- Parte prima
- CAPITOLO VIII. - Et Iesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exsilium ostende.
- § 3. - Maria conduce i suoi servi al paradiso.
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§ 3. - Maria conduce i suoi servi al paradiso.
Oh che bel segno di
predestinazione hanno i servi di Maria! Applica la S. Chiesa a questa divina
Madre le parole dell'Ecclesiastico al capo 24 e le fa dire a conforto de' suoi
divoti: In... omnibus requiem quaevisi et
in hereditate Domini morabor. Commenta Ugon Cardinale: Beatus in cuius
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domo B. Virgo requiem invenerit.1
Maria per l'amore che a tutti porta, cerca di far regnare in tutti la divozione
verso di lei. Molti o non la ricevono o non la conservano: beato quegli che la
riceve e la conserva. Et in hereditate
Domini morabor. Idest, soggiunge il dotto Paciucchelli, in illis qui sunt hereditas Domini.2
La divozione verso la B. Vergine dimora in tutti coloro che sono l'eredità del
Signore, cioè che saranno in cielo a lodarlo eternamente. - Siegue a parlar
Maria nel citato luogo dell'Ecclesiastico: Qui
creavit me, requievit in tabernaculo meo; et dixit mihi: in Iacob inhabita et
in Israel hereditare et in electis meis mitte radices: Il mio Creatore si è
degnato di venire a riposar nel mio seno, ed ha voluto ch'io abitassi nei cuori
di tutti gli eletti - di cui fu figura Giacobbe, e che sono l'eredità della
Vergine, - ed ha disposto che in tutti i predestinati fosse radicata la
divozione e confidenza verso di me.
Oh quanti beati non vi sarebbero ora in cielo, se
Maria colla sua potente intercessione non ve l'avesse condotti! Ego feci in caelis ut oriretur lumen
indeficiens. Così la fa parlare Ugon cardinale colle suddette parole dello
stesso capo 24 dell'Ecclesiastico: Io ho fatto risplendere in cielo tanti lumi
eterni, quanti sono i miei divoti. Onde soggiunge il medesimo autore sul detto
testo: Multi sancti sunt in caelis
intercessione eius, qui numquam ibi fuissent nisi per eam.3 - Dice
S. Bonaventura che a tutti coloro che confidano nella protezion di Maria,
s'aprirà la porta del cielo per riceverli: Qui
speraverit in illa, porta caeli reserabitur ei.4 Onde S. Efrem
chiamò la divozione verso la divina Madre l'apertura del paradiso:
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Reseramentum caelestis Ierusalem (Or. de
laud. Virg.).5 E 'l divoto Blosio parlando colla Vergine le dice:
Signora, a voi son consegnate le chiavi ed i tesori del regno beato: Tibi regni caelestis claves thesaurique
commissi sunt (Cimel., Endol. 1).6 E perciò dobbiamo continuamente
pregarla colle parole di S. Ambrogio: Aperi
nobis, o Virgo, caelum, cuius claves habes:7 Apriteci, o Maria, le
porte del paradiso, giacché voi ne conservate le chiavi; anzi che voi stessa ne
siete la porta, come vi nomina la S. Chiesa: Ianua caeli.
Perciò ancora la gran Madre
è chiamata dalla S. Chiesa stella del mare: Ave,
maris stella. Poiché siccome i naviganti, dice S. Tommaso l'Angelico
(Opusc. 8), sono indirizzati al porto per mezzo della stella, così i Cristiani
sono guidati al paradiso per mezzo di Maria: Dicitur stella maris, quia sicut navigantes ad portum diriguntur per
stellam maris, ita Christiani diriguntur ad gloriam per Mariam.8
Perciò similmente vien chiamata da S. Pietro Damiani
scala del cielo, poiché, dice il santo, per mezzo di Maria Dio è sceso dal
cielo in terra, acciocché per lei medesima gli uomini meritassero salire dalla
terra al cielo: Scala caelestis, quia per
ipsam Deus descendit ad terram, ut per ipsam homines mererentur ascendere ad
caelum.9 E a tal
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fine, o Signora, le dice S. Anastasio
(Serm. 2 de Annunc.), voi siete stata ripiena di grazia, acciocché foste fatta
la via della nostra salute, e la salita alla celeste patria: Ave gratia plena, quod facta sis salutis via
ascensusque ad superos.10 Onde S. Bernardo chiama la Vergine: Vehiculum ad caelum.11 E S.
Giovanni Geometra la saluta: Salve,
clarissime currus,12 nobilissimo cocchio per cui i suoi divoti son
condotti in cielo. Quindi le dice S. Bonaventura: Beati quelli che vi conoscono,
o Madre di Dio! mentre il conoscervi è la strada della vita immortale, e 'l
propalare le vostre virtù è la via della salute eterna: Scire et cognoscere te, o Virgo Deipara, est via immortalitatis; et
narrare virtutes tuas est via salutis (In Ps. 85).13
Si narra nelle Cronache francescane (P. 1, tom. 1,
c. 35) di fra Leone, che questi vide una volta una scala rossa sopra cui stava
Gesù Cristo, ed un'altra bianca sopra cui stava la sua santa Madre. Vide che
alcuni andavano per salire la scala rossa, salivano pochi gradini, e poi di là
cadevano; tornavano a salire, e ritornavano a cadere. Onde furono esortati ad
andare per la scala bianca, e per quella li vide salire felicemente, mentre la
B. Vergine lor porgeva allora la mano, e così giungevano sicuri al
paradiso.14 Dimanda S. Dionisio
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Cartusiano: Chi mai si salva?
