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S. Alfonso Maria de Liguori Glorie di Maria IntraText CT - Lettura del testo |
RIFLESSIONI SOPRA CIASCUNO DE' SETTE DOLORI DI MARIA IN PARTICOLARE
SUL DOLORE I. - Del vaticinio di S. Simeone.
In questa valle di lagrime ogni uomo nasce a piangere, e ciascuno dee patire soffrendo quei mali che alla giornata gli accadono. Ma quanto più sarebbe tormentosa la vita, se ognuno sapesse anche i mali futuri, che l'avranno da affliggere? Troppo infelice sarebbe colui, dice Seneca, a chi toccasse tal sorte: Calamitosus esset animus futuri praescius, et ante miserias miser (Ep. 98).1
Il Signore usa questa compassione con noi, di non farci vedere le croci che ci aspettano; acciocché se le abbiamo a patire, almeno le patiamo una volta sola. Ma non usò questa compassione con Maria la quale - perché Dio la volle regina de' dolori e tutta simile al Figlio - ebbe a vedersi sempre avanti gli occhi ed a patire continuamente tutte le pene che l'aspettavano; e queste furono le pene della Passione e morte del suo amato Gesù. - Ecco S. Simeone al tempio, che dopo aver ricevuto il divin fanciullo tra le sue braccia, le predice che quel suo Figlio dovea essere il segno di tutte le contradizioni e persecuzioni degli uomini: Positus est hic in signum
cui contradicetur; e che perciò la spada del dolore dovea trapassarle l'anima: Et tuam ipsius animam doloris gladius pertransibit (Luc. II).2
Disse la stessa Vergine a S. Metilde che a questo avviso di S. Simeone tutta la sua allegrezza se le convertì in mestizia: Omnis laetitia mea ad illa verba in maerorem conversa est.3 Poiché, come fu rivelato a S. Teresa, la benedetta Madre, benché sapesse già prima il sagrificio che dovea farsi della vita del Figlio per la salute del mondo, nulladimeno allora conobbe in particolare e più distintamente le pene e la morte spietata, che s'aspettavano al povero Figlio.4 Conobbe ch'egli dovea esser contraddetto, e contraddetto in tutto: contraddetto nella dottrina, poiché in vece di esser creduto, dovea essere stimato bestemmiatore in insegnare ch'egli era il Figlio di Dio, come lo dichiarò l'empio Caifas, dicendo: Blasphemavit, reus est mortis (Io. IX, 22).5 Contraddetto nella stima, poich'egli era nobile, di stirpe reale, e fu disprezzato come villano: Nonne hic est fabri filius? (Matth. XIIl, 55). Nonne hic
est faber, filius Mariae? (Marc. VI, 3). Era la stessa sapienza, e fu trattato da ignorante: Quomodo hic litteras scit, cum non didicerit? (Io. VII, 15); da falso profeta: Et velaverunt eum, et percutiebant faciem eius... dicentes: Prophetiza, quis est qui te percussit? (Luc. XXII, 64). Trattato da pazzo: Insanit, quid eum auditis? (Io. X, 20); da ubbriaco, ghiottone ed amico de' cattivi: Ecce homo devorator et bibens vinum, amicus publicanorum et peccatorum (Luc. VII, 34); da stregone: In principe daemoniorum eiicit daemonia (Matth. IX, 34); da eretico ed indemoniato: Nonne bene dicimus nos, quia Samaritanus es tu, et daemonium habes? (Io. VIII, 48) In somma fu Gesù stimato da uomo così scellerato e notorio, che non bisognava processo per condannarlo, come dissero a Pilato: Si non esset hic malefactor, non tibi tradidissemus eum (Io. XVIII, 30). Contraddetto nell'anima, poiché anche il suo Eterno Padre, per dar luogo alla divina giustizia, lo contraddisse in non volerlo esaudire, allorch'egli lo pregò: Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste (Matth. XXVI, 39); e l'abbandonò in mano del timore, del tedio, della mestizia, sì che l'afflitto Signore disse: Tristis est anima mea usque ad mortem (Matth. XXVI, 38); e giunse per la pena interna a sudar vivo sangue. Contraddetto e perseguitato finalmente nel corpo e nella vita, mentre basta dire ch'egli fu straziato in tutte le sue sacrate membra, nelle mani, ne' piedi, nella faccia, nella testa, ed in tutto il corpo, sino a morire di dolore svenato6 e svergognato sopra d'un legno infame.
