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Scena quinta. Teresina e Alice.
TERESINA. Quanto mi dispiace che s'è arrabbiata. Poi le dirò tutto. Ma dinanzi ad altri non potevo parlare. (Con vivacità insolita.) Vieni, vieni, Alice. Siedi, te ne prego. Stammi più vicina.
ALICE (eseguisce incuriosita). Avete da dirmi qualche cosa?
TERESINA (esitante per un istante solo). Sì! (Baciandole improvvisamente le mani.) Volevo dirti che ti voglio bene! Questo volevo dirti! Null'altro! Se sapessi quanto! Penso tanto a te, penso solo a te. Cattiva! In un mese non sei stata a trovarmi una sola volta. Ed io bruciavo dal desiderio di vederti. Ma non importa! Tuttavia di notte quando mi desto mi sento un caldo intorno al cuore: Anch'io voglio bene a qualcuno. Dopo tanti anni.
ALICE (tentando di ritirare le mani). Ma zia mia.
TERESINA. Tu non dir nulla perché già non puoi amarmi come io t'amo. Ma questo non fa nulla! Dove s'è visto che i figli amino i genitori come ne sono amati? Io sono la madre e devo amare senza esigere nulla. Guarda dacché ti voglio bene un nuovo calore è passato nelle mie vecchie membra! (Tenta d'alzarsi nella sedia e ricade subito.) È poco! Ma io so che se ti minacciasse un pericolo io saprei anche levarmi e correre per venire in tuo aiuto.
ALICE. Povera zia! (La bacia.) Calmatevi! Potrebbe farvi male di agitarvi così. Ma prima non mi volevate tanto bene?
TERESINA. Sempre! Sempre ti ho voluto bene! Nella tua infanzia credetti di dover essere severa con te perché mi parevi molto testarda. Ma anche di quell'epoca come ricordo il mio affetto! Quando t'avevo sgridata poi ricordavo con un sorriso certe tue miti ribellioni. Ti piantavi sulle piccole gambe e mi guardavi coi grandi occhi azzurri come a vedere se i rimproveri t'erano fatti sul serio. Quando venni in casa tua ero ossessionata dal pensiero di darti disturbo. Ma quando arrivai in questa casa (abbassando la voce) l'unica cosa buona che vi trovai fu il mio affetto per te, l'intero mio affetto per te. (Cambiando tono.) E come va che tu povera mammina ami tanto i tuoi bambini e non sai guidarli e non sai sgridarli? Sai solo piangere per essi? Come può essere questo? La casa tua è l'ultimo tuo pensiero. Tu vai incontro alla tua rovina. Non te ne accorgi, Alice mia?
ALICE (la guarda un momento esitante e poi s'abbandona piangendo nel suo grembo).
TERESINA (profondamente commossa e felice). Sì! Resta così! Qui nessuno ti può far nulla! Adagiati meglio! Così! Così!
ALICE (con voce rotta dai singhiozzi). Alberta ve lo disse ma essa non vi disse che fino a poco tempo addietro…
TERESINA. Con Alberta io mai parlai. Io vidi tutto, Alice cara, figliuola mia. (Baciandola.) Perché tu sei la mia figliuola! L'unica!… E sento acquistare tali forze per essere tua madre! E dico la verità, la posso dire: Tu manchi al tuo dovere verso i tuoi figliuoli, verso la tua casa, verso te stessa.
ALICE. È vero! È vero! Ma sono tanto sventurata!
TERESINA. Lo so! Lo so! Ma pensa con me come si potrebbe fare ad essere meno sventurati. (Timidamente.) Non potresti lasciare quell'uomo che ti fa perdere la testa?
ALICE (tenta di rizzarsi). Mai! Mai!
TERESINA. Resta! Resta! Io mai ti farò un'imposizione che ti potrebbe indurre a lasciarmi. Tu lo ami?
ALICE. Sì! Non potrei vivere senza di lui.
TERESINA. Ma e perché non ti sposa?
ALICE. Mi lasci che mi levi zia! Se Alberta ci vedesse così! Penserebbe che abbiamo complottato contro di lei.
TERESINA. Lasciami almeno la tua mano!
ALICE. Eccola! Ma, zia mia, voi non potete capire. Certo io sempre pensai ch'egli avrebbe finito con lo sposarmi. E pareva! Egli mi sente inquieta, infelice e credo mi ami sinceramente. Mi pareva poche settimane or sono ch'egli volesse portarmi questo sacrificio!
ALICE. Eh! sì! zietta mia! Non è mica piacevole al giorno d'oggi di sposare una vedova con due figli.
ALICE. Mi ama ma insomma… Sono già la sua amante ed egli potrebbe non vedere la necessità di sposarmi.
TERESINA. E dicevi che da qualche tempo lo vedi meno affettuoso con te.
ALICE. Sì! Per colpa di costei!
TERESINA. Chi costei? Alberta!
ALICE. Sì! lei! Dovete sapere che Donato in passato fece la corte ad Alberta. Essa ch'era una donna onesta gli fece capire chiaramente che perdeva il suo tempo. Ma ora, per rovinarmi, civetta con lui, lo fa sperare e lui in cui il desiderio antico rinasce ne è turbato.
ALICE. Io di lui non so niente di certo. Ma di lei sì! Guardate! (Leva una carta dal petto.) Questa la trovai addosso a Donato ed è già tanto tanto (disperata) grave che non me la fece vedere. (Legge.) Carissimo signor Sereni, dunque quando manterrà la Sua promessa e verrà a trovarmi? Mi faccia sapere quando verrà acciocché mi trovi sicuramente in casa. Alberta. Tutto in questo biglietto tradisce la cattiva intenzione. Ella intende che quel preavviso che domanda è necessario per farsi trovare sola? E immagini come deve aver interpretato tale biglietto lui che in passato l'ha amata.
TERESINA (riflessiva). Io non credo ch'egli abbia corrisposto all'invito.
TERESINA. Io no! Ma Clelia di certo lo saprebbe. Ella sa tutto! Io credo ch'essa veda traverso i muri.
ALICE. Sì! In casa mia era facile! Ma in questo casone è tutt'altra cosa.
TERESINA. Ti assicuro che se anche la casa fosse il doppio di quello che è, essa arriverebbe a sorvegliarla tutta.
ALICE. Non si potrebbe interrogarla?
TERESINA. E perché no? (Poi con malcelata soddisfazione.) Essa non può soffrire Alberta. Così, d'istinto! Perciò non le direbbe mai che l'abbiamo interrogata.
ALICE. E se glielo dicesse a me non importerebbe affatto. (Corre alla porta a sinistra.) Clelia! Clelia!