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S. Alfonso Maria de Liguori
Disc. fam. ad una fanciulla che prende l'abito

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Testo


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Divota donzella, di questa giornata in cui avete la sorte di sposarvi con Gesù Cristo, dovete avere una continua memoria per ringraziarlo sempre di un favor così grande. Non pensate che Gesù Cristo abbia da restarvi obbligato, perché voi lasciate il mondo per suo amore: voi dovete conservargli, per la grazia ch'egli vi fa di chiamarvi a lasciare il mondo, una obbligazione eterna.

 

Voi oggi lasciate il mondo: credete forse di lasciare qualche gran cosa? Che cosa mai è questo mondo? terra di spine, di lagrime e di dolori. Promette gran cose il mondo a' suoi seguaci; spassi, contenti e pace: ma tutto poi si riduce ad inganni, amarezze e vanità. Le stesse ricchezze, onori e spassi mondani diventano in fine pena e lutto: Extrema gaudii luctus occupat. E Dio faccia che per tanti accecati che amano il mondo questo lutto non diventi eterno; poiché in mezzo al mondo i pericoli sono molti, sono grandi e sono inevitabili, di perdere l'anima, il paradiso e Dio.

 

Povere quelle fanciulle che, ingannate dalle false promesse del mondo, lasciano Gesù Cristo e vanno al secolo! Sperano di trovare ivi piaceri e contenti, ma povere! dico, perché poi non vi trovano, come la sperienza il fa vedere, altro che fiele e spine. La subordinazione a' mariti, la cura de' figli e servi, i rispetti umani, i bisogni della famiglia e le soggezioni, alle quali è sottoposta ogni donna che vive nel secolo, compongono una tempesta sì piena di angustie, di timori e disgusti che rende la vita, per dir così, un continuo martirio.

 

Dimandate, domandate a tutte le maritate, se ne trovate una contenta. Io per me quante ne ho dimandate, tutte le ho trovate scontente e piene di guai. All'incontro dimandate a quelle monache che han lasciato il mondo per Dio e non vogliono altro che Dio, se vivono contente del loro stato; e vi risponderanno che ringraziano sempre il Signore di averle ritirate dal mondo. Troppo è vero quel che cantò il cardinal Petrucci, che le delizie di coloro che amano il mondo Han sembianza di gioie e son tormenti: all'incontro le pene di coloro che amano Dio Han sembianza di pene e son contenti.

 

E ciò avviene in quanto alla vita presente: in quanto poi alla vita eterna quale sarà la sorte di quelle donzelle che hanno lasciato il mondo e di quelle che son restate nel mondo? Dicono quelle che amano il mondo: E che? forse nel mondo ancora non ci possiamo far sante? Sante? Udite, figliuola mia, acciocché il demonio non v'inquieti nell'avvenire: per farsi una santa non basta dirlo né basta desiderarlo, ma bisogna pigliarne i mezzi. Vi bisogna l'orazione mentale di ogni giorno; poiché difficilmente


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ama Dio chi spesso non pensa a Dio. Vi bisogna la frequenza dei sacramenti, per li quali Iddio si comunica alle anime. Vi bisogna un totale distacco da tutti gli affetti e vanità terrene. Ma, parlando in pratica, quanta orazione mentale può fare una madre di famiglia, che tiene la testa piena di sollecitudini per i figli, per i servi e per tutte le necessità della casa? Appena avrà libertà e tempo di dire il rosario. Come può frequentare i sacramenti, se appena le è permesso nella festa di andare alla chiesa a sentire la messa? Come poi può vivere staccata dagli affetti del mondo, se vive in mezzo al mondo? Dunque, dirà taluno, una maritata non può farsi santa? tante maritate ben leggiamo che si son fatte sante. Sì signore, concedo che anche una maritata in mezzo al mondo può farsi santa, purché procuri, per quanto le è permesso, di praticare gli esercizj divoti di sopra nominati; ma sovra tutto le bisogna provvedersi di una gran pazienza, poiché si ha da far santa con grande stento e fatica: io dico che tutte le maritate sante, ancorché sian dame, principesse, regine, han da essere martiri di pazienza.

 

All'incontro una religiosa che lascia il mondo e si dà a Dio, quanti aiuti e comodi trova nel monastero per fare una vita ordinata e santa! Se ella non facesse altro che quel poco che ordina la regola e che pratica la comunità, la meditazione ogni giorno, la comunione più volte la settimana, la messa ogni mattina, il sentire spesso la parola di Dio, oltre gli esercizj spirituali che dee fare ogni anno per otto giorni e tante altre divozioni che si praticano nel monastero, ciò solo basterà a farla santa. Ascoltate, figliuola mia: quando il demonio vi tenterà circa la vocazione allo stato religioso che prendete, ricordatevi di questo sentimento che ora vi dico: sappiate che nel secolo sono rare quelle che si salvano, ma ne' monasteri sono rare, anzi rarissime quelle monache che si dannano.

