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Pietro Metastasio Ezio IntraText CT - Lettura del testo |
Galleria di statue e di specchi, con sedili intorno fra’ quali uno innanzi a mano destra, capace di due persone. Gran balcone aperto in prospetto, dal quale vista di Roma.
ONOR. |
Massimo, anch’io lo veggo; ogni ragione Ezio condanna. Egli è rival d’Augusto: Crede il mondo soggetto. E poi che giova Mendicarne argomenti? Io stessa intesi |
MASS. |
Oh virtù senza pari! È questo in vero Eccesso di clemenza. E chi dovrebbe Più di te condannarlo? Ei ti disprezza; |
ONOR. |
Ah, dell’ingiuria mia Non ragionarmi più. Quella mi punse Nel più vivo del cor. Superbo! ingrato! Tutto il sangue agitar, Massimo, io sento. Non già però ch’io l’ami, o che mi spiaccia Di non essergli sposa.. Il grado offeso.. Son le cagioni... |
MASS. |
Eh, lo conosco anch’io; Ma nol conosce ognun. Sai che si crede Più l’altrui debolezza Che la virtude altrui. La tua clemenza Può comparire amor. Questo sospetto, Solo con vendicarti |
ONOR. |
Le mie private offese ora non sono La maggior cura. Esaminar conviene Del germano i perigli. Ezio s’ascolti, Esser egli innocente. |
MASS. |
È vero; e poi Potrebbe anche pentirsi; |
ONOR. |
La destra mia! Eh non tanto se stessa Onoria oblia. |
MASS. |
Or ve’ com’è ciascuno Facile a lusingarsi! E pure ei dice Che ha in pugno il tuo voler, che tu l’adori, D’Onoria innamorata; |
ONOR. |
Temerario! Ah! non voglio Che lungamente il creda. Al primo sposo, |