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S. Alfonso Maria de Liguori Glorie di Maria IntraText CT - Lettura del testo |
§ 3. – Dulcedo - Maria rende dolce la morte a' suoi divoti.
Omni tempore diligit qui amicus est, et frater in angustiis comprobatur (Prov. XVII, [17]). I veri amici e i veri parenti non si conoscono in tempo di prosperità, ma in tempo di angustie e di miserie. - Gli amici del mondo non lasciano l'amico allorché sta in prosperità; ma se mai quegli cade in qualche disgrazia, e singolarmente se viene a morte, subito gli amici l'abbandonano. Non fa così Maria co' suoi divoti. Nelle loro angustie, e specialmente nelle angustie della morte,
che son le maggiori che possono aversi sulla terra, ella la buona Signora e Madre, non sa abbandonare i suoi servi fedeli; ed ella conform'è la nostra vita nel tempo del nostro esilio, così si rende anche la nostra dolcezza nel tempo della nostra morte, con ottenerci una morte dolce e beata. Poiché sin da quel giorno, in cui Maria ebbe la sorte e 'l dolore insieme di assistere alla morte di Gesù suo figlio, che fu il capo de' predestinati, acquistò la grazia di assistere a tutti i predestinati nella loro morte. Perciò la S. Chiesa ci fa pregare la B. Vergine ch'ella specialmente ci soccorra nell'ora della morte: Ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae.
Troppo sono grandi le angustie de' poveri moribondi, sì per lo rimorso de' peccati commessi, sì per l'orrore del vicino giudizio, sì per l'incertezza della salute eterna. Allora specialmente s'arma l'inferno e si affatica con tutte le sue forze per guadagnare quell'anima che passa all'eternità, sapendo che poco tempo gli resta di guadagnarla, e che se allora la perde, l'ha perduta per sempre: Descendit diabolus ad vos, habens iram magnam, sciens quod modicum tempus habet (Apoc. XII, 12). E perciò il demonio, solito a tentarla in vita, non si contenta di essere solo a tentarla in morte, ma chiama compagni ad aiutarlo: Implebuntur domus eorum draconibus (Is. XIII, 21).1 Quando sta alcuno per morire, s'empie la di lui casa di demoni, che si uniscono a suo danno per farlo perdere.
Narrasi di S. Andrea Avellino che nel tempo di sua morte vennero dieci mila demoni a tentarlo. E leggesi nella sua Vita che a tempo della sua agonia ebbe un combattimento così fiero coll'inferno, che fece tremare tutti i suoi buoni religiosi che l'assistevano. Videro che al santo se gli gonfiò per l'agitazione la faccia, in modo che divenne tutta nera; videro che tutte le membra tremavano e si dibattevano, gli occhi mandavano un fiume di lagrime, il capo dava scosse violente: segni tutti dell'orribil battaglia che soffriva dall'inferno. Tutti piangevano per compassione, raddoppiavano le orazioni, e insieme tremavano per lo spavento, vedendo che così moriva un santo. Si consolavano però in vedere che il santo spesso girava
gli occhi come cercando aiuto ad una divota immagine di Maria: ricordandosi che il medesimo più volte avea detto in vita che nell'ora di sua morte Maria avea da essere il suo rifugio. Piacque finalmente a Dio che terminasse il contrasto con una gloriosa vittoria; poiché, cessati i dibattimenti del corpo, sgonfiato e tornato al primiero colore il volto, videro che 'l santo tenendo tranquillamente gli occhi fissi a quella immagine, fatto un divoto inchino a Maria - la quale si crede che allora gli comparisse - come in atto di ringraziarla, spirò placidamente in braccio a Maria l'anima benedetta in un'aria di paradiso. E nello stesso tempo una religiosa cappuccina agonizzante si voltò alle monache che l'assistevano, e disse: Dite l'Ave Maria, perché ora è morto un santo.2
