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INTRODUZIONE
per la visita al SS.
Sacramento10
La santa fede insegna, e noi siam obbligati a
crederlo,11 che nell'ostia consacrata vi sta realmente Gesù Cristo
sotto le specie di pane. Ma bisogna che intendiamo insieme ch'egli sta ivi su i
nostri altari, ma come in trono d'amore e di misericordia per dispensare grazie
e per dimostrare l'amore che ci porta, col voler dimorare di giorno e di notte
così nascosto fra noi. Ben si sa che specialmente a questo fine la S. Chiesa ha
voluto istituire la festa del SS. Sacramento con ottava solenne, e con tante
solennità di processioni e di esposizioni del Venerabile che in quel tempo si
praticano, acciocché gli uomini coi loro ossequi, ringraziamenti ed affetti
siano grati a riconoscere ed onorare quest'amorosa presenza e dimora di Gesù
Cristo nel Sacramento dell'altare.12 Oh Dio, e quante ingiurie e
disprezzi questo amabile Redentore ha dovuto e dee ogni giorno soffrire in
questo Sacramento da quegli uomini stessi, per amore de' quali si è lasciato in
terra sugli altari! Ben egli se ne lagnò con quella sua cara serva Suor
Margherita Alacoque,13 come riferisce l'autore del libro della
divozione al Cuor di Gesù.14 Un giorno appunto
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ch'ella si
trattenea dinanzi al SS. Sacramento Gesù le diede a vedere il suo cuore in un
trono di fiamme, coronato di spine e con sopra una croce, e poi così le disse; Ecco quel Cuore che tanto ha15 amato gli uomini e che non ha risparmiato
niente, è giunto a consumarsi per mostrare loro il suo amore; ma per
riconoscenza io non ricevo che ingratitudini dalla maggior parte per le irriverenze,
freddezze, sacrilegi e disprezzi che mi fanno in questo Sacramento d'amore. E
ciò che più m'è sensibile è che sono cuori a me consacrati. Indi Gesù le
richiese che il primo venerdì dopo l'ottava del Sacramento fosse dedicato ad
una festa particolare per onorare il suo adorabil Cuore, in cui le anime sue
amanti cercassero compensare con i loro ossequi ed affetti i disprezzi ch'egli
ha ricevuti dagli uomini in questo Sacramento sugli altari. E prometté
abbondantissime grazie a chi l'avesse renduto quest'onore.16
Ciò fa intendere quel che
il Signore già disse una volta per lo suo profeta, ch'egli trova le sue delizie
nello star fra gli uomini;17 mentre non sa lasciarli benché da loro
abbandonato e disprezzato. E questo stesso18 ancora fa vedere, quanto
gradiscono al Cuore di Gesù quelli che spesso lo visitano e si trattengono a
tenergli compagnia nelle chiese, dove sta sacramentato. Egli impose a S. Maria
Maddalena de Pazzi che lo visitasse trentatré volte il giorno al santissimo
Sacramento: e questa sua diletta sposa ben l'ubbidì appressandosi in ogni
visita all'altare quanto più poteva anche col corpo, come si narra nella sua
Vita.19 Ma parlino tutte quell'anime divote che spesso
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vanno
a trattenersi col santissimo Sacramento, e dicano i doni, i lumi, le
fiamme20 che ivi ricevono, il paradiso che godono alla presenza di
questo Dio sacramentato. Il servo di Dio21 il P. Luigi La Nusa gran
missionario nella Sicilia era anche da giovane e secolare così innamorato di
Gesù Cristo22 che parea che non si sapesse staccare dalla presenza del
suo caro Signore,23 tali erano le delizie che vi provava; talmente che
avendogli ordinato il suo direttore per ubbidienza che non vi stesse più
d'un'ora, finita l'ora, nell'ubbidire dimostrava - dice lo scrittore della sua
vita - la gran violenza che si faceva nello staccarsi dal petto di Gesù Cristo,
quale appunto dimostra un bambino nell'essere staccato dal seno della madre,
mentre con più avidità ne sta succhiando il latte; e dovendosi partire,
dicesi24 che si tratteneva così in piedi a riguardare l'altare ed a
replicare vari inchini, come non sapesse licenziarsi dal suo Signore, la cui
presenza gli era così dolce e gradita.25 - Similmente a S. Luigi
Gonzaga fu data l'ubbidienza di non trattenersi avanti il SS. Sacramento, ed
egli passandovi e sentendosi tirare a restarvi dalle dolci attrattive del suo
Signore, si partiva con violenza, dicendogli con tenerezza d'amore: Recede a me, Domine, recede.26 - Quivi ancora S. Francesco Saverio
trovava il ristoro delle tante fatiche che faceva nell'Indie: mentre il giorno
l'impiegava in aiuto dell'anime27 e la notte poi la spendeva in
orazione avanti al SS. Sacramento.28 Lo stesso far solea S. Gio.
