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S. Alfonso Maria de Liguori
Istruzione al popolo

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CAP. VI. Dell'estrema unzione, ordine sagro, e matrimonio.

 

 

1. Resta a parlare di questi tre ultimi sagramenti; ma in quanto a questi poco occorre di dire intorno all'istruzione de' secolari. L'estrema unzione è un sagramento, nel quale per mezzo dell'unzione fatta dal sacerdote l'infermo riceve la grazia in tempo di morte, per resistere alle tentazioni de' demoni, e per sopportar con pazienza le pene dell'infermità, ed anche per guarirne, se è spediente per bene dell'anima. Oratio fidei salvabit infirmum, et alleviabit eum Dominus; et si in peccatis sit, remittentur ei, così l'apostolo s. Giacomo lasciò scritto nella sua epistola al cap. 5. Salvabit infirmum, questo sagramento principalmente salva e sana l'anima; ma come c'insegna il concilio di Trento3, alle volte quando è spediente all'anima, sana anche il corpo: Sanitatem corporis interdum, ubi saluti animae expedierit, (infirmus) consequitur. Da ciò bisogna intendere, quanto può giovare anche alla sanità del corpo il prendere l'estrema unzione


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quanto prima si può, cioè quando l'infermità da' medici è dichiarata già grave, e pericolosa di morte, senza aspettare che l'infermo sia disperato di vivere, perché allora è quasi impossibile (naturalmente parlando) che l'infermo risani; onde Iddio avrebbe da fare un miracolo per farlo vivere; ma quando l'infermo è ancora in istato di naturalmente guarire, la virtù del sagramento gli otterrà la salute del corpo, sempre che questa è per giovare (come si è detto) alla salute dell'anima. Sicché per poter dare agli infermi questo sagramento, basta che la loro infermità sia grave, qui gravi morbo laborant, come dichiarò Benedetto XIV. nella sua bolla 53. al § 46. Vedi nel suo bollario al tom. 4. Ed avverte il catechismo romano1, che peccano gravissimamente quei parochi che aspettano a dar l'estrema unzione quando l'infermo è già disperato, e comincia a perdere i sensi: Gravissime peccant, qui illud tempus aegroti ungendi observare solent, cum iam, omni salutis spe amissa, vita et sensibus carere incipiunt.

 

 

2. Ma principalmente questo sagramento riguarda la salute dell'anima. Et alleviabit eum Dominus, spiega queste parole il concilio di Trento, e dice: Aegroti animam alleviat, in eo divinae misericordiae fiduciam excitando, qua infirmus sublevatus morbi incommoda levius fert, et tentationibus daemonis facilius resistit. Onde io mi uniformo a quei dottori, i quali dicono, che una persona, la quale in punto di morte non volesse ricevere

l'estrema-unzione, difficilmente può essere scusata da colpa grave, mentr' ella volontariamente si priva d'un grande aiuto, per resistere alle gran tentazioni che il demonio dà in quell'ora a' moribondi. S. Eleazaro ebbe un infermità mortale, dalla quale essendo guarito, disse poi per ammaestramento di tutti, che non si può comprendere quanto sieno terribili gli assalti che ci danno i demoni in punto di morte per farci perdere.

 

 

3. Et si in peccatis sit, dimittentur ei. Questo sagramento, come spiega il concilio, delicta, si quae sint adhuc expianda, et peccati reliquias abstergit. Viene a dire, che

l'estrema-unzione ci libera dalle pene temporali, che ci restano a pagare per li peccati commessi; e di più ci purga dalle reliquie de' peccati già perdonati, cioè dall'oscurità della mente, dalla durezza del cuore, dalle affezioni alle cose sensibili, dalle diffidenze, e simili; tutte queste sono reliquie ed effetti de' peccati fatti, e da questi ci purga l'estrema-unzione.

 

 

4. Ma per ricevere tutti i frutti di questo sagramento è necessario stare in grazia di Dio; e perciò l'infermo prima dee confessarsi di tutti i suoi peccati, indi ricevere il ss. viatico, perché (come dice il catechismo romano) questa è la pratica perpetua della chiesa, e poi ricevere l'estrema-unzione.

 

 

5. Acciocché poi, uditori miei, abbiate a caro, quando state gravemente infermi, di ricevere questo sagramento, quanto più presto, affin di ricuperare la sanità, se questa è spediente alla salute dell'anima, come di sopra vi dissi, udite questo gran fatto, che lo scrive s. Bernardo nella vita che scrisse di s. Malachia vescovo d'Ibernia. Narra il santo, che essendo andato s. Malachia a visitare una divota dama, che stava in fine di vita, la ritrovò un poco migliorata, e perciò differì di darle l'estrema-unzione sino al giorno seguente. Ma appena partito da quella casa, intese, che l'inferma era già morta; onde il santo, sentendo una gran pena, che quella signora fosse morta per causa sua senza l'estrema-unzione, che fece? si pose istantemente a pregare il Signore, che la facesse risuscitare, e tanto pregò, che la defunta ritornò in vita. Allora questo santo prelato subito le diede questo sagramento, e l'inferma per la virtù del sagramento ricuperò perfettamente la sanità, e seguitò a vivere per molti anni in appresso.

