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S. Alfonso Maria de Liguori Glorie di Maria IntraText CT - Lettura del testo |
§ 3. - Maria è la paciera de' peccatori con Dio.
La grazia di Dio è un tesoro troppo grande e troppo desiderabile da ogni anima. Egli è chiamato dallo Spirito Santo un tesoro infinito, poiché per mezzo della divina grazia noi siamo sollevati all'onore di esser fatti amici di Dio: Infinitus est thesaurus, quo qui usi sunt participes facti sunt amicitiae Dei (Sap. VII, 14).1 Ond'è che Gesù nostro Redentore e Dio non dubitò di chiamare suoi amici coloro che stanno in grazia: Vos amici mei estis (Io. XV, 14). - Oh peccato maledetto che scioglie questa bella amicizia! Peccata vestra diviserunt inter vos et Deum vestrum! (Is. LIX, 2),2 e che mettendo l'anima in odio a Dio, Odio sunt Deo impius et impietas eius (Sap. XIV, 9), la fa diventare da amica nemica del suo Signore! Che dee dunque fare un peccatore, che per sua disgrazia trovasi un tempo fatto nemico di Dio? Bisogna che ritrovi un mediatore, che gli
ottenga il perdono e gli faccia ricuperare la già perduta divina amicizia. Consolati, dice S. Bernardo, o miserabile che hai perduto Dio; egli stesso il tuo Signore ti ha dato il mediatore, e questi è il suo Figlio Gesù che può ottenerti quanto desideri: Iesum tibi dedit mediatorem; quid non apud Patrem talis Filius obtineat? (Serm. de aquaed.).3
Ma oh Dio, qui esclama il santo, e perché gli uomini hanno da stimar severo questo Salvator così pio, che per salvarci ha data la vita? perché han da credere terribile quello ch'è tutto amabile? Peccatori sconfidati, dice, che timore avete? se temete perché avete offeso Dio, sappiate che i peccati vostri Gesù gli ha affissi alla croce colle stesse sue mani squarciate, ed avendo per essi già soddisfatta la divina giustizia colla sua morte, gli ha già tolti dalle anime vostre. Ecco le sue belle parole: Severum imaginantur qui pius est; terribilem qui amabilis est. Quid timetis modicae fidei? peccata affixit cruci suis manibus.4 - Ma se mai, soggiunge il santo, tu temi di ricorrere a Gesù Cristo perché ti spaventa la sua divina Maestà, mentr'egli fatto uomo non ha lasciato d'essere Dio, vuoi un altro avvocato appresso questo mediatore? ricorri a Maria, poich'ella intercederà per te appresso il Figlio, che certamente l'esaudirà, e 'l Figlio intercederà appresso il Padre, che niente può negare a questo Figlio: Sed forsitan et in ipso Maiestatem vereare divinam, quod licet factus sit homo, manserit tamen Deus. Advocatum habere vis apud ipsum? recurre ad Mariam. Exaudiet Fiiium Pater.5 Indi conclude S. Bernardo: Filioli, haec peccatorum scala, haec maxima mea fiducia, haec tota ratio spei
meae (Cit. Serm. de aquaed.).6 Questa divina Madre, o miei figliuoli, è la scala de' peccatori, per cui essi ascendono di nuovo all'altezza della divina grazia; questa è la massima mia confidenza: questa è tutta la ragione della mia speranza.
Ecco come lo Spirito Santo ne' Sacri Cantici fa dire alla B. Vergine: Ego murus, et ubera mea sicut turris, ex quo facta sum coram eo quasi pacem reperiens (Cant. VIII, [10]). Io sono, dice Maria, la difesa di coloro che a me ricorrono, e la mia misericordia è a lor beneficio come una torre di rifugio; e perciò io sono stata costituita dal mio Signore la mezzana di pace tra i peccatori e Dio. Maria appunto, dice Ugon cardinale sul detto testo, è la gran paciera che ottiene da Dio e fa trovare la pace a' nemici, la salute a' perduti, il perdono a' peccatori, la misericordia a' disperati: Ipsa reperit pacem inimicis, salutem perditis, indulgentiam reis, misericordiam desperatis.7 E perciò fu ella chiamata dal suo divino Sposo bella come i padiglioni di Salomone: Formosa... sicut pelles Salomonis (Cant. I. 4). Ne' padiglioni di Davide non si trattava che di guerra, ma ne' padiglioni di Salomone si trattava solamente di pace. Facendoci con ciò intendere lo Spirito Santo che questa madre di misericordia non tratta di guerra e di vendetta contro de' peccatori, ma solo di pace e di perdono alle lor colpe.
