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Pietro Metastasio Olimpiade IntraText CT - Lettura del testo |
Fondo selvoso di cupa ed angusta valle, adombrata dall'alto da grandi alberi, che giungono ad intrecciare i rami dall'uno all'altro colle, fra' quali è chiusa.
questo tuo violento
fuor che in me più sperar? Megacle istesso,
nel bisogno maggiore. Or va, riposa
condannarlo però. Breve cammino
non è quel che divide
Elide, in cui noi siamo,
da Creta ov'ei restò. L'ali alle piante
non ha Megacle al fin. Forse il tuo servo
subito nol rinvenne. Il mar frapposto
forse ritarda il suo venir. T'accheta:
in tempo giungerà. Prescritta è l'ora
oltre il meriggio, ed or non è l'aurora.
LIC. Sai pur che ognun, che aspiri
all'olimpica palma, or sul mattino
dee presentarsi al tempio; il grado, il nome,
la patria palesar; di Giove all'ara
giunge tardi a compir? Vedi la schiera
de' concorrenti atleti? Odi il festivo
tumulto pastoral? Dunque che deggio
AMI. Ma quale
sarebbe il tuo disegno?
presentarmi con gli altri.
AMI. E poi?
LIC. Con gli altri
AMI. Tu!
prence, il saper come si tratti il brando.
Altra specie di guerra, altr'armi ed altri
studi son questi. Ignoti nomi a noi
cesto, disco, palestra, a' tuoi rivali
familiari esercizi. Al primo incontro
ti potresti pentir.
Megacle giunto a tai contese esperto,
pugnato avria per me: ma, s'ei non viene,
che far degg'io? Non si contrasta, Aminta,
oggi in Olimpia del selvaggio ulivo
la solita corona. Al vincitore
sarà premio Aristea, figlia reale
dell'invitto Clistene, onor primiero
delle greche sembianze; unica e bella
fiamma di questo cor, benché novella.
più riveder non spero. Amor non vive,
tante volte...
LIC. T'intendo. In queste fole,
LIC. No no.
LIC. Chi?
LIC. Dov'è?
parmi... No... non è desso.
e lo merito, Aminta. Io fui sì cieco,