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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Pietro si commoveva fino a
pensare: "Se anche fosse disonesta per necessità di non patire la fame, io
non potrei approfittarne. Piangerei. L'aiuterei a fare in modo che si
cambiasse. Qualcuno, allora, potrebbe stimarla e sposarla. Ma me lo avrebbe
detto. Perché non me lo dovrebbe dire?".
E, per contrasto al dubbio, gli pareva d'una
purità mirabile. Allora ne era geloso e piangeva. "Deve esser mia! Voglio
amarla io! Perché non dovrei amarla?". Non era anche il suo dovere morale?
Ma come trovare il modo di star meglio che in casa del padre? Ghìsola gli aveva
detto:
«È ricco; dipende tutto da lui. Ma egli non vorrà
di certo».
Domenico, quando Pietro, tornato da Firenze, gli
disse ch'era innamorato di Ghìsola e che, se fosse stato contento, aveva deciso
di sposarla, non gli rispose né meno; ma si sentì aizzato contro di lui come la
volpe quando le hanno accesa la paglia dentro la tana.
Degli esami tacquero ambedue. Pietro per non
fargli sapere la verità, e Domenico per tentare che non ci pensasse più, ma con
la voglia di sbatterlo nel muro come un cuscino.