Quindi fu Maria figurata nella colomba di Noè, la quale uscendo dall'arca portò nel suo rostro il ramo d'uliva, per segno della pace che Dio concedeva agli uomini. Onde le dice S. Bonaventura: Tu enim es illa fidelissima columba Noë, quae inter Deum et mundum diluvio spirituali submersum, mediatrix fidelissima exstitisti:8 Voi siete la fedelissima colomba che interponendovi con Dio avete ottenuto al mondo perduto la pace e la salute. Maria dunque fu la celeste colomba che portò al mondo perduto il ramo d'uliva, segno di misericordia, poich'ella ci diede Gesù Cristo, ch'è il fonte della misericordia; avendoci indi ottenuto per valor de' di lui meriti tutte le grazie
che Dio ci dona: Nam ipsa Christum nobis detulit fontem misericordiae (P. Spinell.).9 E conforme per Maria fu donata al mondo la pace del cielo: Per te pax caelestis donata est,10 come dice S. Epifanio; così per mezzo di Maria seguitano a riconciliarsi i peccatori con Dio. Onde le fa dire il B. Alberto Magno: Io son quella colomba di Noè che apportò alla Chiesa la pace universale: Ego sum columba Noë, Ecclesiae ramum olivae et pacis inferens universalis (In Bibl. Mar., lib. Cant., n. 16).11
In oltre fu ancora espressa figura di Maria l'iride veduta da S. Giovanni, che circondava il trono di Dio: Et iris erat in circuitu sedis (Apoc. IV, [3]). Spiega il cardinal Vitale (In Spec. S. Script.): Iris in circuitu sedis est Maria, quae mitigat Dei iudicium et sententiam contra peccatores:12 Maria è quella che assiste sempre al divin tribunale per mitigar le sentenze e i castighi dovuti a' peccatori. E di quest'iride appunto dice S. Bernardino da Siena che parlasse il Signore, allorché disse a Noè di voler collocare fra le nubi l'arco di pace, acciocché in rimirarlo egli si ricordasse della pace perpetua che stabiliva cogli uomini: Arcum... ponam in nubibus et erit signum foederis inter me et [inter] terram... Videbo illum et recordabor foederis sempiterni (Gen. IX, 13, [16]). Maria appunto, dice S. Bernardino, è quest'arco di pace eterna: Ipsa est arcus foederis sempiterni (Serm. 1, de No. Mar., art. 1, c. 3).13 Poiché
siccome Dio alla vista dell'arco si ricorda della pace promessa alla terra, così alle preghiere di Maria rimette a' peccatori le offese fattegli e stringe con essi la pace: Fructus iridis est recordatio divini foederis: sic per Virginem gloriasam offensa eis remittitur, foedus stringitur (S. Bern. Sen., in Apoc. c. IV).14
Perciò anche Maria è comparata alla luna: Pulchra ut luna (Cant. VI, 9). Essendoché, dice S. Bonaventura, conforme la luna sta in mezzo al cielo ed alla terra, così ella si frappone continuamente tra Dio e i peccatori, affin di placare il Signore verso di loro e d'illuminare i peccatori a tornare a Dio: Sicut luna est media inter corpora caelestia et terrena, et quod ab illis accipit ad inferiora refundit; sic et Virgo regia inter nos et Deum est media et gratiam ipsa nobis refundit (Serm. 14, de Nat. Dom.).15
E questo fu il principale officio che fu dato a Maria nell'esser posta su la terra, di sollevare l'anime cadute dalla divina grazia, e riconciliarle con Dio. Pasce haedos tuos (Cant. I, 7). Così le disse il Signore nel crearla. Già si sa che i peccatori son figurati a' capretti, e che conforme gli eletti - figurati nelle pecorelle - nella valle del giudizio saran collocati alla destra, così questi saran posti alla sinistra. Or questi capretti, dice Guglielmo di Parigi, sono a voi consegnati, o gran Madre, acciocché li convertiate in pecorelle, e quelli che per le loro colpe meritavano d'esser cacciati alla sinistra, per la vostra intercessione sian collocati alla destra: Pasce haedos tuos quos convertis in oves, et qui a sinistris in iudicio erant collocandi, tua intercessione collocentur a dextris.16 Ond'è che il Signore rivelò a S. Caterina da Siena (Ap. Blos., Mon. Spir.)
