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- CAPITOLO X. - O dulcis Virgo Maria.
- § unico. - Quanto sia dolce in vita ed in morte il nome di Maria.
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CAPITOLO X. - O dulcis Virgo Maria.
§ unico. - Quanto sia dolce in vita ed in morte il nome di Maria.
Il gran nome di Maria, che
fu dato alla divina Madre, non fu già ritrovato in terra, né inventato dalla
mente o dall'arbitrio degli uomini, come succede in tutti gli altri nomi che
s'impongono; ma egli scese dal cielo e fu imposto per divina ordinazione, come
attestano S. Girolamo (Lib. de Nat. Mar.),1 S. Epifanio (Or. de Praes.
Deip.),2 S. Antonino
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(P. I, Hist., tit. 4, c. 6)3 ed altri. De thesauro Divinitatis Mariae nomen
evolvitur, parla Riccardo di S. Lorenzo (De laud. Virg., pag. 14).4
Dal tesoro della divinità, o Maria, uscì il vostro eccelso ed ammirabil nome;
poiché tutta la SS. Trinità, siegue a dire lo stesso autore, diede a voi un tal
nome, superiore ad ogni nome dopo il nome del vostro Figliuolo, e l'arricchì di
tanta maestà e potenza, che al proferirsi il vostro nome volle che per
riverenza tutti prostrati lo venerassero, il cielo, la terra e l'inferno: Dedit tibi, Maria, tota Trinitas nomen post
nomen Filii tui supra omne nomen; ut in nomine tuo omne genuflectatur
caelestium, terrestrium et infernorum (De laud. Virg., l. 1, c.
2).5 Ma tra gli altri pregi che 'l Signore ha dati al nome di Maria,
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vediamo ora quanto l'ha fatto dolce a' servi di questa santissima
Signora, così in vita come in morte.
E per prima parlando del tempo della vita, diceva il
santo anacoreta Onorio che 'l nome di Maria è pieno d'ogni dolcezza divina: Hoc nomen Mariae plenum est omni dulcedine
ac suavitate divina.6 In modo che il glorioso S. Antonio da Padova
riconosceva nel nome di Maria le stesse dolcezze che S. Bernardo considerava
nel nome di Gesù: Nomen Iesu, diceva
questi, Nomen Mariae, ripigliava
l'altro, iubilus in corde, mel in ore, in
aure melos:7 Il nome di questa Vergine Madre è gioia al cuore, mele
alla bocca, melodia all'orecchio de' suoi divoti. - Si narra del V.P. Giovenale
Ancina vescovo di Saluzzo, come si ha nella sua Vita, ch'egli in nominar Maria
gustava una dolcezza sensibile così grande, che se ne lambiva anche le
labbra.8 Si legge similmente
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che una certa donna in Colonia
disse al vescovo Marsilio che sempre ch'ella pronunziava il nome di Maria,
sentiva nella bocca un sapore più dolce del mele. Il che praticandolo indi
Marsilio, anch'egli provò la stessa dolcezza.9 - Si ritrae da' Sacri
Cantici che nell'Assunzione della Vergine tre volte gli angeli richiesero del
suo nome: Quae est ista quae ascendit per
desertum sicut virgula fumi? (Cap. III, 6). In altro luogo: Quae est ista quae progreditur quasi aurora
consurgens? (Cap. VI, 9). In altro: Quae
est ista quae ascendit de deserto deliciis affluens? (VIII, 5). Or dimanda
Riccardo di S. Lorenzo, perché gli angeli replicano tante richieste del nome di
questa Regina? e risponde: Forsitan quia
dulce nomen sibi desiderant responderi (De laud. Virg., c. 2):10
Era così dolce anche agli angeli il sentir risonare il nome di Maria, che
perciò ne fanno tante dimande.
Ma io non parlo qui di questa dolcezza sensibile,
poiché questa non si concede comunemente a tutti; ma parlo della dolcezza
salutare di conforto, di amore, di letizia, di confidenza e di fortezza, che
dona questo nome di Maria comunemente a coloro che con divozione lo
proferiscono. Di ciò parlando
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l'abbate Francone (De Grat. Nov. Test.,
tr. 6) dice che dopo il sacrosanto nome di Gesù, il nome di Maria è sì ricco di
beni, che nella terra e nel cielo non risuona altro nome, da cui l'anime divote
ricevano tanto di grazia, di speranza, di dolcezza: Neque enim post Filii nomen aliud nomen caelum et terra nominat, unde
tantum gratiae, spei, et suavitatis piae mentes concipiant. Poiché, siegue
a dire, il nome di Maria racchiude in sé un certo che di ammirabile, di dolce e
di divino, che quando conviene11 ai cuori amici, spira in essi un odore
di santa soavità. E la maraviglia di questo gran nome si è, così conclude, che
mille volte inteso dagli amanti di Maria, sempre si ascolta come nuovo,
provando essi sempre la stessa dolcezza in udirlo nominare: Nomen namque Mariae mirum quid, suave atque
divinum in secontinet, ut cum convenit amicis cordibus, amicae suavitatis
odorem spiret. Et
mirum illud est de nomine Mariae, ut millies auditum, semper audiatur quasi
novum (Loc. cit.).12
Di questa dolcezza parimente parlando il B. Errico
Susone, diceva che in nominar Maria sentivasi talmente sollevare alla
confidenza e con tal gioia accendere d'amore, che tra la gioia e le lagrime,
fra cui proferiva l'amato nome, desiderava che 'l cuore dal petto gli saltasse
fuor della bocca; mentre asseriva che questo dolcissimo nome qual favo di mele
se gli liquefacea nel fondo dell'anima.13 Onde poi esclamava: O soavissimo
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nome! O Maria, qual
sarete voi stessa, se il vostro solo nome è tanto amabile e grazioso?14
Quindi rivolto alla sua
buona Madre l'innamorato S. Bernardo con tenerezza le dice: O magna, o pia, o multum laudabilis Maria;
tu nec nominari potes quin accendas, nec cogitari quin recrees affectus
diligentium te (S. Bern., ap. S. Bon., Spec., c. 8):15 O grande, o
pia, o degna di tutte le lodi, SS. Vergine Maria, il vostro nome è così dolce
ed amabile che non può esser nominato senza che infiammi d'amore verso di voi e
di Dio chi lo nomina: anzi basta ch'egli s'affacci solamente al pensiero de'
vostri amanti, per accenderli vie più ad amarvi, e consolarli. E se le
ricchezze consolano i poveri, poiché gli sollevano dalle loro miserie, oh
quanto meglio consola noi miseri - parla Riccardo di S. Lorenzo - il vostro
nome, o Maria, mentre meglio assai che le ricchezze della terra, egli ci
solleva dalle angustie della presente vita: Mariae
nomen longe melius quam divitiae, quia melius angustiam relevat (De laud. Virg., c. 2).16
In somma il vostro nome, o Madre di Dio, è tutto
ripieno di grazie e di benedizioni divine, come vi dice S. Metodio:
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Tuum, Dei Genitrix, nomen divinis
benedictionibus et gratiis ex omni parte refertum (Orat. in
Hyp.).17 In modo tale che, secondo attesta S. Bonaventura, il vostro nome
non può esser proferito senza che apporti qualche grazia a chi divotamente lo
nomina: Nomen tuum devote nominari non
potest sine nominantis utilitate (Spec. B.V., c. 8).18 Trovisi un
cuore indurito quanto si voglia, diffidato quanto si sia, dice l'Idiota, se
questi vi nomina, o benignissima Vergine, è tanta la virtù del vostro nome,
ch'egli mirabilmente ammollirà la sua durezza, mentre voi siete quella che
confortate i peccatori alla speranza del perdono e della grazia: Tanta est virtus tui sanctissimi nominis,
semper benigna Virgo Maria, quod mirabiliter emollit duritiem cordis humani.
Peccator per te respirat in spe veniae et gratiae (Idiot., ap. Alph. Mar.,
p. 827).19 Il vostro dolcissimo nome, al dire di S. Ambrosio, è un
unguento odoroso che spira odore di grazia divina: Unguentum nomen tuum.
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Descendat istud unguentum in animae
praecordia, S. Maria, quod divinae gratiae spiramenta redolet (De Instit.
Virg., c. 13).20 Prega il santo la divina Madre dicendole: Discenda
nell'intimo dell'anime nostre questo unguento di salute. E vuol dire: Fate,
Signora, che noi ci ricordiamo spesso di nominarvi con amore e confidenza,
mentre il così nominarvi o è segno di possedere già la divina grazia, oppure è
caparra di dover presto ricuperarla.
Sì, poiché il ricordarsi del vostro nome, o Maria,
consola gli afflitti, rimette nella via della salute coloro che ne son fuori, e
conforta i peccatori acciocché non si abbandonino alla disperazione; così
discorre Landolfo di Sassonia: O Maria,
tui recordatio nominis maestos laetificat, errantes ad viam salutis revocat, et
peccatores ne desperent confortat (In vita Christ., p. 2, c. 86).21
E dice il P. Pelbarto che siccome Gesù Cristo colle cinque sue piaghe ha apprestato
al mondo il rimedio de' suoi mali, così parimente Maria col suo santissimo
nome, ch'è composto di cinque lettere, conferisce ogni giorno il perdono a'
peccatori: Sic Maria suo sanctissimo
nomine, quod quinque litteris constat, confert quotidie veniam peccatoribus (Stellar.,
a. 2).22
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Perciò il santo nome di Maria ne' Sacri Cantici è
somigliato all'olio: Oleum effusum nomen
tuum (Cap. I, [2]). Gloria nominis
eius - commenta il B. Alano in Cant.
loc. cit. - oleo effuso comparatur.