Francesco Regis, il quale trovando qualche volta chiusa la chiesa, si consolava
pure col trattenersi genuflesso avanti la porta
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di quella, all'acqua,
al freddo, per far corteggio almen così da lontano al suo Consolatore
sacramentato.29 S. Francesco d'Assisi in ogni travaglio che passava,
l'andava subito a comunicare a Gesù sacramentato.30
Ma troppo tenera fu poi la
divozione di S. Venceslao re al SS. Sacramento. Fu questo santo re tanto
innamorato di Gesù sacramentato, che non solo egli colle proprie mani
raccoglieva il grano e l'uva, ne faceva l'ostie e 'l vino e poi lo distribuiva
per uso delle Messe, ma di più la notte poi andava anche di verno31
visitando le chiese dove stava il Venerabile; e da tali visite traeva la sua
bell'anima tali fiamme d'amor divino, che anche al corpo se ne comunicava
l'ardore, in modo che toccando le nevi toglieva loro il rigore del freddo:
sapendosi, come narra l'istoria, che andava la notte un servo accompagnando il
santo re, e perché quegli32 camminando sopra la neve pativa gran
freddo, egli avendone pietà gli ordinò che lo seguisse e mettesse i piedi non
altrove che sopra le sue pedate, e così avveniva che 'l servo non sentiva più
freddo.33 – Leggerete
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nelle Visite altri esempi dell'affetto
che hanno avuto le anime innamorate di Dio a trattenersi alla presenza del SS.
Sacramento. Ma tutti i santi troverete che sono stati innamorati di questa
dolcissima divozione; giacché in terra non possiamo trovare gioia più bella,
tesoro più amabile che Gesù nel Sacramento. Certamente che fra tutte le
divozioni questa di adorare Gesù sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la
più cara a Dio e la più utile a noi. Non vi rincresca dunque, anima divota, di
cominciarla ancor voi; e staccandovi dalla conversazione degli uomini,
trattenetevi da oggi avanti ogni giorno per qualche tempo, almeno d'una
mezz'ora o di un quarto, in qualche chiesa alla presenza di Gesù Cristo sacramentato.
Gustate et videte quam suavis est
Dominus.34 Fatene l'esperienza e vedrete il gran profitto che ne
caverete. Sappiate che il tempo che spenderete a trattenervi con divozione
avanti questo divinissimo Sacramento, sarà il tempo che più vi frutterà in vita
e più vi consolerà nella vostra morte e nell'eternità. E sappiate che forse
guadagnerete più in un quarto d'ora d'orazione alla presenza del Sacramento,
che in tutti gli altri esercizi spirituali del giorno. È vero che in ogni luogo
Dio esaudisce le orazioni di chi lo prega, avendolo promesso: Petite et accipietis:35 ma insegna il Discepolo che Gesù nel
SS. Sacramento dispensa con più abbondanza le grazie a chi lo visita.36
E 'l B. Errico Susone similmente dicea che Gesù Cristo sugli altari
sacramentato esaudisce più che altrove le orazioni de' fedeli.37 E dove
mai
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l'anime sante hanno fatto le risoluzioni più belle che a piè del
SS. Sacramento? E chi sa se ancora voi dinanzi a qualche custodia farete un
giorno la risoluzione di darvi tutto a Dio? Bisogna ch'io palesi in questo
libretto, almeno per gratitudine al mio Gesù sacramentato, questa verità: io
per questa divozione di visitare il SS. Sacramento, benché praticata da me con
tanta freddezza ed imperfezione, mi trovo fuori del mondo, dove per mia
disgrazia son vivuto sino all'età di 26 anni.38 Beato voi se poteste
più presto di me staccarvi dal secolo e darvi
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tutto a quel Signore
che tutto si è dato a voi! Replico, beato voi non solo nell'eternità, ma ancora
in questa vita! Credetemi che tutto è pazzia: festini, commedie, conversazioni,
spassi, questi sono i beni del mondo, ma beni tutti pieni di fiele e di spine:
credete a chi ne ha l'esperienza e la sta piangendo. E assicuratevi che quell'anima,
la quale con un poco di raccoglimento si trattiene avanti il SS. Sacramento,
Gesù Cristo sa consolarla più che il mondo con tutti i suoi festini e
spassi.39 Oh che bella delizia starsene avanti ad un altare con fede e
con un poco di tenera divozione a parlare alla familiare con Gesù Cristo, che
ivi sta a posta per sentire ed esaudire chi lo prega! Domandargli perdono de'
disgusti dati! Presentargli i suoi bisogni, come fa un amico ad un altro
amico40 con cui si abbia tutta la confidenza! Cercargli le sue grazie,
il suo amore, il suo paradiso! E sopra tutto oh che paradiso trattenersi a far
atti d'amore verso quel Signore che su quell'altare sta pregando per noi
l'Eterno Padre e sta ardendo d'amore per noi! giacché lo fa contentare di starsene
così nascosto e sconosciuto ed anche disprezzato dagl'ingrati. Ma che servono
più parole? Gustate et videte.
