- PER LO RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE
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PER LO
RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE
Non vi è orazione più
gradita a Dio né più utile alle anime che l'orazione la quale si fa nel
ringraziamento dopo la comunione. È sentenza di molti gravi autori - di Suarez,
Gaetano, Valenza, De Lugo19 ed altri - che la santa comunione,
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finché durano le specie sacramentali, cagiona maggiori grazie
nell'anima sempreché l'anima seguita allora a disporsi con nuovi atti di virtù;
insegnando il Concilio di Firenze nel Decreto di Eugenio IV agli Armeni, che il
SS. Sacramento opera nell'anima gli stessi effetti che 'l cibo terreno, il
quale entrato nel corpo seguita ad operare secondo la di lui20 miglior
disposizione.21
Perciò l'anime sante
procurano di trattenersi all'orazione quanto più possono dopo la comunione. Il
V. P. M. Avila dopo la comunione anche nelle sue missioni almeno si tratteneva
due ore in orazione.22 Il P. Baldassarre Alvarez diceva doversi fare
gran conto del tempo dopo la comunione, immaginando di udire dalla bocca stessa
di Gesù Cristo le parole che disse a' discepoli: Me autem non semper habetis.23
Non è bene poi subito dopo
la comunione cominciare a leggere, come fanno alcuni: meglio è impiegare allora
almeno qualche poco di tempo in fare santi affetti ed in parlare da
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per voi con Gesù che allora sta dentro di voi, replicando almeno
qualche affetto o preghiera affettuosa, l'istessa più volte. Gesù Cristo per
tre volte nell'orto replicò la stessa preghiera: Et oravit tertio, eundem sermonem dicens (Matth. XXVI, [44]).
In affetti dunque e
preghiere dee trattenersi l'anima con Gesù dopo la comunione; dovendosi sapere
che gli atti nell'orazione dopo la comunione hanno altro valore e merito avanti
a Dio che fatti in altro tempo: perché stando l'anima unita con Gesù, quegli
atti vengono allora avvalorati dalla presenza di Gesù.
Di più dee intendersi che
Gesù Cristo dopo la comunione sta più disposto a far grazie. Dice S. Teresa che
Gesù dopo la comunione si pone nell'anima come in trono di grazia e le
dice:24 Quid vis ut tibi faciam?25
Come dicesse: Anima, io son venuto apposta per farti grazie; cercami26
quel che vuoi e quanto vuoi e sarai contentata.
Oh che tesori di grazie
riceverai, anima divota, se seguiterai a trattenerti con Gesù dopo la comunione
almeno per un'ora o mezz'ora almeno! E perciò potrai leggere i seguenti atti
che qui ti soggiungo. Avvertendo che anche finita l'orazione dovrai nel giorno
che ti comunichi seguitare cogli affetti e preghiere a mantenerti unita con
Gesù ch'hai ricevuto.
19 SUAREZ, De Sacramentis, pars 1, Disputatio 63,
Sectio 7, Dico 3. Opera, Venetiis, 1747, vol.
18, pag. 660, col. 1. - CAIETANUS, In qu. 79 (3ae partis), art. 1, Commentaria. - Gregorius de VALENTIA, Commentarii Theologici, IV, Disputatio 6, quaestio 7, punctum 1.
Venetiis, 1608, col. 1021. - Io. de LUGO, Disputationes scholasticae et morales (III), De Eucharistia, Disputatio 12, sectio 2, n. 46 et seq. Lugduni,
1636, pag. 414 (col. 2) - 418 (col. 1).
20 Prima del 1758: la sua.
21 «Huius
Sacramenti effectus, quem in anima operatur digne sumentis, est adunatio
hominis ad Christum. Et quia per gratiam homo Christo incorporatur et membris
eius unitur, consequens est quod per hoc Sacramentum in sumentibus digne gratia
augeatur, omnemque effectum, quem materialis cibus et potus quoad vitam agunt
corporalem, sustentando, augendo, reparando et delectando, Sacramentum hoc
quoad vitam operatur spiritualem, in quo, ut inquit Urbanus Papa, gratam
Salvatoris nostri recensemus memoriam, a malo retrahimur, confortamur in bono,
et ad virtutum et gratiarum proficimus incrementum». EUGENIUS IV (in Conc.
Florentin.), Const. Exultate Deo, 22
nov. 1439. Codicis Iuris Canonici Fontes,
I, Romae, 1923, n. 52, § 12, pag. 75. - Mansi,
SS. Conciliorum... Collectio,
tom. XXXI, col. 1057.
22 «Cum ipse
familiariter hac ipsa de re cum illo agerem, affirmabat (Magister Ioannes
Avila) quibus concionaretur diebus se, tot vallatum negotiis, duas quotidie
horas mane orationi tribuere,
totidemque sub noctem idque somni iactura». LUDOVICUS GRANATENSIS, Vita Magistri Ioannis Avilae, lib. 2.
Opera, III, Coloniae Agrippinae, 1626, pag. 835. - «Finendo di dir messa, si
raccoglieva nel suo oratorio o gabinetto a render lunghe azioni di grazia».
MUGNOS, Vita, lib. 3, cap. 15. -
«Recitava le sue ore; dipoi dava principio alla sua orazione, la quale durava
due ore buone: e ciò faceva quando predicava e quando stava affaccendato di
negozi.... Quando lo molestavano le infermità e non poteva tanto predicare,
prolungava molto più il tempo dell'orazione... Diceva la messa così lunga e
così divota come vedremo... Rendeva le grazie almeno per un'ora. Dipoi recitava
quelle ore che gli rimanevano, sempre con gran divozione e pause. Leggeva poi
qualche cosa divota». La stessa opera, lib.
1, cap. 22.
23 Matth. XXVI, 11. - «Esortava i
sacerdoti, e gli altri fedeli che si comunicavano, che non perdessero sì belle
occasioni di arricchirsi e di perfezionarsi: immaginando che loro dicea il
Signore: «Me autem non semper habebitis. Affrettatevi
a contrattar meco, perch'io non debbo soggiornar sempre con voi». Ven. Lodovico DA PONTE, Vita, cap. 6, § 2. Roma, 1692, pag.
59.
24 Prima del 1758: e dice all'anima.
25 Quid tibi vis faciam? Marc. X, 51. -
«Pues si cuando andaba en el mundo, de sólo tocar sus ropas
sanaba los enfermos, ¿qué hay que dudar que hará milagros estando tan dentro de
mí, si tenemos fe, y nos dará lo que le pidiéremos, pues está en nuestra casa?»
S.
TERESA, Camino de perfección, cap.
34. Obras, III, Burgos, 1916, pag. 164.
26 Venezia, 1758: chiedimi.
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