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S. Alfonso Maria de Liguori Avvertim. per la lingua toscana IntraText CT - Lettura del testo |
Capo IX - DEL DIVIDERE LE SILLABE
Circa la lingua latina si dà la regola che ogni volta che si ritrovano parole, le quali in principio abbiano unite tali consonanti, così debbono congiungersi in mezzo; onde in latino dobbiamo dividere le seguenti parole:
he-bdomada, perché si dice bdellium;
do-ctus, perché si dice Ctesiphon;
a-gnus gnatus;
scri-psi psittacus;
a-ptus Ptolemeus;
pi-scis scamnum;
o-mnis Mnemosine;
co-smus smaragdus;
pa-stor sto.
Se n'eccettuano tutte le parole composte, come ab-sum, quamob-rem, abs-trusus, dis-cors, in-ers, et-enim, et-iam, ob-litus, dis-cutio, sus-cipio, sus-tineo, dis-tinguo, vel-ut, ec. Così pure d'ogni altro composto, come juris-consultus, alter-uter, neg-otium, ec.
Circa poi la lingua toscana le parole composte anche si dividono dalla preposizione, v. gr. in-abile, pos-posto, tras-ferire e simili. I dittonghi neppure si dividono, onde si scrive cau-sa, ae-re, pia-no, lai-da e simili.
Quando poi la stessa lettera si raddoppia, si divide sempre l'una dall'altra, v. gr. deb-bia, ap-presso, ec.; ma quando le lettere son differenti si scrive ri-spondere, di-stinto, i-stanco, o-gni.
Si noti che in toscano de' due ii se ne fa uno lungo: operarj, savj, necessarj; ma in singolare si dice necessarissimo, non necessarjssimo; savissimo, non savjssimo o saviissimo.