In quanto poi alla
Visita41 a Maria SS. è celebre e comunemente seguita la sentenza di S.
Bernardo, che Dio non dispensa alcuna grazia se non per mano di Maria: Deus nihil voluit nos habere, quod per manus
Mariae non transiret.42 Onde
attesta il P. Suarez esser oggidì sentimento della Chiesa universale che
l'intercessione di Maria non solo è utile, ma necessaria ancora per ottenere le
grazie: Sentit ecclesia Virginis
intercessionem esse utilem ac necessariam.43 E di ciò è gran
fondamento l'osservare che la S. Chiesa applica a Maria le parole della divina
Scrittura facendole dire: In me omnis
spes vitae et virtutis. Transite ad me omnes (Eccl. 24):44 Venite a
me tutti giacché io sono la speranza d'ogni vostro bene. Ond'ella poi
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soggiunge: Beatus homo qui
audit me, et vigilat ad fores meas quotidie (Prov. 34):45 Beato quello ch'è diligente a venire
ogni giorno alle porte della mia potente intercessione, mentre ritrovando me,
ritroverà la vita e la salute eterna: Qui
me invenerit inveniet vitam, et hauriet salutem a Domino.46 Onde
con ragione vuole la S. Chiesa che tutti la chiamiamo la nostra comune
speranza, salutandola: Spes nostra,
salve.
Dunque, dice S. Bernardo
(il quale47 giungeva a chiamare Maria tutta la ragione della sua
speranza; Tota ratio spei meae):48
Quaeramus gratiam, et per Mariam
quaeramus.49 Cerchiamo le grazie e cerchiamole per mezzo di Maria;
altrimenti - dice50 S. Antonino - se domanderemo le grazie senza la sua
intercessione, tenteremo di volare senz'ali, e nulla otterremo: Qui petit sine ipsa duce, sine alis tentat
volare.51
Si leggano poi nel libro
degli Affetti scambievoli del P. Auriemma52 le grazie innumerabili che
ha fatte la Madre di Dio a coloro che han praticata questa utilissima divozione
di visitarla spesso nelle sue chiese o immagini; le grazie che fece in simili
visite al B. Alberto M.,53 a Ruperto abbate,54 al P.
Suarez,55
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in ottenere specialmente loro il dono
dell'intelletto, per cui divennero poi così celebri nella chiesa per la loro
scienza;56 le grazie che fece57 al fratello Gio. Berchmans
della Compagnia di Gesù, il quale ogni giorno soleva visitar Maria in una
cappella del Collegio Romano, protestando di rinunziare a tutti gli amori del
mondo per amar non altri che la SS. Vergine dopo Dio:58 e teneva
scritto sotto l'immagine dell'amata Signora: Numquam quiescam, donec obtinuero tenerum amorem erga matrem meam.59 Le grazie che fece a S. Bernardino da
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Siena, ch'essendo giovane andava anche ogni giorno a visitarla in una
cappella presso la porta della città, dicendo che quella Signora gli avea
rapito il cuore, onde la chiamava poi la sua innamorata e diceva che non poteva
far di meno di visitarla spesso; e per suo mezzo ottenne poi la grazia di
lasciare il mondo e diventar quel gran santo ed apostolo dell'Italia che poi
divenne.60
Procurate dunque ancor voi
d'unir sempre ogni giorno alla Visita al SS. Sacramento la Visita a Maria SS.
