Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Michele Lacetera Persone Storie Parole IntraText CT - Lettura del testo |
Appendice
Per quante ricerche abbia fatto non è stato possibile trovare notizie precise circa i versi che
seguono, sul loro autore e sul tempo esatto della loro composizione.
Componimento di assoluta semplicità, composto nel periodo del ventennio fascista, o immediatamente
dopo, che prendeva di mira alcuni dei personaggi più in vista del paese. Per quanto
non si tratti di una satira particolarmente mordace è comprensibile che, vista la scarsa attitudine
di tutti i regimi verso l’umorismo, l’autore o gli autori abbiano voluto rimanere coperti
dall’anonimato. Non mancano arguzia, malizia e tecnica compositiva.
La comprensione del testo è abbastanza agevole anche se ci sono dei salti logici che lasciano
pensare che il testo qui riprodotto possa essere incompleto e mancante di qualche strofa.
Riproduco il testo così come mi è stato dato.
Allegra canzone del tuo paese
Le grandi glorie del tuo paese
ti narro, o popolo zagarolese.
E perché ai posteri vadano intatte
bisogna scriverle su buone carte.
O meglio ancora con stile bello
scriverle tutte con lo scalpello.
A tal proposito con mano franca
sul marmo le incide il Cappabianca.
Per cominciare mi sembra bello
narrar le opere del grande Nello.
Fece fontane fece acquedotti
rifece i ponti che s’erano rotti.
Delle latrine fece al pincetto
dicendo a tutti “Io ci rimetto”.
Ma dove gli utili andarono male
fu nel restauro dell’ ospedale.
Lo fece fare il Calzoletti
per alloggiare i poveretti.
Con don Mannucci fece il collegio
ma i conti andarono di male in peggio.
Per i balilla ora s’aspetta
murar le pietre di una casetta
che con perfetta grazia cortese
regge le sorti del suo paese.
Il beneamato fascista Sordi
campa pacifico sui quattro soldi
e senza rossore e senza sbadigli
sopra il consorzio tiene gli artigli.
Se tu possiedi ‘na vignarola
egli scongiura vento e gragnuola
Assicurando il rendimento
contro gli eccessi del firmamento.
In questi strani tempacci bui
chi ci assicura contro di lui?
Un imperterrito filibustiere
fu quel Giovanni…le bande nere.
E non crediate che abbian paura
di cimentarsi nell’avventura,
anzi, spontanei, con lancia in resta
vanno alla guerra come a una festa,
vanno alla guerra con bombe e picche
contro gli eredi di Menelicche.
Con qualche altro vanno a braccetto
e vuol partire pur Cesaretto.
Prepara, o popolo, corone d’alloro
per far corone a tutti loro.
Corri e salutali con riverenza
che si preparano alla partenza.
Il pio Moretti sogna tranquillo
una dentiera da coccodrillo
mentre che Nano con fare stracco
socchiude gli occhi e regge il sacco.
O tempi belli quando felici
si spartivano gli utili con gli amici.
E Ricci dava come conviene
regali e doni a mani piene.
Massimiliano è il farmacista
sempre fornito d’ogni provvista
che se non trovi la camomilla
trovi in compenso sette balilla.
Nella bottega studia e ammannisce
contraveleni per serpi e bisce.
Perché chiamarla con voce amara
la temutissima rea serpentara?
Se qualche cosa non va a pennello
non te la prendere col grande Nello.
Tutte le colpe che io non caccio
sono, s’intende, del popolaccio,
che non distingue bene dal male
e ha sempre voglia di criticare.
Se le fontane non hanno i tetti
è perché il sole le disinfetti
ed il bacillo sterilizzato
resti sul corpo morto ammazzato.
Se l’acqua è poca e non arriva
gridiamo osanna, gridiamo evviva
perché nell’acqua, se non lo sai,
si trova il germe di tanti guai
e ogni malanno scacci di dosso
se bevi un goccio di vino rosso.
Se nei sentieri delle campagne
trovi pantani, buche e montagne,
ringrazia Dio in sempiterno
la strada dritta porta all’inferno
e se non ci credi dillo a don Dario
che ce l’ha scritto nel suo breviario,
come pure è scritto di non rubare
se la prigione non vuoi assaggiare.
È un meccanismo un po’ confuso
che a volte cigola per troppo uso.
Ma per mandarlo come un violino
basta versarci d’olio un tantino.
Fare la guerra a pochi piace
e tutti vogliono vivere in pace.
Per queto i medici in modo vario
hanno distrutto l’armamentario
e a braccetto, tutti felici,
se la passeggiano da vecchi amici.
Bene, perbacco, bene, benone
solo qualcuno come un minchione
guarda con occhi da mentecatto
come se fossero un cane e un gatto.
Ma, se lo fossero, cosa importa?
Basta l’accordo, cessi la lotta.
Questo ti basti, uomo distratto,
cerca di vivere e non fare il matto
che se ti piglia un raffreddore
la borsa ai medici e l’ossa al Creatore.
Le tasse aumentano di cento in cento
e si ritira anche l’argento.
Ma che ti importa, povero gonzo,
se ti rimane soltanto il bronzo?
Resiste bene per tutti gli usi
non son di bronzo cotanti musi?
Se la laziale grava in famiglia
riempi di lucciole una bottiglia
e manda al diavolo Nino e Strabioli
con le bollette dei contatori.
Anche Scardini è troppo avaro
se l’autobus costa un po’ caro
monta un somaro e tira avanti
che di somari ce ne son tanti.
Contro le mosche hai le fraschette
e il Comune molto rimette
perché non trova una ricetta
che l’esattore in fuga metta.
Le confraternite son tutte a posto
c’è molto fumo e poco arrosto.
Ma per salvar quel ch’è rimasto
vigila attento il buon Vetasto,
un gran dottore commercialista
s’è messo subito in bella vista
affinchè l’utile cooperativo
resti pei soci tutti in attivo.
Bastava a questo sicuramente
Peppe del Gobbo che non vuol niente.
Ildo è contento di quel che ha fatto
solo quel Sacco fa sempre il matto.
E la discordia la fa Paolino
perché pretende un posticino.
Come trovare un argomento
che anche Sacco faccia contento?
Tra Ildo e Sacco, tra Borzi e Sordi
pensi Pascucci a far gli accordi.
Solo un servizio fila a puntino
lo fa Romano il vetturino
che senza un soldo, sotto un bel manto
ti porta dritto al camposanto.
O gran Romano, alma incorrotta
perché non compri una tradotta
ove ficcarci tanti fresconi
che hanno rotto i nostri…bottoni
e li spedisci senza ritorno
di tutta urgenza all’altro mondo?