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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
2.Vi sono i pericoli.
[307] 2.Vi sono i pericoli costituiti sia dalle persone, come dai luoghi e dalle cose mondane. a) Dalle persone. Un pericolo è la donna: «Il vino e le donne fanno apostatare i sapienti» (El 19,2 Vg), e l’esempio classico lo abbiamo in Salomone. «È meglio il male da un uomo che i benefizi da una donna» (El 42,14); la donna chiede affetto ed assoggetta l’uomo: «Per la bellezza della donna molti andarono in perdizione» (El 9,9). Perciò S. Girolamo prescrive a Nepoziano: «Mai, o ben di rado, i piedi di una donna calpestino il pavimento della tua cameretta... Non fare soggiorno sotto lo stesso tetto: non fare
affidamento sulla castità della vita passata. Non puoi essere né più santo di Davide, né più forte di Sansone, né più sapiente di Salomone» (Ep. ad Nepotianum. - ML 22,531 s.). Si abbiano pure presenti le prescrizioni dei canoni 132 e 133 del CJC.
Altro pericolo, e forse anche motivo di scandalo, è la familiarità e la frequente relazione con persone secolari che combattono la Chiesa, o sono pubblici peccatori.
Il CJC proibisce al Sacerdote di esercitare la medicina, l’ufficio di notaio, di amministratore di imprese laiche, la gestione di beni, l’ufficio di senatore e di deputato (cf can. 139). Similmente è proibito ai chierici e ai Sacerdoti di negoziare e di mercanteggiare, sia personalmente, sia a mezzo di altri (cf canoni 142 e 2380).
[308] b) Dai luoghi. Il CJC prescrive ai Sacerdoti: «Di non presenziare agli spettacoli, ai balli, ai cortei per loro sconvenienti, od a quelli ai quali la loro presenza può produrre scandalo, e specialmente di non andare nei pubblici teatri» (can. 140); «Di astenersi da tutto ciò che è di disdoro allo stato sacerdotale, specialmente di non esercitare un’arte indecorosa; di non partecipare ai giuochi aleatorii nei quali è in pallio una somma di denaro; di non portare armi se non in caso di un pericolo; di non andare a caccia, e di non partecipare mai alla caccia rumorosa; di non entrare nelle bettole o luoghi simili senza necessità e senza una giusta causa approvata dall’Ordinario del luogo» (can. 138).
[309] c) Dalle cose. Il Sacerdote non può guardare figure o statue illecite, neppure sotto il pretesto dell’arte; non può leggere giornali immorali o proibiti dall’autorità ecclesiastica, neppure sotto la speciosa scusa di essere informato sulle notizie; non può, sotto la scusa di curarsi la salute, indulgere ad ornamenti secolari. Devono essere osservate le regole della prudenza anche nell’uso della radiofonia, della televisione e del cinema, nella distribuzione del tempo, nell’abbonamento ai giornali e nella lettura dei libri. Spesso sono inquinati da teosofismo,
da pancristianesimo, da protestantesimo o da falso pietismo, oltre a tutti i pericoli morali. Sommamente eviti il Sacerdote la lettura dei romanzi, se non ne è altrimenti costretto da necessità di ministero.