in qualche chiesa o almeno in qualche divota sua immagine in casa. E se la
praticherete con affetto e confidenza, sperate61 di ricevere gran cose
da questa gratissima Signora, la quale ha per uso, dice S. Andrea Cretense, di
rendere gran doni a chi l'offerisce qualche minimo ossequio: Solet maxima pro minimis reddere.62
Dolce Maria, speranza mia,
Chi mai scordarsi potrà di te?
Abbi, o regina, pietà di me.63
10 Fino al
1758 si leggeva semplicemente: Introduzione.
11 Prima del
1758: a credere.
12 Cf. Feria VI infra Octavam SS. Corporis Christi,
Lectiones in II Nocturno. - S. THOMAS AQUINAS, Opusculum 57, Officium de Corpore Christi, lectio V. Opuscula: Opera, XVII, Romae, 1570.
13
Ed. 1755: la Ven. Suor Margarita...; 1758, '61, '77: Margherita.
14
J. DE GALLIFFET, S. I., De cultu SS. Cordis Dei ac D. N. Iesu
Christi, Romae, 1726, pars 1, cap. 1, pag. 12, 13. La
parte seconda è l' Autobiografia di
S. Margherita Maria Alocoque: la Santa più volte riferisce le doglianze di
Gesù.
15
Napoli, 1748, 1749: ave.
16
«Alors, me découvrant son Coeur: «Voilà ce Coeur qui a tant aimé les hommes,
qu' il n' a rien épargné jusque à s' épuiser et se consommer pour leur
temoigner son amour; et pour reconnaissance je ne reçois de la plupart que del
ingratitudes, par laurs irrévérences et leurs sacrilèges, et pour les froideurs
et les mépris et pour les froideurs et les mépris qu' ils ont pour moi dans ce
Sacrement d' amour. Mais ce qui m' est ancore le plus sensible est que ce sont
des coeurs qui me sont consarés qui en usent ainsi. C' est pour cela que je te
demande que le premier vendredi d' aprés l' octave du saint Sacrement soit
dédié à une fête particuliére pour honorer mon Coeur, en communiant ce jour-là,
et en lui faisant réparation d' honneur par une amende honorable, pour réparer
les indignités qu' il a reçues pendant le temps, qu' il a été exposé sur les
autels. Je te promets aussi que mon Coeur se dilatera pour répandre avec
abondance les influences de son divin amour sur ceux qui lui rendront cet
honneur, et qui procureront qu' il lui soit rendu». S. MARGUERITE-MARIE
ALACOQUE, Vie, par elle-même; Vie et
Oeuvres, II, Paris, 1876, pag. 414.
17
Deliciae meae esse cum fillis hominum. Prov. VIII, 31.
18 Napoli,
1748, 1749: E questo istesso.
19 Delle 20
Regole assegnate alla Santa da Nostro Signore, la XIX finisce
[ETML-P:A]così: «Fra dì
e notte, visiterai il Corpo e Sangue mio trentatré volte». PUCCINI,
20 Napoli,
1755: le fiamme, le ferite d' amore.
21 Napoli,
1748, 1749: Il gran servo di Dio.
22 Idem: innamorato del SS. Sacramento.
23 Idem: dalla presenza del SS. Sacramento.
24 Idem: dice.
25 Idem: dal suo Signore, ch' ivi restava in quel
ciborio. - Michele FRAZZETTA, S. I., Vita,
Palermo, 1708, lib. 1, cap. 2, pag. 12, 13; lib. 2, cap. 2, pag. 142.
26 V. CEPARI,
Vita, parte 2, cap. 8, (verso la
fine).
27 Napoli,
1748, '49 e '54: in salvare anime.
28
«Observatum est Malacae a sociis eum
fere in sacrario, quasi alterum Samuelem, humi cubare solitum; intempesta inde
nocte in templum obrepere et ante.... sacrosanctam Eucharistiam submissis
genibus orare: cruribus autem defatigatis, super arae gradus proiectum aut
manibus innixum, perseverare in negotio, donec aut somni necessitas aut aurorae
lux superveniret.» TURSELLINUS, Vita, lib. 6, cap. 5.
