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UNA VISITA AL PAPA
Il pèndolo segnava le ùndici e
mezza. E per le dieci dovèa èsser la udienza! Io aveva già esaurito ogni
possibile passatempo; aveva presa, come si dice, la consegna del luogo; fatto
cioè conoscenza, non amicizia, con quattro arrazzoni che tenèan ciascuno una
parete; addolìtomi il collo a mirare il dorato soffitto in cui campeggiava
l'arme di Sua Santità, con due immensi chiavoni più atti a sfondare che non ad
aprire le porte; gustato un pò di tutti i sedili intorno la sala, graditi assài
quanto agli occhi, ma quanto a quell'altro, che, in fatto di sedie, è il
migliore dei giùdici, assài poco… E poi, aveva passato in rivista i mièi
compagni d'udienza: poche persone, del resto; sei o sette in nera marsina,
cravatta bianca e mani sguantate, al pari di mè e dei servitori da caffè; due
militari dimessi, abbigliati sul gusto dei generali delle marionette; nel
rimanente, mònaci e preti dai visi o birbi o intontiti, i quali però, usi al
mestiere dell'ozio, se la passàvano placidamente susurrando fra loro e
stabaccando e sputacchiando in certe cassettine leggiadre poste tutt'intorno la
sala. Nè a ròmpere la monotonìa, vi era che l'apparizione intrigata di qualche
nuovo invitato o il frettoloso passaggio di qualche pretocchio dal mantellino
di seta color violetto.
Quand'ecco, la cannonata
annunziatrice del mezzodì.
Ciascuno si leva di tasca
l'oriolo: dal cronòmetro mio allo scaldaletto del chierichino; e chi si mette a
montarlo o ad aggiustarne la freccia e chi se l'appone all'orecchio e chi lo
confronta con quel del vicino. E un servitore, pomposamente vestito di un
damasco scarlatto, si appressa in grande sussiego al barocco faragginoso
orologio, ne apre il cristallo e con un dito guida la pigra lancia sulla
dodicèsima ora; poi, dà un buffetto al pèndolo, che rappresenta il gaudente
faccione del sole.
Ma, con esso, si riavvìa anche la
noja. I militari fuori di corso riprèndono a passeggiare su e giù e ad
incrociarsi lisciàndosi i baffi; i mònaci e i preti a sbadigliare tacitamente,
a stabaccare, a grattarsi; i signori in marsina, che non sedèttero a tempo, a
non sapere più su quale gamba appoggiarsi.
Ed io, cercato inutilmente di
entrare in uno stanzone tutto marmi e colonne, in mezzo al quale, intorno a un
braciere, stà un gruppo di Svìzzeri, in elmo e giallo-rossa
divisa, cui non màncano che i dadi e il tamburo per èsser veri giudèi da
sepolcro, ritorno nel vano del finestrone da cui mi sono staccato, e mi rimetto
a guardare la sottostante amplìssima Roma.
In quella, ecco risuona
distintamente da Castel S. Angelo, una fanfara da bersagliere! Stranìssimo
effetto! I preti sorrìsero ironicamente, i due militari arricciàronsi i baffi e
si fècero d'occhio; io, dalla gioja, arrossìi. Per la prima volta in mia vita,
amài, un istante, i soldati. Quell'allegra fanfara, udita in quella morta
atmosfera di quattro sècoli fà, parèa dicesse, che il mondo vivèa tuttora nè
mai avèa cessato dal proceder di corsa; che l'Italia s'andava compiendo a
dispetto di tutti i Santi del taccuino nè così tosto si sarebbe disfatta. E lì
mi coglièa la smania di vedere una schiera di que' giòvani arditi, dalle piume
al cappello, venire correndo al riscatto dei formosìssimi Iddìi vaticani, prigioni
delle negre sottane, finèndola una buona volta con quella minùscola China, con
quel pìccol rifugio dell'ignoranza e della immobilità, ammorbatore d'Europa.
Ma quì, un gran movimento per tutta
la sala. Da una lontanìssima porta, in fondo all'anticamerone de' Svìzzeri,
appariva un barbaglio di vesti d'ogni colore, e tra esso, un coso bianco, una
specie di sacco.
Il chierichetto, vicino mio,
divenne rosso di fuoco. I due generali da burattini, si accomodàrono le pistagne
e si fècer panciuti ancor più; fratume e pretame si mise a sbottirsi di tasca
un nùvolo di agnusdèi, corone, crocifissi, santini, e pezze e pezzuole; trè o
quattro giù, si buttàron per terra come majali.
Capìi, che quel bianco che
si avanzava, dovèa èsser qualcosa peggiore di un sacco.
Era, difatti, Sua Santità il
servo dei servi, primo fra gli inciampi al progresso, màssimo fra i nemici
d'Italia.
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