 

In somma, se voi foste rimasta nel mondo, quale altro sposo più grande potevate sperare che un cavaliere, un titolato, un monarca di qualche regno? Ma ora prendete per isposo il re del cielo e di tutti i regni della terra. Quante vergini sante hanno rinunziate le nozze de' primi signori della terra per essere spose di Gesù Cristo! La b. Agnese rifiutò lo sposalizio con Ferdinando II. imperatore e si chiuse in un monastero. Altre vergini sante hanno eletto di perder prima la vita che lasciar d'essere spose di Gesù Cristo: s. Agnese era desiderata da molti signori romani, ma ella si contentò che le fosse tagliata la testa prima che cambiar Gesù Cristo. S. Domitilla rinunziò di essere sposa di un gran signore, il conte Aureliano, e perciò morì martire bruciata viva. A s. Susanna furono offerte le nozze dell'imperator Massimino; ma ella per tenersi fedele a Gesù Cristo elesse più presto di perder la vita per mano d'un carnefice e morì martire.

 

Lasciate, figliuola mia, lasciate a quelle giovani che amano il mondo tutti i loro spassi, vanità, belle vesti, commedie, banchetti e festini, e godetevi voi Gesù Cristo. Egli nella vostra cella vi terrà più contenta che tutti i piaceri, le pompe e le ricchezze che possedono le regine della terra. Ivi nella vostra solitaria cella goderete un paradiso ed una continua pace.


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Se amate Gesù Cristo, amerete la solitudine che troverete nella vostra cella. In essa il vostro crocifisso sposo vi parlerà familiarmente al cuore; da quella croce vi manderà raggi di luce alla mente e saette infiammate di santo amore al cuore. E voi all'incontro da sola a solo nella vostra cella gli paleserete l'affetto che gli portate, gli farete continuamente offerte di voi stessa e di tutte le cose vostre; gli cercherete le grazie che vi bisognano; gli comunicherete le vostre angustie, i timori che vi affliggono; ed egli vi consolerà. Non dubitate che lo sposo divino vi consolerà sempre in vita e maggiormente poi vi consolerà in morte, allorché non vi avverrà di dover morire in una casa secolare, circondata da' figli, parenti, servi ed amici, de' quali niuno vi dirà una parola in bene dell'anima vostra; ma avrete la felicità di morire nella casa di Dio e circondata dalle vostre sante sorelle del monastero, che tutte vi conforteranno con santi discorsi e vi animeranno a comparir piena di confidenza davanti il vostro amante sposo, che vi verrà incontro colla corona in mano per farvi regina del suo beato regno, in premio dell'amore che gli avete portato.

 

Ho detto che le religiose che si son date tutte a Dio godono una continua pace; ciò s'intende di quella pace che può godersi in questa terra, che si chiama valle di lagrime. In cielo Dio ci prepara la pace perfetta e piena, esente da ogni travaglio. Questa terra all'incontro è luogo per noi di meriti; e perciò è luogo di patimenti, ove col patire si acquistano i gaudj del paradiso.

 

Tanto più che lo sposo che voi, donzella, questa mattina vi prendete, sebbene è il più nobile, il più ricco, il più grande che potete avere, nondimeno si chiama ed è sposo di sangue: Sponsus sanguinum mihi es. Sposo di sangue, il quale ha sparso tutto il sangue a forza di flagelli, di spine e di chiodi, per così salvare l'anima vostra e di tutti gli uomini. Ecco ch'egli vi va innanzi l'amante Gesù e vi chiama a seguirlo da sposa. Miratelo dunque come va: non va coronato di fiori, ma di spine; non va vestito di oro e di gemme, ma di sangue e di piaghe: guardate poi il trono regale ove giace, il quale non è che una dura croce, dove agonizza e dove in un mar di dolori e di ignominie muore per vostro amore.