29
«De la paroisse de Saint-Pierre-des-Machabées (Régis), passa a celle de
Saint-Bonnet-le-Froid. Le curé, s' étant aperçu que Régis sortait secrétement
toutes les nuits... eut un jour la curiosité de savoir où il allait... Il le
trouva devant la porte (de l' église), à genoux, les mains jointes et la tête
ue, malgré une bise violente qui souffait... Le voyant determiné à continuer
ses entretiens avec Dieu, il lui donna, la clef de l' église... Régis continua
de passer toutes les nuits dans l' église, malgré la rigueur du froid qui fut
intollérable cette année-là. - L' hiver étant venu, il reprit ses missions de
la campagne. Il choisit d' abord le bourg de Monregard. Il n' y put arriver
que... de nuit... Il alla.... droit à l' église, qu' il trouva fermée, et se
mit à genoux à la porte.... des paysans... l' apercurent prosterné contre
terre, presque tout couvert de neige... Ils le pressèrent de se retirer dans un
maison voisine... et c' est tout ce qu' on put faire que de l' y résoudre.»
DAUBENTON, Vie, liv. 4.
30 Di questa
costumanza di S. Francesco, non abbiamo fin qui trovato conferma.
31 Napoli,
1748, '49, '54: dippiù... d' inverno.
32
Idem: quello.
33
«In messis tempore, intempestae noctis silentio, agrum petens proprium adibat
cum sibi fidelissimo cliente...triticumque metens, humeris baiulans propriis,
domum inferebat, manualique terens mola, pistor ipse et dux farinam crebrabat,
aquamque petens, itidem nocturnaliter
hauriens, fatebatur in nomine Patris et Filii et Spiritu Sancti. Quare etiam domum
deferens praedicta, cum farinula miscens, oblatam conficiebat; vineamque
properans, botros carpens, suisque illos manibus conterens, urceoque infundens,
ad usum sancti conservabat sacrificii». CHRISTANNUS DE SCALA monachus, sancti
Ducis nepos ex fratre; Vita, cap. 2,
n. 16; inter Acta Sanctorum Bollandiana,
die 28 septembris. - «Cum quadam vice iret B. Wenceslaus nocturno tempore
nudipes ad ecclesiam hiemali tempore, dum nives et glaies campos et viam
occuparent, miles suus secretarius Podywoy (al.
Podeven Podevinus) eum sequebatur, in cuius pedibus frigus invaluit,
quamvis esset calceatus, ut tolerare non posset. Cui [ETML-P:A]B. Wencelsaus
aiens, dixit: «Pone pedes tuos in vestigio pedum meorum;» quod et fecit, et
calefacti sunt pedes militis, ita ut nullum frigus deinceps sentiret. e:
line'>Vestigia autem pedum gloriosi Martyrus cruentata fortiter apparebant.»
CAROLUS IV, imperator et Bohemiae rex, (S. Wenceslai, ducis Bohemiae et martyrus, + 936 aut 938), n. 6: inter
Bollandiana, die 28
Septembris. - Quel segretario, essendo rimasto fedele al suo Signore morto,
morì impiccato, per ordine del fratricida Boleslao. La sua tomba venne onorata
con miracoli e col culto degli abitanti di Praga.
34
Ps. XXXIII, 9.
35
Io. XVI, 24.
36
HEROLT Ioannes, dictus Discipulus, Sermones de Tempore et de
Sanctis, Venetiis, 1598, sermo 80, De
his qui manducant corpus Domini spiritualite, pag. 300-301: «Sciendum quod
pene omnia miracula quae Christus fecit in mundo corporaliter, illa Corpus
Christi facit in homine digne sumente spiritualiter...»