Oleum aegrotantem sanat, odorem parit, flammam accendit.23 Siccome
l'olio sana gl'infermi, sparge odore ed accende la fiamma; così il nome Maria
sana i peccatori, ricrea i cuori e l'infiamma di divino amore. Onde Riccardo di
S. Lorenzo anima i peccatori a ricorrere a questo gran nome, perché egli solo
basterà a guarirli da tutti i loro mali, dicendo che non v'è infermità così
maligna, che subito non ceda alla forza di questo nome: Peccator es? ad nomen Mariae confugias. Ipsum solum sufficit ad
medendum. Nulla pestis, quae ad nomen Mariae non cedat continuo (De laud.
Virg., pag. 14).24
All'incontro i demoni, afferma Tommaso da Kempis,
temono a tal segno della Regina del cielo, che al nominarsi il suo gran nome,
fuggono da chi lo nomina come da fuoco che brucia: Expavescunt caeli Reginam spiritus maligni, et diffugiunt, audito
nomine eius, velut ab igne (Lib. 4, ad Nov.).25
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La stessa
B. Vergine rivelò a S. Brigida che non vi è in questa vita peccatore così
freddo nel divino amore, che invocando egli il suo santo nome con proposito di
convertirsi, il demonio subito da lui non s'allontani: Nullus est in hac vita tam frigidus ab amore Dei, qui si invocaverit
nomen meum cum proposito poenitendi, statim diabolus ab ipso non discedat (Rev.,
lib. 1, c. 9).26 E ce lo confermò un'altra volta dicendole che tutti i
demoni talmente venerano e paventano il suo nome, che in udirlo risonare,
subito lasciano l'anima dall'unghie con cui la tenevano incatenata: Omnes daemones verentur hoc nomen et timent,
audientes hoc nomen Mariae, statim relinquunt animam de unguibus, quibus
tenebant eam (Rev., lib. 2, c. 19).
E siccome s'allontanano gli angeli ribelli da'
peccatori che invocano il nome di Maria, così all'incontro, disse la stessa
nostra Signora a S. Brigida, gli angeli buoni maggiormente si avvicinano
all'anime giuste che divotamente lo nominano: Angeli boni, audito nomine meo, iustis magis propinquant (Ap. S.
Dion. Cart., de laud. V., cap. ult.).
Ed attesta S. Germano che siccome il respirare è
segno di vita, così il nominare spesso il nome di Maria è segno o di vivere già
nella divina grazia o che presto verrà la vita; poiché questo potente nome ha
virtù di ottenere l'aiuto e la vita a chi divotamente l'invoca: Quomodo corpus enim vitalis signum
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operationis habet
respirationem, ita sanctissimum nomen tuum, o Virgo, quod in ore servorum
tuorum versatur assidue, vitae et auxilii non solum est signum, sed etiam ea
procurat et conciliat (S. Germ., de zona Virg.).27 In somma questo
ammirabil nome, soggiunge Riccardo di S. Lorenzo, è come una torre fortissima,
in cui ricoverandosi il peccatore sarà liberato dalla morte, mentre da questa
celeste torre vengono sicuramente difesi e salvati i peccatori più perduti: Turris fortissima nomen Dominae: ad ipsam
fugiet peccator et liberabitur. Haec defendit quoslibet et quantumlibet peccatores (De laud. Virg.,
lib. 11).28
Ma torre di fortezza che non solo libera i peccatori
dal castigo, ma difende anche i giusti dagli assalti dell'inferno. Così dice lo
stesso Riccardo, asserendo che dopo il nome di Gesù non vi è nome in cui si
ritrovi tanto aiuto, da cui si conferisca tanta salute agli uomini, quanto da
questo gran nome di Maria: Non est in
aliquo nomine tam potens adiutorium, nec est aliud nomen datum hominibus post
nomen Iesu, ex quo tanta salus refundatur hominibus, sicut nomen Mariae (De
laud. Virg., c. 2).29 Specialmente si sa da per tutto, come tutto
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giorno si sperimenta da' divoti di Maria, che 'l suo gran nome dà
forza a vincere le tentazioni contro la castità. Riflette il medesimo autore
sulle parole di S. Luca: Et nomen
Virginis Maria (c. I, 27), che questi due nomi di Maria e di Vergine si
nominano dal Vangelista congiunti, acciocché intendiamo che 'l nome di questa
purissima Verginella non dee mai andar disunito dalla castità: Hoc nomen semper cum castitate coniunctum
esse debet (Loc. cit.).30 Onde dice S. Pier Crisologo che 'l nome
di Maria è indizio di castità: Nomen hoc
indicium castitatis (Serm. 146).31 Volendo dire che chi ne' dubbi
d'aver peccato nelle tentazioni impure si ricorda d'aver invocato il nome di
Maria, ha un segno certo di non aver offesa la castità.
Sicché avvagliamoci sempre del bel consiglio di S.
Bernardo, il quale dice: In periculis, in
angustiis, in rebus dubiis, Mariam cogita, Mariam invoca. Non recedat ab ore,
non recedat a corde (Hom. 2, sup. Miss.):32
In tutti i pericoli di perder la divina grazia, pensiamo a Maria, invochiamo
Maria unitamente col nome di Gesù, poiché questi nomi vanno sempre uniti
insieme. Non si partano mai questi due dolcissimi e potentissimi nomi né dal
nostro cuore né dalla nostra bocca, poiché questi due gran nomi ci daran forza
per non cedere, e per vincere sempre tutte le tentazioni. - Son troppo belle le
grazie
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che stan promesse da Gesù Cristo a' divoti del nome di Maria,
com'egli stesso parlando colla sua Santa Madre fe' intendere a S. Brigida,
rivelandole che chi invocherà il nome di Maria con confidenza e proposito
d'emenda, riceverà tre grazie singolari, cioè un perfetto dolore de' suoi
peccati, la lor soddisfazione e la fortezza per giungere alla perfezione, e di
più finalmente la gloria del paradiso: Quicumque
invocaverit nomen tuum et in te sperabit cum proposito emendandi, tria illi
dabuntur, contritio peccatorum, eorum satisfactio et fortitudo ad proficiendum,
et insuper regnum caelorum (Rev., lib. 1, cap. 50).33 Poiché,
soggiunse il divin Salvatore, sono sì dolci e care, o Madre mia, a me le tue
parole, che non posso negarti quel che tu mi chiedi: Tanta enim est in me dulcedo verborum tuorum, quod negare non valeo
quod tu petis.
Giunge in somma a dire S.
Efrem che 'l nome di Maria è la chiave della porta del cielo a chi divotamente
l'invoca: Nomen Mariae est reseratorium
portae caeli (In deprec. ad Virg.).34 E perciò ha ragione S.
Bonaventura di chiamar Maria salute di tutti coloro che l'invocano: O salus te invocantium.35 Come
se fosse lo stesso invocare il nome di Maria, che
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ottener la salute
eterna: mentre afferma l'Idiota che l'invocazione di questo santo e dolce nome
conduce ad acquistar una grazia soprabbondante in questa vita, ed una gloria
sublime nell'altra: Devota invocatio
huius nominis ducit ad virorem gratiae in praesenti et ad virorem gloriae in
futuro (De laud. Virg., l. 2, c. 2).36 Se cercate dunque, o
fratelli, conclude Tommaso da Kempis, d'esser consolati in ogni travaglio,
ricorrete a Maria, invocate Maria, ossequiate Maria, raccomandatevi a Maria.
Con Maria godete, con Maria piangete, con Maria camminate, con Maria cercate
Gesù; con Gesù e Maria finalmente bramate di vivere e di morire. Così facendo,
dice, sempre camminerete avanti nella via del Signore; poiché Maria volentieri
pregherà per voi, e 'l Figlio certamente esaudirà la Madre. Ecco le sue belle
parole: Si consolari in omni tribulatione
quaeritis, accedite ad Mariam, Mariam invocate, Mariam honorate, Mariae vos
commendate. Cum Maria gaudete, cum Maria dolete, cum Maria orate, cum Maria
ambulate, cum Maria Iesum quaerite: cum Maria et Iesu vivere et mori
desiderate. Fratres,
si ista exercetis, proficietis. Maria pro vobis libenter orabit et Filius
Matrem suam exaudiet (Ap. Paciucch., Exc. 22, in Sal.
Ang., in fin.).37
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Troppo dolce dunque in vita è a' divoti di Maria il
suo santissimo nome, per le grazie somme ch'egli loro ottiene, come abbiam
veduto. Ma più dolce poi lor si renderà in morte, per la dolce e santa morte
che loro impetrerà. - Il P. Sertorio Caputo della Comp. di Gesù esortava tutti
coloro che si trovassero ad assistere qualche moribondo, che gli nominassero
spesso il nome di Maria; dicendo che questo nome di vita e di speranza, sol
proferito in morte, basta a dissipare i nemici ed a confortare i moribondi in
tutte le loro angustie.38 Parimente S. Camillo de Lellis lasciò molto
raccomandato a' suoi religiosi che a' moribondi ricordassero spesso l'invocare
il nome di Maria e di Gesù, com'egli già praticò sempre cogli altri; ma più
dolcemente poi lo praticò con se stesso in punto di sua morte, in cui, come si
narra nella Vita, nominava con tanta tenerezza i suoi amati nomi di Gesù e di
Maria, che ne infiammava d'amore anche chi l'ascoltava. E finalmente cogli
occhi fissi alle loro adorate immagini, colle braccia in croce, si vide il
santo spirare con aria e pace di paradiso, formando appunto le ultime voci
della sua vita con invocare i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria.39 -
Questa breve
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orazione d'invocare i nomi sacrosanti di Gesù e di
Maria, dice Tommaso da Kempis che quanto è facile a tenerla in memoria, tanto è
dolce a considerarla e forte insieme a proteggere chi l'usa da tutti i nemici
della nostra salute: Haec brevis oratio,
Iesus et Maria, facilis est ad tenendum, dulcis ad cogitandum, fortis ad
protegendum.40
O beato colui, dicea S.
