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S. Alfonso Maria de Liguori Selva di materie predicabili IntraText CT - Lettura del testo |
§. 2. Delle cose che debbono spiegarsi dal catechista de' figliuoli nella missione.
A tre capi si riduce la dottrina che dee insegnarsi a' figliuoli nelle missioni: a spiegare 1. i misteri della nostra santa fede, 2. i santi sacramenti, e specialmente quello della penitenza e dell'eucaristia, 3. i precetti del decalogo e della chiesa, eccettuato il sesto precetto, che non dee spiegarsi a' fanciulli, bastando dire che per questo precetto si proibiscono peccati brutti e non altro.
In primo luogo dunque si spiegano i misteri che dobbiamo credere, e prima i quattro principali: cioè 1. che vi è Dio, e le perfezioni di questo Dio; 2. che questo Dio è giusto rimuneratore; 3. il mistero della ss. Trinità; 4. l'incarnazione e morte di Gesù Cristo. Antecedentemente si spieghi il motivo perché debbon credersi le cose della fede, cioè perché Dio stesso, ch'è verità infallibile e che non può ingannare né essere ingannato, le ha rivelate alla s. chiesa, e la chiesa le ha insegnate a noi. E per 1. si spieghi che vi è un solo Dio, sommo bene, che contiene tutte le perfezioni: egli è infinita bontà e infinita bellezza; è creatore del tutto; onnipotente, che può quanto vuole; immenso, che sta in ogni luogo; eterno, che sempre è stato e sempre sarà. Per 2. si spieghi che questo Dio
è giusto rimuneratore, che premia eternamente in paradiso i giusti, facendoli prima purgare nel purgatorio, se è restata loro da soddisfare qualche pena temporale per le colpe commesse; ed all'incontro condanna all'inferno i peccatori a patire per sempre. Per 3. si spieghi il mistero della ss. Trinità, cioè che in Dio vi sono tre persone, Padre, Figliuolo e Spirito santo; ma queste tre persone sono un solo Dio, perché sono una stessa sostanza ed essenza ed hanno la stessa divinità e perfezione; sicché com'è eterno il Padre, così il Figlio ecc. Il Padre non procede da niuno; il Figliuolo, che si chiama ancora Verbo, procede dal Padre ab aeterno ed è stato dal Padre generato coll'intelletto; lo Spirito santo poi procede dal Padre e dal Figliuolo colla volontà, per l'amore che il Padre e il Figliuolo si portano tra loro. Per 4. si spieghi l'incarnazione e morte di Gesù Cristo, cioè che il Figliuolo di Dio, che è la seconda persona della ss. Trinità, ha presa carne, e si è fatt'uomo nell'utero di Maria sempre vergine per opera dello Spirito santo e si chiamò Gesù Cristo. Sicché Gesù Cristo fu ed è vero Dio e vero uomo, e come uomo patì e morì in croce per salvare i peccatori. Ma dopo il terzo giorno risorse e poi salì in cielo, dove siede alla destra del Padre, viene a dire che come Dio sta in cielo in luogo eguale al Padre; e nella nostra morte egli viene a giudicarci nel giudizio particolare, e nella fine del mondo verrà a giudicare nel giudizio universale tutti gli uomini, dopo che questi saranno risorti ed uniti di nuovo coi proprj corpi. Indi si spieghi ancora che vi è una sola chiesa romana cattolica, cioè universale, fuori della quale non v'è salute. Si spieghi ancora la comunione de' santi, cioè che delle opere buone de' fedeli che stanno in grazia di Dio tutti scambievolmente ne partecipano tra di loro.
In secondo luogo si spieghino i sette sacramenti, battesimo, cresima, eucarestia, penitenza, estrema-unzione, ordine sacro e matrimonio. Si spieghi che questi sacramenti sono stati istituiti da Gesù Cristo e che per mezzo di loro noi riceviamo le grazie che ci ha meritate Gesù Cristo colla sua passione. Col sacramento del battesimo l'anima riceve la grazia di Dio e resta lavata da ogni peccato, originale ed attuale. Colla cresima si riceve la grazia per resistere alle tentazioni e per combattere per la fede senza timore. (Dell'eucarestia e penitenza si parlerà appresso). Coll'estrema unzione si riceve l'aiuto contro le tentazioni de' demonj in punto di morte, e si tolgono le reliquie de' peccati, e si ottiene anche la salute del corpo, se è spediente per la salute eterna. Col sacramento dell'ordine si riceve la potestà spirituale e la grazia necessaria per ben esercitarla. Col sacramento del matrimonio quei che si maritano ricevono la grazia per ben adempire i pesi del matrimonio e per allevare i loro figliuoli secondo la legge di Dio. Si spieghino poi più diffusamente i due sacramenti dell'eucarestia e della penitenza.
