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Antonio Gramsci
Scritti politici I

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  • 1918
    • Il Patto d'alleanza
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Il Patto d'alleanza56

 

Il dissidio tra la Confederazione generale del lavoro e il Partito socialista italiano si è composto «giuridicamente» in un Patto d'alleanza, nel quale sono fissate le competenze reciproche e vengono stabiliti i rapporti e le norme secondo i quali i due organismi del movimento socialista e proletario svolgeranno la loro attività evitando i cozzi e gli attriti.

La composizione ci allieta per la buona volontà che rivela negli uomini. Ma non ci lasciamo illudere che si sia ormai entrati in un'èra di perfetto accordo e di idillio. Il dissidio, piú che negli uomini, era nelle cose. Gli uomini possono facilmente, quando siano sinceri e aspirino al lavoro fecondo, mettere d'accordo le loro volontà buone; la composizione «giuridica» è sufficiente a ciò. Ma le cose sono meno duttili e malleabili, il plasmarle a un fine programmatico è operazione molto difficile e complicata. E per cose intendiamo (escludendo ogni intenzione di offendere o diminuire il valore e la coscienza di chicchessia) le organizzazioni, gli uomini che ne fanno parte, il complesso movimento di resistenza, che in Italia è quello che è — senza che buona volontà di singoli possa trasformarlo immediatamente — in dipendenza del grado di sviluppo economico e culturale che la società italiana ha raggiunto.

Le organizzazioni italiane di resistenza sono ben lungi dal rappresentare quelle forze democratiche e capaci di controllo reciproco che sono il presupposto di un'azione di classe politica ed economica, sistematica e ordinata quale il Partito socialista vorrebbe si esplicasse per rappresentare esso stesso veramente un'energia rivoluzionaria che trasformi la storia. Le organizzazioni italiane sono deboli e sconnesse, non solo esteriormente, ma specialmente dal punto di vista della cultura individuale, della preparazione e della coscienza individuale delle responsabilità e dei doveri democratici. Alla vita interna delle Leghe e delle Camere del lavoro partecipa una esigua minoranza degli inscritti; la maggioranza è regolarmente assente, ciò che però non toglie la possibilità, insita nei suoi diritti sociali, che essa intervenga nei momenti decisivi della vita dell'organizzazione, portando nei suffragi la leggerezza e l'avventatezza proprie di chi, non avendo dato nulla all'attività minuta dell'organizzazione, non comprendendo la portata e le conseguenze possibili di una decisione, non ha il senso della responsabilità dei suoi atti.

Questa è, purtroppo, la realtà, ed essa crea delle condizioni specifiche di vita. I dirigenti acquistano un'autorità ed un'importanza che non dovrebbero avere secondo lo spirito ugualitario ed essenzialmente democratico delle organizzazioni. I dirigenti deliberano essi, molto, troppo spesso, invece che essere, puramente e solamente, organi esecutivi e amministrativi; e, si badi, questo fatto noi escludiamo dipenda da volontà dispotica ed autocratica, riconosciamo essere una necessità, ma non perciò [lo] denunziamo meno e cerchiamo convincere che bisogna distrugger[lo]. La volontà perversa o buona dei singoli ci importa poco; ci importa l'insieme delle condizioni per le quali una volontà perversa può trionfare e una volontà buona può essere sopraffatta, snervata, corrotta.

Poiché cosí stanno le cose, il Patto d'alleanza stretto tra la Confederazione del lavoro e il partito, se ci rallegra come indizio di buona volontà individuale, non ci tranquillizza affatto e non ci induce all'inerzia. Le condizioni suddescritte continuano ad esistere, ad operare; gli enti direttivi della resistenza possono essere condotti da esse (ed escludiamo nelle persone ogni tortuosa cavillazione) a un ostruzionismo nei confronti del Patto, a sofisticazioni e obiezioni tali che in momenti decisivi, quando urge deliberare per uno spontaneo accordo determinato da somiglianza di volontà, il Patto si dissolva automaticamente e rimanga, residuo doloroso, uno strascico di polemiche velenose, deleterie per il movimento operaio. Pertanto i compagni che desiderano che la Confederazione del lavoro diventi organismo vigoroso e schietto di classe, cooperante col partito in solidarietà non solo «giuridica» e dipendente dall'arbitrio individuale, ma che sia necessaria per il suo intimo organamento e per la concorde volontà dei proletari associati, devono proseguire e intensificare il lavoro nell'interno delle Leghe, delle Federazioni, delle Camere del lavoro, perché esse si democratizzino, si solidifichino per una maggiore attività degli inscritti; nei riguardi dei quali anche è necessario intensificare la propaganda individuale (la piú efficace) perché acquistino una coscienza e una educazione socialista adeguate al compito che devono svolgere, alla responsabilità sociale che devono assumersi.






p. -

56 Non firmato, Il Grido del Popolo, 12 ottobre 1918.





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