Bonaventura, che ama il tuo dolce nome, o Madre di Dio! Beatus vir qui diligit nomen tuum, Maria!41 Egli è così
glorioso ed ammirabile il vostro nome, che tutti quelli i quali si ricordano
d'invocarlo in punto di morte, non temono allora di tutti gli assalti de'
nemici: Gloriosum
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et admirabile
nomen tuum; qui illud retinent, non expavescunt in puncto mortis (Spec. B.
Virg.).42
Oh chi avesse la sorte di
morire come morì il P. F. Fulgenzio d'Ascoli cappuccino, il quale spirò
cantando: O Maria, o Maria, la più bella
che vi sia, voglio andiamo in compagnia.43 O pure come morì il B.
Errico cisterciense, di cui si narra negli Annali dell'Ordine (An. 1109) che
finì la vita articolando il nome di Maria: Inter
ipsam dulcissimi nominis articulationem.44
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Preghiamo dunque, lettor mio divoto, preghiamo Dio a
concederci questa grazia, che l'ultima parola di nostra lingua sia nella morte
il proferire il nome di Maria; come appunto desiderava e pregava S. Germano: Dei Matris nomen sit mihi ultimus linguae
loquentis motus (Orat. 6, de Ann. Virg.).45 Oh morte dolce, morte
sicura, ch'è accompagnata e protetta da tal nome di salute, che Dio non concede
d'invocare in morte se non a coloro ch'egli vuol salvi!
O mia dolce Signora e Madre, io v'amo assai, e
perché vi amo, amo ancora il vostro santo nome. Propongo e spero coll'aiuto
vostro di sempre invocarlo in vita ed in morte. Per gloria dunque del vostro
nome - concludiamo colla tenera preghiera di S. Bonaventura -allorché l'anima
mia uscirà da questo mondo, venitele voi all'incontro, Signora benedetta, e
prendetela fra le vostre braccia: Propter
honorem nominis tui, in exitu animae meae de hoc mundo occurre illi, Domina,
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et suscipe eam (In Psalt.
Deip.).46 Non isdegnate, o Maria - seguiamo a pregare col santo - di
venirla a consolare allora colla vostra dolce presenza. Voi siate la sua scala
e via del paradiso. Voi impetratele la grazia del perdono e l'eterno riposo: Consolare eam vultu sancto tuo. Esto illi
scala et iter ad paradisum; impetra ei indulgentiam pacis et sedem lucis. E
termina poi il santo con dire: O Maria avvocata nostra, a voi tocca di
difendere i vostri divoti e prendere a vostro conto le loro cause avanti al tribunale
di Gesù Cristo: Sustine devotos: suscipe
causas eorum ante tribunal Christi.
Esempio.
Si narra
dal P. Rho ne' suoi Sabbati e dal P. Lireo nel suo Trisagio Mariano che nella
Gheldria, circa l'anno 1465, una certa donzella per nome Maria fu mandata un
giorno dal suo zio al mercato della città di Nimega a comperar alcune cose, con
ordine che la sera si restasse in casa di un'altra zia che ivi abitava. Ubbidì
la fanciulla, ma andata la sera a trovar la zia, fu da costei rozzamente
cacciata, onde si pose di nuovo in cammino per ritornare; ma fattasi notte per
la via ed entrata in collera, chiamò il demonio ad alta voce. Ecco questi
subito le apparve in forma d'uomo e le promise di aiutarla, purchè facesse una
cosa. Farò tutto, rispose la disgraziata. Altro non voglio, disse il nemico,
che d'ogg'innanzi non vi segniate più col segno di croce e vi mutiate il nome.
Rispose quella: In quanto alla croce non mi segnerò più; ma il mio nome di
Maria m'è troppo caro, non voglio mutarmelo. Ed io non t'aiuto, disse il
demonio. Finalmente dopo molti contrasti convennero che si chiamasse colla
prima lettera del nome di Maria, cioè Emme.
E con ciò s'inviarono ad Anversa; e stette la misera sei anni con sì mal
compagno, vivendo una vita sì scellerata ch'era lo scandalo di tutti.
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Un giorno ella disse al demonio
che desiderava rivedere la patria; il nemico ripugnava, ma finalmente fu
costretto ad acconsentire. Entrando ambedue nella città di Nimega, trovarono
che ivi si rappresentava un'opera della vita di Maria SS. A tal vista la povera
Emme, per quel poco di divozione che aveva conservata verso la Madre di Dio,
cominciò a piangere. Che facciamo qui, allora disse il compagno? che vogliamo
far qui un'altra commedia? La prende per cacciarla da quel luogo, ma quella
resisteva; ond'egli, vedendo che già la perdeva, adirato l'alza in aria e la fa
cadere in mezzo al teatro. Allora la misera narrò il fatto. Andò per confessarsi
dal parroco, ma il parroco la rimise al vescovo di Colonia, e il vescovo al
Papa: il quale, uditala in confessione, le impose per penitenza che portasse
continuamente tre cerchi di ferro, uno al collo e due alle braccia. Ubbidì la
penitente, e giunta a Mastrich, ivi si chiuse in un monastero di pentite, dove
visse 14 anni in aspre penitenze; ed una mattina, alzandosi da letto, trovò da
se stessi rotti tutti i tre cerchi, e due anni dopo se ne morì con fama di
santità, e voll'esser sepolta con quegli stessi tre cerchi, che da schiava
dell'inferno l'aveano renduta felice schiava della sua liberatrice.47
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Preghiera.
O gran Madre di Dio e madre
mia Maria, è vero ch'io non son degno di nominarvi; ma voi che mi amate e
desiderate la mia salute, voi mi avete a concedere, benché la mia lingua è
immonda, ch'io possa sempre invocare in mio soccorso il vostro santissimo e
potentissimo nome: mentre il vostro nome è l'aiuto di chi vive e la salute di
chi muore.
Ah Maria purissima, Maria dolcissima, deh fate che
'l vostro nome sia da ogg'innanzi il respiro della mia vita. Signora, non
tardate a soccorrermi sempre che vi chiamo; giacché in tutte le tentazioni che
mi combatteranno, in tutt'i bisogni che mi occorreranno, io non voglio lasciare
mai di chiamarvi, replicando sempre: Maria, Maria. Così spero di fare in vita,
così spero di fare particolarmente in morte, per venire dopo quella a lodare
eternamente in cielo il vostro amato nome: O
clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria.
Ah Maria, amabilissima
Maria, e qual conforto, qual dolcezza, qual confidenza, qual tenerezza sente
l'anima mia in solo nominarvi, in solamente pensare a voi! Ringrazio il mio Dio
e Signore, che vi ha dato per mio bene questo nome così dolce, così amabile e
così potente.
Ma, Signora, io non mi contento solamente di
nominarvi, io voglio nominarvi di più per amore; voglio che l'amore mi ricordi
di chiamarvi ad ognora, si che poss'ancor io esclamar con S. Anselmo: O nome
della Madre di Dio, tu sei l'amor mio: O
amor mei, nomen Matris Dei.48
O cara mia Maria, o amato
mio Gesù, vivano sempre dunque nel mio ed in tutti i cuori i vostri dolcissimi
nomi. Si scordi la mia mente di tutti gli altri nomi, per ricordarsi solo e per
sempre invocare i vostri nomi adorati.
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Ah Gesù mio Redentore e madre mia Maria, quando sarà
giunto il punto di mia morte, in cui dovrà l'anima mia spirando uscir di questa
vita, deh per li meriti vostri concedetemi allora la grazia di formare l'ultime
voci, dicendo e replicando: V'amo Gesù e
Maria; Gesù e Maria, vi dono il cuore e l'anima mia.
1 «Angelus Domini ei
(Ioachim) cum immenso lumine astitit... dicens: «... Anna uxor tua pariet tibi
filiam, et vocabis nomen eius Mariam.» S. Hieronymi
Operum Mantissa, Epistola 50, De Nativitate sanctae Mariae (alias Evangelium de Nativitate Mariae inscribitur),
n. 4. ML 30-299, 300. Auctor ignotus, «fabularum arhitectus»: ibid., col. 296, Monitum. Cf. Baronius,
Tractatio de Martyrologio Romano, cap. 7: Martyrologium Romanum, Romae, 1914, pag. LV-LVII. - Vedi pagina
seg., nota 3.
2 S. EPIPHANIUS,
Constantiae in Cypro episcopus, lib. 3, haeresis 79, «Adversus Collyridianos,
qui Mariae sacrificium offerunt,» n. 5, MG 42-747: «Quamvis autem ex Mariae historia ac traditione illud habeatur, Ioachimo
eius patri divinitus hoc in deserto nuntiatum fuisse: «Uxor tua concepit,» non
ita tamen accipiendum est, quasi hoc citra nuptialem consociationem ac virilem
satum acciderit. Verum, quod futurum erat, missus a Deo significavit angelus.»