Ah che alla presenza della regina fuggono i ribelli. Se nell'ora della morte avremo Maria dalla parte nostra, che timore potremo avere di tutti i nemici dell'inferno? Davide paventando le angustie di sua morte, si confortava colla confidenza nella morte del futuro Redentore, e nell'intercessione della Vergine Madre: Et si ambulavero in medio umbrae mortis... Virga tua et baculus tuus ipsa me consolata sunt (Ps. XXII, 4). Spiega Ugon cardinale per lo bacolo il baston della croce, e per la verga l'intercessione di Maria, che fu la verga preconizzata da Isaia: Egredietur virga de radice Iesse, et flos de radice eius ascendet (Is. XI, [1]).3 Questa divina Madre, dice S. Pier Damiano, è quella potente verga, con cui restano vinte le violenze de' nemici infernali: Haec est illa virga, qua retunduntur impetus adversantium daemonum (Serm. de Ass. B.V.).4 Onde ci anima S. Antonino dicendo: Si Maria pro nobis,
quis contra nos?5 - Il P. Manuello Padial della Compagnia di Gesù stando in punto di morte, gli apparve Maria, che gli disse per confortarlo: Ecco finalmente è giunta l'ora, che gli angeli congratulandosi teco ti dicono: O felici travagli, o mortificazioni ben pagate! Ed indi fu veduto un esercito di demoni, che fuggivano disperati, gridando: Ahi che nulla possiamo, perché quella ch'è senza macchia, il difende (Patrign., Menol., alli 28 april.).6 Similmente il padre Gaspare Hayevod fu assalito in morte da' demoni con una gran tentazione di fede. Egli subito si raccomandò alla SS. Vergine, e poi fu inteso esclamare: Vi ringrazio, Maria, che siete venuta in mio aiuto (V. Patr., Men., etc.).7
Dice S. Bonaventura che Maria, in difesa de' suoi servi moribondi, manda il principe S. Michele con tutti gli angeli, affinché vadano subito a difenderli dalle infestazioni de' demoni, ed a prendere le anime di tutti coloro che specialmente si son di continuo a lei raccomandati: Michael dux et princeps militiae caelestis, cum omnibus administratoriis spiritibus, tuis, Virgo, paret praeceptis, in defendendis et suscipiendis de corpore animabus fidelium, specialiter tibi, Domina, die ac nocte se commendantium (S. Bon., in Spec. B.V., c. 3).8
Allorché un uomo esce da questa vita, dice Isaia che si sconvolge l'inferno e manda i demoni più terribili a tentare quell'anima prima di lasciar il corpo, e poi ad accusarla allorché
dee quella essere presentata al tribunale di Gesù Cristo per esser giudicata: Infernus subter te conturbatus est in occursum adventus tui, suscitabit tibi gigantes (Is. XIV).9 Ma dice Riccardo che i demoni, quando quell'anima è difesa da Maria, essi non avranno ardire neppure di accusarla, sapendo che dal Giudice non è stata mai condannata, né mai sarà condannata un'anima patrocinata dalla sua gran Madre: Quis apud iudicem accusare audeat, cui viderit Matrem patrocinantem? (Ricc., ap. Pep., to. 5, lez. 244).10 Scrisse S. Girolamo alla vergine Eustochio (Epist. 2) che Maria non solo soccorre i suoi cari servi nella loro morte, ma di più lor viene ad incontro nel passaggio all'altra vita, per animarli, e per accompagnarli al divin tribunale: Morientibus Beata Virgo non tantum succurrit, sed etiam occurrit.11 E ciò è conforme a quel che la B. Vergine disse a S. Brigida, parlando de' suoi divoti, allorché si trovano in punto di morte: Tunc ego carissima eorum domina et mater occurram eis in morte, ut ipsi consolationem et refrigerium habeant (Rev., l. I, c. 29).12 Aggiunge S. Vincenzo Ferreri: Beata Virgo animas morientium suscipit (Serm. de Ass.).13 L'amorosa reina riceve nel suo manto le loro