chi giunge a regnare in cielo? Si salvano e regnano certamente, egli stesso
risponde, quelli per li quali questa regina della misericordia impegna le sue
preghiere: Quis salvatur? quis regnat in
caelo? illi sane pro quibus regina misericordiae interpellat.15 E
ciò l'afferma Maria stessa: Per me reges
regnant (Prov. VIII, 15). Per mezzo della mia intercessione le anime
regnano prima nella vita mortale su questa terra, dominando le loro passioni, e
poi vengono eternamente a regnare in cielo, dove dice S. Agostino che tutti
sono re: Quot cives, tot reges.16
Maria in somma, dice Riccardo di S. Lorenzo, è la padrona del paradiso,
poiché
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ivi comanda come vuole, e v'introduce chi vuole. Onde
applicando a lei le parole dell'Ecclesiastico: In Ierusalem potestas mea (Cap. XXIV, 15), soggiunge: Imperando scilicet quod volo, et quos volo
introducendo (Ric., lib. 4, de laud. V.).17 Ed essendo ella la
Madre del Signor del paradiso, con ragione, dice Ruperto, è benanco la Signora
del paradiso: Totum iure possidet Filii
regnum (Lib. 3, in Cant. 4).18
Questa divina Madre, colle sue potenti preghiere ed
aiuti, ben ci ha impetrato il paradiso, se noi non vi mettiamo impedimento: Caeleste nobis regnum suo interventu,
auxiliis et precibus impetravit (S. Antoninus, p. IV, tit. 15, c. 2, §
1).19 Ond'è che colui che serve a Maria e per cui intercede Maria, è
così sicuro del paradiso, come già stesse in paradiso: Qui Virgini famulatur, ita securus est de paradiso, ac si esset in
paradiso (Guerricus abbas).20 Il servire Maria ed esser della sua
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corte, soggiunge S. Giovan Damasceno, è l'onore più grande che
possiamo avere; poiché il servire alla regina del cielo è già regnare in cielo,
e vivere a' suoi comandi è più che regnare: Summus
honor servire Mariae et de eius esse familia. Etenim ei servire regnare est, et
eius agi frenis plusquam regium (Damasc., de Exc. Virg., cap. 9).21
All'incontro dice che quelli che non servono a Maria non si salveranno, mentre
coloro che son privi dell'aiuto di questa gran Madre sono abbandonati dal
soccorso del Figlio e di tutta la corte celeste: Gens quae non servierit illi, peribit. Gentes destitutae tantae Matris auxilio, destituuntur
auxilio Filii et totius curiae caelestis (Loc.
cit.).
Sempre sia lodata la bontà infinita del nostro Dio, che
ha disposto di costituire in cielo per nostra avvocata Maria, acciocch'ella,
come madre del giudice e madre di misericordia, efficacemente colla sua
intercessione tratti il gran negozio della nostra eterna salute. Il sentimento
è di S. Bernardo: Advocatam praemisit
peregrinatio nostra, quae tamquam iudicis mater et mater misericordiae
suppliciter et efficaciter salutis nostrae negotia pertractabit (Serm. 1,
de Assumpt.).22
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E Giacomo monaco, dottore tra' PP. Greci,
dice che Dio ha destinata Maria come un ponte di salute, per cui facendoci
passare sopra l'onde di questo mondo, possiamo giungere al porto beato del
paradiso: Eam tu pontem fecisti, quo a
mundi fluctibus traiicientes, ad tranquillum portum tuum deveniamus (Orat.
in Nat. Deip.).23 Onde esclama S. Bonaventura: Udite, o genti, voi che
desiderate il paradiso, servite ed onorate Maria, e troverete sicuramente la
vita eterna: Audite gentes qui cupitis
regnum Dei, Virginem Mariam honorate, et invenietis vitam aeternam (In Psalt.
Virg.).24
Né debbono punto sconfidare di ottenere il regno
beato anche quelli che si han meritato l'inferno, se si pongono con fedeltà a
servire questa regina. Quanti peccatori, dice S. Germano, han procurato di
trovare Dio per mezzo vostro, o Maria, e si son salvati! Peccatores per te Deum
exquisierunt, et salvi facti sunt (Serm. de dormit. Deip.).25 Riflette
Riccardo di S. Lorenzo che da S. Giovanni si dice esser Maria coronata di
stelle: Et in capite eius corona stellarum
duodecim (Apoc. XII, 1); all'incontro ne' Sacri Cantici si chiama la
Vergine coronata di fiere, di leoni, di pardi: Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni; coronaberis... de
cubilibus leonum, de montibus pardorum (Cant. IV, 8). Come ciò s'intende?
Risponde Riccardo che queste fiere sono i peccatori, che per favore ed
intercessione di Maria divengono stelle del paradiso, che meglio convengono
alla testa di questa regina di misericordia, che tutte le stelle materiali del
cielo a coronarla: Et quid est hoc? nisi
quia ferae per gratiam et orationes Mariae sunt stellae, quae conveniunt tantae
reginae (Ricc., de laud. Virg., cap. 3).26 - Pregando un giorno la
SS. Vergine, nella novena
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della sua Assunzione, la serva del Signore,
la vergine Suor Serafina da Capri - come si legge nella sua Vita - le domandò
la conversione di mille peccatori. Ma temendo poi che la domanda fosse troppo
avanzata, le apparve la Vergine e la corresse di questo suo vano timore
dicendole: Perché temi, forse io non sono abbastanza potente ad ottenerti dal
mio Figliuolo la salute di mille peccatori? Eccoli, io già te l'impetro. Indi
la condusse in ispirito in paradiso, ed ivi le dimostrò innumerabili anime di
peccatori, che si avean meritato l'inferno, e poi per sua intercessione s'eran
salvati, e già godevano la beatitudine eterna.27
È vero che in questa vita niuno può star certo della
sua eterna salute: Nescit homo utrum odio
vel amore dignus sit, sed omnia in futurum servantur incerta (Eccl. IX,
1).28 Ma dimandando Davide a Dio: Signore, chi si salverà? Domine, quis habitabit in tabernaculo tuo? (Ps.
XIV, [1]); risponde S. Bonaventura su queste parole: Amplectamur Mariae vestigia, peccatores, et eius beatis pedibus
provolvamur. Teneamus eam fortiter, nec dimittamus, donec ab ea mereamur
benedici.29 E vuol dire: Peccatori, seguiamo le pedate di Maria, e
buttiamoci a' suoi beati piedi, e non la lasciamo finch'ella non ci benedica;
poiché la sua benedizione ci assicurerà del paradiso.
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Basta, Signora, dice S. Anselmo, che voi vogliate salvarci, che allora
non potremo non esser salvi: Tantummodo
velis salutem nostram, et vere nequaquam salvi esse non poterimus (De Exc.
Virg., c. 11).30 Aggiunge S. Antonino che le anime protette da Maria
necessariamente si salvano: Necessarium
est quod hi ad quos (Maria) convertit
oculos suos, iustificentur et glorificentur (P. 4, tit. 15).31
Con ragione, dice S. Idelfonso, la SS. Vergine
predisse che tutte le generazioni l'avrebbero chiamata beata: Beatam me dicent omnes generationes (Luc.
I, [48]), perché tutti gli eletti per mezzo di Maria ottengono la beatitudine
eterna: Beata iure dicitur, quia omnes ex
ea beatificantur (S. Idelph., Serm. 3, de Ass.).32 Voi, o gran
Madre, siete il principio, il mezzo ed il fine della nostra felicità, parla S.