- Ora, supposta questa apparizione dell'angelo, la quale può piamente credersi,
non è difficile né temerario argomentare che l'angelo abbia pur rivelato al
padre il nome della figlia: per analogia a quanto fu detto a Zaccaria: Vocabis nomen eius Ioannem, (Luc. I,
13): a Maria (Luc. I, 31) e a Giuseppe (Matth. I, 21): Vocabis
nomen eius Iesum. Non avrà fatto Dio meno onore al nome di Maria
che a quello di Giovanni.
3 S. ANTONINUS, Chronicorum opus, pars 1, tit. 4, cap.
6, § 10 (verso la fine), Lugduni, I, 1586, pag. 195, col. 2: «Quadam autem die
apparuit ei (Ioachim) angelus Domini cum magno lumine... dicens: «... Ecce uxor
tua Anna pariet tibi filiam, et vocabis eam Mariam.» Si appoggia S. Antonino su
quella supposta lettera di S. Girolamo, che abbiamo accennata nella nota 1.
Conserva però il suo vigore, riguardo alla lettera apocrifa, la riflessione che
fa S. Antonino (pag. 195, col. 1) sul trattato oppure vangelo apocrifo: «Ut
legitur in quodam libello translato a beato Hieronymo de hebraeo in latinum,
intitulato de Nativitate beatae Mariae, continente,
etsi apocrypho, consona
rationi.»
4 NICOLAUS monachus, quondam notarius S. Bernardi,
De Annuntiatione B. V. M., inter Opera S. Petri Damiani, Sermo 11, ML
144-558: «Tandem nascitur Maria... Evocatur
statim caelestis ille conventus, et... facit sermonem (Deus) cum angelis de
restauratione eorum, de redemptione hominum, de elementorum renovatione, ac,
illis stupentibus et mirantibus prae gaudio, de modo redemptionis. Et statim,
de thesauro divinitatis, Mariae nomen evolvitur, et per ipsam, et in ipsa, et
de ipsa, et cum ipsa totum hoc faciendum decernitur, ut sicut sine illo nihil
factum, ita sine illa nihil refectum sit. Traditur epistola Gabrieli, in
qua salutatio Virginis, incarnatio Redemptoris, modus redemptionis, plenitudo
gratiae, gloriae magnitudo, multitudo laetitiae continetur. Missus est ergo
angelus Gabriel a Deo ad Virginem...» - Per Riccardo
da San Lorenzo, vedi la nota seguente.
5 RICHARDUS A S.
LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
1, cap. 2, inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni,
1651, XX, pag. 7, col. 2, Parisiis, pag. 13, col. 1: «Dedit enim ei tota Trinitas
nomen quod est super omne nomen post nomen Filii sui, ut in nomine eius omne
genu flectatur, sicut manifeste patet, caelestium, terrestrium et infernorum.»
6 Questo «santo
anacoreta Quorio» non è Honorius
Augustodunensis, solitarius seu monachus, il quale visse nella prima metà
del secolo XII; e che, dopo essere stato «Scholasticus» nella sua patria, menò
vita eremitica, probabilmente, come si argomenta dai suoi scritti, almeno per
parecchi anni in Germania. Scrisse, in lode di Maria SS., dei sermoni per
alcune sue festività, qualche opuscoletto brevissimo, e specialmente Sigillum Beatae Mariae, ubi exponuntur
Cantica Canticorum (ML 172, col. 495-518). - Qui si tratta di un altro
HONORIUS ANACHORETA, noto solo dalle Opere di Dionigi Cartusiano, il quale sembra averlo conosciuto, e lo chiama
«vir illustris». Dallo stesso Cartusiano, sappiamo aver egli scritto: De ornamentis gloriae S. Mariae, liber
unus; De praeconiis Beatissimae Virginis,
libri XII. Nella sua opera De
dignitate et laudibus B. V. M., il Cartusiano lo cita con lode sei volte:
lib. 1, art. 6, 9, 10, 34; lib. 3, art. 30; lib. 4, art. 4. Colle parole qui
riferite da S. Alfonso conchiude il suo libro 3 (op. cit., lib. 3, art. 30, Opera, XXXVI, Opera minora, IV, Tornaci, 1908, pag. 147, col. 2): «Hinc Honorius
anachoreta: «Hoc, inquit, nomen, Maria, plenum est omni dulcedine ac suavitate
divina, dignum aeterna memoria, omnium ore simul et corde celebrandum,
invocandum et gloriosum.» Cf. Marracci,
Bibliotheca Mariana, pars 1, v. Honorius
Anachoreta. Romae, 1648, pag. 604.
7 S. BERNARDUS, In Cantica, sermo 15, n. 6, ML 183-847:
«Aridus est omnis animae cibus, si non oleo isto infunditur; insipidus est, si
non hoc sale conditur. Si scribas, non sapit mihi nisi legero ibi Iesum. Si
disputes aut conferas, non sapit mihi, nisi sonuerit ibi Iesus. Iesus mel in
ore, in aure melos, in corde iubilus.» - (S.
Francisci Assisiatis necnon) S. ANTONII PADUANI Opera omnia, opera et labore P. Io. Delahaye, Pedeponti, 1739, In Dominica 3 Quadragesimae, sermo 2 (il
primo: pag. 82 e seg.), verso la fine, pag. 156, col. 2: «Dulce nomen
confortans peccatorem et beatae spei. Domine (Domina), nomen tuum in desiderio
animae. Et nomen, inquit,
Virginis Maria. Oleum
effusum nomen tuum. Nomen Mariae iubilus in corde, mel in ore, melos
in aure.»
8 «S'inteneriva nel
suo cuore alla sola rimembranza del nome di lei (Maria SS.), e fu osservato,
come abbiamo in processo, che in nominare Maria si lambiva le labbra, come se
anco sensibilmente gustasse la dolcezza di quell'amabile nome.» Pietro Giacomo BACCI, Vita del Beato (beatificato nel 1890) Giovanni Giovenale Ancina, della Congr.
dell'Oratorio, vescovo di Saluzzo, lib. 3, cap. 7. Seconda ediz. romana, Roma,
1890, pag. 230.
9 «Iuxta ecclesiam
sancti Severini in Colonia, inclusus quidam habitabat (al. habitat), Marsilius nomine, in Tuscia ad sanctum Sebastianum
quandoque episcopus, (cioè vescovo della già detta Bagnorea, patria di S.
Bonaventura, tornata, dal 18 aprile 1922, all'antico nome di Bagnoregio) et
tempore schismatis quod fuit inter Alexandrum et Paschalem (Alessandro III,
Papa 1159-1181; antipapi, di parte imperiale: Onorio IV, 1160-1164; Pasquale
III, 1164-1168; finalmente Castillo III, al quale, nella pace fra Chiesa ed
Impero (1177), si provvide con un'abbazia), ab ipso Alexandro depositus. Hunc
cum matronae civitatis frequentarent (al.
visitarent), et una ei confessa fuisset quod Dominae nosrae nomen dicere
non posset sine quadam mira dulcedine, de causa tantae gratiae requisita
respondit: «Singulis diebus in honore eius quinquaginta Ave Maria, cum todidem veniis, dicere consuevi, per quae tantam
dulcedinem merui, ut omnis oris mei saliva orationis tempore in mel videatur
conversa.» Quod cum audisset iam dictus inclusus, exemplo devotae feminae vix
per sex hebdomadas angelicam salutationem praefato modo et numero compleverat,
et ecce tantam dulcedinem sentire coepit in illius dulcissimae salutationis
prolatione in ore et in gutture, ut mellis dulcedinem longe transcenderet ipsa
dulcedo. Eamdem dulcedinem meruit quidam de ordine nostro (Cisterciensi)
monachus, exemplo illius provocatus. Haec
mihi relata sunt ab eodem inciuso.» CAESARIUS Heisterbacensis, Ord. Cist., Dialogus
Miraculorum, distinctio 7, cap. 49 (al.
50). Coloniae, etc. 1851, II, pag. 69.
10 «Ter ad minus in
Canticis in persona angelorum quaeritur: Quae
est ista? non tantum quia personae mirentur excellantiam, quae nec primam
similem visa est nec habere sequentem, sed forsitan quia dulce nomen sibi
desiderant responderi.» RICHARDUS
A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib.
1, cap. 2, n. 5. Inter Opera S.
Alberti Magni, Lugduni, 1651, XX, pag. 9, col. 2; Paris., XXXVI, 16, col.
1.
11 Nella I ediz.: giova.
12 «De cuius
(Mariae) laude nondum desiderio satisfecimus, nec aliquando in defectu
corruptibilis huius vitae satisfieri posse credimus. Praegustata autem
suavitate laudis eius, desiderium nostrum magis ac magis accenditur, sed
quotidiana memoria eius ac frequenti iteratione dulcisismi nominis ipsius,
quasi divino quodam rore pii desiderii aestus regrigeratur. Neque enim post
illud singulare dilecti Filii sui nomen quod est super omne nomen, aliud nomen
caelum aut terra nominat, unde tantum gratiae, tantum spei, tantum suavitatis,
tantum consolationis, piae mentes concipiant. Quotiescumque enim dulcissimum
nomen illud Maria, amatores illius
audiunt, toties ex pio auditu et suavitate auditi nominis, nescio quid
inenarrabilis iucunditatis intus trahunt. Nomen namque Mariae mirum quid suave
ac divinum in se continet, ut, cum sonuerit, amicis cordibus amicae suavitatis
odorem spiret. Et mirum illud est de nomine
Mariae et valde mirum, ut millies auditum, semper audiatur quasi novum.» FRANCO,
abbas Affligemensis (ab anno 1109 ad annum 1125 aut 1130), De gratia Dei, lib. 6. ML 166-749, 750.