37
B. HENRICUS SUSO, Dialogus: Colloquuntur
Sapientia et minister eius. Cap. 23 (Opera,
Coloniae Agrippinae, 1588, pag. 142, 143): «Minister: O bonum
praecipuum, amabilis Domine, hospes dulcissime, quaestiunculam adhuc proponere
perquam velim: ecquid tamen adferas animae te diligenti, quidve illi conferas
et praesters vera illa praesentia tui in Sacramento, dum illa te cum amore et
desiderio [ETML-P:A]accipit. - Putas isthaec quaestio amantem deceat? ode:line'>Qiud,
oro, me ipso praestantius habeo? Qui ipso suo dilecto fruitur, ecquid illi
praeterea requirendum est? Qui seipsum largitur, quid, quaeso, negare possit? ode:line'>Equidem me ipsum tibi do, et te ipsum tibi tollens,
mihi copulo et coniungo. Amittis ergo te ipsum, et in me transmutaris. e:
line'>Ecquid sol radiantissimus aeri sereno ac neutiquam nubilo adfert? ode:line'>Quid lucifer oriens obscurae praestat nocti? Quid
denique vernans aestatis amoenitas, iucunditatis et elegantiae efficit et
producit post exactos gelidae hiemis algores?... Atvero, vel minimum ex me
proficiscens donum in venerabili Sacramento, in omnem aeternitatem longe fulget
radiatque splendidius quam ullus olis huius splendor; multoque est illustrior
atque micantior quam licifer iste conspicuus; denique sempiterno quodam decore
ac pulchritudine longe te praeclarius exornat quam ulla umquam aestas,
quamblibet amoena, terram ornaverit. An forsitan dubites illustrissimam
divinitatem meam quovis sole fulgentiorem; praeclarissimam animam meam quolibet
stella micantiorem; atque gloriosum corpus meum quanttacumque aestatis
amoenitate delectabilius esse? ode:line'>Quae quidem hodie revera
percepisti in Eucharistia». Ciò fa Nostro Signore nell' Eucaristia
principalmente colla comunione, ma anche e vera illa praesentia sui in
Sacramento».
38 Alfonso
chiamava egli stesso «giorno della sua conversione» il 28 Agosto 1723.
Disgustato delle vanità del mondo e rattristato per un recente contrasto col
padre che lo voleva tuttora di mondo, si portò alla casa degli incurabili e si
mise, com' era solito, a servire quegli infermi. «Si vide ad un tratto
circondato da una gran luce, e la casa tutta andare sossopra, come se fosse
scossa da terremoto: ed in quel mentre ascolta una voce che si fa sentire al
suo cuore, e gli dice: «Lascia il mondo e datti a me». Sorpreso Alfonso da
tanta luce seguitò a servire gli ammalati senza risolversi a cosa veruna.
Calando dallo spedale, dopo avere soddisfatto agli uffizi di pietà, di nuovo
quando fu nel mezzo della scala vide capopié la casa, e di nuovo con voce sensibile
sente replicarsi: «Lascia il mondo e datti a me». Si ferma Alfonso, corrisponde
all' invito; e quasi nuovo Saulo: «Mio Dio, disse piangendo, ho troppo
resistito alla vostra grazia: eccomi qua: fatene di me quel che volete».
TANNOIA, Vita, lib. 1, cap. 7.
Alfonso si porta immediatamente nella chiesa della Redenzione de' Cattivi,
dedicata a Maria SS., «si prostra a pié dell' altare, ed implora la benedizione
della Madre di Dio. Investito da nuova luce, si consacra tutto a Dio, rinunzia
al mondo e alle pompe, e facendo a Dio ed alla Vergine un olocausto di casa
sua... togliendosi la spada dal fianco generoso, la depone qual pegno della sua
costanza sull' altare ai piedi di Maria SS.» TANNOIA, l. c. Contava allora
Alfonso anni 26, e stava per compiersi, ai 27 di settembre, l' anno 27 di sua
età. - Verso la fine del susseguente mese di ottobre - chi dice ai 20, chi ai
27 - Alfonso «gittò l' abito secolare, e vestì con gioia la divisa di Gesù
Cristo.» (Tannoia, cap. 8). Quanta
poi fosse la divozione di Alfonso, ancor secolare, verso Gesù Sacramentato, si
veda presso lo stesso Tannoia, cap.
5.
39 Prima del
1758: Gesù Cristo sa consolarla più che
tutti i festini e spassi del mondo.
40 Napoli,
1755 e dipendenti: come fa amico ad
amico.
41 Napoli,
1748, '49: alle Visite.
42
«Nihil nos Deus habere voluit quod per Mariae manus non transiret». S. BERNARDUS, In Vigilia
Nativitatis Domini, sermo 3, n. 10. ML 183-100.