Metodio: Tu festivitatis nostrae
principium, medium et finis (Serm. in Hypant.):33 Principio, perché Maria ci ottiene il
perdono de' peccati; mezzo, perché ci
ottiene la perseveranza nella divina grazia; fine, perché ella finalmente ci ottiene il paradiso. Per voi,
siegue a dire S. Bernardo, è stato aperto il cielo, per voi si è votato
l'inferno, per voi è stato ristorato il paradiso, per voi in somma è stata
donata la vita eterna a tanti miserabili che si meritavano l'eterna morte: Per te caelum apertum est, infernus
evacuatus, instaurata caelestis Ilerusalem, miseris damnationem exspectantibus
vita data est (Serm. 4, de Ass. Virg.).34
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Ma soprattutto dee animarci a sperare sicuramente il
paradiso la bella promessa che fa Maria stessa a coloro che l'onorano, e
specialmente a chi colle parole e coll'esempio procura di farla conoscere ed
onorare anche dagli altri: Qui operantur
in me, non peccabunt. Qui elucidant me, vitam aeternam habebunt (Eccli.
XXIV, [30], 31). Oh felici dunque, dice S. Bonaventura, quelli che acquistano
il favore di Maria! questi saran riconosciuti da' beati già per loro compagni;
e chi porterà l'insegna di servo di Maria, sarà già registrato nel libro della
vita: Qui acquirunt gratiam Mariae,
agnoscentur a civibus paradisi, et qui habuerit characterem eius, adnotabitur
in libro vitae (S. Bon., in Spec.).35 Che serve dunque ad inquietarci
colle sentenze delle Scuole, se la predestinazione alla gloria sia prima o dopo
la previsione de' meriti? se siamo scritti o no nel libro della vita? se saremo
veri servi di Maria ed otterremo la sua protezione, sicuramente saremo scritti;
poiché, siccome dice S. Giovan Damasceno, Dio non concede la divozione verso la
sua santa Madre, se non a coloro che vuol salvi.36 Conforme par che
palesò espressamente il Signore per S. Giovanni: Qui vicerit... scribam super eum nomen Dei mei et nomen civitatis Dei
mei (Apoc. III, 12).37 Chi avrà da vincere e salvarsi, porterà
scritto nel cuore il nome della città di Dio. E chi è questa città di Dio se
non Maria, come spiega S. Gregorio sul passo di Davide: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei? (Ps.
LXXXVI, [3]).38
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Ben dunque può qui dirsi con S. Paolo: Habens signaculum hoc, cognovit Dominus qui
sunt eius (II Tim. II, 19): Chi porta questo segno d'esser divoto di Maria,
è riconosciuto da Dio per suo. Onde scrisse S. Bernardo che la divozione alla
Madre di Dio certissimum est signum
salutis aeternae consequendae.39 E 'l B. Alano, parlando dell'Ave Maria,
disse che chi spesso riverisce la Vergine con questo angelico saluto, ha un
segno molto grande di predestinazione: Habentes
devotionem hanc, signum est praedestinationis permagnum ad gloriam (P. 2
Ros., c. 11).40 E lo stesso disse della perseverante recitazione del
SS. Rosario in ogni giorno: Signum sit
tibi probabilissimum aeternae salutis, si perseveranter in die Beatam Virginem
in psalterio salutaveris (P. 4 de Psalt., c. 24).41
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Dice
di più il P. Nierembergh - nel suo libretto dell'Affezione a Maria, al capo 10 - che i servi della Madre di Dio non
solo in questa terra son più privilegiati e favoriti, ma anche nel cielo
saranno più distintamente onorati. E soggiunge ch'essi avranno in cielo una
divisa e livrea particolare più ricca, per cui saranno riconosciuti per
famigliari della regina del cielo e per gente di sua corte, secondo quel detto
de' Proverbi: Omnes... domestici eius
vestiti sunt duplicibus (XXXI, 21).42
S. Maria Maddalena de' Pazzi vide in mezzo il mare
una navicella, in cui stavano ricoverati tutti i divoti di Maria, ed ella,
facendo l'officio di nocchiera, sicuramente li conduceva al porto. Col che
intese la santa che quelli che vivono sotto la protezione di Maria, in mezzo a
tutti i pericoli di questa vita, son liberi dal naufragio del peccato e della
dannazione; poiché da lei son sicuramente guidati al porto del
paradiso.43
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Procuriamo dunque di entrare in questa navicella
beata del manto di Maria, ed ivi stiamoci sicuri del regno beato; mentre canta
la Chiesa: Sicut laetantium omnium
habitatio est in te, Sancta Dei Genitrix.44 S. Madre di Dio, tutti
coloro che saran partecipi del gaudio eterno, abitano in voi, vivendo sotto la
vostra protezione.
Esempio.
Narra Cesario (Lib. 7 dial.,
c. 3) che un certo monaco cisterciense molto divoto della Madonna, il quale
desiderava una visita dalla sua cara Signora e continuamente di ciò la pregava,
una notte uscito in giardino, mentre se ne stava guardando il cielo ed inviando
caldi sospiri alla sua regina per desiderio di vederla, ecco vede scendere dal
cielo una vergine bella e luminosa che gli domanda: Tommaso, avresti a caro di
sentire il mio canto? Certo, egli rispose. Allora quella vergine cantò con
tanta dolcezza, che al divoto religioso sembrava essere in paradiso. Finito il
canto, sparì e lasciollo in un gran desiderio d'intendere chi fosse stata
colei. Ma eccogli d'innanzi un'altra vergine anche bellissima, che ancora gli
fe' udire il suo canto. A quest'altra egli non poté contenersi di domandare chi
fosse, e la vergine rispose: Quella che poc'anzi vedesti fu Caterina, io sono
Agnese, tutte due martiri di Gesù Cristo, mandate dalla nostra Signora a
consolarti. Ringrazia Maria, e preparati a ricevere una grazia maggiore. E ciò
detto disparve; ma il religioso restò con maggiore speranza di veder finalmente
la sua regina. Né s'ingannò; poiché d'indi a poco vede una gran luce, sente
riempirsi il cuore d'una nuova allegrezza, ed ecco in mezzo a quella luce gli
si fa vedere la Madre di Dio circondata d'angeli, e d'una bellezza immensamente
maggiore dell'altre due sante apparitegli, che gli dice: Caro mio servo e
figlio, io ho gradita la servitù che m'hai fatta, ed esaudite le tue preghiere;
hai desiderato vedermi; eccomi: e voglio farti sentire anche il mio canto. E la
SS. Vergine cominciò a cantare, e fu tanta la dolcezza, che il divoto religioso
perdette i sensi e cadde colla faccia per terra. Sonò il mattutino, si unirono
i monaci, e, non vedendo Tommaso, andarono
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a cercarlo alla cella e in
altri luoghi; finalmente andando al giardino lo trovarono ivi come morto. Il
superiore gli fece il precetto che dicesse quel che gli era accaduto, ed allora
egli, venendo in sé per virtù dell'ubbidienza, raccontò tutti i favori della
divina Madre.45
Preghiera.
