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Giuseppe Gioachino Belli
Sonetti romaneschi

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890. Li Spedali de Roma

 

Cqua avemo sei Spedali, e ttutti granni1


che cce sei medicato e stai bbenone.
Si ttrovi cuarchiduno2 che tte scanni,
ciai3 lo Spedàr de la Conzolazzione:4

 

ciai San Giachemo,5 senza che ttaffanni,
si gguadaggnassi mai cuarche bbubbone:
c’è Ssan Spirito6 poi e Ssan Giuvanni7
che ccura ammalatie d’oggni fazzione.

 

Hai la tiggna? te pía8 San Galigano,9
dove tajjeno10 auffa11 li capelli
mejjo de Rondinella12 er babbilano.13

 

Finarmente sce li Bbonfratelli:14
ma cqui nun appizzacce15 oggni cristiano.
Cuesto nun è Spedàr da poverelli.16

 

Roma, 12 febbraio 1833

 




1 Grandi.

2 Qualcuno.

3 Ci hai.

4 Santa Maria della Consolazione, destinato principalmente alle ferite.

5 S. Giacomo-deglincurabili, dove si curano i sifilitici.

6 Santo Spirito in Sassia, assistito da un ordine di canonici-cavalieri.

7 S. Giovanni ad Sancta Sanctorum: diviso in due, per gli uomini e per le donne.

8 Piglia.

9 S. Gallicano.

10 Tagliano.

11 Gratis. Vedi il Sonetto

12 Noto parrucchiere.

13 Impotente, etc.

14 Benfratelli, o Fate-bene-fratelli, servito da un ordine di religiosi laici, fondato da S. Giovanni Calibita. È sull’isola tiberina.

15 Introdurvisi.

16 Si paga due paoli al giorno per esservi ammesso. Vi hanno però varii letti gratis di juspatronato d’alcune famiglie.

 

 






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