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Il Conte Ernesto, Lisaura e la suddetta.
CON. |
Date alla forastiera. |
GIAC. |
Mi perdoni, |
CON. |
Ad un mio pari Non si fa un'insolenza. |
GIAC. |
Né si viene da me con prepotenza. |
CON. |
Di voi mi meraviglio; |
GIAC. |
Ella mi ha da pagar... |
CON. |
(Non vorrei mi facesse Svergognar con quest'altra). Or or vedrete |
LIS. |
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CON. |
No, no, sono impuntato: Esser voglio servito e rispettato. (piano a Lisaura) Sentite. (accostandosi a Giacinta) |
GIAC. |
Che comanda? |
CON. |
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GIAC. |
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CON. |
(Eccovi cinque scudi). (glieli dà di nascosto) Alloggiate costei. (piano a Giacinta) |
GIAC. |
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CON. |
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GIAC. |
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CON. |
Quella donna insolente ho intimorita. |
LIS. |
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CON. |
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GIAC. |
L'obbligo mio Non dubiti da me sia trascurato. Il signor Conte è un cavalier garbato.
Mi consolo con voi, signorina, Di un sì grande e gentil protettor: Di servirvi gradisco l'onor. (a Lisaura) (Fin che dura il danar che mi dié). (da sé) Dite pur, che ho da fare per lei? (al Conte) Comandate, ch'io tutto farò. (a Lisaura) Vi conosco, lo vedo, lo so. (a tutti due) Voi vi amate, furbetti, di cor: |