13 «Cum igitur mecum
ipse diligenter perpendo et cogito, quaenam tu sis, Virgo sacrata, animus
erigitur, iustumque mihi videtur ut, si modo fieri id posset, lacrimantibus
oculis, cor ipsum prae exsultatione ex ore prosiliret; adeo nomen tuum ceu
favus mellis colliquescit.» B.
HENRICUS SUSO, O. P., Dialogus Sapientiae
et ministri eius, cap. 16. Opera,
latine reddita a Laur. Surio Cartusiano,
Coloniae Agrippinae, 1588, pag. 96.
14
«Revera tu es et diceris Mater et Regina misericordiae. Eia
ergo, Mater indulgentissima inexhaustae misericordiae, salve. O nomen
suavissimum! O qualis ea est re ipsa, cuius tam gratiosum nomen est! Numquam
sane quamvis dulcis citharae sonum tam suaviter affecit aures quantumlibet huic
mundo dediti hominis, quam nostra afficit corda maerentia nomen sacratissimum
intemeratae Virginis Mariae.» IDEM, ibid.,
pag. 96, 97.
15 «O magna, o pia,
o multum amabilis Maria! tu nec nominari quidem potes, quin accendas; nec
cogitari, quin recrees affectus diligentium te: tu numquam sine dulcedine
divinitus tibi insita piae memoriae portas ingrederis.» Ad B. Virginem Deiparam sermo panegyricus, alias: Ad gloriosam Virginem Mariam deprecatio et
laus elegantissima, n. 6. Inter Opera
S. Bernardi, ML 184-1013. - Paulus
Winfridus Diaconus, Homiliarius, Homilia 52, In Nativ. B. M. V. ML 95-1518. - CONRADUS DE SAXONIA, Speculum B. M. V., lectio 9, inter Opera S. Bonav., Romae, etc., VI, 444,
col. 1: «O celeberrimi nominis Maria, quomodo posset nomen tuum non esse
celebre, quae etiam devote nominari non potes sine nominantis utilitate?
Testatur tuus Bernardus, dicens: «O magna,
o pia, o multum laudabilis Maria, tu nec nominari potes quin recrees affectus
diligentium te: numquam sine dulcedine divinitus tibi insita, piae memoriae
portas ingredieris.» - Vedi Appendice, 3,
B.
16 «Melius est nomen bonum quam divitiae multae:
Prov. XXII, 1... Mariae siquidem nomen longe melius quam divitiae
corporales: quia melius angustiam relevat paupertatis... Pauper es: confuge ad
nomen Mariae, quae tibi pauperrima exhibetur: et si devote attendas quod de hac
paupertate exaltata est etiam super Angelos, iam non erit tibi onerosa
paupertas.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 2, n.
4. Lugduni, 1651, inter Opera S. Alb.
M., XX, pag. 9, col. 1; Parisiis (Vivès), XXXVI, pag. 15, col. 2.
17 «Benedicta tu,
prorsus benedicta omnibusque desiderabilis. In benedictionibus Domini nomen
tuum, divina gratia plenissimum ac summe Deo gratiosum, Dei Mater, quaeque tuo
ipsa splendore fidelibus lumen praeferas.» S. METHODIUS, Sermo de Simeone et Anna quo die Domino in templo occurrerunt; ac de
Sancta Deipara, n. 10. MG 18-371. - Se questo Sermone debba attribuirsi a
S. Metodio il Grande, martire, oppure a S. Metodio, Patriarca CP.: vedi sopra,
cap. 3, § 2, nota 3, pag. 118. Aggiungiamo qui questa riflessione: essendovi
validissime ragioni di attribuire questa Omilia a Metodio il Grande, né
opponendosi altro se non che, ai suoi tempi, cioè al principio del secolo IV,
non era ancora istituita la festa dell'Hipapante
(presso noi Latini, della Purificazione),
non si potrebbe forse argomentare che l'Omilia del Santo Martire sul fatto evangelico, sia stata più
tardi adattata alla festa? Inoltre,
non si è potuto celebrare, qua e là, una qualche festa, prima che vi fosse una
festa formale e generale? Non è forse a questo modo che vennero istituite nella
Chiesa molte festività, col propagarsi ed accettarsi da tutti l'uso particolare
di alcune chiese, alle volte di alcuni privati?
18 «O celeberrimi
nominis Maria, quomodo posset nomen tuum non esse celebre, quae etiam devote
nominari non potes sine nominantis utilitate?» CONRADUS DE SAXONIA, O. M., Speculum B. M. V., lectio 9. Inter Opera S. Bonaventurae, Rom., Mogunt., Lugdun. (1668), VI, 444, col.
1. - Vedi Appendice, 2.
19 «Tantae virtutis
et excellentiae est tuum sanctissimum nomen, beatissima Virgo Maria, quod ad
invocationem ipsius, caelum ridet, terra laetatur, angeli congaudent, daemones
contremiscunt et infernus turbatur. Tanta est virtus tui sanctissimi nominis, bendicta
Virgo Maria, quod mirabiliter emollit et penetrat duritiam cordis humani: ideo
scribitur: Lucerna Domini, spiraculum
hominis, quae investigat omnia secreta ventris (Prov. XX, 27); sic etiam
tibi possumus dicere: Lucerna Dominae,
id est Mariae, quae illuminatrix et Domina interpretatur, spiraculum hominis, quia peccator per te
respirat in spe veniae et gratiae: quae
investigat, id est, investigare facit, omnia
secreta ventris, id est, abscondita cordis.» RAYMUNDUS IORDANUS, Abbas Cellensis, Contemplationes de B. Virgine, pars 4,
Contemplatio 1, n. 2. Migne-Bourassé,
Summa Aurea, IV, col. 889.
20
«O divitias Marianae virginitatis! Quasi olla ferbuit, et quasi nubes pluit in
terras gratiam Christi... Excipite, igitur, excipite, sacrae virgines, nubis
huius pluviam spiritalem... Excipite aquam, et non effluat vobis; quia nubes
est, diluat vos, et sacro humore perfundat; quia olla est, spiritu vaporet
aeterno. Excipite itaque ex hac Moabitide olla gratiae caelestis unguentum, nec
vereamini ne deficiat: quod exinanitum est, et plus redundat; quia in omnem
terram odor eius exivit (Ps. LIX, 10), sicut scriptum est: Unguentum exinanitum est nomen tuum; ideo adolescentulae dilexerunt te (Cant.
I, 2). Descendat istud unguentum in ima praecordia, viscerumque secreta,
quo non deliciarum odores sancta Maria, sed divinae gratiae spiramenta
redolebat.» S. AMBROSIUS, De institutione virginis et S. Mariae
virginitate perpetua liber unus, cap. 13, n. 81-83. ML 16-325.
21
«O Maria, tui recordatio nominis melle dulcior, nectare suavior, fessos
recreat, maestos laetificat, oppressos relevat, errantes ad viam salutis
revocat, et peccatores, ne desperent, suae suavitatis odore confortat.»
LUDOLPHUS DE SAXONIA, Vita Iesu Christi, pars
2, cap. 86, De Assumptione et laude B.
Virginis. Romae et Parisiis, 1865, pag. 763, col. 1; ibid., 1870, IV,
798.
22
«Sicut Christus quinque vulneribus suis contulit plene remedia mundo, sic Maria
suo sanctissimo nomine, quod quinque litteris constat, confert quotidie veniam
peccatoribus in hoc mundo.» PELBARTUS DE THEMESWAR, O. M., Stellarium coronae gloriosissimae Virginis, lib.
6, De benedicto nomine Mariae, art.
2. Venetiis, 1586, fol. 109, col. 3. - Pelbarto attribuisce queste parole a San
Bernardo, «ut allegatur in libello qui dicitur Speculum Virginis», non in quello, certamente, di Corrado di Sassonia, inter Op. S. Bonav.
23 «Et eleganter
fama et gloria nominis eius oleo effuso comparatur. Oleum esurientem reficit,
aegrotantem sanat, membra defatigata mitigat, odorem parit, flammam nutrit. Sic
et in laude Virginis reficimur, exemplo eius ad virtutum medicamina invitamur,
adversitatibus fessi eius patientia recreamur, vitae eius forma illustramur.
Nominis fama diffunditur; et non solum oleo, sed et oleo effuso nomen eius
comparatur. Quia, sicut oleum effusum magis redolet, sic quanto magis nomen
Virginis dilatatur, tanto magis gloria augetur.» ALANUS DE INSULIS, Ord. Cist., Doctor cognomento universalis, Compendiosa
in Cantica Canticorum ad laudem Deiparae Virginis Mariae elucidatio. ML
210-55. - Alano da Lilla, 1114-1203,
monaco di Chiaravalle, 1128; fatto da S. Bernardo primo abbate di Larivour
(Ripatorium) all'età di 30 anni, ed anche meno: vescovo di Auxerre, 1151;
rinunziò al vescovado e tornò a Chiaravalle, ove visse e morì da semplice
monaco. Lo chiamano Beato: «Chrysostomus
Henriquez, in suo Menologio Cisterciensi, die 30 ianuarii;
Ioannes Cisterciensis, in Catalogo Sanctorum et Beatorum Ordinis; Leo Allatius, in libro De apibus urbanis; Abbas Generalis
Ordinis Cisterciensis modernus; et alii passim: ML 210-9.» Scrisse la Vita Secunda di S. Bernardo, ML 185,
col. 469-524.
