Carlo Goldoni
Il raggiratore

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA

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SCENA OTTAVA

 

Donna Claudia e detti.

 

CLA. Serva divota di lor signori.

CON. M’inchino a donna Claudia.

CARL. M’inchino a donna Claudia.

CLA. Mi rallegro del felice arrivo della signora Contessa.

CON. Questo è un effetto della vostra bontà.

CARL. È un effetto della vostra bontà.

CON. (Diavolo! non sapete dir altro che quello che dico io?) (piano a Carlotta)

CARL. (Credeva di far bene).

CLA. Avete fatto buon viaggio, signora?

CARL. Oh, cattivo assai.

CON. Le strade sono un poco disastrose.

CARL. Mi sono rovinata, con riverenza, i piedi.

CON. (Maledetta!) (da sé)

CARL. Ed ora con queste scarpe...

CON. Guardate a che condizione siamo noi, venendo dal nostro feudo. La strada è rovinosa a segno, che convien camminare più di due miglia. (a donna Claudia)

CARL. Ho ben camminato più di sedici.

CON. E di più si è rotto il calesse alla povera mia sorella in luogo che non si potea rassettare; non dico sedici miglia, ma quattro e più ne averà fatte a piedi. A chi non è avvezzo, pare la strada lunga. (Ma giudizio, se ce n’è). (piano a Carlotta)

CARL. (Sta fresco mio fratello). (da sé)

CLA. Non è più stata in città la signora Contessa?

CARL. Ci sono stata, o non ci sono stata? (al Conte)

CON. (Spropositi). (piano a Carlotta) Da bambina c’è stata; ma non se ne ricorda.

CARL. (Che so io quando s’abbia da dir la verità?) (da sé)

CLA. Dove è stata sinora la signora Contessa?

CARL. In villa, signora.

CON. In villa, cioè in un ritiro, sotto l’educazione di una sua zia. (a donna Claudia)

CARL. (Ecco, ora non si ha da dire la verità). (da sé)

CON. Accomodatevi, donna Claudia. Tocca a voi, sorella, a far il vostro dovere.

CARL. Se tocca a me, sederò dunque. (siede)

CON. Alzatevi. Tocca a voi a far sedere la dama. (a Carlotta) Compatitela; nel ritiro non ha imparato a vivere, la povera figliuola; l’ho levata di per questo, e spero che donna Claudia  si prenderà ella la pena amorosa di renderla un poco meno selvaggia.

CLA. S’ella si contenterà della mia compagnia...

CON. Favorite d’accomodarvi. (a donna Claudia)

CLA. (Siede)

CON. Avete voluto con eccesso di gentilezza le vostre grazie. (a donna Claudia)

CLA. Ho fatto il mio dovere in questo. E poi ho necessità di parlarvi.

CON. E voi non sedete? (a Carlotta che si era alzata)

CARL. Che so io quando mi tocca a sedere?

CON. (Povero me!) Sedete.

CARL. (Mi paiono burattinate queste). (da sé)

CON. Vedete come allevano, colà dov’era, le povere ragazze?

CLA. E non è più bambina la signora Contessa.

CARL. Quanti anni crede vossignoria ch’io abbia?

CLA. Non saprei. Non vorrei dire uno sproposito. Fra i ventitrè e i ventiquattro.

CARL. Non ne ho che diciannove, signora. Vedete? se ve lo dico io. Questa conciatura, quest’abito, mi fa parere più vecchia. (al Conte)

CON. Conviene adattarsi all’uso comune. Ora non siete più nel ritiro.

CARL. Non sono mai stata ritirata quanto ora. Oh benedetta la campagna aperta!

CON. Campagna aperta chiamate un orto, in cui vi conducevano a passeggiare? Qui degli orti non ne mancano, e di più belli, e di più grandi ancora. (Giudizio). (piano a Carlotta)

CLA. Nel nostro palazzo ne abbiamo uno degli orti, che veramente è magnifico. La signora Contessa potrà venirvi a piacer suo, quando vuole.

CON. Via, ringraziatela delle sue esibizioni. Datele un segno di aggradimento almeno. (a Carlotta)

CARL. Sì signora, vi ringrazio; verrò a ricevere le sue grazie, e per segno di aggradimento, farò qualche cosa nell’orto. Vedrà che so piantare l’insalata, i ravanelli...

CON. Solito divertimento delle ragazze in ritiro. Sorella, è necessario che andiate a terminare di consegnare alle cameriere il vostro bagaglio.

CARL. Non ho bagaglio io.

CON. La roba dei bavuli. Andate, con licenza di donna Claudia. (Carlotta s’alza)

CLA. Volete privarmi della sua compagnia? (Ho piacere per altro di restar sola). (da sé)

CON. Tornerà poi a far il suo debito.

CARL. (Ho da tornare, o non ho da tornare?) (al Conte)

CON. (Vi chiamerò: Andate). (a Carlotta) (Se va bene, è un prodigio). (da sé)

CARL. Serva sua. (a donna Claudia)

CLA. Ho piacere di aver avuto la fortuna di conoscere una damagentile.

CON. Generose espressioni d’una padrona nostra.

CLA. Dove vale la mia insufficienza, vi prego di non risparmiarmi.

CON. Si farà capitale di tanta bontà... Non rispondete niente, voi? (a Carlotta)

CARL. Sì signora. All’onore di riverirla. (parte correndo)

 

 

 


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