Carlo Goldoni
Il cavaliere giocondo

ATTO TERZO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Il conte e detti, poi Nardo.

 

MAD.

E ben, quando si desina?

CON.

M' han detto con maniera,

Che si fa un pasto solo, e mangiasi la sera.

MAD.

Usano così tutti in questo bel paese?

CON.

Il Cavaliere intende di farla alla francese.

MAD.

Per me son italiana. Ho fame, e vo' mangiare.

Qualcun di voi ci pensi. Andatene a trovare.

CON.

Come?

MAD.

In qualche maniera.

ALES.

Madama, io non saprei.

MAD.

Voglio mangiar, vi dico. A voi, signori miei.

CON.

Volete che si compri? È azion da malcreati.

Volete che domandi? Ci diranno affamati.

MAD.

Dicano quel che vogliono i cavalier, le dame,

Io non ci penso un fico. Vo' mangiar quand'ho fame.

CON.

Insegnateci il modo.

ALES.

Dite voi, Madamina.

MAD.

Faccian così, signori, che vadano in cucina. (caricandoli.)

Taglino un po' di pane, lo bagnino con brodo. (nello stesso modo.)

Un pollastro, un piccione, almeno un uovo sodo. (scaldandosi.)

Bisogno di mangiare ha lo stomaco mio.

Poi a pranzar s'aspetti, che aspetterò ancor io.

CON.

A voi, don Alessandro.

ALES.

Le commissioni sue

Son dirette al cognato.

MAD.

Al diavol tutti due.

Ehi, chi è di ?

CON.

Fermate. Anderò io, signora.

MAD.

Presto, signor flemmatico. Che non si aspetti un'ora.

CON.

Gran pazienza ci vuole. (parte.)

MAD.

Intanto voi potete

Far preparar la tavola.

ALES.

Tutto quel che volete. (nel partire.)

MAD.

I servitor! pensate, non sogliono aver fretta.

Meglio è tirare innanzi codesta tavoletta.

Presto, don Alessandro.

ALES.

V'obbedirò anche in questo.

MAD.

La tavola e la sedia.

ALES.

Anche la sedia?

MAD.

Presto.

ALES.

Una cosa alla volta.

MAD.

Chiamerò un servitore.

Ehi, chi è di ?

NAR.

Madama.

MAD.

Servite quel signore.

ALES.

La sedia e 'l tavolino, ov'ella vuol, portate.

MAD.

Ad affrettar il Conte, don Alessandro, andate.

ALES.

Obbedisco. (parte.)

MAD.

Da bravo. (a don Alessandro.) Il tavolino qui. (al servitore.)

La sedia.

NAR.

Ove la vuole?

MAD.

Mammalucco! Così. (mette la sedia al tavolino.)

CON.

Son qui.

MAD.

Dov'è la zuppa?

CON.

Un poco di pazienza.

Sono andati a pigliare il pan nella credenza.

Il brodo non bolliva; han caricato il foco.

Vi daran qualche cosa, me l'ha promesso il cuoco.

.

Ho inteso: a rivederci almen da qui ad un'ora.

Dov'è don Alessandro? Chiamatelo in malora.

CON.

Don Alessandro assiste...

MAD.

Andatelo a chiamare. (al Conte.)

CON.

Lo chiamerò, signora. (parte.)

MAD.

Venite a parecchiare. (a Nardo, il qual parte.)

Per dir la verità, sto bene a casa mia.

Mi fan voltar lo stomaco i cibi d'osteria;

In casa de' privati non si può comandare.

Principia ad annoiarmi il gusto del viaggiare.

ALES.

Eccomi a' cenni vostri.

MAD.

Via, mi lasciate sola?

Che fa il cuoco in cucina?

ALES.

Salta, galoppa e vola.

MAD.

E non si vede ancora.

ALES.

Parmi sentir l'odore.

Eccolo.

MAD.

Eh! la posata mi porta il servitore.

NAR.

(Viene colla tovaglia e il resto per apparecchiare.)

MAD.

Via, da bravo.

NAR.

Son lesto.

MAD.

Il Conte non vien più.

Andatelo a chiamare. (a don Alessandro.)

ALES.

Corro. (parte.)

MAD.

Vacci ancor tu.

NAR.

(Con questo vacci, vacci, or gli risponderei). (parte.)

MAD.

Affé, sono più lesti i servitori miei.

Li pago bene, è vero, ma fan quel che gli tocca;

E sanno quel ch'io voglio, prima che apra la bocca.

CON.

Son qui, che comandate?

MAD.

Il cuoco non vien mai.

CON.

Che bagnava la zuppa or ora lo lasciai.

MAD.

Don Alessandro?

CON.

È seco, che sta sollecitando.

Verrà ancor lui, signora, verrà co' piatti.

MAD.

E quando?

CON.

Eccoli.

MAD.

Via, spicciatevi.

ALES.

Ho io sollecitato?

NAR.

(Mette in tavola la zuppa e un piatto con un pollastro.)

MAD.

Il Cuoco nobilissimo venir non s'è degnato?

CON.

Lavora per la cena.

ALES.

Fa bellissimi piatti.

MAD.

Questa zuppa per altro è buona per i gatti.

Non ne voglio.

CON.

Mangiate quel pollo accomodato.

MAD.

Nel capo ha delle penne, e sa di riscaldato.

NAR.

Per far presto, signora.

MAD.

Trinciate questo pollo.

Badate che ha de' peli, non gli toccate il collo.

ALES.

Cercherò di servirvi.

MAD.

Tanto vi vuole?

ALES.

Egli è

Poco cotto, Madama.

MAD.

Via, via; farò da me.

Bastami un'ala sola. Che cuoco da fagiani!

Mandami un pollo in tavola buono da dare ai cani.

C'è altro?

NAR.

No, per ora. Vuole un po di salame?

MAD.

Andate ad imparare a trattar colle dame! (s'alza.)

Don Alessandro, andiamo.

ALES.

Dove?

MAD.

Dove voglio io

Venga, se vuol venire, signor cognato mio.

CON.

Ma può sapersi dove?

MAD.

Se avessi mio marito,

Saprebbe ei la maniera di trarmi l'appetito.

Andiamo a passeggiare, andiam di qua e di .

Intanto verrà sera; un giorno passerà.

Se faccio un altro viaggio, io voglio a mio piacere

Meco condurre il cuoco, condurre il credenziere;

E voglio quand'ho fame, ancor su una montagna

Far tavola e cucina, in mezzo alla campagna.

Non so trovare al mondo altro piacer che questo:

Quel che mi viene in capo far dove sono, e presto.



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