24
«Peccator es? Ad Mariae nomen confugias, ipsum solum sufficit ad
medendum: nam pestis tam efficax nulla sic haeret, quae ad nomen Mariae non
cedat continuo.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 2. Inter Opera S. Alberti Magni, Lugduni, 1651,
XX, pag. 9, col. 1; Parisiis, XXXVI, p. 15, col. 2.
25
«Daemonibus imperat, ne aliquem molestare audeant qui eius ditioni se subiicit
et curae. Expavescunt caeli Reginam spiritus maligni, et diffugiunt, audito nomine
sancto eius, velut ab igne... Tamquam tonitruum de caelo factum, sic
prosternuntur ad sanctae Mariae vocabulum; et quo saepius illud profertur ac
desiderabilius invocatur, eo citius et longius ipsi fugantur.» THOMAS A KEMPIS, Sermones ad Novitios, pars 3, sermo 4, n. 2. Opera, Coloniae Agrippinae et
Coloniae Allobrogum, 1759, I, pag. 84, col. 1, 2. Ed. Pohle, sermo 23, VI, 221.
26 «Nomen meum est Maria, sicut
legitur in Evangelio. Hoc nomen cum Angeli audiunt, gaudent in conscientia sua,
et rengratiantur Deo, qui per me et mecum talem gratiam fecit... Angeli
etiam boni, audito hoc nomine, statim appropinquant magis iustis, quibus dati
sunt ad custodiam... Omnes etiam daemones
verentur hoc nomen, et timent. Qui audientes hoc nomen Maria, statim relinquunt
animam de unguibus, quibus tenebant eam. Sicut enim avis, quae in praedam
ungues et rostrum habet, si audierit sonum aliquem, relinquit praedam, et cum
nihil operis sequi videt, statim revertitur ad eamdem: sic daemones, audito nomine
meo, statim relinquunt animam quasi territi, sed iterum advolant, et
revertuntur ad eam, quasi sagitta velocissima, nisi aliqua emendatio
subsequatur. Nullus etiam tam frigidus ab amore Dei est, nisi sit damnatus: si
invocaverit hoc nomen hac intentione ut numquam reverti velit ad opus solitum,
quod non discedat ab eo statim diabolus; et numquam amplius revertitur ad eum,
nisi resumpserit voluntatem peccandi mortaliter. Tamen quandoque
permittitur ei turbare eum, propter maiorem remunerationem eius, sed non
possidere.» Revelationes S.
BIRGITTAE, lib. 1, cap. 9. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 11, col. 2., pag.
12, col. 1. - S. DIONISIUS CARTUSIANUS, Opera,
XXXVI, Opera minora, IV, Tornaci,
1908, De dignitate et laudibus B. V. M., lib.
3, art. 30, pag. 146, col. 2.
27 «Si enim abs te
relicti fuerimus, quo vero etiam confugiemus? Quid autem etiam nobis fiet, o
sanctissima Dei Genitrix, quae Christianorum spiritus ac flatus exsistis?
Quemadmodum enim corpus nostrum hoc certum vitalis actus indicium habet, quod
spiritum ducat: sic et tuum sanctissimum nomen indesinenter in servorum tuorum
ore in omni occasione et loco et tempore versans prolatumque, vitae et
iucunditatis et auxilii non solum indicium est, sed causa efficitur.» S.
GERMANUS, Patriarcha CP., In Encaenia
aedis SS. Deiparae et in fascias Domini et in zonam eiusdem SS. Deiparae. MG 98-378, 379.
28
«Christus... hanc civitatem (quae est Maria) aedificavit... Huius civitatis
prima turris, celsitudo humilitatis... secunda turris, nomen Virginis. Prov.
XVIII, 10: Turris fortissima nomen
Domini: ad ipsum currit iustus, et exaltabitur. Hoc nomen invocatur in hac
civitate. Unde Tob. XIII, 14, 15: Adorabunt Dominum in te (in te Dominum)... et nomen... magnum invocabunt in te. Beatus
Bernardus (dove?) sic dicit: Turris
fortissima nomen Domini (Dominae): ad ipsam fugiet peccator, et liberabitur.
Haec defendit quoslibet et quantumlibet peccatores.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 11, cap. 1, n. 23. Inter Opera S. Alb. M., Lugduni, 1651, XX,
301, col. 2; Parisiis, XXXVI, 551, col. 1. - «Turris fortissima nomen Dominae
nostrae: ad ipsum confugiet peccator in tentatione, et etiam qui peccavit, et
salvabitur. Dicit enim Salomon, qui
parum noverat de Maria, Prov. XVIII, 10: Turris
fortissima nomen Domini: ad ipsum currit iustus, et exaltabitur. Nobis
autem dicendum: Turris fortissima nomen Dominae: ad ipsam confugiet peccator,
et salvabitur.» Id. op., lib. 1, cap.
2, n. 4. Lugduni, pag. 9, col. 1; Parisiis, pag. 15.
29
«Dedit enim ei (Mariae) tota Trinitas nomen quod est super omne nomen post
nomen Filii sui... Non est enim in alio aliquo nomen (nomine), post nomen
(Filii), tam potens adiutorium, nec est aliquod nomen sub caelo datum hominibus
post dulce nomen Iesu, ex quo tanta salus refundatur hominibus.» Id. op., lib. 1, cap. 2, n. 3: Lugduni,
pag. 7, col. 2; Parisiis, p. 13, col. 1.
30
«Luc. I, 27: Et nomen virginis Maria. Bene
autem immediate iungitur Mariae virginitas: eo quod non solum nomine praeferat,
sed et aliis praebeat gratiam castitatis. Ita etiam nomini Mariae virginitas et
sanctitas inseparabiter sunt adiunctae, quod, cum agit beatus Lucas, VII, 37,
de poenitentia Magdalenae, propter huius nominis reverentiam non ausus fuit
Mariam, sed mulierem nominare: sed paulo post, scilicet VIII, 2, cum dicit eam,
iustificatam a Domino, de suis facultatibus ministrare, vocat eam Mariam.» Id. op., l. c., n. 5, Lugduni, 9, col.
2; Parisiis, 16, col. 2.
31 «Maria mater
vocatur, et quando non Maria mater?... Nonne haec exeuntem populum de Aegypto
concepit uno utero ut emergeret caelestis in novam creaturam renata progenies
iuxta illud Apostoli: Patres nostri omnes
sub nube fuerunt, et omnes mare transierunt, et omnes in Moyse baptizati sunt
in nube et in mari (I Cor. X, 1, 2). Et ut semper Maria humanae praevia sit
salutis, populum quem unda generatrix emisit in lucem, ipsa iure praecessit in
cantico. Maria, inquit, soror Aaron, sumens tympanum in manu sua, dixit: Cantemus
Domino, gloriose enim honorificatus est (Exod. XV, 20, 21). Nomen hoc
prophetiae germanum est, hoc renascentibus salutare, hoc virginitatis insigne,
hoc pudicitiae decus, hoc indicium
castitatis, hoc Dei sacrificium, hoc hospitalitatis virtus, hoc collegium
sanctitatis; merito ergo matris Christi nomen est hoc maternum.» S. PETRUS CHRYSOLOGUS, Archiepiscopus Ravennas (+
440), Sermo 146. ML 52-593.
32
S. BERNARDUS, De laudibus Virginis
Matris, super «Missus est», hom. 2, n. 17. ML 183-70.
33
«Respondit Filius: «Carissima mater mea, verba tua dulcia sunt mihi... Nulla
erit petitio tua ad me, quae non exaudiatur, et per te omnes qui petunt
misericordiam cum voluntate emendandi, gratiam habebunt...»...Respondit Matri
Filius: «... Quia per dulcissima verba oris tui trahis misericordiam
a me, pete quodcumque vis, et dabitur tibi.» Respondit Mater: «Fili mi, quia
misericordiam ego a te consecuta sum, ideo misericordiam et auxilium peto
miseris. Quatuor quippe sunt loca. Primus
est caelum... Secundus locus est infernus... Tertius locus est purgatorium...
Quartus locus est mundus, et habitatores eius indigent tribus. Primo,
contritione pro peccatis. Secundo satisfactione. Tertio, fortitudine ad faciendum
bona.» Respondit Filius: «Omnis quicumque invocaverit nomen tuum et spem habet
in te, cum proposito emendandi commissa, ista tria dabuntur ei, insuper et
regnum caeleste. Tanta enim est mihi dulcedo in verbis tuis, ut non possim
negare quae petis, quia nihil aliud vis nisi quod ego. Tu denique es quasi
fiamma lucens et ardens, qua luminaria exstincta accenduntur, et inaccensa
convalescunt: sic ex caritate tua, quae ascendit in cor meum et attraxit me ad
te, reviviscent qui in peccatis sunt mortui; et tepidi, quasi fumus nigri, in
caritate mea convealescunt.» Revelationes
S. BIRGITTAE, lib. 1, cap. 50. Coloniae Agrippinae, 1628, pag. 62, col. 1,
2.
34 «Ave, porta
caelorum, et scala, ascensusque omnium. Ave, portarum caelestis paradisi reseramentum.»