O regina del paradiso, madre
del santo amore, giacché voi siete fra tutte le creature la più amabile, la più
amata da Dio e la sua prima amante, deh contentatevi che v'ami pure un
peccatore il più ingrato e misero che vive sulla terra, il quale, vedendosi
libero dall'inferno per vostro mezzo, e senza alcun merito così da voi
beneficato, s'è innamorato della vostra bontà, ed in voi ha collocate tutte le
sue speranze. Io v'amo, Signora mia, e vorrei amarvi più di quanto v'hanno
amato i santi più innamorati di voi.
Vorrei, se potessi, far conoscere a tutti gli uomini
che non vi conoscono, quanto voi siete degna d'essere amata, acciocché tutti vi
amassero e vi onorassero. Vorrei anche morire per vostro amore, in difendere la
vostra verginità, la vostra dignità di Madre di Dio, la vostra Immacolata
Concezione, se mai per difendere questi vostri gran pregi mi bisognasse
morire.
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Ah Madre mia dilettissima, gradite questo mio
affetto, e non permettete che un vostro servo che v'ama, abbia da esser mai
nemico del vostro Dio che voi tanto amate. Ahi misero me! tale sono stato un
tempo, allorché offesi il mio Signore. Ma allora, o Maria, io non vi amava, e
poco cercava d'essere amato da voi. Or non però altro più non desidero, dopo la
grazia di Dio, che d'amar voi e d'essere amato da voi. Di ciò non mi sconfido
per le mie colpe passate, mentre so che voi, benignissima e gratissima Signora,
non isdegnate d'amare anche i più miserabili peccatori che v'amano; anzi non
lasciate da alcuno di farvi vincere d'amore.
Ah regina amabilissima, io voglio venire ad amarvi
in paradiso. Ivi giunto a' vostri piedi meglio conoscerò quanto voi siete
amabile e quanto avete fatto per salvarmi; ond'ivi io vi amerò con maggior
amore, e vi amerò eternamente, senza timore di lasciare mai più d'amarvi. O
Maria, io spero certo di salvarmi per vostro mezzo. Pregate Gesù per me. Non ci
vuol altro, voi mi avete da salvare; voi siete la mia speranza. Andrò dunque
sempre cantando:
O Maria, speranza mia,
Voi m'avete da salvar.
1 Et in his omnibus requiem quaesivi, et in
hereditate Domini morabor. Eccli. XXIV, 11. - «Beatus, in cuius domo (B.
Virgo) requiem invenerit, nam ibi manebit. Constat quod non sine Filio suo, nec
Filius sine Patre, nec Pater sine Spiritu Sancto.» HUGO DE S. CHARO, O. P.,
Cardinalis, Postilla super
Ecclesiasticum, in h. l. Opera, III,
Venetiis, 1703, fol. 216, col. 4.
2 Manifestamente al
Paciucchelli deve sostituirsi «il detto UGON
CARDINALE», l. c.: «Et in hereditate
Domini morabor, id est, in illis qui sunt hereditas Domini, quos Dominus
excolit et custodit ut hereditatem suam;» il che egli intende specialmente dei
contemplativi.
3 «Ego feci in caelis ut oriretur lumen
indeficiens (Eccli. XXIV, 6),
id est, genui Christum qui est in caelis lumen indeficiens... Multi etiam
Sancti sunt in caelis intercessione eius, qui numquam ibi fuissent nisi per
eam...» IDEM, in Eccli. XXIV,
6, fol. 215, col. 4.
4 «Fructus gratiae
inveniet qui speraverit in illa: porta paradisi reserabitur ei.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 90. Inter Op.
S. Bonav., ed. Lugdun. 1668, etc., VI, 485, col. 2. - Vedi Appendice, 2.
5 «Ave, porta
caelorum, et scala, ascensusque omnium. Ave, portarum caelestis paradisi
reseramentum.» S. EPHRAEM Syrius, Sermo de SS. Genitricis Virginis Mariae
laudibus. Opera, VI, Opera graece
et latine, et latine tantum, III, Romae, 1746, pag. 576, col. 2.
6
Lud. BLOSIUS, Abbas Laetiensis, Paradisus animae fidelis, pars 2, Piarum precularum Cimeliarchion IV,
Endologia ad Mariam prima. Opera,
Antverpiae, 1632, pag. 52, col. 2: Coloniae, 1589, pag. 143, col.
2.
7 Non sappiamo di
chi sia questa invocazione. - Il Blosio, nel
suo Cimeliarchion (vedi la nota
precedente), Endologia ad Mariam secunda, pag. 53, col. 1, dice a Maria: «Tu
clavis gemmata, paradisi ianuam resereans.»
8 «Ideo benedicta in
mulieribus quia ipsa sola maledictionem sustulit, et benedictionem portavit, et
ianuam paradisi aperuit: et ideo convenit ei nomen Maria, quae interpretatur stella maris: quia sicut per stellam
maris navigantes diriguntur ad portum, ita Christiani diriguntur per Mariam ad
gloriam.» S. THOMAS AQUINAS, Opera, XVII,
Romae, 1570, opusculum 8, Expositio super
Salutatione Angelica, fol. 76, col. 1.
9
«Gaudeamus in nativitate matris Christi. Hodie nata est regina mundi,
fenestra caeli, ianua paradisi, tabernaculum Dei, scala caelestis, per quam
supernus Rex humiliatus ad ima descendit, et homo, qui prostratus iacebat, ad
superna exaltatus ascendit.» S. PETRUS DAMIANUS, Sermo 46, Homilia in Nativ. B. M. V., ML 144-753. - «Facta est Maria scala
caelestis, quia per ipsam Deus descendit ad terras, ut per ipsam homines
ascendere mereantur ad caelos.» Inter Opera
S. Augustini, Sermo 123 (inter spurios), n. 2, ML 39-1991; inter Opera S. Fulgentii, episcopi Rupensis, Sermo 36 (inter spurios), ML 65-899.
