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Il marchese Ottavio e la marchesa Beatrice
BEAT. Che temerario! Non lo posso soffrire. Da dama che io sono, non lo voglio più al mio servizio.
OTT. Credo che uno di questi giorni se n’anderà, senza che lo mandiamo.
OTT. Sapete chi potremo prendere, che ci darà poca spesa? Il servitore del signor Orazio.
BEAT. E chi è il servitore del signor Orazio?
OTT. Pulcinella colla testa di legno.
BEAT. Ma che! dovremo sempre essere miserabili?
OTT. Se non muor mio fratello, non so dove ci rivolgeremo.
OTT. Non ve n’e uno, che da me non sia stato frecciato.
BEAT. Dunque che dobbiam fare?
OTT. Questo è quello che vo pensando, e non so che sperare.
BEAT. Se io sapessi come, m’ingegnerei.
OTT. Possibile, che di tanti serventi che avete, non ve ne sia uno che abbia dieci zecchini da prestarvi?
BEAT. Se non me ne avessero prestati degli altri, direste bene.
OTT. Sicché ancor voi vi siete portata bene coi vostri amici.
BEAT. Ho fatto quello che m’avete insegnato voi.
OTT. Le donne hanno una grande abilità per imitar i mariti viziosi.
BEAT. Ancorché le donne siano buone, quando hanno i mariti cattivi, diventano pessime.