S. EPHRAEM Syrus, Sermo de SS. Dei
Genitricis V. Mariae laudibus, Opera graece et latine, et latine
tantum, III, Opera omnia, VI, Romae,
1746, pag. 576, col. 2. Opera, Venetiis,
1755, II, 570, col. 2.
35
«Tu salus te invocantium, portus naufragantium, miserorum solatium, pereuntium
refugium.» Psalterium (maius) B. M. V., Hymnus instar «Te Deum». Inter Opera S. Bonaventurae, ed. Rom., Mogunt., Lugd. (1668),
VI, 492 (paginazione erronea: 480), col. 2.- Vedi Appendice, 2.
36 Dalla nota di S.
Alfonso, risulta chiaro ch'egli ha avuto l'intenzione di citare, non già
l'Idiota, ma Riccardo da S. Lorenzo. - «Est oleum viride. Quia memoria huius nominis et in generationes saeculorum, sicut ipsa
dicit in Eccli. XXIV, 28: in virore enim perseverantia et diuturnitas
designatur. Devota etiam invocatio et recordatio nominis eius ducit ad virorem
gratiae in praesenti, ad virorem caelestium in futuro. Act. IV, 2: Non
est aliud nomen, etc.» RICHARDUS A S. LAURENTIO, De laudibus B. M. V., lib. 1, cap. 2, n. 3. Inter Op. S. Alb. M., Lugduni, 1651, XX, pag.
8, col. 1; Parisiis, XXXVI, p. 13, col. 2.
37 PACIUCHELLI, Excitationes dormitantis animae, Venetiis,
1720, Excitatio 22 in Salutationem
Angelicam, n. 12, pag. 562, col. 2. - «Si consolari in omni tribulatione
quaeritis, accedite ad Mariam Matrem Iesu, iuxta crucem stantem, flentem et
dolentem; et omnia gravamina vestra, aut cito recedent, aut leviore fient.
Eligite hanc benignissimam Matrem Iesu, prae cunctis parentibus et amicis
vestris, in Matrem specialem et Advocatam ante mortem; et salutate eam Angelica
salutatione frequenter, quia hanc vocem audit valde libenter. Si malignus
hostis vos tentat, et a laude Dei et Mariae impedit, non curetis, nec laudare
et orare cessetis; sed eo ardentius Mariam invocate, Mariam salutate, Mariam
cogitate, Mariam nominate, Mariam honorate, Mariam semper glorificate, Maria
inclinate, Mariae vos commendate. Cum Maria in cella manete, cum Maria tacete,
cum Maria gaudete, cum Maria dolete. Cum Maria laborate, cum Maria vigilate,
cum Maria orate, cum Maria ambulate, cum Maria sedete. Cum Maria Iesum
quaerite, cum Maria Iesum in ulnis portate, cum Maria et Iesu in Nazareth
habitate. Cum Maria in Hierusalem ite, cum Maria iuxta crucem Iesu state, cum
Maria Iesum plorate, cum Maria Iesum sepelite. Cum Maria et Iesu resurgite, cum
Maria et Iesu caelos ascendite, cum Maria et Iesu vivere et mori desiderate. -
Fratres, si ista bene cogitetis et exerceatis, diabolus fugiet a vobis, et in
spirituali vita proficietis. Maria libenter pro vobis orabit, pro sua
clementia, et Iesus libenter Matrem suam exaudiet, pro sua reverentia. Parum
est omne quod agimus; sed si per Mariam et Iesum Filium eius, humili et
contrito corde ad Patrem accedimus, misericordiam consequemur et gratiam in hoc
tempore, et gloriam in futuro cum ipsis sine fine: Amen. Felix anima devota,
quae habet Iesum et Mariam familiares amicos in hac vita; sodales in mensa,
comites in via; provisores in necessitate, consolatores in tribulatione;
adiutores in periculis, consultores in dubiis, susceptores in extremis. Beatus
religiosus, qui se reputat peregrinum in hoc mundo, et pro summo solatio habet
Iesum et Mariam in cordis hospitio.» THOMAS
A KEMPIS, Sermones ad Novitios, pars 3,
sermo 2, n. 4, 5. Opera,
Coloniae Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, I, pag. 77, col. 2,
pag. 78, col. 1, 2. Ed. Pohle, Ad
Novitios sermo 21, Opera, VI,
252.
38 BARONE, S. I., Vita, lib. 3, cap. 18, Napoli, 1691,
pag. 398, 399: «Di questo augustissimo nome, dalla stessa Beatissima Vergine
aveva ricevuti mirabili lumi ed altissime intelligenze. Dicea, che solo
proferito divotamente, bastava a santificar col fiato l'aria, e col suono
mettere in ispavento l'inferno, appunto come quel di Gesù... Intese avere Iddio
in esso riposti tesori di grandi beni, tanto per ben vivere quanto per morir
bene, a' divoti dell'augusto Nome: che anche sol pronunciato col cuore, anzi
anche sol udito dagli infermi, bastava a mettere in fuga le tentazioni del
demonio, e i lor timori rincorare. Perciò voleva che dai circostanti spesso
loro si nominasse.»
39 CICATELLI e
DOLERA, Vita, lib. 3, cap. 6,
Catania, 1747, pag. 187, 188: «Per infiammare vie più i suoi Religiosi,
costumava lor dire: «Padri e Fratelli miei, ricordatevi che siete stati chiamati da Dio per avvocati,
difensori del patrimonio ed eredità di Cristo, che sono le anime di questi
poverelli ricomprate col prezioso suo Sangue.» Suggeriva loro inoltre alcuni
importanti ricordi per ben governarsi in affare di tanta premura... Egli poi
raccomandando l'anima, si ristringeva particolarmente nell'esortare gli infermi
che pronunziassero spesse volte i dolcissimi nomi di Gesù e di Maria, ed
implorassero il soccorso dell'angelo suo custode e dei suoi Santi avvocati: e
ciò faceva con tale fervore, che sembrava uscissero le sue parole da un'ardente
fornace, o vedesse a lume chiarissimo quanta sia la bellezza dell'anima,
mostrandosi tanto invaghito e voglioso della loro salute.» - Lib. 2, cap. 20,
pag. 150: «Gli dimandò l'infermiero se voleva refiziarsi con alquanto di
stillato. «Aspettate, rispose, un altro quarto d'ora, che poi mi refizierò.»
Tanto seguì per l'appunto, poiché passato non più che un quarto d'ora,
allargate in croce le braccia, con sempre
in bocca e nel cuore il santissimo Sangue e nome di Gesù Cirsto e il nome di Maria; benedicendo la Santissima
Trinità e l'Arcangelo san Michele, nel proferirsi queste parole: «Mitis atque
festivus Christi Iesu tibi aspectus apparat»; alla presenza di tutti i Nostri,
che dileguatisi in pianto gli pregavano un felice e santo passaggio, con volto
allegro, cogli occhi elevati al cielo, senza verun orrore o trasformazione di
sembiante, che anzi parea splendido e luminoso, diede gli estremi sospiri, e
rendendo l'anima al suo Creatore andò a refiziarsi nel paradiso.» - Cf. Mario VANTI, M. I., S. Camillo de Lellis, Roma, 1929, pag. 459, 645.
40 Haec sancta
oratio, Iesus et Maria, brevis est ad legendum, levis ad portandum, facilis ad
tenendum, dulcis ad cogitandum, fortis ad protegendum, fideles ad custodiendum,
socialis ad ambulandum, delectabilis ad recreandum, amicabilis ad consolandum,
potens ad adiuvandum, prudens ad perducendum recto itinere omnem pauperem
peregrinum et saeculi contemptorem ad vitam aeternam... Haec sancta oratio
trahit ad se in fervore spiritus totam caelestem curiam, quae sequitur cum omni
reverentia Dominum suum Iesum Christum et Dominam suam sanctam Mariam... Qui
illos pro sociis secum habet in via huius vitae, etiam pios patronos inveniet
mortis tempore.» THOMAS A KEMPIS, Vallis
liliorum, cap. 13. Opera, Coloniae
Agrippinae et Coloniae Allobrogum, 1759, II, pag. 84, col. 2, pag. 85, col. 1.
– Ed. Pohle, IV, 74. - Notiamo pure
che l'invocazione dei ss. nomi di Gesù e
di Maria, aggiungendovi quello di San Giuseppe,
è il modo più pronto e più facile di acquistar molte indulgenze: 7 anni e 7
quarantene ogni volta, oltre l'indulgenza plenaria ogni mese. Acta
Sanctae Sedis, XXXIX, pag. 373,
374.
41
«Beatus vir qui diligit nomen tuum, Maria Virgo: gratia tua animam eius
confortabit.» Psalterium (maius)
B. M. V., Ps. 1, v. 1. Inter Opera S. Bonav., Romae, Moguntiae,
Lugduni, VI, 478, col. 2. - Vedi Appendice,
2.
42
«Gloriosum et admirabile est nomen tuum: qui illud retinent, non expavescent in
puncto mortis.» Id. op., Ps.
110, pag. 487, col. 1.