10 «Iure itaque
merito, cum ea quae gaudium suscepit, gaudeamus, Deique nostri Matrem in haec
verba cum Gabriele salutemus: Ave,
gratiosa, Dominus tecum: quod facta sis nobis salutis via, ascensusque ad
superos.» S. ANASTASIUS, Antiochenus episcopus (+ 598-599, diverso da quello
detto «il Sinaita», o il «nuovo Mosé»), In
Annuntiationem intemeratissimae ac Deiparae Mariae, sermo 2. MG 89-378.
11
«Neque enim impotens erat Deus, et sine hoc aquaeductu (cioè Maria) infundere
gratiam, prout vellet; sed tibi vehiculum voluit providere.» S. BERNARDUS, In
Nativ. B. M. V., sermo
de aquaeductu, n. 18. ML
183-448.
12
«Gaude, Thesbitae vive et clarissime currus, - Virtutum rapidis concite
quadriiugis.» IOANNES GEOMETRA, Hymni 5 in S. Deiparam, Hymnus 1, vers.
25, 26. MG 106-855. - «Gaude, corpus quod Solis fuit aurea rheda, - Quae
Dominum solis contulit aethereum.» IDEM,
Hymnus 3, versus 21, 22, col. 862.
13
«Scire et cognoscere te, est radix immortalitatis: et enarrare virtutes tuas
est via salutis.» Psalterium (maius) B. M. V., Ps. 85. Inter Opera S. Bonav., ed. Rom., Mogunt., Lugdunen. (1668),
VI, 485, col. 1. - Vedi Appendice, 2.
14 «Leo, alius
Francisci socius insigni florens sanctitate, miras sub hoc tempore caelestes
excipiebat immissiones; quarum illa memorabilis in Virginei patrocinii
commendationem. Erat magna planities, et in ea species quaedam iudicii mox
futuri. Magna aderat hominum multitudo; angelorum tubae personabant; deniquae
binae scalae e summo caelo usque ad terram demissae, altera candido colore,
altera purpureo. Huic autem purpureae imminens visebatur ex alto Christus,
vultus habitu severo atque subirato. At Franciscus, pauloinfra ipsum, Fratres suos evocabat, ut fidenter
ascenderent: nam Dominum ita velle, eosque invitare. Cum autem illi se per
scalam audenter efferrent, alius de tertio, alius de quarto, vel de decimo,
alii de superioribus ac pene iam ultimis gradibus procidebant. Qua suorum clade
magnopere commotus Divus Franciscus, eos voce magna admonuit, ut ad scalam
alteram candidam accurrerent; illic nihil fore periculi. Itaque cum ad eam accessissent,
Mariam ei incumbentem videbant, quae eos blandissime intuens, studiose etiam
iuvaret, exciperetque singulos, ita ut nullo negotio ad unum plurimi in caelum
evaserint.» Luc. WADDINGUS, Annales Minorum, ann. 1232, n. 28.
Romae, 1732, II, 294, 295.
15 «Domine, inquit Propheta, est in caelo misericordia tua. (Ps. XXXV,
6). Hoc est, glossat Cartusianus, in
electis; videlicet, in angelis sanctis et hominibus, qui sunt cives caeli,
maxime apparet ac splendet misericordia tua, sicut in reprobis iustitia. Electi
enim sunt vasa misericordiae in honorem, et reprobi sunt vasa irae in
interitum. Et rursus: Magna est super
caelos misericordia tua (Ps. CVII, 5), id est, ut Ecstaticus (cioè lo
stesso Cartusiano) explicat: copiose
effusa est miseratio tuae bonitatis super cives caelestes; et ipsis refulget
pietas tua, quoniam sola gratia sunt conservati a malo et conservati in bono.
Sed unde caelestes cives sua diademata consequuntur? Profecto per Christum et
eius sanctissimam Genitricem. Quis salvatur? quis regnat in caelo? Illi sane
pro quibus Regina misericordiae interpellat.» PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio 2 super Antiphonam Salve Regina, n. 5. Venetiis, 1720, p. 566, col.
1. - Doctoris Ecstatici S. DIONYSII
CARTUSIANI Opera, V, Monstrolii,
1898, pag. 625, col. 1, in Ps. 35, v.
5: «Domine in caelo misericordia tua, id
est, in electis, videlicet in angelis sanctis ac bonis hominibus, qui sunt»
etc. come sopra, fino a: «vasa irae in interitum.» - EIUSDEM, Opera, VI, Monstrolii, 1898, pag. 481,
col. 1, 2, in Ps. 107, v. 6: «Quia magna est super caelos misericordia
tua, id est, copiose effusa est miseratio tuae bonitatis super cives
caelestes. Et in ipsis refulget pietas tua, quoniam sola gratia sunt
praeservati a malo et confirmati in bono.» Tutto il resto è conclusione del
Paciuchelli.
16 «Et cum regibus in solio (Iob, XXXVI, 7):
subauditur, sedere eos fecit, hoc est, iustos. Reges autem dicit qui carnem
suam regunt.» S. AUGUSTINUS, Annotationes
in Iob, in cap. 36. ML 34-865. - «Cum autem venerit quod speramus, non iam
inter duas hereditates requiescemus: sed in nova vera, cuius vetus erat umbra,
regnabimus... Dicuntur autem illi reges (in
praesenti tempore), utique a regendo: et quid magis quam carnis concupiscentias?
«IDEM, Enarratio in Ps. LXVII, n. 20,
21. ML 36-825, 826. - «Quarum (civitatum) est una (eorum qui secundum Deum
vivunt) quae praedestinata est in aeternum regnare cum Deo.» IDEM, De
civitate Dei, lib. 15, cap. 1, n. 1. ML 41-437.
17
«Excellenter potens est in Ecclesia triumphante. Unde dicit Eccli. (XXV,
15): In Ierusalem superna potestas mea, imperandi scilicet quod
volo, virtutibus angelicis et animabus sanctis, et faciendi ad beneplacitum
meum, et quos volo introducendi.» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
4, cap. 29, n. 1. Inter Opera S.
Alberti Magni, Lugduni 1651, XX, pag. 146, col. 1, 2; Paris., XXXVI, p.
256, col. 1.
18 «Ubicumque enim
praedicatum fuerit illud de dilecto dictum: Minnisti
eum paulo minus ab angelis, gloria et honore coronasti eum, et constituisti eum
super opera manuum tuarum (Ps. VIII, 6,
7), praedicabitur et de te, quod sis, o dilecta, et mater huius coronati, ac
proinde regina caelorum, totum iure possidens Filii regnum.» RUPERTUS,
Abbas Tuitiensis, In Cantica, lib. 3.
ML 168-891.
