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Giuseppe Gioachino Belli
Duecento sonetti in dialetto romanesco

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SONETTI

 

CONSERVATI DALLA TRADIZIONE POPOLARE

 

 

 

 I.

Li giudii.1

(1825?)

In cuesto io penzo come penzi tu:
Io l’odio li giudii peggio de te;2
Perché nun zo3 cattolichi, e pperchè
Mésseno4 in crosce er Redentor Gesù.

 

Ma ripescanno poi dar tetto in giù5
Drento la legge vecchia de Mosè,
Disce er Giudio che cquarche ccosa sc’è
Pescusà le su’ dodici tribbù.

 

Infatti, (disce lui) Cristo partì
Da casa sua e sse ne venne cqua,
Co’ l’idea de quer zanto venardì.6

 

Duncue, (seguita a ddìBbaruccabbà7)
Subbito che8 llui venne pemorì,9
Quarchiduno l’aveva d’ammazzà!

 

 

 




1 Con questo sonetto il Poeta vuole vendicare le persecuzioni crudeli e le umiliazioni fatte patire dai cattolici di Roma agl’Israeliti. La satira è terribile, perché va armata da un sillogismo stringente, e perché tocca un punto capitale della dottrina cattolica. — Nell’edizione Salviucci (vol. II, pag. 396), v’ha un altro sonetto del Belli, intitolato L’omaccio (l’omaggio) de l’Ebbrei. Eccone l’argomento. Il primo giorno di carnovale, er Cacamme, specie di giudice della Sinagoga, va al Campidoglio a fare omaggio di sudditanza e a giurare ubbidienza alle leggi del Senato e del popolo romano, davanti ai tre Conservatori o magistrati municipali di Roma. Il più anziano di questi, quando l’Ebreo ha recitato la solita formola, — Arza una scianca (gamba) e jjarisponne: Andate. Anticamente non faceva soltanto l’atto, ma gli posava un piede sul collo, o gli affibbiava proprio un calcio ner chitarrino. E tanta umiliazione era pure un fiore di grazia per que’ poveri Ebrei; dacchè col sottoporsi ad essa e collo sborso d’una grossa somma, avevano ottenuto che il Municipio vietasse al popolaccio di andare in carnevale di saccheggiare il ghetto e a perpetrarvi impunemente ogni nefandezza, barbara usanza che fu tollerata per tutto il medio evo. In altro sonetto (vol. III, 310), il nostro Poeta accennava pure all’obbligo imposto un tempo agli Israeliti, di portare sul cappello un cenciolino, affinché si potessero subito e dovunque riconoscerli fra la turba degl’incirconcisi. Egli insomma prediligeva questo tema doloroso, massimamente perché (crediamo noi) nell’anno trentesimoterzo dell’età sua vide ricominciarsi da Leone XII una bestiale persecuzione contro gli Ebrei. Codesto papa, che fu una brutta caricatura di Sisto V, ritolse a que’ disgraziati ogni diritto di proprietà, obbligandoli a vendere entro un determinato tempo quello che già possedevano; ordinò che venissero chiusi nei ghetti con muraglie e portoni; li affidò alle paterne cure del Santo Ufficio; e non pago di tutto questo, volle anche richiamare in vigore a carico loro molte barbare usanze medioevali, tra cui quella iniquissima del calcio.--

2 Più che non li odi tu. —

3 Sono. —

4 Méssero. —

5 Ripescare dal tetto in giù, vale guardar la cosa più addentro, più profondamente. —

6 Intendi: col proposito di morire per la redenzione del genere umano. —

7 Nome volgare dato agli Ebrei, ma particolamente a’ rabbini. Credo sia una corruzione di certe parole ebraiche che il rabbino canta nella Sinagoga. —

8 Dacchè. —

9 Variante: Subbito che cce venne pemorì.




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