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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo
Oportet orare

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a) Cogli esempi.

            a) Cogli esempi. Eh! sì, bisogna dirlo: persino noi siamo sorpresi dal rispetto umano nel pregare, allorché ci troviamo con mondani ed anche con persone trascurate in questo principale dovere. Il sacerdote è inteso spesso come l'uomo che lavora per gli altri; ma come l'uomo che attende alla perfezione, l’uomo che si sacrifica per Iddio non lo si capisce. Il mondo in generale comprende il sacerdozio come una posizione dove si sta meglio, dove si hanno quei determinati uffici; non comprende il

 



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sacerdote che precede nella preghiera, che adora, che ringrazia, che supplica Iddio per tutti. Anzi, sovente l'uomo di preghiera è designato come un fannullone, come un parassita della società, come chi sta recitando dei Pater per sottrarsi a fatiche e a lavoro. Come se la preghiera non fosse più pesante del lavoro intellettuale; e questo, più pesante ancora del lavoro materiale.

            Si vuole la preghiera più corta; e se il sacerdote desse retta, precipiterebbe anche nella celebrazione della Messa e nei divini uffizi.

            Ed ecco che può succedere di incontrare quello che non dovrebbe mai vedersi, e cioè, sacerdoti che hanno preso lo spirito del mondo e arrivano alla sera con le preghiere da fare, perché ebbero troppo lavoro: quasi che la nostra prima e principale occupazione non sia la preghiera!

            Vi è molto da fare? Prima la preghiera, Dio, l’anima; poi verrà tutto il resto. La madre nutrendo se stessa prepara il cibo al suo bimbo.

            Non dobbiamo nutrire prima gli altri e poi noi; ma prima noi e poi gli altri. È dovere di carità e di giustizia; è un diritto inviolabile che abbiamo. Chi ha può dare, mentre chi non ha non può dare.

            Le nostre opere saranno fruttuose, se saranno precedute dalla preghiera. Non basta



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seminare, occorre dar la vita: «Neque qui plantat... neque qui rigat: sed, qui incrementum dat, Deus»18. Che potrebbero pensare i chierici e i giovani sacerdoti? Essi hanno bisogno dell'esempio dei sacerdoti anziani. Hanno bisogno di sentir ripetere dai maggiori: vado a fare la lettura spirituale, vado alla visita al SS.mo Sacramento, devo ritirarmi perché ho da recitare il Breviario, voglio esser raccolto, ho fatto la meditazione, ho già recitato il mio Rosario, mi sono confessato... Quando non si sentisse mai parlare di queste pratiche, ma soltanto di cose terrene ed umane, quale esempio verrebbe da questi sacerdoti ai sacerdoti giovani, ai chierici?

            Sì, nell'abito e nella posizione non sono del mondo. È vero. Ma lo spirito com'è? Non è esso terreno, umano? Non è mondano? Il cuore di che cosa s'interessa? di Dio o di bagatelle inutili? Se ami la terra sei terreno, se ami il cielo sei celeste. Quando vediamo dei mondani che pregano male, proviamo compassione e ci sentiamo portati a pregare per essi; ma quando vediamo un confratello nel sacerdozio che non prega, allora l'esempio opera in senso contrario, ed è più dannoso che non l'esempio dei mondani. Non



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prendiamo il cattivo esempio né diamolo ad altri, quia verba movent, exempla trahunta.

 

           




18 I Cor. III, 7. “Né chi pianta, né chi irriga (è qualche cosa), ma Dio che fa crescere”.

a “Le parole colpiscono, gli esempi trascinano”. Corrisponde al proverbio italiano: “Contan più gli esempi che le parole”.




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