19 «Horum (cioè perfectorum: degli «incipientes» e
«proficientes», s'è parlato sopra) mater est B. Virgo Maria, procurando eis
consecutionem aeternae beatitudinis. Est enim figurative illa Bethsabee, quae
interpretatur puteus septimus propter
plenitudinem omnium gratiarum, quae suis precibus petiit et obtinuit a David,
regnum suum dari filio suo Salomoni: III Reg. I, 11-41.» S. ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, tit. 15, cap. 2, §
2. Veronae, 1740, IV, col. 920. - PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Excitatio 2 super Antiphonam Salve Regina, n. 5, Venetiis, 1720, p. 566, col.
1, 2: «D. Antoninus mysticum sensum et utique pulcherrimum in hac sacra
contemplatur historia (III Reg. I). Est, inquit, Maria figurative illa
Bethsabea, quae interpretatur puteus
septimus propter plenitudinem omnium gratiarum: quae suis precibus petiit
et obtinuit a David regnum dari filio suo Salomoni. Regnatis, et in perpetuum
regnatis, o caelestes; iterum dicite, quaeso, mihi: quis istud beatum regnum
obtinuit? Ne haesites, respondent: Virgo Maria, Regina misericordiae, cuius
misericordia est in caelo, caeleste nobis regnum suo interventu, auxiliis et
precibus impetravit.»
20 Forse qualche pio
autore - da cui l'avrà preso S. Alfonso - avrà così tradotto quel che dice il
GUERRICO, In Assumptione B. Mariae, sermo
1, n. 4, ML 185-189: «Et nunc siquidem habitamus in adiutorio Matris Altissimi,
in protectione ipsius commoramur, tamquam sub umbra alarum eius: et postmodum
in consortio gloriae ipsius, tamquam in sinu ipsius confovebimur. Tum erit vox
una laetantium et aggratulantium Matri: Sicut
laetantium omnium nostrum habitatio
est in te (Ps. LXXXVI, 7), sancta Dei Genitrix. Nullatenus autem credideris
maioris esse felicitatis et gloriae, habitare in sinu Abrahae quam in sinu
Mariae, cum thronum suum in ea posuerit Rex gloriae.» Nel seno di Abramo, non
si godeva il paradiso, ma vi era la sicurezza di goderlo un giorno.
21 RICHARDUS A S.
LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
2, cap. 1, n. 8, inter Opera S. Alberti
Magni, Lugduni, 1651, XX, 34, col. 2, Parisiis, XXXVI, 62, col. 1: «Summus honor,
summa gloria, et summa utilitas, est servire Mariae, et de eius esse familia. Etenim ei servire regnare est, sicut dicit Boëtius de
Domino. Et eius agi frenis, summa libertas est. Unde etiam dicitur ei a
Filio, imo a tota Trinitate, Is. LX, 12: Gens (enim) et regnum quod non servierit
tibi, peribit, et gentes solitudine vastabuntur. Bene dicit, solitudine: quia destituti tantae Matris
auxilio, et per consequens destituuntur auxilio Fillii et totius curiae
caelestis.» - Riccardo non allude a S. Gio. Damasceno. Il titolo
dell'opera citata, da S. Alfonso, de
excellentia Virginis, suggerisce il sostituire, al Damasceno, S. Anselmo, da tutti già creduto autore
del Liber de excellentia Virginis Mariae,
opera del suo discepolo Eadmero. Ora,
tanto Fr. Emmanuele di Gesù Maria, Carm.
Sc. (Fiori del Carmelo, Napoli, 1668,
pag. 217) quanto il P. Fr. Pepe, S.
I., (Grandezze di Gesù e di Maria, V,
Napoli, 1748, pag. 273), riferiscono, come prese da quella opera, e, secondo il
Pepe, dal cap. 9, le sequenti parole: «Servire huic Reginae, regnare est; et
inter illius mancipia numerari, plus quam regium.» Ciò non si legge nel citato
luogo, né altrove nell'opera segnata quale l'abbiamo. Però la riferita sentenza
può considerarsi come un corollario o
una conseguenza di quanto insegna Eadmero nel suo divotissimo opuscolo, e
più particolarmente al cap. 9, Quantum
profuit beata Virgo Maria naturae humanae: ML 159, col. 573-576. - Si noti
che lo stesso S. Alfonso, nelle sue Considerazioni
per coloro che son chiamati allo stato religioso, considerazione XV, cita
come di S. Anselmo il cui servire regnare
est, applicato alla Madonna SS.
22
S. BERNARDUS, In Assumptione B. V. M., sermo
1, n. 1. ML 183-415.
23 IACOBUS monachus (fine del sec. XI), Oratio in Nativitatem SS. Deiparae, n.
20. MG 127-598.
24
«Audite haec, omnes gentes: auribus percipite, qui ingredi cupitis regnum Dei.
Virginem Mariam honorate: et invenietis vitam et salutem perpetuam.» Psalterium
(maius) B. V. M., Ps. 48. Inter Opera
S. Bonav., Romae, Moguntiae, Lugduni (1668), VI, 482, col. 1. - Vedi Appendice, 2.
25
S. GERMANUS, Patriarcha CP. (+740), In
SS. Deiparae dormitionem sermo 2. MG
98-347.
26
Et in capite eius corona stellarum
duodecim. Apoc. XII, 1.- Veni de
Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni: coronaberis de capite Amana, de
vertice Sanir et Hermon, de cubilibus leonum, de montibus pardorum. Cant.
IV, 8. - «Et nota quod Apoc. XII dicitur Maria coronari de stellis, hic (Cant.
IV, 8) promittit ei Filius quod coronabitur de feris vel montibus. Et quid est
hoc, nisi quod ferae per gratiam et orationes Mariae fiunt stellae, ut
conveniant capiti tantae reginae, ut de stellis corona ei videatur exhibita,
quae de feris fuerat promissa...Et haec est mutatio dexterae Excelsi. De capite
Amana, id est, non solum de his qui inveniuntur in peccato cum ceteris, sed qui
prae ceteris peccatores exsistuut. Saepe enim ubi superabundavit peccatum, per
eam superabundat gratia, et ita de nobis peccatoribus novam coronam sibi
praeparat in caelis.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 3, § 14. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651,
XX, 98, col. 1: ed. Paris., XXXVI, 162, col.
2.
