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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo
Oportet orare

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a) Considerare i mali che ci vengono dall’abbandono della preghiera.

            a) Considerare i mali che ci vengono dall’abbandono della preghiera. Dice il Signore: «Qui neque frigidus es, neque calidus: utinam frigidus esses, aut calidus; sed quia tepidus es, et nec frigidus, nec calidus, incipiam te evomere ex ore meo»13. Ma un peccatore non si trova in uno stato peggiore? Il peccato mortale non è peggiore della tiepidezza? Notiamo bene: la tiepidezza è uno stato in cui non si prega più, e quando non si prega, non c'è neppure il modo di risorgere.

            S. Alfonso usa delle espressioni che noi non osiamo quasi ripetere, ma che negli Esercizi è bene ricordare almeno una volta: «Uffici, che sembrano piuttosto latrati di cani che non canti dell'anima sacerdotale, canti che dovrebbero salire a Dio in odore di soavità». Iddio è più onorato dai latrati dei cani, che da certe ufficiature.

            La perdita della vocazione, qualche volta, avviene nel corso degli studi con l'abbandono della carriera. Altre volte, e forse più frequenti, allorché un sacerdote si rende quasi inutile per Dio e per le anime, va perdendo lo zelo;



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ecco una impressionante, ma reale e vera perdita della vocazione! Meno male qualche caduta isolata; ma quando uno costantemente non compie il dovere, non è acceso di zelo contro il peccato, non fa atti di fede, non arde dell'amore di Dio, non si spende e sopraspende: «Ego autem libentissime impendam, et superimpendar ipse pro animabus vestris»14, che cosa abbiamo? Sale che non condisce, luce che si è spenta, città sprofondata nell'abisso; a che cosa gioverà dunque? Meglio un calzolaio, un contadino, un artigiano, un professionista. L'arrivare a questo punto non è difficile; e tuttavia chi si trovasse in tale stato, sarebbe cieco e non lo vedrebbe, incolperebbe tutti meno che se stesso. Riflettiamo spesso ai mali della tiepidezza.

 

           




13 Apoc. III, 15-16. “Tu non sei né freddocaldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddocaldo, sto per vomitarti dalla mia bocca.

14 II Cor. XII, 15. “Per conto mio mi prodigherò volentieri, anzi consumerò me stesso per le vostre anime.




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