ora non dicono così, no, no. Oh vorrei che stasera uscisse un dannato da quella fossa, e parlasse in vece mia. Gli sentiresti dire: povero me! io diceva che nell'inferno non sarei stato solo; ma ora dico, giacché son dannato, almeno fossi solo a patire. Oimè! in mezzo a questo fuoco che mi divora, in mezzo a queste tenebre, a questo fumo che mi accieca, in mezzo a tant'altre pene, di più ho da avere il tormento di stare in mezzo a questi maledetti compagni, che mi soffocano colla loro moltitudine, che mi assordano colle loro grida, che mi ammorbano colla loro puzza. Io diceva: se vado all'inferno, pazienza. Che pazienza! io mi muoio di rabbia ogni momento, grido, urlo da disperato; vorrei morire, ma non posso neppure morire. III. Moralità. Senti, fratello mio, senti come parlano quelli che non facevano conto dell'inferno, come non ne fai conto tu. Ma senti all'incontro quel che ti dice Dio per bocca mia stasera: figlio, per quei miserabili non v'è rimedio più, ma per te ci è, se lo vuoi, cercami perdono, ed io ti perdono e ti libero dall'inferno. IV. Avviso ecc. Perciò il Signore ti ha mandata la santa missione, dove i padri hanno tutta la facoltà ec. V. Sentenza terribile. Peccatore, chi sa se questo è l'ultimo avviso, l'ultima misericordia che t'usa Dio? Finiscila, Dio non può sopportarti più. La sua divina vendetta ti starà vicina. Non ci vuoi credere all'inferno, se proprio non ci arrivi eh! Vedi che ci vai, vedi che ci vai; e se ci vai una volta, pensa che non vi potrai rimediare più; pensa, se cadi una volta in quella fossa di fuoco, non ne potrai uscire mai più, mai più, mai più. Va, figlio mio ec.

Pensa, pensa all'eternità,

Peccator che cieco stai:

Pensa, figlio, pensa a quel mai

Che in eterno non finirà.

 

I. Introduzione. Oh eternità! oh eternità! Tremano i santi in pensare e in nominar solamente eternità; e tu, peccatore, che stai in disgrazia di Dio, non hai paura? non tremi? È di fede che chi muore in peccato va ad ardere nel fuoco dell'inferno per tutta l'eternità. II. Ampliazione. Che cosa è inferno? È un luogo oscuro dove altro non si vede che mostri orribili, altro non si sente che urli e grida, altro non si prova che fuoco e tormenti. E tutte queste pene per quanto tempo hanno da durare? Per tutta l'eternità, sempre, sempre. E non avranno mai fine? no mai, mai. Esci stasera dall'inferno, misero Giuda, tu che da mille settecento e più anni ti ritrovi nell'inferno; dimmi, quanto avranno da durare queste tue pene? Risponde Giuda: sempre, sempre. Parla tu, infelice Caino; dimmi


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da quanti anni stai in questo fuoco? risponde Caino: Ah povero me! ci sto da cinque mila e più anni. E quando finirà l'inferno tuo? Che finire, che finire? mai, mai. III. Moralità. Fratello mio, che ti pare? Dimmi: come puoi dormire, stando col peccato nell'anima, nemico di Dio? questo inferno ancora tocca a te per tutta l'eternità? Perché non ti risolvi a lasciar questa vita infelice che fai? perché non rimedii, ora che puoi, a questa gran ruina che già ti sta apparecchiata, se presto non fai pace con Dio? Presto rimedia, fatti una buona confessione, mettiti in grazia di Dio, il quale non ti vuole vedere dannato, no. IV. Avviso ec. Già lo sai è venuta la missione. Che viene a dir missione? viene a dir Gesù Cristo che viene a salvare i figli perduti e a liberarli dall'inferno. Sappi che i padri hanno tutta la facoltà ec. V. Sentenza terribile. Figlio mio, non t'abusare di questa gran misericordia che ora t'usa Dio. Ora con una lagrima sparsa a' piedi d'un confessore puoi liberarti dall'inferno. Ma se non muti vita, sentimi, apri l'orecchio stasera: andrai finalmente, misero te! a piangere in questo inferno, finché Dio sarà Dio, per tutta l'eternità. Va, figlio mio ec.

 

Diverse canzoncine per li sentimenti di notte.

Il mio Dio mi manda qui;

Di pietà messaggio io sono.

Ma chi sa se di perdono

Sia per te l'ultimo dì?

Viene Dio tutto pietà

A chiamarti in questi giorni.

Ma se presto a Dio non torni,

Dio non più ti chiamerà.

Ama un Dio che tanto t'ama,

Anzi ch'è lo stesso amore;

Ti va appresso, ognor ti chiama,

E ti dice: O peccatore,

Torna, figlio, torna al padre,

Torna, agnello, al tuo pastore.

Sei nemico al tuo Signore,

E non tremi, o peccatore?

Lascia, figlio, il tuo peccato,

Se non vuoi morir dannato.

Il Signore aspetta, aspetta,

Ma non sempre aspetterà.

Quando è tempo di vendetta,

Più non usa allor pietà.

Torna a Dio, fa penitenza,

Peccator, non tardar più,

Non sdegnar l'alta clemenza

Del tuo dolce e buon Gesù.

Stai in peccato, e puoi gioire?

Senza Dio, e puoi dormire?

Stai già in punto di dannarti,

E non pensi ad emendarti?

La tua vita ha da finire,

E non sai quando sarà.

Fratel mio, forse chi sa

Se stanotte hai da morire?

Pensa, figlio, al gran momento,

Che t'aspetta della morte,

Da cui pende la tua sorte

O l'eterno tuo tormento.

Vivi pur come a te piace,

Peccator, ché 'l fin verrà.

Quel Signor che offendi audace

Il tuo giudice sarà.

Peccator, che fia di te,

Quando avanti a Dio sdegnato

Ti sarà rimproverato

Quanto mal da te si fe'?

Nella morte al fuoco eterno

Quanti ciechi ognor sen vanno!

Vanno, oh Dio! perché non sanno

Che gran male sia l'inferno.

Quanto, quanto nell'inferno

Dovrà star il peccatore?

Vi starà sempre, in eterno,

Perché offese il suo Signore.

Pensa, pensa all'eternità

Peccator che cieco stai.

Pensa, figlio, pensa a quel mai,

Che in eterno non finirà.

 




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