In quanto al sacramento dell'eucarestia bisogna spiegare più cose. Per 1. che nell'eucarestia vi è realmente Gesù Cristo vivo e vero come sta in cielo, in anima, corpo e divinità; poiché dopo che il sacerdote ha consacrata l'ostia nella messa, quell'ostia, benché vi resti il colore e sapore di pane, nulladimeno non è più pane,
ma è il corpo di Gesù Cristo; e il vino non è più vino, ma è il sangue di Gesù Cristo: onde dobbiamo adorarlo sull'altare, come si adora Dio. Per 2. si spieghi che rompendosi l'ostia non si sparte Gesù Cristo, ma resta intero in qualsivoglia particella; e di più che Gesù Cristo sta nel petto di chi lo riceve sino che si consumano le specie sacramentali. Per 3. che chi si comunica riceve aiuto e forza per vivere in grazia di Dio; poiché siccome il pane terreno conserva la vita temporale del corpo, così questo pane celeste conserva la vita spirituale dell'anima. Per 4. si spieghi la disposizione per ben comunicarsi in quanto al corpo ed in quanto all'anima. In quanto al corpo, la persona ha da esser digiuna da qualunque cibo o bevanda dalla mezza notte in poi. Se non però prendesse qualche cosa in bocca, ma senza trangugiar niente, ciò non impedisce la comunione. In quanto poi all'anima, dee stare in grazia; onde se mai ha commesso qualche peccato mortale, prima di comunicarsi dee confessarselo, altrimenti peccherebbe di sacrilegio: eccettuato solamente qualche caso raro di necessità, per esempio, se la persona si fosse posta già allo scanno della comunione e non potesse partirsi di là senza dare scandalo agli altri che la vedono, allora basterà che faccia un atto di contrizione. Tanto più peccherebbe poi chi si comunicasse dopo aver lasciato per vergogna di dire qualche peccato grave al confessore. Chi poi tenesse soli peccati veniali, farebbe bene a confessarli; ma si comunica con quelli non fa sacrilegio. Per ultimo si avverta a' figliuoli il gran bene che apporta la comunione e quanto giova lo spesso riceverla, e specialmente il trattenersi dopo quella a ringraziar Gesù Cristo e cercargli le grazie.
In quanto finalmente al sacramento della penitenza, il catechista dee più dilungarsi in ispiegare le cinque cose che sono necessarie per ben riceverlo, cioè: esame, dolore, proposito, confessione e penitenza. E per 1. in quanto all'esame, si spieghi che questo dee farsi prima della confessione e ha da esser diligente, secondo il tempo in cui è stato il penitente senza confessarsi ed anche secondo la moltitudine de' peccati fatti. Per 2. in quanto al dolore, il dolore ha da essere vero, soprannaturale, universale, sommo e confidente. Vero, cioè con vera dispiacenza d'avere offeso Dio. Soprannaturale, cioè non per motivi naturali, v. g. per aver perdute le robe o la stima, ma per aver offeso Dio bontà infinita o per l'inferno acquistato ecc., secondo sarà il dolore di contrizione o di attrizione unito coll'amore incoato, come appresso spiegheremo. Universale, cioè di tutti i peccati mortali commessi dall'ultima confessione ben fatta. Sommo, cioè che dispiaccia la perdita fatta della grazia di Dio più d'ogni altra perdita ecc. Confidente, sperando il perdono da Dio per li meriti di Gesù Cristo. Questo dolore poi si divide in perfetto ed imperfetto. Il perfetto si chiama contrizione, ed è quando il penitente si pente d'aver offeso Dio, perché ha offesa la sua infinita bontà. L'imperfetto si chiama attrizione, ed è quando ci pentiamo d'aver offeso Dio (perché sempre il dolore ha da essere di aver offeso Dio) per la perdita fatta del paradiso o per l'inferno meritato o per la bruttezza soprannaturale e particolare del peccato
commesso. Sicché colla contrizione si detesta il peccato per essere stato male di Dio; coll'attrizione per essere stato male nostro. E qui si spieghi che chi ha la sola attrizione non resta perdonato, se non quando riceve l'assoluzione dal confessore; ma chi ha la contrizione è subito perdonato prima dell'assoluzione, purché abbia intenzione di confessare il peccato. Tutti i teologi poi convengono che al dolore de' peccati dee esservi unito anche l'amore incoato, cioè un principio dell'amore che dobbiam portare a Dio, il quale principio d'amore ben vi è esercitamente, come dicono comunemente i teologi, nella speranza o nel desiderio stesso che ha il penitente in confessarsi, di essere perdonato e di acquistar l'amicizia di Dio.
