Carlo Goldoni
La villeggiatura

ATTO SECONDO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Don Ciccio e dette.

 

CIC. Oimè non posso più. Mi sento crepare.

LIB. Che c'è, signor don Ciccio?

CIC. Ho mangiato tanto, che non posso più.

MEN. Sarà stato un bel desinare.

CIC. Roba assai, ma tutta cattiva.

LIB. Se la roba era cattiva, perché ha mangiato tanto?

CIC. Perché, quando ci sono, ci sto. L'appetito ordinariamente non mi serve male.

MEN. Mi ricordo ancora, quando è venuto da noi il signor don Ciccio. Ha mangiato egli solo quello che doveva servire per tutti gli uomini che crivellavano il grano.

CIC. Val più una minestra delle vostre, e un paio di polli grassi, com'erano quelli di quel giorno, che tutto il desinare di oggi. Uno di questi giorni ci vo' tornare da voi. (alla Menichina) E anche da voi voglio venire, madonna Libera.

LIB. Sarò anche capace di dargli da desinare. Non siamo signori, ma abbiamo il nostro bisogno in casa; abbiamo le nostre posate di stagno, i nostri tondi di terra, la nostra biancheria di lino nuovo.

CIC. Lasciatemi sedere, che la pancia mi pesa. (siede)

MEN. Che cosa ha mangiato di buono?

CIC. Ho mangiato due piatti di minestra, un pezzo di manzo che poteva essere una libra e mezza, un pollastro allesso, un taglio di vitello, un piccione in ragù, un tondo ben pieno di frittura di fegato ed animelle, due bragiolette colla salsa, tre quaglie, sedici beccafichi, tre quarti di pollo grasso arrostito, un pezzo di torta, otto o dieci bignè, un piatto d'insalata, del formaggio, della ricotta, dei frutti, e due finocchi all'ultimo per accomodarmi la bocca.

LIB. Non si può dire che non si sia portato bene.

MEN. Mi par che sia stato un buon desinare, e perché dice tutta roba cattiva?

CIC. Era tutto magro; vi era pochissimo grasso. A me piace la carne grassa: i polli colla pelle grassa, i stufati col lardo grasso, l'arrosto che nuoti nel grasso, e anche l'insalata la condisco col grasso.

LIB. Come diavolo vi piace il grasso, e siete così magro?

CIC. Ho piacere io d'essere magro; se fossi grasso, mangierei meno. Perché, vedete? il grasso che si vede di fuori, è anche di dentro; e si restringono le budella, e vi capisce tanta roba di meno. (sbadiglia)

LIB. Gli piace molto il mangiare, signor don Ciccio.

CIC. In che cosa credete ch'io abbia consumato il mio? Tre quarti in mangiare, e un quarto negli altri piccoli vizi. Se si potesse vivere senza mangiare, tant'e tanto vorrei mangiare. (sbadiglia)

LIB. Ha sonno, signor don Ciccio?

CIC. Quando ho mangiato, mi vien sonno. Se fossi a casa mi spoglierei tutto, e andrei a gongolare nel letto.

MEN. Se ha sonno, può dormire anche qui. Queste sedie poltrone sono buonissime per dormire.

CIC. Non vi è pericolo; quando non sono a letto con tutti i miei comodi, non posso dormire. (va sbadigliando e contorcendosi per il sonno)

LIB. Io poi, quando ho sonno, dormo per tutto.

CIC. Volete mettere voi con me? (stirandosi)

LIB. Come sarebbe a dire? Chi sono io?

CIC. Voialtre avete gli ossi duri. (appoggiando le testa)

LIB. Noialtre? Chi siamo noialtre?

CIC. Sì... due gentildonne... di campagna. (addormentandosi)

LIB. Or ora, se non fossimo qui...

MEN. Non vedete? è briaco, che non sa quello che si dica.

LIB. Scrocco, che va a sfamarsi di qua e di .

MEN. Linguaccia cattiva.

LIB. Venga, venga da me, che sarà ben accolto!

MEN. Neanche da noi non iscrocca più certo. Lo dirò a mia madre.

LIB. Ehi! dorme. Quello che, se non è sul letto, non può dormire.

MEN. Ha le ossa delicate, il signor porcone.

LIB. Mi vien voglia ora di pelarlo come un cappone.

MEN. Se avessi un lume, vorrei dar fuoco a quella sua parrucca di stoppa.

LIB. Facciamo una cosa, giacché dorme, leghiamolo.

MEN. Con che volete che lo leghiamo?

LIB. Osservate, che gli cadono i legaccioli delle calze.

MEN. Che sudicione!

LIB. Procuriamo levarglieli del tutto, e leghiamolo alla sedia.

MEN. Sì, sì, facciamolo. Pian piano, che non si desti. (gli vanno levando i legaccioli, e poi lo legano alla sedia)

LIB. Io crederei che questi nodi non si sciogliessero.

MEN. Né meno i miei certamente.

LIB. Lasciamo che si desti da sé.

MEN. Vien gente; non ci facciamo vedere. (parte)

LIB. Sta , mangione, scroccone; che tu possa dormire sino ch'io ti risveglio. (parte)

 

 

 


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