Davide in mezzo a tutte le sue delizie e grandezze regali, quando intese intimarsi dal Profeta Natan la morte del figlio: Filius qui natus est tibi, morte morietur (II Reg. XII, [14]), non sapea darsi pace; pianse, digiunò, dormì sulla terra. Maria con somma pace ricevé la nuova della morte del Figlio, e con pace seguì a soffrirla; ma qual dolore ella dovea continuamente patire in vedersi sempre avanti gli occhi quell'amabile Figlio, in sentirgli dire quelle parole di vita eterna, in mirare i suoi portamenti sì santi? - Patì un gran tormento Abramo in que' tre giorni in cui ebbe da praticare col suo amato Isacco, sapendo che l'avea da perdere. Oh Dio, non per tre giorni, ma per trentatré anni Maria ebbe a soffrire una simile
pena. Che dico simile? pena tanto maggiore, quanto più amabile era il Figlio di Maria del figlio d'Abramo. - Rivelò la stessa B. Vergine a S. Brigida (Lib. 6, Rev., c. 9) che vivendo in terra non ebbe un'ora in cui questo dolore non la trafiggesse.7 Quoties, seguì poi a dirle, aspiciebam Filium meum, quoties involvebam eum pannis, quoties videbam eius manus et pedes, toties animus meus quasi novo dolore absorptus est; quia cogitabam quomodo crucifigeretur, (L. 6, c. 57).8 Ruperto abbate contempla Maria, che mentre allattava il Figlio gli dicea: Fasciculus myrrhae dilectus meus mihi, inter ubera mea commorabitur (Cant. I, 12).9 Ah Figlio, io ti stringo tra le mie braccia, perché troppo caro mi sei; ma quanto più mi sei caro, tanto più mi diventi fascetto di mirra e di dolore, pensando alle tue pene. Considerava Maria, dice S. Bernardino (To. 3, serm. 2, a. 3, c. 1), che la fortezza de' santi doveva agonizzare: la bellezza del paradiso doveva esser difformata: il Signore del mondo esser legato da reo: il Creatore del tutto livido di percosse: il giudice di tutti sentenziato: la gloria de' cieli disprezzata: il re de' regi coronato di spine e trattato da re di burla.10
Scrive il P. Engelgrave (T. 1, Ev. Luc., Dom. infr. oct. Nat., §1) essere stato rivelato alla stessa S. Brigida che l'afflitta Madre, sapendo già quanto avea da patire il Figlio, Eum lactans cogitabat de felle et aceto; quando fasciis involvebat. funes cogitabat quibus ligandus erat; quando gestabat, cogitabat in crucem confixum; quando dormiebat, cogitabat mortuum.11 E sempreché ella lo vestiva della sua tunica, e pensava che un giorno gli sarebbe stata strappata da sopra per crocifiggerlo; e quando mirava quelle sue sacre mani e piedi, e pensava a' chiodi che l'aveano da trafiggere, disse Maria a S. Brigida: Oculi mei replebantur lacrimis et cor meum torquebatur dolore (Lib. 6, c. 57, et l. 7, c. 7).12
Disse il Vangelista che Gesù Cristo siccome cresceva negli anni, così anche cresceva nella sapienza e nella grazia appresso Dio e gli uomini: Et Iesus proficiebat sapientia et aetate et gratia apud Deum et homines (Luc. II, 52). Il che s'intende ch'egli cresceva nella sapienza e nella grazia appresso gli uomini, in quanto alla loro opinione, ed appresso Dio in quantoché, come spiega S. Tommaso (3 p., q. 7, a. 12), tutte le sue opere sarebbero state valevoli a sempre più accrescergli il merito, se dal principio non gli fosse stata conferita la pienezza già consumata della grazia per ragione dell'unione ipostatica.13 Ma se Gesù cresceva nella stima ed amore appresso gli altri, quanto più cresceva appresso Maria? Ma oh Dio che quanto più cresceva in lei l'amore, più s'avanzava il dolore di doverlo perdere con una morte così crudele; e quanto più s'avvicinava il tempo della Passione del Figlio, tanto più quella spada di dolore predettale da S. Simeone trafiggeva con maggior pena il cuor della Madre. Così appunto rivelò l'Angelo a S. Brigida, dicendole: Ille doloris gladius Virgini omni hora tanto se propius approximabat, quanto Filius Passionis tempori magis appropinquabat (Fer. 6, lect. 2, c. 16).14
Se dunque Gesù nostro re e la sua Madre santissima non ricusarono per amor nostro di patire per tutta la loro vita una pena così atroce, non è ragione che noi ci lamentiamo, se patiamo qualche poco. Apparve una volta Gesù crocifisso a Suor Maddalena Orsini domenicana, mentr'ella da molto tempo stava patendo una tribolazione, e l'animo a starsene seco in croce con quel travaglio che l'affliggeva. Suor Maddalena lagnandosi rispose: Signore, voi solo per tre ore penaste in croce, ma io sono più anni che soffro questa croce. Allora il Redentore
ripigliò: Ah ignorante, che dici? Io dal primo istante in cui fui conceputo, soffrii nel Cuore quello che poi in morte patii nella croce.15 Quando dunque noi ancora soffriamo qualche afflizione e ci lagniamo, immaginiamoci che Gesù e la sua Madre Maria ci dicano lo stesso.
Esempio.
Narra il P. Reviglione della Compagnia di Gesù (Fasc. di rose, p. 2, c. 2) che un certo giovine avea la divozione di visitare ogni giorno un'immagine di Maria addolorata, che tenea sette spade nel petto. Una notte il misero cadde in un peccato mortale: essendo andato poi la mattina a visitare l'immagine, guardò nel petto della B. Vergine non sette ma otto spade; mentre egli stava ciò rimirando, intese una voce che gli disse che quel suo peccato aveva aggiunta l'ottava spada al cuor di Maria; ond'egli intenerito e compunto subito andò a confessarsi, e per l'intercessione della sua avvocata ricuperò la divina grazia.16
Preghiera.
Ah Madre mia benedetta, non una sola spada dunque, ma tante spade, quanti sono stati i miei peccati, io ho aggiunto al vostro cuore. Ah signora, no che non a voi innocente, ma a me reo di tanti delitti si debbono le pene. Ma giacché voi avete voluto patire tanto per me, deh per li meriti vostri impetratemi un gran dolore delle mie colpe e pazienza nel soffrire i travagli di questa vita, che sempre saranno leggieri a' miei demeriti, poiché tante volte m'ho meritato l'inferno. Amen.