43 «Sentit
ergo Ecclesia Virginis intercessionem et orationem prae omnibus aliis sibi esse
utilem ac necessariam: est ergo B. Virgo a nobis prae omnibus oranda.» SUAREZ, De Incarnatione, pars 2, disputatio 23,
sectio 3, in fine.
44
Eccli. XXIV, 25, 26.
45
Beatus homo qui audit me, et qui vigilat
ad fores meas quotidie. Prov. VIII, 34.
46 Prov.
VIII, 35.
47 Prima del
1758: che.
48 «Exaudiet
utique Matrem Filius, et exaudiet Filium Pater, Filioli, haec peccatorum scala,
haec mea maxima fiducia est, haec tota ratio spei meae». S. BERNARDUS, In
Nativ. B. M. V., sermo
de aquaeductu, n. 7. ML 183-441.
49 S.
BERNARDUS, ibidem, n. 8, col. 442.
50 Prima del
1758: protesta.
51 «Hanc
(cioé misericordiam) nedum magnam sed et maximam fecit in Virgine pia, ut
merito nominetur mater misericordiae et regina eius. Unde in antiphona: Salve, regina, mater misericordiae. Hanc qui petit sine ipsa duce, sine pennis seu alis
tentat volare». S. ANTONINUS, Summa
Theol., pars 4, titulus 15, cap. 22, § 9. Veronae, 1740, IV. col. 1086. -
Il che ricorda i versi dell' Alighieri,
Paradiso, XXXIII, 13-15:
Donna, sei tanto grande e tanto vali,
Che qual vuol grazia e a te non ricorre,
Sua disianza vuol volare senz' ali.
52 Tommaso AURIEMMA, S. I., Affetti scambievoli tra la Vergine
Santissima e suoi divoti. Bologna, 1681. Parte prima, cap. 11, Degli ossequii fatti all' Imagine di Maria, pag.
154-169. - Parte seconda: Cap. I, Del
visitar le Chiese dedicate a Nostra Signora, pag. 1-41. Cap. 3, Pratica di
quest' ossequio, pag. 48-55.
53 Di S. Alberto Magno, dichiarato Dottore di
S. Chiesa da Pio PP. XI, f. m. leggesi nel suo Officio, lectione 4: «Studiorum causa e patria discedens, dum
Patavii moraretur, hortante beato Iordano, generali Magistro Ordinis
Praedicatorum, Dominicianae familiae, frustra obsistente avunculo, adscribi
postulavit. Inter fratres adlectus, in omnibus Deo deditus, religiosa
observantia et pietate enituit, filiali
ac tenerrima in Beatam Mariam Virginem devotione flagrans, Totam vitae
formam, oratione studium praeveniendo, ita disposuit, ut, apostolicam
religionem professus, ad praedicationem verbi Dei et animarum salutem
procurandam idoneus evaderet administer.» HERNANDO DE CASTIGLIO, nella sua Istoria Generale di S. Domenico e del suo
Ordine, parte 1, lib. 3, cap. 45, [ETML-P:A]riferisce, non solo che al
piissimo giovine apparve la Madre di Dio per invitarlo ad entrare nell' Ordine
dei Predicatori, ma che poi, in un sogno misterioso, perdendosi egli d' animo
per il poco profitto che faceva nello studio della filosofia, gli promise che,
col suo aiuto, sarebbe diventato grande in quella scienza, e molto utile alla
Chiesa: del che si mostrarono prontamente segni non dubbi. - Cf.
54
«Rupertus... piissimus et pro suo tempore doctissimus Tuitiensis abbas... Eius institutio a puero in monasterio sancti Laurentii in monte Leodii
exacta... Cum tardioris esset ingenii, et improbo labore parum in studiis
proficeret, ad Sapientiae increatae Matrem confugit, atque ad eius marmoream
imaginem, quae hodie quoque apud sanctum Laurentium visitur, in genua profusus,
se divinarum litterarum scientia donandum caelitus intellexit». Iohannes MABILLON, O. S. B.,
Annales Benedictini, lib. 68,
num. 44. Tomus V, Lucae, 1740, pag. 281.
55 Dal
PATRIGNANI, Menologio, 25 settembre
(1617), pag. 214, 215 del Mese di
Settembre, abbiamo molti particolari sulla grazia segnalatissima fatta da
Maria SS. all' illustre Teologo, entrato nella Compagnia, in età di anni 16,
alla metà di giugno del 1564. Venne accettato, come per lume superiore, dal P.