43 «Vix... trigesimum quintum aetatis annum
attigerat... Supremum, qui ei imminebat, diem divina revelatione percipit, ac
paulo post in morbum incidit... Post mentem poenitentiae sacramento expiatam ac
caelesti pane refectam, tanta suavitate Deo laudes coepit occinere... ut... iam
caelesti Angelorum ac Superûm choris interesse videretur. Inter haec Deiparae
Virgini, quam singulari pietate... prosequebatur, hymnos O gloriosa Domina et Ave
maris stella decantans, cum illius ante mortem aspectu dignatus esset,
laetus in haec verba exclamat: «O flos Virginum, Maria, te nulla pulchrior,
nulla magis pia: iam te sequar caelesti via.» Haec etiamnum verba in illius ore
versabantur, cum puram ad Deum animam efflat.» Zacharias BOVERIUS Salutiensis,
Annales Minorum Capucinorum, II, Lugduni, 1639, ann. 1584, n. 174, pag.
145. - La stessa opera, tradotta dal P. Benedetto Sanbenedetti da Milano, tomo
2, parte 1, Venezia, 1645, anno 1584, n. 170, pag. 232: «... E perché era
divotissimo della Beata Vergine, gli apaprve tutta graziosa questa Signora
mentre cantava divotamente gli inni O
gloriosa Domina e l'Ave Maria stella:
laonde alzò la voce dicendo: «O Maria, o Maria, la più bella che ci sia,
voglio andiamo in compagnia;» e nel proferire di queste parole, spirò l'anima
angelica nel seno della Regina degli angeli.»
44 Si tratta qui di S. Alberico, primo abbate di Cistercio,
dopo che fu costretto il fondatore S. Roberto a ritornare a Molesmes. Il Manrique assegna, per la sua morte,
l'anno 1109; il Mireo e l'Enriquez, l'anno 1107; qualcuno, l'anno
1108. Ecco come Angelo MANRIQUE, Ord.
Cist., Annales Cisterciensium, I,
Lugduni 1642, «Annus 1109, cap. 1», pag. 49, col. 1, narra il suo felicissimo
transito: «Rexerat ille Cistercium per annos novem, quibus sex alios menses
superaddiderat... Citius deponi ardentius
exoptabat... Voti compos futurus, in febrem incidit, qua statim se
praevidit consummandum. Ferunt, dum filios suos consolaretur, deliquio morbi,
an amoris, extra se factum, et sibi redditum, sic exclamasse: «Felices vos,
quos tanta gloria manet, caelestes spiritus aeternum beatura.» Dixit, et singulos fratres lustrans oculis, omnium se
sedes vidisse demonstrabat, praemium laborum in caelis obtinendas. Tunc vero
cunctis in gratiarum actionem primo effusis, mox coronantibus lectum sancti
Patris, atque eius exitum pie munientibus, cum primam omnium Mariam
invocassent, Albericus, sibi ipsi approprians verba Ecclesiae: Sancta Maria, ora pro me, inter ipsam
dulcissimi nominis articulationem, oculis facieque in splendorem versis,
seu iam praeventis caelestis gloriae lumine, felicissimum spiritum per Mariam
Matrem Filio tradidit, vigesima sexta die ianuarii... intrante hoc anno
millesimo centesimo nono.» - S. Alberico fu certamente uno dei più divoti servi
e figli di Maria SS. Egli costituì la celeste Regina Protettrice
dell'Ordine nascente, ordinando che tutti i Monasteri da fondarsi fossero a lei
dedicati, come tuttora si eseguisce. Egli dettò ai Cisterciensi le loro prime
Costituzioni, «quas - dice il Menologium
- a beatissima Virgine accepisse fertur.» A lui promise Maria che avrebbe
protetto e difeso questo suo Ordine fino alla fine del mondo; a lui diede ella
medesima la bianca cocolla di cui rivestì i suoi monaci, come se ne fa memoria
nell'Ordine ai 5 di agosto. Da lui ereditarono i Cisterciensi quella
tenerissima divozione a Maria, che tempera con un raggio di celestiale dolcezza
l'asprezza della loro austerissima vita: Bernardo fu il degno erede di
Alberico. Scrisse con ragione Gregorio PP. XI: «Cisterciensis Ordo, divinis mancipatus obsequiis,
et inter Religiones ceteras Virgini
singularitate devotionis adscriptus, ex institutione primaria.» S.
Alberico è, tra i molti santi Cisterciensi, uno dei pochissimi canonizzati,
avendo decretato l'Ordine, da più secoli, per singolarissimo esercizio di
umiltà, di non proseguire alcuna causa di canonizzazione.
45 (Non già S. Germano, Patriarca CP, + 740, ma)
GERMANUS II, Patriarcha CP. (1222-1240), che risiedette in Nicea, mentre
Costantinopoli era occupata dai Latini. Scrisse contro i Latini ed il Filioque. Trattò, di mala voglia e senza
risultato, col Papa Gregorio IX dell'unione delle Chiese. Qualche Greco lo fa
Santo, ma non la Chiesa, e neppure tutti i Greci. Fu, per altro, uomo dotto,
eloquente, e d'illibati costumi. In
Annuntiationem B. Mariae, Oratio 6, n. 48, MG 140-734, 735: «O sola e
saeculo et proprie Dei Genitrix! Hac enim appellatione velut quodam Dominae
sigillo et aureo et honorificentissimo sermonem meum obsigno. Hoc nomen et ore
et corde et anima tota amplector: et utinam hoc idem tuum etiam in ore habens
deprehendar, cum instans vitae finis ad postremos ducendos spiritus me adiget!
Firmiter enim credo, crudeles humanoque generi infensos aëris exactores illud
formidaturos, ac transitum ab exactione liberum mihi permissuros. Hoc ipsum
tuum Dei Genitricis nomen sit mihi ultimus linguae loquentis motus, ut illud
velut olivae rarum in ore ferens, instar columbae avolem, et in salutari
paradisi arca requiescam. Vehementissime enim illuc remeare cupio; quoniam inde
avolare me pristini mundi pater (Adam) coëgit, perque hanc vitam fluctibus
diluvii demersam lactandum tradidit.» Questa Orazione è del 1228, essendo quell'anno l'unico, mentre Germano era
Patriarca, in cui la festa dell'Annunziazione sia occorsa nel Sabbato Santo,
conforme a quanto vien segnato nel num. 5, col. 682. Vedi ivi la nota 28.
46 «In exitu animae
meae de hoc mundo: occurre illi, Domina, et suscipe eam. - Consolare eam vultu
sancto tuo: aspectus daemonis non turbet illam. - Esto illi scala ad regnum
caelorum: et iter rectum ad paradisum Dei. - Impetra illi a Patre indulgentiam
pacis: et sedem lucis inter servos Dei. - Sustine devotos ante tribunal
Christi: suscipe causam eorum in manibus tuis.» Psalterium (maius) B. M.
V., Ps. 113. Inter Opera S.
Bonaventurae, Romae, etc., VI, 487, col. 2.
47
Giov. RHO, S. I., Sabati del Giesù di Roma overo Esempi della
Madonna, Roma, 1655. Esempio 28, pag. 177 e seg., preso dal Lireo. - Hadrianus LYRAEUS (Van Liere, 1588-1661), Antverpiensis, S.
I., Trisagion Marianum, Antverpiae,
1648, lib. 3, Tonus octavus, pag.
411-413. - Sulla penitenza imposta ad Emme, nota il Lireo (pag. 413, col. 1.)
che questo «piaculare supplicium... noxarum suarum poenitentibus olim crebro
imponi solebat». Del monastero ove si ritirò la penitente, dice: «Poenitens
Maria in patriam cum avunculo (pio sacerdote, di nome Gisberto) tetendit
(tornando da Roma), cumque Traiectum ad Mosam incolumes pervenissent, ab illo
(avunculo), quem iam patris loco reverebatur, studiose impetravit, conversis
illis ac poenitentibus mulieribus, quae istic sub invocatione B. Mariae
Magdalenae Deo famulabantur, aggregari.» Termina così il Lireo la sua
narrazione: «Et huius quidem (Mariae poenitentis) etiamnum memoria Traiecti
apud «Abbas Dominas», ut modo appellantur, superesse invenitur; trium praeterea
circulorum, quibus constricta fuit, celeberrima mentio est; quos aiunt primo ad
sepulcrum appensos, deinde in clathros ferreos. Crucifixo suo praefigendos,
conversos fuisse, qui tamen modo non supersunt. Sepulcrum eius ad infimum
gradum, quo ad chorum ascenditur, sub lapideo lustralis aquae vasculo muro
inserto, ostenditur, quem illa locum prae animi poenitentis demissione elegisse
fertur, cum nullae istic ex universo gynecaeo soleant sepeliri. Haec ex archivis Traiectensis coenobii deprompta,
relatione Antistitae aliisque codicibus ab annis centum excusis collecta, ad me
misit Vir Reverendus et doctus.»
48
«O nomen suavissimum, nomen dulcissimum, nomen iucundissimum, nomen Mariae!...
O amor mei! nomen Matris Dei!» Meditatio
de Salutatione B. V. M., scilicet, Ave Maria, n. 5, Inter Opera S. Anselmi Mantuani, Lucensis Episcopi
(+ 1086), ML 149-580 - Possevinus,
Apparatus sacer, v. Anselmus
Mantuanus: «Exstant in Bibliotheca S. Benedicti Mantuanti mss. sequentia
opera ipsi ascripta, videlicet,... In
salutationem Angelicam meditatio, Ave Maria...» - Oudin, Comment. de Script.
ecclesiasticis, II, 710 (ML 149-439 et seq.) eccede non poco nel
censurare lo stile di questo opuscolo e di tre altri annessi; però si può
ammettere con lui che l'autore sia posteriore al secolo XII, e probabilmente
del secolo XIV.
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