di aver creata questa sua diletta Figlia come un'esca dolcissima per prendere gli uomini, e specialmente i peccatori, e tirarli a Dio: Haec est a me electa tamquam esca dulcissima ad capiendos homines, potissimum peccatores.17 Ma in ciò è da notarsi la bella riflessione di Guglielmo Anglico sul detto passo della Cantica, il quale dice che Dio raccomanda a Maria i capretti suoi, haedos tuos; perché, soggiunge l'autore, non salva la Vergine tutti i peccatori, ma coloro solamente che la servono e l'onorano. Quegli all'incontro che vivono in peccato e non l'onorano con qualche ossequio speciale, né a lei si raccomandano affin di uscir dal peccato, essi non son capretti di Maria, ma nel giudizio miseramente saran posti alla sinistra co' dannati: Suos vocat, quia non omnes haedi vocantur Mariae, sed qui Mariam colunt ac venerantur, licet sceleribus contaminati. Qui vero peccatis irretiti sunt, nec B. Virginem speciali obsequio prosequuntur, nec preces fundunt in
eius cultum ut aliquando resipiscant, haedi profecto sunt, non Mariae, sed ad sinistram iudicis sistendi.18
Un certo nobile, stando una volta per la carica de' suoi peccati disperato della sua salute, fu animato da un religioso a ricorrere alla SS. Vergine, con andare a trovare una sua divota immagine, che stava in certa chiesa. Andò il cavaliere alla chiesa, e al vedere l'immagine di Maria, si sentì da lei come invitare a buttarsi a' suoi piedi ed a confidare. Corre, si butta, va per baciarle i piedi, e Maria da quell'immagine - ch'era di scoltura - stende la mano per darcela a baciare, e sopra la mano di Maria quegli vide scritto questo detto: Ego eripiam te de affligentibus te. Come detto gli avesse: Figlio, non disperare, ch'io ti libererò da' tuoi peccati e da' timori che ti opprimono. Narrasi poi che al leggere quel peccatore quelle dolci parole, ebbe tanto dolore de' suoi peccati e concepì tanto amore a Dio e alla sua dolce Madre, che ivi stesso morì a' piedi di Maria.19
Oh quanti peccatori ostinati tira tutto giorno a Dio questa calamita de' cuori, secondo ella stessa si chiamò, dicendo a S. Brigida (Lib. 3, Rev., c. 32): Sicut magnes attrahit ferrum, sic ego attraho dura corda:20 Siccome la calamita tira a sé il ferro, così io tiro a me i cuori più induriti per riconciliarli con Dio. E questo prodigio non rare volte, ma si sperimenta alla giornata. Io per me ne potrei attestare molti casi avvenuti nelle sole nostre missioni, dove alcuni peccatori restati duri più del ferro a tutte l'altre prediche, al sentir poi sol predicare la misericordia di Maria, si son compunti e son tornati a Dio. Narra S. Gregorio (Dial. lib. 3) che 'l lioncorno è una fiera così feroce che niun cacciatore può giungere a prenderla; solamente alla voce di una vergine che gridi, questa belva a lei si rende, si avvicina e senza resistenza si fa da colei legare.21 Oh quanti peccatori, più fieri delle stesse fiere, che
fuggono da Dio, alla voce di questa gran verginella Maria accorrono, e da lei dolcemente si fan legare a Dio!