anime, ed ella stessa così le presenta al giudice suo Figlio, e così certamente ottiene loro la salute. - Così appunto avvenne a Carlo figlio di S. Brigida (Lib. VII, Rev., cap. 13), il quale essendo morto nel mestiere pericoloso di soldato, e lontano dalla madre, temeva la santa della sua salute; ma la B. Vergine le rivelò che Carlo era salvo per l'amore che aveva a lei portato, ond'ella stessa l'aveva assistito in morte, e gli aveva suggeriti gli Atti Cristiani necessari a farsi in quel punto. Vide nello stesso tempo la santa Gesù in trono, e che il demonio portò due accuse contro la SS. Vergine: la prima, che Maria gli avea impedito di tentare Carlo in punto di sua morte: la seconda, che Maria aveva ella stessa presentata al giudizio l'anima di Carlo, e così l'avea salvata, senza dargli luogo neppure di esporre le sue ragioni, con cui egli pretendeva che quella fosse sua. Vide indi che 'l Giudice lo scacciò, e che l'anima di Carlo fu portata in cielo.14
Vincula eius alligatura salutaris: in novissimis invenies requiem in ea (Eccli. VI).15 Oh beato te, fratello, se in morte
ti troverai legato dalle dolci catene dell'amore alla Madre di Dio! Queste catene son catene di salute, che t'assicureranno della tua salute eterna, e ti faran godere nella morte quella beata pace, che sarà principio della tua pace e del riposo eterno. - Riferisce il P. Binetti nel suo libro delle Perfez. di N.S., al c. 31, che avendo egli assistito alla morte d'un gran divoto di Maria, intese da lui prima di spirare queste parole: O padre mio, se sapeste qual contento io sento, per aver servito alla SS. Madre di Dio! Io non saprei spiegare l'allegrezza che sento in questo punto.16 Il P. Suarez per essere stato molto divoto di Maria - onde diceva che avrebbe cambiata tutta la sua scienza per lo merito d'una sola Ave Maria17 - morì con tanta allegrezza, che dicea morendo: Non putabam tam dulce esse mori. Che non mai avrebbe immaginato, se allor non l'avesse provato, che potesse essergli così dolce la morte.18 Lo stesso contento ed allegrezza senza dubbio sentirete ancor voi, divoto lettore, se in punto di morte vi ricorderete di avere amata questa buona Madre, la quale non sa non esser fedele co' suoi figli, che sono stati fedeli in servirla e in ossequiarla colle visite, co' rosari, co' digiuni, e più collo spesso ringraziarla,
lodarla e spesso raccomandarsi al suo potente patrocinio.
Né v'impedirà questa consolazione l'essere stato un tempo peccatore, se da ogg'in poi attenderete a vivere bene, ed a servire questa gratissima e benignissima Signora. Ella, nelle vostre angustie e nelle tentazioni che vi darà il demonio per farvi disperare, vi conforterà sino a venire ella stessa ad assistervi nella vostra morte. - Marino fratello di S. Pietro Damiani - come narra lo stesso santo (Opusc. 33, c. 4) - trovandosi d'avere offeso Dio, un giorno se ne andò avanti ad un altare di Maria a dedicarsi per suo schiavo, ponendosi la sua cinta al collo in segno della sua schiavitù, e così le disse: Signora mia, specchio di purità, io povero peccatore ho offeso Dio e voi, violando la castità: altro rimedio non ho, che offerirmi per vostro schiavo: eccomi, a voi mi dedico oggi per servo: ricevete voi questo ribelle, non mi sdegnate. Indi lasciò sulla predella dell'altare certa somma di danaro, promettendo di pagarla ogni anno, in segno di tributo della sua servitù a Maria. In capo a qualche tempo Marino venne a morte; ma prima di morire, una mattina fu udito dire: Alzatevi, alzatevi, fate riverenza alla mia Signora. E poi: E che grazia è questa, o Regina del cielo, che voi vi degnate di visitare questo povero servo? Beneditemi, Signora, e non permettete che io mi perda, dopo che mi avete onorato della vostra presenza. In questo venne Pietro suo fratello. Egli li raccontò la venuta di Maria, e che l'avea benedetto, lamentandosi che quelli che l'assistevano non si erano levati da sedere alla presenza di Maria; e poco dopo placidamente se ne passò al Signore.19 Tale ancor sarà la vostra morte, lettor mio, se sarete fedele a Maria, ancorché per lo passato vi troviate avere offeso Dio: ella vi farà fare una morte dolce e contenta.
