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Plinio Corrêa de Oliveira
Rivoluzione e Contro-Rivoluzione

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  • PARTE I LA RIVOLUZIONE
    • Capitolo III Caratteri di tale crisi
      • 5. È UN PROCESSO
        • F. Rivoluzione, Contro-Rivoluzione e dittatura
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F. Rivoluzione, Contro-Rivoluzione e dittatura

Le presenti considerazioni sulla posizione della Rivoluzione e del pensiero cattolico a proposito delle forme di governo susciteranno in vari lettori una domanda: la dittatura è un fattore di Rivoluzione o di Contro-Rivoluzione?

Per rispondere con chiarezza a una domanda a cui sono state date tante risposte confuse e perfino tendenziose, è necessario stabilire una distinzione fra alcuni elementi che si confondono disordinatamente nell’idea di dittatura, secondo il concetto che ne ha l’opinione pubblica. Confondendo la dittatura in tesi con quanto essa è stata in concreto nel nostro secolo, l’opinione pubblica intende per dittatura uno stato di cose nel quale un capo dotato di poteri illimitati governa un paese. Per il bene di questo paese, dicono gli uni. Per il suo male, dicono gli altri. Ma, nell’uno e nell’altro caso, questo stato di cose è sempre una dittatura.

Ora, questo concetto ingloba due elementi distinti:

— Onnipotenza dello Stato;

— Concentrazione del potere statale in una sola persona.

Sembra che il secondo elemento attiri maggiormente l’attenzione dell’opinione pubblica. Tuttavia l’elemento fondamentale è il primo, almeno se intendiamo per dittatura uno stato di cose nel quale il potere pubblico, sospeso qualsiasi ordine giuridico, dispone a suo arbitrio di tutti i diritti. È assolutamente evidente che una dittatura può essere esercitata o da un re (la dittatura regale, cioè la sospensione di ogni ordine giuridico e l’esercizio illimitato del potere pubblico da parte del re, non si deve confondere con l’Ancien Régime, in cui queste garanzie esistevano in misura notevole, e ancor meno con la monarchia organica medioevale) o da un capo popolare, da un’aristocrazia ereditaria o da un gruppo di banchieri, o perfino dalla massa.

In sé stessa una dittatura esercitata da un capo o da un gruppo di persone, non è né rivoluzionaria né contro-rivoluzionaria. Sarà l’una o l’altra in funzione delle circostanze da cui ha tratto origine e dell’opera che realizzerà. E questo vale sia quando la dittatura è nelle mani d’un uomo, sia quando è nelle mani d’un gruppo.

Vi sono circostanze che esigono, per la salus populi, una sospensione provvisoria di tutti i diritti individuali e l’esercizio più ampio del potere pubblico. Perciò la dittatura può, in certi casi, essere legittima.

Una dittatura contro-rivoluzionaria e, quindi, completamente orientata dal desiderio dell’Ordine, deve presentare tre requisiti essenziali:

— Deve sospendere i diritti, non per sovvertire l’Ordine, ma per proteggerlo. E per Ordine non intendiamo soltanto la tranquillità materiale, ma la disposizione delle cose secondo il loro fine e secondo la rispettiva scala di valori. Si tratta, quindi, d’una sospensione di diritti più apparente che reale, del sacrificio delle garanzie giuridiche di cui i cattivi elementi abusavano a detrimento dell’ordine stesso e del bene comune, sacrificio in questo caso tutto volto alla protezione dei veri diritti dei buoni.

— Per definizione, questa sospensione deve essere provvisoria, e deve preparare le condizioni perché, il più rapidamente possibile, si ritorni all’ordine e alla normalità. La dittatura, nella misura in cui è buona, si adopera a far cessare la sua stessa ragion d’essere. L’intervento del potere pubblico nei diversi settori della vita nazionale deve essere fatto in modo che, nel più breve tempo possibile, ogni settore possa vivere con la necessaria autonomia. Così, ogni famiglia deve poter fare tutto quanto per sua natura è capace, aiutata solo sussidiariamente da gruppi sociali superiori in ciò che oltrepassa il suo ambito. Questi gruppi, a loro volta, devono ricevere l’aiuto del municipio solo in quanto supera la loro capacità normale, e così pure deve essere nelle relazioni fra il municipio e la regione e tra questa e il paese.

— Il fine essenziale della dittatura legittima, oggi, deve essere la Contro-Rivoluzione. Questo, peraltro, non implica l’affermazione che la dittatura sia normalmente un mezzo necessario per la sconfitta della Rivoluzione. Ma in certe situazioni lo può essere.

Al contrario, la dittatura rivoluzionaria tende a perpetuarsi, viola i diritti autentici e penetra in tutte le sfere della società per annientarle, disarticolando la vita della famiglia, nuocendo alle élite naturali, sovvertendo la gerarchia sociale, nutrendo la moltitudine di utopie e di aspirazioni disordinate, estinguendo la vita reale dei gruppi sociali e assoggettando tutto allo Stato: in una parola, favorisce l’opera della Rivoluzione. Esempio tipico di tale dittatura è stato l’hitlerismo.

Perciò la dittatura rivoluzionaria è fondamentalmente anticattolica. Infatti in un ambiente veramente cattolico non può esservi un clima propizio a una tale situazione.

Questo non vuol dire che la dittatura rivoluzionaria, in questo o in quel paese, non abbia cercato di favorire la Chiesa. Ma si tratta d’un atteggiamento puramente tattico, che si trasforma in persecuzione aperta o velata appena l’autorità ecclesiastica comincia a sbarrare il passo alla Rivoluzione.

 




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