A tal fine ancora, dice S. Giovanni Grisostomo, la Vergine Maria è stata fatta Madre Dio, affinché que' miserabili che per la loro mala vita non potrebbero salvarsi secondo la divina giustizia, colla sua dolce misericordia e colla sua potente intercessione loro ottenesse la salute: Ideo Mater Dei praeelecta es ab aeterno, ut quos iustitia Filii salvare non potest, tu per tuam salvares pietatem (Hom. de praer. B.V.).22 Sì, conferma S. Anselmo, perché Maria più per li peccatori che per li giusti è stata innalzata ad esser Madre d'un Dio; poiché si protestò Gesù Cristo ch'egli era venuto a chiamare non i giusti ma i peccatori: Scio illam magis propter peccatores quam propter iustos factam esse Dei Matrem; dicit enim eius bonus Filius se non venisse vocare iustos, sed peccatores.23 E perciò canta la S. Chiesa:
Peccatores non abhorres,
sine quibus numquam fores
tanto digna Filio.24
Ond'è che Guglielmo Parisiense la conviene, dicendole: O Maria, voi siete obbligata ad aiutare i peccatori, mentreché tutto quello che voi avete di doni, di grazie e di grandezze -
che tutte sono comprese nella dignità da voi ricevuta d'esser Madre di Dio - tutto, s'è lecito dirlo, lo dovete a' peccatori, poiché per lor cagione siete stata fatta degna d'aver un Dio per Figlio: Totum quod habes, si fas est dicere, peccatoribus debes; omnia enim propter peccatores tibi collata sunt (De Rhet. div., c. 18).25 Se dunque, conclude S. Anselmo, Maria per li peccatori è stata fatta Madre di Dio, com'io, per quanto sieno grandi i peccati miei, posso diffidar del perdono? Si ipsa propter peccatores facta est Dei Mater, quomodo immanitas peccatorum meorum cogere poterit desperare veniam? (De Exc. V., c. 1).26
Ci fa sapere la S. Chiesa nell'orazione della Messa nella vigilia di Maria assunta, che la divina Madre è stata trasferita da questa terra, acciocch'ella s'interponga per noi appresso Dio con sicura confidenza d'essere esaudita. Quam idcirco, dice la S. Chiesa, de hoc saeculo transtulisti, ut apud te pro peccatis nostris fiducialiter intercedat.27 Quindi da S. Giustino è nominata Maria Sequestra: Verbum usum est Virgine sequestra.28 Sequester significa lo stesso che arbitro, a cui due parti che contendono rimettono tutte le lor ragioni. Sicché vuol dire il santo che come Gesù è il mediatore appresso l'Eterno Padre, così Maria è la nostra mediatrice appresso Gesù, a cui il Figlio
rimette tutte le sue ragioni ch'egli ha come giudice contro di noi.
Da S. Andrea Cretense Maria è poi chiamata fidanza, sicurtà delle nostre riconciliazioni con Dio: Divinarum reconciliationum, quae pignore accepto fit, fideiussio (Or. 2, de Ass.).29 E con ciò vuol significarci questo santo che Dio va cercando di riconciliarsi co' peccatori con perdonarli; ed acciocché essi non diffidino del perdono, ce ne ha dato come per pegno Maria. Indi egli la saluta: Salve, divina hominibus reconciliatio:30 Dio ti salvi, o pace di Dio cogli uomini. Dal che ripiglia S. Bonaventura ed anima ogni peccatore con dirgli: Si propter tuas nequitias Dominum videris indignatum, ad spem peccatorum confugias; sibi pro miseris satisfacere ex officio commissum est:31 Se temi per le tue colpe che Dio sdegnato voglia contra di te vendicarsi, che hai da fare? va, ricorri alla speranza de' peccatori ch'è Maria; e se poi temi ch'ella ricusi di prender le tue parti, sappi ch'ella non può ricusar di difenderti, poiché Dio stesso ha assegnato a lei l'officio di soccorrere i miserabili.
E che forse, dice Adamo abbate: Timerene debet ut pereat, cui Maria se matrem exhibet et advocatam?32 Dee temere
di perdersi quel peccatore, al quale la stessa madre del giudice si offerisce per madre ed avvocata? E voi, soggiunge lo stesso, o Maria, che siete madre di misericordia, sdegnerete di pregare il vostro Figlio, ch'è il giudice, per un altro figlio, ch'è il peccatore? ricuserete forse a favor d'un'anima redenta d'interporvi col Redentore, che a tal fine è morto sulla croce per salvare i peccatori? Tu misericordiae mater non rogabis pro filio Filium, pro redempto Redemptorem? No, non lo ricuserete: ben voi con tutto l'affetto v'impiegherete a pregare per tutti coloro che a voi ricorrono, ben voi sapendo che quel Signore che ha costituito il vostro Figlio mediatore di pace tra Dio e l'uomo, ha fatto insieme voi mediatrice tra il giudice e il reo: Rogabis plane, quia qui Filium tuum inter Deum et hominem posuit mediatorem, te quoque inter reum et iudicem posuit mediatricem. Dunque, ripiglia S. Bernardo e dice: Age gratias ei qui talem tibi mediatricem providit (Serm. in Sign. magn.).33 Qualunque tu sii, o peccatore, infangato di colpe, invecchiato nel peccato, non isconfidare; ringrazia il tuo Signore che per usarti misericordia non solo ti ha dato il Figlio per tuo avvocato, ma per darti più animo e confidenza ti ha provveduto d'una tal mediatrice che ottiene quanto vuole colle sue preghiere. Va, ricorri a Maria, e sarai salvo.
Esempio.