27
Nic. SGUILLANTE e Tom. PAGANI, Vita, lib. 1, cap. 15, Venezia, 1743, pag. 68, 69: «Le parole della
sua relazione (della stessa Venerabile) son queste: «Nella festa
dell'Assunzione di quest' anno 1665... seguitò a dirmi la Vergine: «Figlia,
domanda pur oggi quale grazia desideri, e te la farò...» Io le dissi: «Oh,
Signora mia, vorrei la conversione di mille peccatori dispersi fra tutto il
mondo, fra Cristiani e infedeli...» Dopo aver fatto tal domanda, mi venne un
gran timore, parendomi essere stata troppo arrogante in dimandar tante anime...
Ma la gloriosa Vergine mi rispose: «Avrai la grazia, si convertiranno i mille
peccatori. Non dubitare, figlia, per parerti aver domandato soverchio: non vedi
il dominio e potestà che tengo?... Vedi quanti per me sono qui in cielo;» e mi
fe' vedere un numero che pareva infinito d'anime salvate per sua
intercessione...» Mi disse che a Dio era piaciuto che io le domandassi tante
anime... e che aveva ottenuta la grazia.»
28 Nescit homo utrum amore an odio dignus sit:
sed omnia in futurum servantur incerta. Eccl. IX, 1, 2.
29
«Amplectamur Mariae vestigia, peccatores: et eius beatis pedibus provolvamur.
Teneamus eam fortiter, nec dimittamus: donec ab ea meruimus benedici.» Psalterium
(maius) B. M. V., Ps. 14. Inter Opera
S. Bonav., ed. Rom., etc., VI, 479, col. 2.
30
EADMERUS, monachus Cantuariensis, Liber
de excellentia Virginis Mariae, cap. 12. Inter Opera S. Anselmi. ML 159-575.
31 «Necessarium
(est) quod hi ad quos (Maria) convertit oculos suos, pro eis advocans,
iustificentur et glorificentur.» S.
ANTONINUS, Sum. Theol., pars 4, tit.
15, cap. 14, § 7. Veronae, 1740, IV, col. 1007. Venetiis, 1581, IV, 317,
col. 2.
32
«Quae ideo beata iure dicitur inter omnes mulieres, quia omnes ex ea
beatificantur. Collata quippe est gratia et beatitudo in specie, ut
diffunderetur in omne genus Ecclesiae... Quapropter festivitas hodierna
celebritas est omnium supernorum gratissima, quia eius est assumptio de
corpore, ex qua orta est veritas et iustitia quae de caelo prospexit, in qua
omnes iustificamur et exsultant sancti in gloria.» S. HILDEFONSI, Toletani
episcopi (+ 669), Sermones dubii, De
Assumptione B. Mariae sermo 3. ML 96-256.
33 «Salve in
aeternum, indesinens nostra laetitia (Dei Genitrix Virgo)... Tu nobis festae lucis initium; tu medium, tu finis.»
S. METHODIUS, Sermo de Simeone et Anna, n.
14. MG 18-382. - Sull'autore, vedi sopra, cap. 3, § 2, nota 3, pag.
118.
34 «Sublimitas eius
(cioè misericordiae tuae) civitatis
supernae invenit restaurationem, et profundum eius sedentibus in tenebris et in
umbra mortis obtinuit redemptionem. Per te enim caelum repletum, infernus
evacuatus est, instauratae ruinae caelestis Ierusalem, exspectantibus miseris
vita perdita data.» S. BERNARDUS, In
Assumptione B. M. V. sermo 4, n. 8. ML 183-429, 430.
35 «Qui acquirit
gratiam eius: agnoscetur a civibus paradisi. Et qui habuerit characterem nominis eius: annotabitur in
libro vitae.» Psalterium (maius)
B. M. V., Ps. 91. Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., Mogunt., Lug. (1668), VI, 485, col.
2.
36 Vedi sopra, § 1,
nota 25, p. 259.
37 Qui vicerit, faciam illum columnam in templo
Dei mei, et foras non egredietur amplius: et scribam super eum nomen Dei mei,
et nomen civitatis Dei mei novae Ierusalem, quae descendit de caelo a Deo meo,
et nomen meum novum. Apoc.
III, 12.
38
«Mense sexto, missus est Gabriel ad
virginem. Qui plane eiusmodi mandata a Deo acceperat: «Adesdum, o
arhangele, minister tremendi et arcani esto mysterii; miraculo deservi. Ad
requirendum Adam qui erraverat, meis commotus miserationibus, descendere
propero... Lupus meum alumnum devorat, paradisi domicilium desolatur, lignum
vitae a gladio flammeo custoditur, campus deliciarum clausus est. Oppugnati
misereor, et hostem comprehendere volo... Vade igitur ad Mariam virginem. Abi
ad animatam civitatem, de qua dicebat Propheta: Gloriosa dicta sunt de te, civitas Dei (Ps. LXXXVI, 3). Abi ad
paradisum meum ratione praeditum; abi ad portam orientalem; abi ad domicilium
Verbo meo dignum... Vade ad purum meae secundum carnem nativitatis thalamum...
Sed cave offendas aut conturbes virginis animum. Humaniter ac placide coram
divino illo sacrario compareas, primamque ipsi gaudii vocem enuntia. Tu illud, Ave, gratia plena, ad Mariam dicito; ut
ego aerumnosae atque afflictae miserear Evae.» S. GREGORII THAUMATURGI,
Episcopi Neocaesareae Ponti, Opera dubia,
Homilia 3 in Annunciationem S.
Virginis Mariae. MG 10-1174. - Si dubita se questa omilia sia di S.
Gregorio il Taumaturgo, detto anche «il Grande» prima che venisse così chiamato
S. Gregorio Papa. Si ritrova nei manoscritti greci sotto vari nomi, anche sotto
quello di S. Giovanni Grisostomo. Ad ogni modo, con ragione è stimata dal
Combefisio «eruditum quidem ac pium doctae antiquitatis monumentum».
39
PELBARTUS de Themeswar, Ord. Min., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib.