Per 3. in quanto al proposito, questo ha da esser fermo, universale ed efficace. Fermo, cioè che il penitente risolutamente proponga e dica, voglio (non già vorrei) coll'aiuto di Dio astenermi da' peccati. Universale, cioè di voler astenersi da tutti i peccati senza eccezione. Efficace, che induca a prendere i mezzi necessarj per non mancare ed a fuggire le occasioni prossime volontarie; altrimenti se si propone di fuggire il peccato senza fuggire le occasioni prossime, il proposito non è buono.
Per 4. in quanto alla confessione, il confessare i peccati veniali è utile, ma non necessario, potendo questi esser rimessi per altri mezzi, cioè per l'atto di contrizione o atto d'amore; ma i peccati mortali che stanno a memoria, necessariamente debbono confessarsi, altrimenti la confessione è sacrilega ed è nulla, in modo che la persona dee di nuovo confessarsi di tutt'i peccati anche confessati in quella mala confessione e di più del sacrilegio commesso. Se non però il penitente si dimenticasse qualche peccato grave, ma senza sua colpa, la confessione è buona, ma dee confessarselo poi quando se lo ricorda nella prima confessione che si fa. Per 5. ed ultimo il penitente dee accettar la penitenza impostagli dal confessore ed eseguirla quanto prima può. Se poi non la potesse eseguire, può farsela commutare dallo stesso o da altro confessore.
In terzo luogo si spieghino brevemente i precetti del decalogo. Per 1º precetto di adorare un solo Dio ci si comanda l'esercizio delle tre virtù teologali, cioè della fede, credendo tutte le cose di fede dette di sopra; della speranza, sperando dalla misericordia e potenza di Dio e dalle sue promesse fatteci per li meriti di Gesù Cristo, il paradiso e tutte le grazie necessarie per ottenerlo; e della carità, amando Dio sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi. Per questo primo precetto s'impone ancora l'obbligo di domandare a Dio gli aiuti suoi per conservarci in sua grazia, per conseguir la salute. Pel 2º precetto di non pigliare il nome di Dio in vano si proibisce di bestemmiare Dio o i santi suoi o i giorni o le cose sante. Inoltre di non giurare colla bugia (si spieghi qui che il giurare per la coscienza non è vero giuramento). Inoltre s'impone per detto precetto il peso di soddisfare ai voti fatti con intenzione di obbligarsi. Pel 3º precetto di santificar le feste si comanda di sentir la messa e di astenersi dalle opere servili, purché non vi sia la necessità, come sarebbe in tempo di vendemmia, messe ec.
Pel 4º precetto si comanda di onorare i nostri genitori, portando loro riverenza, ubbidienza ed amore, con soccorrerli nei loro bisogni spirituali e temporali. Pel 5° precetto di non ammazzare si proibisce l'uccidere o percuotere ingiustamente il prossimo ed anche il desiderargli del male, come pure il compiacersi del suo male o pure l'attristarsi del suo bene. Pel 6° precetto di non fornicare si proibiscono tutti i pensieri, parole ed opere disoneste. Pel 7° di non rubare si proibisce di pigliare o ritenere o danneggiare la roba d'altri contro la volontà del padrone. Per l'8º precetto di non dir falso testimonio si proibisce 1° di far giudizj temerarj con giudicare male del prossimo senza ragione: 2. di mormorare, imponendo falsamente qualche delitto al prossimo o scoprendo i suoi difetti occulti, benché veri, sempreché non fosse necessario (quando son veri) per rimediare a qualche grave danno; ed in ciò s'avverta che pecca non solo chi fa la mormorazione, ma anche chi la vuol sentire: 3º di disonorare il prossimo con fatti o con parole: 4º di dir bugie, massimamente con danno d'altri. Pel 9º precetto di non desiderar la donna d'altri si proibisce il consenso a tutt'i pensieri disonesti. Pel 10º di non desiderar la roba d'altri, si proibisce il desiderare o il compiacersi del danno del prossimo nella roba.
Vi sono poi i cinque comandamenti della chiesa, cioè: 1. udir la messa in tutte le domeniche e feste comandate: 2. digiunare nella quaresima, nelle quattro tempora e vigilie comandate, ed astenersi dal mangiar carne nel venerdì e sabbato: 3. confessarsi almeno una volta l'anno, e comunicarsi almeno nella pasqua di risurrezione nella propria parrocchia: 4. pagar le decime della chiesa: 5. non celebrar le nozze ne' tempi proibiti.