 

 

6. Siegue il sagramento dell'ordine. In questo sagramento si dà la potestà ad alcuni di consegrare il corpo di Gesù Cristo, di assolvere i peccati, e fare altre funzioni in onore di Dio; ed a chi riceve tal sagramento, si conferisce la grazia per ben esercitare i suddetti sagri offici. Su questa materia due cose debbono avvertirsi a' secolari. La prima, che per riuscire un buono ecclesiastico vi bisogna la vocazione divina; e per vedere se uno ha la vera vocazione, vi bisognano tre cose, 1. la buona vita, 2. l'intenzione di servire a Dio in quello


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stato, 3. Il consiglio e l'approvazione del padre spirituale. E chi prende gli ordini sagri senza questi tre requisiti, pecca, e mette in gran pericolo la sua eterna salute. E se egli pecca, tanto maggiormente peccano quei padri, o madri, che forzano i figli a farsi preti, affin di aiutare la casa. L'officio di sacerdote non è stato istituito da Dio per aiutar le case, ma per onorare sua divina maestà, e per salvare le anime redente da Gesù Cristo. Oh quanto padri e madri vedremo dannati nel giorno del giudizio, per aver costretti i figli a farsi preti senza la vocazione di Dio!

L'altra cosa che debbo avvertire a voi secolari, è il rispetto che dovete portare ai sacerdoti, che sono i ministri di Gesù Cristo, per mezzo de' quali noi tutti ci abbiamo a salvare; perché tutti gli uomini non si salvano che per mezzo dei sagramenti, ed i sagramenti non si amministrano che per mano de' sacerdoti; e perciò bisogna rispettare così le loro persone, come la loro fama. Nolite tangere christos meos1. Ed in altro luogo dice il Signore parlando a' sacerdoti: Qui vos audit, me audit, et qui vos spernit, me spernit2. Tremate dunque di maltrattare, o di mormorare de' sacerdoti, perché Dio castiga con gran rigore questo peccato. Narra Teodoreto vescovo di Ciro (in Philot.), che s. Giacomo vescovo di Nisibe prima d'esser consagrato vescovo, essendo andato in Persia per visitare i cristiani di quel regno, mentre passava per una fontana, alcune donzelle che ivi lavavano i panni si posero a beffeggiarlo; allora s. Giacomo alzò gli occhi al cielo per raccomandarsi a Dio, e poi per ispirazione divina maledisse la fontana, e quella subito si seccò; ed indi avendo maledetta l'arroganza di quelle zitelle, i loro capelli immediatamente divennero tutti bianchi, come se fossero di vecchie decrepite; e così rimasero per tutta la lor vita, in segno del rispetto che si dee a' sacerdoti.

 

 

7. In quanto finalmente al sagramento del matrimonio, questo è un sagramento, col quale l'uomo e la donna, stante il consenso che danno di volersi scambievolmente per marito e moglie innanzi al parroco e due testimoni, restano ligati perpetuamente, e ricevono la grazia per ben educare i figli, e per sopportare i pesi dello stato coniugale. Ma per ricevere questa grazia bisogna che ambidue stiano in grazia di Dio quando si sposano; e perciò è bene, che prima di sposarsi si facciano un buona confessione; e meglio sarebbe, che la mattina pigliassero ancora la santa comunione. Debbono ancora saper bene le cose della fede. Come vogliono poi insegnarle a' figli, se essi non le sanno? Pertanto Benedetto XIV. ordinò, che tutti gli sposi prima di contrar le nozze sieno ben esaminati dal parroco, se sanno i rudimenti cristiani, altrimenti siano mandati, acciocché gli apprendano prima, e poi si sposino.

 

 

8. Il matrimonio è libero; ma sappiano i figli di famiglia, che raro è il caso, in cui possono essere scusati da peccato mortale, se contraggono matrimonio contro la volontà de' loro padri e madri; e tanto più se si sposano senza loro saputa. Da questi matrimoni poi fatti con discordia de' genitori ne vengono mille mali, contrasti, odii, e risse. I padri non debbono impedire ai figli di maritarsi, quando non vi è giusta causa d'impedirlo, all'incontro i figli volendo maritarsi debbono sempre procurare di farlo col consenso dei loro padri, sempreché non costa, che ingiustamente loro lo negano. Dell'obbligo poi de' mariti e delle mogli già ne parlammo spiegando il quarto precetto.

 

 

9. Ma prima di terminare osserviamo nell'esempio del figlio del santo patriarca Tobia (come si ha nella scrittura3) il modo, col quale i giovani debbono contrarre il matrimonio. Nella città di Rages nella Media vi era una santa donzella chiamata Sara figlia di Raguele, la quale stava sommamente afflitta, mentre sette giovani suoi sposi nella prima notte delle nozze contratte con lei l'uno dopo l'altro erano stati strangolati dal demonio Asmodeo. Dopo ciò era stato destinato per isposo di Sara il figlio di Tobia, il quale, udendo la morte infelice degli altri sposi, temea di fare un tal maritaggio; ma l'angelo Rafaele, che l'accompagnava, per liberarlo da quel timore gli disse: Or sappiate, che quelli sovra de' quali ha potestà il demonio, son coloro che si appigliano al matrimonio non per piacere a Dio, ma solo per contentare il senso a guisa di bestie. Ora voi non fate così; sposatevi


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con Sara, non già per soddisfare alla concupiscenza, ma più tosto per avere de' figli, che servano e benedicano Iddio, e così non avrete timore del demonio. Così fece il santo giovanetto, e 'l suo matrimonio riuscì pieno di benedizioni. Notate di più i quattro avvertimenti che diedero a Sara i suoi genitori, quando da loro si licenziò1. Per 1. le dissero, portate tutto il riguardo al vostro suocero e suocera: per 2. amate il vostro marito: per 3. attendete a ben governare la famiglia: per 4. portatevi in modo, che non si trovi in voi cosa da esser ripresa. Questi avvertimenti debbono osservare tutte le zitelle che si maritano.

 

 




3 Sess. 14. c. 2.



1 De extr. unct. § 9.



1 1. Par. 16. 22.

 



2 Luc. 10. 16.

 



3 Tob. al cap. 6.

1 Tob. 10. 13.




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