12, pars 2, art. 1, Venetiis, 1586, fol. 216, col. 2: «Quod servire Mariae sit
certissimum, experimentaleque, et securissimum signum salutis, ostenditur
tripliciter. Primo auctoritatibus. Secundo rationibus. Tertio miraculis et revelationibus.» Ibid., col. 4: «Tertia ratio, quia
beata Maria advocata nostra dicitur. Et ideo Bernardus super Missus est dicit:
«O homo, securum habes accessum ad Deum, ubi Mater stat ante Filium, et Filius
ante Patrem, Mater ostendit Filio pectus et ubera, Filius ostendit Patri latus
et vulnera, nulla ergo poterit esse repulsa, ubi tot concurrunt amoris
insignia.» Haec ille. Si ergo nulla potest esse repulsa, ergo sequitur quod
servire Mariae est certissimum signum salutis aeternae consequendae.» - La conclusione
di Pelbarto è giusta, e con ragione S. Alfonso la fa sua. - Già abbiamo segnato
(cap. 2, § 1, nota 9, pag. 76) che le parole riferite dal Pelbarto debbono
restituirsi ad Arnaldo di Chartres, ma
che la sentenza espressa è comune a lui ed al suo amico S. Bernardo. - Ricordiamo pure, tra molte, queste parole di S. Bernardo, De adventu Domini, sermo 2,
n. 5. ML 183-43: «Per te accessum habeamus ad Filium, o benedicta inventrix
gratiae, genitrix vitae, mater salutis;» e
queste ancora, Super Missus, hom. 2,
n. 17, col. 71: «Ipsam sequens, non devias: ipsam rogans non desperas: ipsam
cogitans non erras. Ipsa tenente non corruis: ipsa protegente non metuis: ipsa
duce non fatigaris: ipsa propitia
pervenis.» Non è questo quanto dire che la divozione a Maria sia segno di
predestinazione e pegno di salute?
40 «Apparens ei (B.
Alano) aliquando B. Maria... his... concludit, dicens: «... Habentibus...
devotionem ad hanc (Salutationem Angelicam), signum est ordinationis et
praedestinationis permagnum ad gloriam.» Io.
And. Coppenstein, O. P., ALANI REDIVIVI RUPENSIS Tractatus... de ortu atque progressu Psalterii Christi et
Mariae (SS. Rosarii), pars 2, cap. 11. Venetiis, 1665, pag. 116.
41 «Signum ergo sit
tibi probabilissimum aeternae salutis, si perseveranter in dies eam (Mariam) in
suo Psalterio (Rosario) salutaveris.» Id.
op., pars 4, cap. 24 (partis quartae cap. 1), Sermo 1 B. Alani, De quindecim gemmis, quinquagena 3.
Venetiis, 1665, pag. 253.
42 «Procuriamo d'imitare questi schiavi
dell'Imperatrice del cielo, e d'intraporci nella sua santa famiglia, che con
una tal Padrone e Signora, e con una tal Madre, saremo privilegiati in questa
vita, e nell'eredità dell'altra migliorati: che anche nel cielo i beati si
pregiano d'essere stati servi di questa gran Signora, e si recano ad onore
d'essere conosciuti per ischiavi suoi. Perché siccome i servi dei re, dice un
Dottor grave (probabilmente il Pelbarto) hanno una livrea e un vestito
particolare, col quale si conoscono tra gli altri cortigiani delle Corti loro:
così nella Corte del cielo i divoti di Maria avranno una particolare livrea, e
una divisa, per la quale saranno da tutti conosciuti, e campeggieranno sopra
tutti gli altri Beati, per servi particolari della Vergine, confidenti e
famigliari della sua casa, secondo quello dei Proverbi: Tutti quei di casa sua
son ben vestiti, con doppie livree e vestimenta.» NIEREMBERG, S. I., Dell'affezione ed amore... alla SS. Vergine
Madre di Gesù, cap. 10. Opere
spirituali, Venezia, 1715, II, 355, col. 1. - PELBARTUS de Themeswar, O. M., Stellarium, lib. 12, pars 1, art. 3,
Venetiis, 1586, fol. 214, col. 3: «Beata Maria remunerabit in caelo sibi
servientes, multipliciter... Quarto, speciali ornatu et gloria, qua prae aliis
discernuntur quod sunt servi Mariae. Sicut enim videmus in regia curia, quod
servi regis et reginae certis notabilibus clenodiis deauratis ornati procedunt
per quae cognoscuntur fore servi regis vel reginae, et speciali purpura vestiti
ambulant: ita in curia caelesti, servi Christi et Mariae specialem gloriam
habebunt refulgentem. Unde Prov. ultim. (XXX, 21): Omnes domestici eius vestiti sunt duplicibus. Domestici Mariae sunt
fideles servi eius, qui per Mariam vestiuntur duplici stola praecipua, scilicet
animae et corporis.»
43 «Ebbe di poi
bellissima visione della Beata Vergine, e parlò di quella sotto figure
mirabili, mirabilmente. Cominciò primieramente a dir così: «Veggo Maria,
sedente sorpa una navicella, vestita d'abiti candidi e lucenti, coperta di real
ammanto, carico di gioie e pietre preziose, accompagnata da innumerabil
drappello di spiriti beati.» Dipoi seguì di ragionare di questo medesimo
soggetto con gran veemenza di parole.» PUCCINI, Vita, Firenze, 1611, Aggiunta
alla Vita, parte 4, cap. 23 bis, pag. 301. - Cf. PUCCINI, Vita, Venezia, 1671, cap. 95, pag. 159.
44 Commune festorum B. M. V., Antiphona 3
in II nocturno.
45 CAESARIUS,
Heisterbacensis monachus, Ord. Cist., Illustrium
miraculorum et historiarum memorabilium libri XII, Antverpiae, 1604, lib.
7, cap. 22, pag. 408-410. La narrazione comincia così: «In Arnsburgh, domo
Ordinis Cisterciensis, fuit quidam frater, devotissimus erga Beatam Virginem
Dei Genitricem Mariam: hic dum aliquantum temporis in eius domo servitium
peregisset, aestu cordis incredibili coepit anxiari, aliquam sibi specialem
visitationem a Matre misericordiae cupiens impartiri.» E così finisce: «Haec
mihi relata sunt a religiosa vidua, sorore eiusdem fratris, quae omnia testata
est se veraciter intellexisse.» Non viene però indicato il nome di quel divoto
religioso.- Manca del tutto il racconto nell'edizione di Colonia, ecc.
«recognovit Iosephus Strange», 1851. - L'opera venne chiamata dall'autore Dialogus miraculorum, e divisa da lui
«in Distinctiones» e non già in «Libros». - Viene confermata la narrazione del Cesario e completata coll'indicazione
del nome di quel fortunato divoto di Maria, dal Menologium Cisterciense: «Duodecimo calendas ianuarii (21
decembris): In Arnsburg; Germaniae coenobio, beatus Thomas monachus, sanctitatis titulo illustris, et beatissimae
Virginis ferventissimus cultor; quam non modo videre, sed et suavissime
canentem audire, singulari dilectionis privilegio meruit; atque revelationibus
et signis admirandus, felicissimo fine quievit.» Grisostomo HENRIQUEZ, Menologium
Cisterciense notationibus illustratum, Antverpiae, 1630, pag. 424, col. 1,
nota b), riferisce il racconto di Cesario.
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