Si narra dal Rupense (Ros. sacr., p. 5, c. 60) e dal Bonifacio (Stor. Verg., lib. I, c. 11) che in Fiorenza eravi una giovane chiamata Benedetta, ma meglio potea chiamarsi maledetta per la vita scandalosa e disonesta che allora menava. Capitò per sua sorte S. Domenico a predicare in quella città, ed ella per mera curiosità l'andò a sentire un giorno. Ma il Signore le compunse il cuore in quella predica, sì ch'ella piangendo dirottamente s'andò a confessare dal Santo. S. Domenico la confessò, l'assolvette, e l'impose di recitare il rosario. Ma l'infelice,
per lo mal abito fatto, ritornò alla mala vita. Lo seppe il santo ed andandola a ritrovare ottenne che di nuovo si confessasse. E Dio per fermarla nella buona vita un giorno le diede a vedere l'inferno, ed ivi le dimostrò alcuni che per sua cagione s'erano già dannati. E poi aperto un libro, ivi le fe' leggere lo spaventoso processo de' suoi peccati. Inorridì la penitente a tal vista, e piena di confidenza ricorse a Maria che l'aiutasse; ed intese che questa divina Madre già l'impetrava da Dio spazio di tempo per piangere tante sue scelleraggini.
Finì la visione, e Benedetta si diede a viver bene; ma vedendosi sempre avanti agli occhi quel funesto processo dimostratole, un giorno così si pose a pregare la sua consolatrice: Madre, le disse, è vero ch'io per li miei eccessi ora dovrei stare nel fondo dell'inferno; ma giacché voi colla vostra intercessione me n'avete liberata con ottenermi spazio di penitenza, Signora pietosissima, quest'altra grazia io vi domando: Io non voglio mai lasciar di piangere i miei peccati, ma fate voi che questi sieno cancellati in quel libro. A tal preghiera l'apparve Maria e le disse che per ottener quel che cercava, bisognava che d'indi in poi tenesse continua memoria de' suoi peccati e della misericordia usatale da Dio; di più che si ricordasse della Passione dal suo Figlio sofferta per suo amore; di più che considerasse quanti per meno colpe delle sue s'erano dannati; e le rivelò che un figliuolo34 di otto anni per un solo peccato in quel giorno doveva esser mandato all'inferno. Ed avendo Benedetta ubbidito fedelmente alla SS. Vergine, ecco un giorno se le fe' vedere Gesù Cristo, che dimostrandole quel libro le disse: Ecco i tuoi peccati son cancellati, il libro è bianco, scrivici ora atti d'amore e di virtù. E così facendo, Benedetta fece poi una santa vita ed una santa morte.35
Preghiera.
Dunque, o mia dolcissima Signora, se l'officio vostro è, come vi dice Guglielmo Parisiense, d'interporvi per mediatrice tra i peccatori e Dio, Officium tuum est te mediam interponere inter Deum et homines;36 Eia ergo, io vi dirò con S. Tommaso da Villanova, Advocata nostra, officium tuum imple:37 Adempite su via il vostro officio anche per me. Non mi dite che la mia causa è troppo difficile a guadagnarsi; perch'io so - così mi dicono tutti - che ogni causa, per disperata che fosse stata, da voi difesa non mai s'è perduta. E la mia si perderà? no che di questo non temo. Solo dovrei temere, se solamente io guardassi alla moltitudine de' miei peccati, che voi non accettaste a difendermi; ma guardando alla vostra immensa misericordia ed al sommo desiderio che vive nel vostro dolcissimo cuore di aiutare i peccatori più perduti, neppure di questo io temo. E chi mai s'è perduto ch'è a voi ricorso? onde voi chiamo a soccorrermi, o mia grande avvocata, o mio rifugio, mia speranza e madre mia Maria. In mano di voi fido la causa della mia eterna salute. A voi consegno l'anima mia; ell'era perduta, ma voi l'avete da salvare. Ringrazio sempre il Signore che mi dà questa gran confidenza in voi, la quale, non ostante il mio demerito, sento che mi assicura della mia salute.
Un solo timore resta ad affliggermi, o mia amata regina: ed è ch'io non abbia a perdere un giorno per mia negligenza questa confidenza in voi. Perciò vi prego, o Maria, per quanto amate il vostro Gesù, conservate voi ed accrescete sempre più in me questa dolcissima confidenza nella vostra intercessione, per cui spero certamente di ricuperare la divina amicizia, da me per lo passato pazzamente disprezzata e perduta; ricuperata, spero per vostro mezzo di conservarla, e conservandola,
spero finalmente per voi di venire un giorno a ringraziarvene in Paradiso, ed ivi cantare le misericordie di Dio e vostre per tutta l'eternità. Amen. Così spero, così sia, così sarà.