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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
II. MEDITAZIONE
1. Essendo il Sacerdote primo per dignità, deve pure essere il primo per santità.
[24] 1. Essendo il Sacerdote primo per dignità, deve pure essere il primo per santità. Non vi è dubbio che l’eccelsa dignità sacerdotale esiga in coloro che ne sono adorni anche una grandissima purità di mente, di cuore, e di animo, ed integrità di vita. È infatti il Sacerdote il mediatore, in Cristo, tra Dio e l’uomo; bisogna perciò che rappresenti degnamente Colui del quale tiene le veci, ossia Cristo! Dice S. Tommaso degli ordinati: «Siccome sono posti in mezzo tra Dio ed il popolo, devono risplendere per purità di coscienza davanti a Dio, e per buona reputazione davanti agli uomini» (Summa, Suppl. q. 36, a. 1, ad 2.um). Ed in primo luogo, continua S.
Tommaso: «Per il conveniente esercizio degli ordini non basta una bontà qualsiasi, ma si richiede una bontà eccellente, affinché, come quelli che vengono ordinati restano, per il grado del loro ordine, innalzati sugli altri uomini così devono essere agli altri superiori per la santità» (Summa, Suppl. q. 35, a. 1, ad 3.um). Il Sacrifizio eucaristico, nel quale si offre la Vittima divina per togliere i peccati dell’umanità, richiede in modo particolare che il Sacerdote medesimo sia a Dio accetto, più degno adoratore, propiziatore grato, intercessore potente, affinché venga esaudito per la sua pietà, sull’esempio di Cristo. «Pensate a quel che fate, uniformate la vostra vita al vostro ministero», ammonisce il Pontificale (De ordinatione Presbyteri: Consecrandi...). Se il valore essenziale dei sacramenti, e del Sacrificio, dipende da Cristo Signore ex opere operato, la pietà e la santità del Sacerdote tuttavia, ex opere operantis, conferisce assai nell’ottenere di più.
[25] Inoltre il Sacerdote è nell’amministrazione dei sacramenti l’uomo di Dio, il dispensatore delle grazie divine. Come può compiere lecitamente questo suo ufficio se lui stesso è privo della grazia, o non ha della grazia stima alcuna? Il Sacerdote, secondo le parole di S. Bernardo, deve essere una conca: «Se sei saggio, sarai una conca e non un semplice canale» (Serm. 18, in Cant.). Che giova illuminare gli altri e oscurare te stesso? Salvare gli altri e perdere te stesso? «Oggi abbiamo nella Chiesa molti canali, ma poche conche» (S. Bernardo, Serm. 18, in Cant.).
Colui che tratta cose sante e vive male, diventa sacrilego: «Coloro che non sono santi, non devono trattare le cose sante»; (si cf il Corp. Iur. Can., dist. 81, can. 4-6). È temerità insana appressarsi all’altare, apparire nelle parole, negli atti, nelle vesti ministro di Cristo, mentre si ha il cuore lontano da Cristo, e mentre con un bacio si tradisce Cristo.
Iddio aveva comandato ai leviti del Vecchio Testamento: «Sarete santi perché io sono santo» (Lv 11,45). Ora, dice S. Roberto Bellarmino, se si richiedeva tanta
giustizia, santità e zelo in quei Sacerdoti che dovevano sacrificare pecore e buoi, e che lodavano Dio per i favori materiali, quanta sarà, di grazia, la santità richiesta in quei Sacerdoti i quali sacrificano l’Agnello divino, e ringraziano Iddio per i favori sempiterni? (In Ps 131, v. 7). «Grande senza dubbio è la dignità dei prelati, soggiunge S. Lorenzo Giustiniani, ma maggiore è la loro responsabilità; sono posti in alto davanti agli uomini, bisogna perciò che abbiano anche un alto grado di virtù agli occhi di Colui che tutto vede. In caso contrario non eccellono a merito, ma a propria condanna» (De Inst. et regim. Prael., c. 11). I1 Sacerdote, «prima di parlare, disseti la sua anima in Dio, per poter poi comunicare agli altri ciò che ha attinto, e dare ciò che ha preso” (S. Agostino).