E se mai allora voi troppo vi spaventerete, e mancherete di confidenza a vista de' peccati fatti, ella verrà ad animarvi, come venne ad Adolfo conte d'Alsazia, il quale avendo lasciato il mondo, ed essendosi fatto religioso di S. Francesco,
come si narra nelle Croniche, fu gran divoto della Madre di Dio. Ridotto al fine de' suoi giorni, e venendogli allora avanti la vita menata nel secolo, il governo de' vassalli, il rigore del divino giudizio, cominciò a temere la morte, per dubbio della sua eterna salute. Ecco allora Maria - che non dorme nelle angustie de' suoi divoti - la quale accompagnata da molti santi si fe' presente al moribondo, e rincorandolo gli disse queste tenere parole: Adulphe mi carissime, mori cur times, meus cum sis? Adolfo mio carissimo, tu sei mio, a me ti sei dato, ed ora perché tanto temi la morte? A tali parole il servo di Maria tutto si sollevò, sparì ogni timore, ed egli con gran pace e contento se ne morì.20
Animiamoci ancora noi, benché peccatori, ed abbiamo questa confidenza, che Maria verrà ad assisterci in morte e consolarci colla sua presenza, se noi la serviamo con amore nella vita che ci resta su questa terra. La nostra regina, parlando un giorno a S. Metilde, promise ch'ella sarebbe venuta ad assistere in morte a tutti i suoi divoti, che fedelmente l'avessero servita in vita: Ego omnibus qui mihi pie deserviunt, volo in morte fidelissime tamquam mater piissima adesse eosque consolari ac protegere (Ap. Blos., p. II, Concl. an. fid., cap. 12).21 Oh Dio, qual consolazione sarà in quell'ultimo tempo
della nostra vita, in cui tra breve dovrà trattarsi la causa della nostra vita eterna, vederci vicina la regina del cielo, che ci assista e ci consoli con prometterci la sua protezione!
Di questi esempi dell'assistenza di Maria a' suoi servi moribondi, oltre i già narrati, ve ne sono innumerabili registrati ne' libri. Questo favore fu fatto a S. Chiara, a S. Felice cappuccino, alla B. Chiara di Montefalco, a S. Teresa, a S. Pietro d'Alcantara;22 ma per comun consolazione diciamone questi altri pochi. Narra il P. Crasset (Div. alla Verg., to. I, tr. I, qu. 11) che S. Maria Ognacense vide la B. Vergine al capezzale di una divota vedova di Villembroe, la quale patendo un grande ardore per la febbre, Maria SS. le stava accanto consolandola, e con un ventaglio la rinfrescava.23 - S. Giovanni di Dio stando in morte aspettava la visita di Maria, di cui era molto divoto; ma non vedendola comparire ne stava afflitto, e forse anche se ne lagnava. Ecco, quando fu tempo, le apparve la divina Madre, e quasi riprendendolo della sua poca confidenza gli disse queste tenere parole, che servono ad animare tutti i servi di Maria: Ioannes, non est meum, in hac hora meos devotos derelinquere. Come gli dicesse: Giovanni mio, e che pensavi? Ch'io ti avessi abbandonato? E non lo sai ch'io non so abbandonare nell'ora della morte i divoti miei? Non son venuta prima, perché non era ancora venuto il tempo: ora che è giunto, eccomi son venuta a prenderti, andiamocene al paradiso. E poco dopo il santo spirò, volando al
cielo a ringraziare per sempre la sua amantissima24 Regina (Bolland., 8 martii).25
Esempio.
Ma terminiamo il discorso con quest'altro esempio, in cui si scorge dove arriva la tenerezza, che ha questa buona Madre co' figli suoi in tempo della loro morte.
Stava il parroco d'un paese assistendo alla morte un certo ricco, che moriva in una casa addobbata ed assistito da servi, da parenti, da amici; ma vedeva i diavoli in forma di cani, che stavano per prendersi l'anima di lui, come infatti se la presero, poiché morì in peccato.