 

Udite come v'invita a seguirlo, e quel che avete da fare, se volete seguirlo: Si quis vult venire post me, abneget semetipsum, tollat crucem suam et sequatur me. La prima cosa che vi domanda è che neghiate voi stessa: abneget semetipsum. Vuole in somma per la prima cosa che vi stacchiate coll'affetto da tutte le creature. Egli lo sposo vostro non sarà mai di voi tutto contento, se non vi vede tutta sua. E voi, per esser tutta sua, dovete spogliarvi di tutti gli affetti terreni, di vanità, di robe, di parenti, di stima propria e di propria volontà. Sovra tutto bisogna che guardiate il vostro cuore, a non farvi entrare l'affetto di qualche persona. Quando alcuna creatura vuol rubare a Gesù Cristo parte dell'amore che voi gli dovete e che egli vuol tutto per sé, rispondetele colle parole di s. Agnese: Discede a me, pabulum mortis; ab alio amatore praeventa sum. Partiti da me, cibo di morte; Gesù, mio Dio e sposo, è stato il


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primo ad amarmi e si ha guadagnato tutto il mio cuore; partiti, va via, perché nel mio cuore non v'è luogo per te. E specialmente, figliuola mia, vi serva per memoria di questo mio avvertimento quel che voi direte nel prendere il sacro velo che vi sarà dato, nel quale vien significata la cura che dovete avere di nascondervi agli occhi del mondo, acciocché non ammettiate in questa terra altro amore ed altro amante fuori di Gesù Cristo; e quindi direte: Posuit signum in faciem meam, ut nullum, praeter eum, amatorem admittam.

 

Perciò voi questa mattina mutate abito e nome: mutate abito, lasciate le vesti del mondo e prendete quella della religione, affinché vi dimentichiate affatto del mondo e di tutte le vanità mondane. Mutate ancora nome, acciocché il mondo si dimentichi di voi, e voi, come morta al mondo, ne siate talmente separata che ognuno consideri la vostra persona, come non vi fosse più nel mondo.

 

La seconda cosa che vuole da voi Gesù Cristo è che portiate con rassegnazione la vostra croce che vi tocca a portare: Tollat crucem suam. La vostra croce sarà l'osservanza delle regole del monastero e dell'ubbidienza a' voleri della superiora; una monaca che non ubbidisce perfettamente alle regole della comunità ed a' comandi delle prelate è impossibile che sia buona religiosa. La vostra croce anche sarà il soffrire con mansuetudine tutte le cose contrarie che vi occorreranno e tutte le mortificazioni ed umiliazioni che vi saran date; chi sdegna le umiliazioni dà segno che non è umile, e chi non è umile non si fa santa e sta in gran pericolo di dannarsi. In somma non si va in paradiso per altra via che quella della croce e della pazienza in portarla; e Dio per quelle anime che vuole sante ben trova in ogni luogo la croce che le affligga e le renda sue vere spose.

 

Vi prego poi, per quando avrete preso il santo abito, a rinnovare ogni giorno la promessa che avete fatta a Gesù Cristo di esserle fedele. L'amore e la fedeltà sono i pregi primarj di una sposa. A questo fine sappiate che poi vi sarà dato l'anello, in segno della fedeltà che dovete osservare del vostro amore che avete promesso a Gesù Cristo. Ma per esser fedele non vi fidate della vostra promessa; è necessario che sempre preghiate Gesù Cristo e la sua santa Madre che vi ottengano la santa perseveranza; e procurate di avere una gran confidenza nell'intercessione di Maria che si chiama la madre della perseveranza. E quando vi sentiste raffreddata nel divino amore e tirata ad amare qualche oggetto che non è Dio, ricordatevi di quest'altro mio avvertimento; allora, acciocché non vi abbandoniate alla tepidezza o all'affetto delle cose terrene, dite così a voi stessa: E perché mai ho lasciato il mondo, la mia casa ed i miei parenti? forse per dannarmi? Questo pensiero rinvigoriva s. Bernardo, quando sentivasi raffreddato, a ripigliare la via della perfezione: Bernarde, ad quid venisti? Bernardo, dicea, perché hai lasciato il mondo e sei venuto al monastero? per farti santo? ed ora perché non attendi a farti santo? E così egli visse e morì da santo. Così facendo ancor voi, figliuola mia, spero di vedervi santa e, fra tante verginelle che regnano in cielo, mirare ancor voi fatta regina di quel regno beato. Ma bisogna ch'io


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termini di parlare, mentre mel comanda il vostro sposo, che ha premura di vedervi presto entrata nella sua casa. Ecco, mirate da qui con quanto giubilo vi aspetta e uditelo con quanto affetto vi chiama, acciocché presto entriate in questo suo palagio regale, quale appunto è questo monastero. Andate dunque ed entrate allegramente, mentre l'accoglienza che stamattina vi sarà fatta dal vostro sposo, nel ricevervi in questa sua casa, vi è come una caparra dell'accoglienza ch'egli vi farà in vostra morte quando vi riceverà nel suo regno del paradiso.

Viva Gesù nostro amore e Maria nostra speranza.




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