Provinciale, contro il parere unanime della Consulta tanto di Salamanca quanto
di Vagliadolid, trovandolo di complessione troppo fiacca e d' ingegno debole.
Costretto di mandarlo al noviziato, il Rettore di Salamanca gli fece mettere in
iscritto ch' entrava nella Compagnia «come indifferente, cioé, senza impegno di
venire applicato agli studi»; e, dice il Patrignani, «infin ad oggi nel
Collegio di Salamanca leggesi notata in un libro antico questa sua magnanima
obbligazione». Dopo alcuni mesi di prova, egli stesso richiese dal P. Rettore la
licenza di rinunziare agli studi. Questi, che era il santo Padre Gutierres, non
vi acconsentì. Ubbidiente, chinò la testa il piissimo giovine, e si mise a
supplicare il Padre de' Lumi che si degnasse illuminargli la mente con qualche
raggio di luce. «Pose mediatrice di questa grazia la Santissima Vergine, da
lui, come Madre, amata e riverita fin da fanciullo». Gli venne ad un tratto
fatta la grazia, con grande stupore prima del condiscepolo che ogni mattina gli
faceva ripetere le lezioni, e poi di tutti. «Quindi è che venuto a udir la
Filosofia un anno più tardi Gregorio di Valenza studente, gli fu assegnato a
dichiarargli la Logica il Suarez, che ancora scolare poté servir di maestro ad
un sì rinomato teologo».
56 Prima del
1758: per cui divennero poi nelle scienze
così celebri nella Chiesa.
57 Nelle ed.
prima del '58 mancano le parole: le
grazie che fece..
58 Napoli,
1748, '49: per amare non altra creatura
che la SS. Vergine..
59 CEPARI, Vita, Roma, 1865, parte 1, § III, pag.
11, 12; parte seconda, § XIX, pag. 130-135. Pag. 135: «Io trovo fra i suoi
scritti questo ricordo: «Numquam quiescam, donec obtineam amorem tenerum erga
dulcissimam meam matrem Mariam». POVIUS, Vita,
Fulginae, 1778, libr. 1, § XI, pag. 31; liber 7, § XI, XII, XIII, pag. 279
et seq. - ANGELINI, Vita, Roma, 1888,
parte 1, cap. 4, pag. 23; parte 2, cap. 5, pag. 155.
60 Alla
cugina Tobia, piissima vedova, la quale gli faceva da madre, diceva talvolta:
«Philocaptus sum: morerer ea die qua meam amasiam facie ad faciem aspicere non
valerem.» O pure: «Volo ire ad visitandum amasiam, quae pulcherrima est,
nobilissima super omnes puellas nostrae civitatis.» Parlava così di Maria SS.,
la cui immagine, dipinta al di sopra di una porta della città, egli visitava
ogni giorno, mattina e sera, essendo solito dire alla stessa Tobia: «Dormire
nequirem in nocte cuius die praecedenti effigiem non vidissem amasiae meae
dulcissimae.» La pia cugina, o piuttosto madre, temendo, suo malgrado, di
qualche amore per lo meno pericoloso, lo sorvegliò, lo fece sorvegliare, e
finalmente ebbe dal suo Bernardino la confessione del suo segreto,
promettendogli essa di fargli sposare la sua diletta qualora fosse un partito
conveniente: «Philocaptus sum, rispose egli, de beata Virgine Dei Genitrice
Maria... Statui in mente mea, eius amore, suam imaginem quotidie visitare: et
talis est amasia mea.» S. IOANNES A CAPISTRANO, Vita S. Bernardini Senensis
Opera S. Bernardini, I, pag. «>V-XXXVI.
61 Fino al
1755: sperate ogni volta.
62 «Libens
enim Sanctissima, cum munifica sit, pro minutissimis maiora retribuit.» S. ANDREAS CRETENSIS, Oratio XIV, In Dormitionem SS. Deiparae, III. MG 97-1102.
63 Nell' ed.
del 1748 mancano questi tre versi. In quelle del 1749 e '51, Napoli,
Pellecchia, sono:
Dolce Maria, speranza mia,
Tu sei pur quella felice stella,
Che al porto, al cielo m' hai da guidar.
Nell' ed. del 1754,
Napoli, Gessari, al secondo verso manca pur.
Della comunione
spirituale. (pag. 301-304).
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