Or tra questo mentre, fu mandato a chiamare il parroco da una povera donna, che stando in fine di vita desiderava i santi sacramenti. Il parroco, non potendo lasciar di assistere quell'anima bisognosa del ricco, vi mandò un altro sacerdote, il quale prese la pisside col SS. Sagramento e andò.
Ecco arriva alla stanza di quella buona donna, e non vi vede servi, non corteggi, non mobili preziosi, perché l'inferma era povera, e forse stava sopra un poco di paglia. Ma che vede? vede in quella stanza una gran luce, e mira che vicino al letto della moribonda vi era la Madre di Dio Maria, che la stava consolando, e con un pannolino in mano le stava asciugando il sudore della morte. Il sacerdote, vedendo ivi Maria, non avev'animo d'entrare, ma la Vergine le fece segno ch'entrasse. Entra il sacerdote, e Maria gli prende lo scabello, acciocché sieda e senta la confessione della sua serva; la quale si confessò, dopo si comunicò con molta divozione, e in fine in braccio a Maria spirò felicemente l'anima (Grisog., Mond. Mar., p. 2, d. 38).26
Preghiera.
O Madre mia dolcissima, quale sarà la morte di me povero peccatore? Io sin da ora, pensando a quel gran momento in cui dovrò spirare ed esser presentato al divin tribunale, e ricordandomi d'avermi io stesso scritta co' miei perversi consensi tante volte la sentenza di mia condanna, tremo, mi confondo e molto temo della mia salute eterna.
O Maria, nel sangue di Gesù e nella vostra intercessione stanno le speranze mie. Voi siete la reina del cielo, la signora dell'universo, basta dire siete la Madre di Dio: siete pur grande, ma la vostra grandezza non vi allontana, anzi ella stessa v'inclina ad avere più compassione delle nostre miserie. Gli amici del mondo allorché sono innalzati a qualche dignità, si allontanano, e sdegnano ancor di mirare i loro amici antichi, caduti in bassa fortuna. Il vostro nobile ed amoroso cuore non fa così; dove scorge maggiori miserie, ivi più s'impiega a sovvenire. Voi invocata subito ci soccorrete, anzi prevenite co' vostri favori le nostre preghiere. Voi ci consolate nelle nostre afflizioni, voi dissipate le tempeste, voi abbattete i nemici, voi in somma non lasciate occasione di procurare il nostro bene.
Sia sempre benedetta quella divina mano, che ha unito in voi tanta maestà e tanta tenerezza, tanta eminenza e tanto amore. Io ne ringrazio sempre il mio Signore e me ne rallegro con me stesso, poiché nella felicità di voi io ripongo la mia, ed ascrivo a sorte mia la sorte vostra.
O consolatrice degli afflitti, consolate un afflitto che a voi si raccomanda. Io mi sento affliggere da' rimorsi della coscienza aggravata da tanti peccati, sto incerto se gli ho pianti come
doveva: vedo tutte l'opere mie piene di fango e di difetti: l'inferno sta aspettando la mia morte per accusarmi: la divina giustizia offesa vuol essere soddisfatta. Madre mia, che ne sarà di me? Se voi non m'aiutate, io sono perduto. Che dite? volete aiutarmi?
O Vergine pietosa, consolatemi; ottenetemi un vero dolore de' miei peccati; ottenetemi forza di emendarmi e d'esser fedele a Dio in questa vita che mi resta. E quando poi mi troverò nell'ultime angustie della mia morte, o Maria speranza mia, non mi abbandonate; allora più che mai assistetemi e confortatemi a non disperarmi alla vista delle mie colpe, che mi opporrà il demonio.
Signora, perdonate il mio ardire, venite voi stessa allora a consolarmi colla vostra presenza. Questa grazia l'avete fatta a tanti; la voglio ancor io. Se il mio ardire è grande, maggiore è la vostra bontà, che va cercando i più miserabili per consolarli. In questa io confido. Sia vostra eterna gloria l'aver salvato dall'inferno un misero dannato e condottolo al vostro regno, dov'io spero poi di consolarmi stando sempre a' vostri piedi a ringraziarvi, a benedirvi ed amarvi in eterno. O Maria, v'aspetto, non mi fate restare sconsolato. Fiat, fiat; amen, amen.